La moglie schiava - Ai piedi anche della suocera (parte 11)
di
Kugher
genere
sadomaso
Quando Diego ed Edith scesero dopo il riposo, trovarono Anna stesa a terra, usata come poggiapiedi dalla suocera alla quale stava leccando la pianta di un piede.
Grace spense la televisione ma non spostò il piede dalla bocca della nuora.
“Vi siete riposati?”
Diego sorrise a sua madre guardando appena la moglie nella sua sottomessa posizione.
“Sì, molto bene. Adesso pensavo di portare la bestia nella stalla”.
“Va bene”
Grace si rivolse alla schiava dal cui corpo tolse i piedi.
“Serva, porta qualcosa da bere ai Padroni prima che ti porti nella stalla”.
Ad Edith piaceva moltissimo vedere la moglie del suo amato servirli portando un vassoio ed inginocchiandosi per porgere le bibite.
Il marito le aveva insegnato ad abbassare le testa il più possibile ed alzare le braccia per mettere il vassoio ad una altezza comoda.
Diego non era soddisfatto.
“Stupida serva, non vedi come è ancora basso il vassoio? alzalo”.
Anna lo alzò di qualche centimetro ma fu costretta ad alzare un poco la testa.
Il Padrone le mise un piede sul capo per spingerla giù, rischiando di rovesciare il vassoio.
“Cretina incapace, stai attenta e abbassa la testa davanti a noi”.
Anna riuscì a soddisfarlo sforzandosi molto. Il vassoio tremava ma era riuscita pur tenendo la testa bassa davanti al piede del marito.
Era agitata, aveva paura di far cadere tutto. Le facevano molto male le braccia.
Senza staccare la schiena dalla poltrona, Diego si servì mentre passava la scarpa sul viso della moglie mentre, ignorandola, parlava tranquillamente con Edith.
La costrinse a stare ferma in quella posizione scomodissima finché non ebbe finito posando il bicchiere vuoto sul vassoio.
Grace si avviò seguita da Anna, a 4 zampe tenuta al guinzaglio.
“La lascio là appesa e ritorno qui. Quando avrete voglia andremo a divertirci”.
Anna aveva male alle ginocchia.
“Muoviti, bestia, non posso stare qui tutto il pomeriggio”.
La suocera la strattonò al guinzaglio infastidita per il rallentamento.
Giunti a destinazione, la incatenò ai polsi alzandola verso l’alto fino a lasciarla sulle punte dei piedi in una posizione scomodissima in quanto le faceva male ai polsi e, per sgravare il peso, si appoggiava alle punte dei piedi che dopo un po’ erano affaticati per la posa.
Una volta incatenata, le accarezzò tutto il corpo, torcendole i capezzoli e dandole qualche schiaffo in viso. Il fatto che quella schiava fosse sua nuora la eccitava maggiormente. Le piaceva come per lo schiaffo spostava la testa e muoveva i capelli e, poi, come abbassava lo sguardo. “Odorava” di sottomissione al punto da essere sufficiente solo quello per eccitarla.
“Sei bella ed è eccitantissimo frustarti. Ti contorci che è una meraviglia. Sarà bellissimo. Tutta la famiglia riunita per divertirsi con te: tua suocera, tuo marito e la sua amante, e tu sarai la nostra bestia da frusta. Arriveremo a farti piangere per il nostro divertimento”.
Le afferrò i capelli per tirarle indietro la testa mentre le leccava i capezzoli già turgidi. Passò le dita nel sesso di Anna trovandolo bagnato, tipica reazione per la paura e l’eccitazione. Prima di andarsene le infilò le dita in bocca.
“Buona attesa, bestia”.
Come un animale la lasciò lì in attesa dei carnefici che si sarebbero eccitati con il suo dolore e la sua paura.
Lei non replicò.
Grace tornò in casa e terminarono di bere con calma.
Era eccitante saperla ad aspettare, impaurita perchè il tempo che separa dal fatto amplifica le sensazioni.
La raggiunsero mezz’ora dopo e la trovarono tremante per l’ansia.
Per quanto masochista, l’attesa è sempre qualcosa di forte.
Tutti le girarono attorno accarezzandola come fosse merce in esposizione sulla cui carne si sarebbero abbattute le loro frustate, impietose e cariche di eccitazione.
Il marito le tirò indietro la testa e le diede qualche sculacciata, mentre Edith si divertiva torcendo i capezzoli, molto forte. La suocera la accarezzava con le unghie lasciandole il segno, godendo del suo tremore.
Grace consegnò lo scudiscio alla compagna del figlio.
“Edith, a te il piacere delle prime frustate, quelle che cominciano a segnare la schiena. Poi, però, voglio divertirmi anche io. Mi mancherà questa bestia da frusta”.
La donna andò vicinissima ad Anna. Con la scusa di farle vedere la frusta, voleva che la schiava osservasse l’eccitazione nei suoi occhi.
Passò ancora una mano su quel corpo che già le apparteneva, che avrebbe martoriato a colpi di scudiscio e che in futuro le avrebbe dato tanto divertimento ed eccitazione.
Guardandola in quegli occhi che Anna subito abbassò, si tolse le mutandine bagnate dal suo piacere e le infilò in bocca alla moglie del suo amato.
Grace spense la televisione ma non spostò il piede dalla bocca della nuora.
“Vi siete riposati?”
Diego sorrise a sua madre guardando appena la moglie nella sua sottomessa posizione.
“Sì, molto bene. Adesso pensavo di portare la bestia nella stalla”.
“Va bene”
Grace si rivolse alla schiava dal cui corpo tolse i piedi.
“Serva, porta qualcosa da bere ai Padroni prima che ti porti nella stalla”.
Ad Edith piaceva moltissimo vedere la moglie del suo amato servirli portando un vassoio ed inginocchiandosi per porgere le bibite.
Il marito le aveva insegnato ad abbassare le testa il più possibile ed alzare le braccia per mettere il vassoio ad una altezza comoda.
Diego non era soddisfatto.
“Stupida serva, non vedi come è ancora basso il vassoio? alzalo”.
Anna lo alzò di qualche centimetro ma fu costretta ad alzare un poco la testa.
Il Padrone le mise un piede sul capo per spingerla giù, rischiando di rovesciare il vassoio.
“Cretina incapace, stai attenta e abbassa la testa davanti a noi”.
Anna riuscì a soddisfarlo sforzandosi molto. Il vassoio tremava ma era riuscita pur tenendo la testa bassa davanti al piede del marito.
Era agitata, aveva paura di far cadere tutto. Le facevano molto male le braccia.
Senza staccare la schiena dalla poltrona, Diego si servì mentre passava la scarpa sul viso della moglie mentre, ignorandola, parlava tranquillamente con Edith.
La costrinse a stare ferma in quella posizione scomodissima finché non ebbe finito posando il bicchiere vuoto sul vassoio.
Grace si avviò seguita da Anna, a 4 zampe tenuta al guinzaglio.
“La lascio là appesa e ritorno qui. Quando avrete voglia andremo a divertirci”.
Anna aveva male alle ginocchia.
“Muoviti, bestia, non posso stare qui tutto il pomeriggio”.
La suocera la strattonò al guinzaglio infastidita per il rallentamento.
Giunti a destinazione, la incatenò ai polsi alzandola verso l’alto fino a lasciarla sulle punte dei piedi in una posizione scomodissima in quanto le faceva male ai polsi e, per sgravare il peso, si appoggiava alle punte dei piedi che dopo un po’ erano affaticati per la posa.
Una volta incatenata, le accarezzò tutto il corpo, torcendole i capezzoli e dandole qualche schiaffo in viso. Il fatto che quella schiava fosse sua nuora la eccitava maggiormente. Le piaceva come per lo schiaffo spostava la testa e muoveva i capelli e, poi, come abbassava lo sguardo. “Odorava” di sottomissione al punto da essere sufficiente solo quello per eccitarla.
“Sei bella ed è eccitantissimo frustarti. Ti contorci che è una meraviglia. Sarà bellissimo. Tutta la famiglia riunita per divertirsi con te: tua suocera, tuo marito e la sua amante, e tu sarai la nostra bestia da frusta. Arriveremo a farti piangere per il nostro divertimento”.
Le afferrò i capelli per tirarle indietro la testa mentre le leccava i capezzoli già turgidi. Passò le dita nel sesso di Anna trovandolo bagnato, tipica reazione per la paura e l’eccitazione. Prima di andarsene le infilò le dita in bocca.
“Buona attesa, bestia”.
Come un animale la lasciò lì in attesa dei carnefici che si sarebbero eccitati con il suo dolore e la sua paura.
Lei non replicò.
Grace tornò in casa e terminarono di bere con calma.
Era eccitante saperla ad aspettare, impaurita perchè il tempo che separa dal fatto amplifica le sensazioni.
La raggiunsero mezz’ora dopo e la trovarono tremante per l’ansia.
Per quanto masochista, l’attesa è sempre qualcosa di forte.
Tutti le girarono attorno accarezzandola come fosse merce in esposizione sulla cui carne si sarebbero abbattute le loro frustate, impietose e cariche di eccitazione.
Il marito le tirò indietro la testa e le diede qualche sculacciata, mentre Edith si divertiva torcendo i capezzoli, molto forte. La suocera la accarezzava con le unghie lasciandole il segno, godendo del suo tremore.
Grace consegnò lo scudiscio alla compagna del figlio.
“Edith, a te il piacere delle prime frustate, quelle che cominciano a segnare la schiena. Poi, però, voglio divertirmi anche io. Mi mancherà questa bestia da frusta”.
La donna andò vicinissima ad Anna. Con la scusa di farle vedere la frusta, voleva che la schiava osservasse l’eccitazione nei suoi occhi.
Passò ancora una mano su quel corpo che già le apparteneva, che avrebbe martoriato a colpi di scudiscio e che in futuro le avrebbe dato tanto divertimento ed eccitazione.
Guardandola in quegli occhi che Anna subito abbassò, si tolse le mutandine bagnate dal suo piacere e le infilò in bocca alla moglie del suo amato.
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