L'infermiera (seconda parte)
di
masoc
genere
dominazione
Dopo una notte in bianco, passata a pensare e ripensare agli accadimenti della giornata appena trascorsa, in uno stato di continua eccitazione parzialmente attenuata da una strana inquietudine che non riusciva a scacciare, Marco avrebbe dovuto recarsi in facoltà per riprendere le lezioni.
Ma vuoi per i postumi della sbornia, vuoi per il sonno perso non se la sentì e restò in casa ad oziare per tutta la mattinata, cercando di scacciare i pensieri che continuavano ad attraversargli la mente.
Ad un certo punto non ce la fece più, si vestì e uscì sul pianerottolo per intercettare Sonia, quando fosse rientrata.
Si erano fatte le 12,30 e lui calcolò che avendo iniziato il turno molto presto non avrebbe dovuto tardare molto, cosa che puntualmente si verificò. Verso l’una eccola comparire, nella sua divisa di infermiera.
Appena lo vide accennò un sorriso ironico e avvicinandosi gli disse
- E tu che ci fai qui fuori?
- Aspettavo te
- E come mai?
- Continuavo a pensare a ieri e…ma ne dobbiamo parlare qui sul pianerottolo? Non mi fai entrare?
- Certo, entra pure.
E così dicendo aprì la porta di casa ed entrambi entrarono.
- Allora, cos’è che devi dirmi?
- Beh sai, è un po’ imbarazzante… ma non riesco a non pensare a quello che abbiamo fatto ieri.
- Da come parli sembra che sia stata la prima volta che vai a letto con una donna!
- No… sai… non è quello, si tratta più che altro di…
- Ragazzo mio, sono stanca, è da stamattina che lavoro, o mi dici cosa vuoi o, per favore, vattene e fammi riposare.
- Va bene, mi è piaciuto quando mi hai…sì, quando mi hai sculacciato.
Sonia, che sapeva bene sin dall’inizio dove Marco voleva andare a parare, si mise a ridere lasciandolo un po’ interdetto.
- Così ti sono piaciute le sculacciate? Ma guarda… non l’avrei mai detto… ma bello mio quelle non erano sculacciate, quelle erano carezze, le sculacciate vere sono un’altra cosa. Vuoi provare?
Marco fu preso un po’ alla sprovvista, non si aspettava quella proposta così, su due piedi, tentennò un po’ ma vuoi per la voglia che aveva, vuoi per la paura che Sonia se ne pentisse, accettò
- Va bene.
- Guarda che se accetti te le prendi tutte fino alla fine, tante quante io deciderò di dartene e non voglio sentire lamenti e proteste.
Marco, punto nel vivo, si sentì trattato come un ragazzino incapace di sopportare un po’ di dolore
- Va bene, non la fare tanto lunga, non sono mica un bambino.
Un sorriso malevolo si dipinse sulla faccia di Sonia
- D’accordo grand’uomo, andiamo di là
E così dicendo prese Marco per mano e lo condusse in soggiorno, prese una sedia e si sedette
- Abbassati i pantaloni e gli slip e stenditi sulle mie ginocchia
Marco eseguì prontamente presentando orgoglioso alla vista di Sonia una bella erezione, ma il commento in tono duro fu
- Quella ora non serve, vedremo se ci sarà ancora quando avrò finito con te.
Detto ciò lo prese per un braccio e lo tirò a se facendolo atterrare sulle sue cosce, che nel frattempo aveva scoperto, tra le quali il pene andò ad incastrarsi procurandogli una piacevole sensazione.
- Pronto? Ora si comincia. Ti darò cinquanta sculacciate e voglio che tu le conti ad alta voce e per ognuna mi ringrazi.
Marco pensò, tra sé e sé, che tutto sommato cinquanta non erano così tante da non poter resistere e disse che era pronto.
Quando arrivò la prima le convinzioni di Marco cominciarono a vacillare. Sonia aveva colpito fortissimo, a mano aperta con una violenza inaspettata e lui restò senza fiato.
- Non ho sentito contare, vorrà dire che ora ripeterò il colpo
E giù un’altra sculacciata se possibile ancora più dolorosa
- Allora? Ti decidi a contare?
- Sì, sì…due
- E no caro mio, questa era ancora la prima e visto che hai sbagliato ricominciamo
E giù un’altra sculacciata. Questa volta Marco fu prontissimo
- Uno
- Uno cosa?
- Uno, grazie
- Okay, ricominciamo
Altra sculacciata sul culo di Marco che nel frattempo si era già colorato di un bel rosato tendente al rosso e mostrava la stampa delle cinque dita su entrambe le natiche.
- Uno, grazie
- Finalmente hai imparato, bene
Ed iniziò una scarica di colpi, tutti forti, fortissimi con brevissimo intervallo tra l’uno e l’altro appena il tempo, per Marco, di contarli, cosa che fece sempre sollecitamente temendo, se avesse rallentato, di dover ricominciare daccapo.
La sculacciata fu durissima, Marco che si era pentito di aver accettato di sottoporsi a questa tortura così a cuor leggero, non vedeva l’ora che finisse per dare un po’ di refrigerio al suo povero culo che bruciava maledettamente e che aveva assunto un bel color rosso brillante. Dal trentacinquesimo colpo in poi, oltre a contare e ringraziare, non riuscì a trattenersi e cominciò ad emettere dei suoni che inizialmente erano solo dei guaiti sommessi ma che presto si trasformarono in urletti di dolore.
Finalmente giunse la fatidica e tanto agognata, da Marco, cinquantesima sculacciata e potè rialzarsi massaggiandosi le natiche così duramente provate e, manco a dirlo, della sua iniziale erezione non v’era più traccia.
Ma quando cercò di rivestirsi…
- Aspetta a rivestirti, non penserai che abbiamo finito? Nonostante le mie raccomandazioni iniziali hai fatto un casino con i tuoi urletti da femminuccia. Io qui ci vivo e non voglio che i vicini pensino chissà che cosa. Sarai punito per questo con altre venti sculacciate.
Marco ascoltò esterrefatto quelle parole senza avere la forza di ribellarsi e Sonia, alzandosi dalla sedia, come se fosse la cosa più normale del mondo, si tolse le mutandine e le ficcò a forza nella sua bocca
- Così anche se urli non ti sentirà nessuno, dovresti essere contento dell’onore che ti faccio di farti assaggiare il mio sapore. Sai è da stamattina presto che le indosso e all’ospedale ho dovuto far pipì ma mancava la carta igienica e ho dovuto asciugarmi con quelle.
E con un sorriso di scherno riprese posto sulla sedia, risistemò Marco sulle proprie gambe e ricominciò sculacciarlo con rinnovata energia.
Marco subì questa nuova sculacciata scalciando e dimenando freneticamente il culo, con in bocca il sapore acre delle secrezioni di Sonia, oltre all’urina c’era sicuramente dell’altro, e alla fine riuscì a malapena a sollevarsi.
- Com’è? Ti sono piaciute le sculacciate che desideravi tanto? Ora rivestiti e vattene. Se vorrai riprovarci sai dove trovarmi, altrimenti non farti più vedere.
E così dicendo lo sbattè fuori dal proprio appartamento.
Continua…
Ma vuoi per i postumi della sbornia, vuoi per il sonno perso non se la sentì e restò in casa ad oziare per tutta la mattinata, cercando di scacciare i pensieri che continuavano ad attraversargli la mente.
Ad un certo punto non ce la fece più, si vestì e uscì sul pianerottolo per intercettare Sonia, quando fosse rientrata.
Si erano fatte le 12,30 e lui calcolò che avendo iniziato il turno molto presto non avrebbe dovuto tardare molto, cosa che puntualmente si verificò. Verso l’una eccola comparire, nella sua divisa di infermiera.
Appena lo vide accennò un sorriso ironico e avvicinandosi gli disse
- E tu che ci fai qui fuori?
- Aspettavo te
- E come mai?
- Continuavo a pensare a ieri e…ma ne dobbiamo parlare qui sul pianerottolo? Non mi fai entrare?
- Certo, entra pure.
E così dicendo aprì la porta di casa ed entrambi entrarono.
- Allora, cos’è che devi dirmi?
- Beh sai, è un po’ imbarazzante… ma non riesco a non pensare a quello che abbiamo fatto ieri.
- Da come parli sembra che sia stata la prima volta che vai a letto con una donna!
- No… sai… non è quello, si tratta più che altro di…
- Ragazzo mio, sono stanca, è da stamattina che lavoro, o mi dici cosa vuoi o, per favore, vattene e fammi riposare.
- Va bene, mi è piaciuto quando mi hai…sì, quando mi hai sculacciato.
Sonia, che sapeva bene sin dall’inizio dove Marco voleva andare a parare, si mise a ridere lasciandolo un po’ interdetto.
- Così ti sono piaciute le sculacciate? Ma guarda… non l’avrei mai detto… ma bello mio quelle non erano sculacciate, quelle erano carezze, le sculacciate vere sono un’altra cosa. Vuoi provare?
Marco fu preso un po’ alla sprovvista, non si aspettava quella proposta così, su due piedi, tentennò un po’ ma vuoi per la voglia che aveva, vuoi per la paura che Sonia se ne pentisse, accettò
- Va bene.
- Guarda che se accetti te le prendi tutte fino alla fine, tante quante io deciderò di dartene e non voglio sentire lamenti e proteste.
Marco, punto nel vivo, si sentì trattato come un ragazzino incapace di sopportare un po’ di dolore
- Va bene, non la fare tanto lunga, non sono mica un bambino.
Un sorriso malevolo si dipinse sulla faccia di Sonia
- D’accordo grand’uomo, andiamo di là
E così dicendo prese Marco per mano e lo condusse in soggiorno, prese una sedia e si sedette
- Abbassati i pantaloni e gli slip e stenditi sulle mie ginocchia
Marco eseguì prontamente presentando orgoglioso alla vista di Sonia una bella erezione, ma il commento in tono duro fu
- Quella ora non serve, vedremo se ci sarà ancora quando avrò finito con te.
Detto ciò lo prese per un braccio e lo tirò a se facendolo atterrare sulle sue cosce, che nel frattempo aveva scoperto, tra le quali il pene andò ad incastrarsi procurandogli una piacevole sensazione.
- Pronto? Ora si comincia. Ti darò cinquanta sculacciate e voglio che tu le conti ad alta voce e per ognuna mi ringrazi.
Marco pensò, tra sé e sé, che tutto sommato cinquanta non erano così tante da non poter resistere e disse che era pronto.
Quando arrivò la prima le convinzioni di Marco cominciarono a vacillare. Sonia aveva colpito fortissimo, a mano aperta con una violenza inaspettata e lui restò senza fiato.
- Non ho sentito contare, vorrà dire che ora ripeterò il colpo
E giù un’altra sculacciata se possibile ancora più dolorosa
- Allora? Ti decidi a contare?
- Sì, sì…due
- E no caro mio, questa era ancora la prima e visto che hai sbagliato ricominciamo
E giù un’altra sculacciata. Questa volta Marco fu prontissimo
- Uno
- Uno cosa?
- Uno, grazie
- Okay, ricominciamo
Altra sculacciata sul culo di Marco che nel frattempo si era già colorato di un bel rosato tendente al rosso e mostrava la stampa delle cinque dita su entrambe le natiche.
- Uno, grazie
- Finalmente hai imparato, bene
Ed iniziò una scarica di colpi, tutti forti, fortissimi con brevissimo intervallo tra l’uno e l’altro appena il tempo, per Marco, di contarli, cosa che fece sempre sollecitamente temendo, se avesse rallentato, di dover ricominciare daccapo.
La sculacciata fu durissima, Marco che si era pentito di aver accettato di sottoporsi a questa tortura così a cuor leggero, non vedeva l’ora che finisse per dare un po’ di refrigerio al suo povero culo che bruciava maledettamente e che aveva assunto un bel color rosso brillante. Dal trentacinquesimo colpo in poi, oltre a contare e ringraziare, non riuscì a trattenersi e cominciò ad emettere dei suoni che inizialmente erano solo dei guaiti sommessi ma che presto si trasformarono in urletti di dolore.
Finalmente giunse la fatidica e tanto agognata, da Marco, cinquantesima sculacciata e potè rialzarsi massaggiandosi le natiche così duramente provate e, manco a dirlo, della sua iniziale erezione non v’era più traccia.
Ma quando cercò di rivestirsi…
- Aspetta a rivestirti, non penserai che abbiamo finito? Nonostante le mie raccomandazioni iniziali hai fatto un casino con i tuoi urletti da femminuccia. Io qui ci vivo e non voglio che i vicini pensino chissà che cosa. Sarai punito per questo con altre venti sculacciate.
Marco ascoltò esterrefatto quelle parole senza avere la forza di ribellarsi e Sonia, alzandosi dalla sedia, come se fosse la cosa più normale del mondo, si tolse le mutandine e le ficcò a forza nella sua bocca
- Così anche se urli non ti sentirà nessuno, dovresti essere contento dell’onore che ti faccio di farti assaggiare il mio sapore. Sai è da stamattina presto che le indosso e all’ospedale ho dovuto far pipì ma mancava la carta igienica e ho dovuto asciugarmi con quelle.
E con un sorriso di scherno riprese posto sulla sedia, risistemò Marco sulle proprie gambe e ricominciò sculacciarlo con rinnovata energia.
Marco subì questa nuova sculacciata scalciando e dimenando freneticamente il culo, con in bocca il sapore acre delle secrezioni di Sonia, oltre all’urina c’era sicuramente dell’altro, e alla fine riuscì a malapena a sollevarsi.
- Com’è? Ti sono piaciute le sculacciate che desideravi tanto? Ora rivestiti e vattene. Se vorrai riprovarci sai dove trovarmi, altrimenti non farti più vedere.
E così dicendo lo sbattè fuori dal proprio appartamento.
Continua…
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