L'infermiera (terza parte)
di
masoc
genere
dominazione
Marco, nei giorni che seguirono, restò in uno stato confusionale.
Il dolore era stato inaspettatamente forte, il bruciore alle natiche, che lo accompagnò per il resto giorno ed anche per il seguente, manteneva vivo il ricordo dell’esperienza fatta in ogni momento della giornata.
Al contempo non poteva nascondere a se stesso che qualcosa gli era anche piaciuta. Il sentirsi in balia di un’altra persona che aveva potere “di vita o di morte” su di lui lo aveva mentalmente eccitato.
Non riusciva a ben capire cosa gli stesse accadendo. Una parte di lui, quella fisica, rifiutava quel ricordo doloroso, il suo cervello invece sembrava cercarlo, per rivivere quell’esperienza umiliante ed al tempo stesso eccitante.
Era dunque un pervertito, un masochista che gode nell’essere umiliato?
Quest’interrogativo lo tormentò per diversi giorni, nei quali saltò le lezioni (in pratica da quando era rientrato a Palermo non aveva ancora messo piede all’università), restò chiuso in casa senza lavarsi né radersi, nutrendosi con quello che aveva trovato nel freezer.
Lottava con se stesso, non voleva arrendersi al fatto che, aldilà del dolore fisico, gli era piaciuto
- Dio mio sì, cazzo, mi è piaciuto, non riesco più a pensare ad altro, ma come è possibile? E ora che faccio? Tornare da Sonia? No, assolutamente no, non è pensabile. Cambiare casa, sì è l’unica soluzione possibile, allontanarsi da lei e lasciare che il tempo cancelli questi ricordi per tornare alla
vita normale.
Rinfrancato da questo pensiero decide di vestirsi ed uscire, anche perché le sue provviste alimentari sono ormai in via di esaurimento.
Indossa della roba pulita ed esce in strada, finalmente il sole dopo tanto buio sia pure metaforico, finalmente si torna a respirare aria pura, metaforica anche questa, il traffico di Palermo è pestilenziale.
Vede gente, fa la spesa e ritorna a casa canticchiando, un uomo nuovo, rinato.
Saluta sorridendo il portiere del palazzo, sale le scale, arriva davanti alla porta di casa, mette le mani in tasca per cercare le chiavi e…non le trova. Cazzo le chiavi, ripercorre mentalmente tutte le mosse fatte dal momento in cui ha deciso di uscire e si rende conto che le chiavi di casa sono rimaste nella tasca dei pantaloni che lui, prima di uscire, ha cambiato.
- Ed ora cosa faccio?
Dovrebbe chiamare qualcuno per rompere la serratura ma chi? Questo poi significherebbe buttare i surgelati che ha appena comprato, è indeciso e sta meditando sul da farsi quando, da un cassetto della memoria, emerge un ricordo che aveva dimenticato di avere. Tanto tempo prima, quando Sofia, il suo amore impossibile, abitava ancora lì, le aveva dato la copia delle chiavi di casa con la scusa di un’emergenza come questa, ma in realtà con la segreta speranza che un giorno se la sarebbe vista spuntare davanti all’improvviso dichiarandogli il suo amore. Che idea stupida, ma almeno ora potrebbe servire a recuperare le chiavi.
Questo però significherebbe reincontrare Sonia.
Improvvisamente tutte le sue certezze vacillano, gli è bastato evocare quel nome per avere un attacco di panico, non sa come potrebbe reagire alla sua presenza, anzi lo sa benissimo e ne è spaventato e al tempo stesso attratto.
Resta a lungo in piedi davanti alla porta di lei, guardando il campanello, cercando, senza trovarla, la forza per allontanarsi, sa benissimo che sarebbe la cosa migliore da fare, e allora perché non riesce a farla?
Finalmente si decide, allunga la mano e suona. Uno squillo timido, breve, appena udibile. Tutto tace.
Aspetta un minuto e poi ritenta. Questa volta una scampanellata decisa e reiterata. Se a casa c’è qualcuno non può non sentire.
Ma ancora silenzio. Attende ancora, poi ormai rassegnato fa per allontanarsi quando l’uscio si apre ed appare Sonia.
E’ in pigiama, i capelli scarmigliati, gli occhi gonfi di sonno.
- Ah, sei tu!
- Oh scusa, ti ho svegliato, stavi dormendo, mi dispiace…
- Ho fatto il turno di notte e stavo riposando. Ma si può sapere che vuoi?
- Si tratta di un’emergenza.
E, un po’ vergognoso, aggiunge
- Sono rimasto chiuso fuori.
Lei gli lancia uno sguardo di commiserazione
- E da me che vuoi?
- Avevo dato a Sofia una copia delle mie chiavi, spero te le abbia lasciate prima di andar via.
- Qualcosa mi ha lasciato, devo cercare.
- Ho i surgelati che si stanno scongelando…
- Va bene, entra e mettili nel mio freezer.
Così dicendo si fa da parte e gli consente di entrare nel suo appartamento.
Marco si dirige verso la cucina e lei torna in camera da letto
- Aspettami in cucina
Dopo una decina di minuti torna ed ha in mano un mazzo di chiavi
- Sono queste?
- Sì, grazie
Marco tende la mano ma Sonia non si muove dalla sua posizione, si è appoggiata allo stipite della porta, lui è a meno di un metro di distanza, lo guarda fisso negli occhi
- Non penserai mica di poter piombare a casa mia, svegliarmi e cavartela così a buon mercato, vero?
- Sonia ti prego…
- Ti prego un cazzo. Se vuoi che ti dia le chiavi devi pagare pegno.
E lo guarda sorniona facendogli oscillare le chiavi sotto il naso
Marco capisce che Sonia lo sta mettendo alla prova. Entrambi sanno benissimo che lui potrebbe facilmente impossessarsi con la forza delle chiavi. E allora perché non lo fa? Perché accondiscende alla sua richiesta?
- Va bene, dimmi cosa vuoi e facciamola finita.
Sonia sorride, soddisfatta e compiaciuta.
- Innanzitutto ora vai a farti una doccia che puzzi, ma quant’è che non ti lavi?
Così dicendo lo afferra per un braccio e lo accompagna in bagno, lo fa spogliare, lo spinge nel box doccia e apre l’acqua.
- Lavati per bene e quando hai finito chiamami.
E se ne va.
La temperatura dell’acqua è regolata sul freddo, Marco rabbrividisce ma sa per esperienza che è meglio non contrariare la sua vicina di casa, si sciacqua in fretta e furia e la richiama.
Sonia lo fa attendere almeno cinque minuti, che a Marco, bagnato e infreddolito, sembrano un’eternità.
Finalmente si presenta con un accappatoio in mano. Glielo porge dicendo
- Già fatto? Siamo sicuri che sei ben pulito?
Lo fa asciugare, poi si riprende l’accappatoio lasciandolo nudo come un verme. Gli si accosta e inizia a girargli intorno odorando l’aria, gli fa alzare le braccia e con una smorfia annusa le ascelle,
passa un dito sull’inguine e se lo porta al naso, poi gli dice
- Allarga le gambe, chinati in avanti e toccati la punta dei piedi.
Marco crede di non aver capito bene, la guarda stupito con uno sguardo interrogativo e non esegue quello che era stato un vero e proprio ordine.
Sonia lo guarda con un’espressione infastidita, gli gira alle spalle e gli appioppa due sculaccioni fragorosi
- Vedi di muoverti, non abbiamo tutta la giornata…
Marco si scuote e si china in avanti. In quella posizione sente un dito insinuarsi tra le natiche e sondare il suo ano per poi ritrarsi. Marco arrossisce di vergogna, mai nessuno l’ha toccato così intimamente.
- Puoi rialzarti, per il momento.
La velata minaccia fa rabbrividire Marco che però è lesto a raddrizzarsi. Sonia gli si para davanti mettendogli il dito sotto il naso
- E secondo te questa sarebbe un’igiene intima ben fatta? Odora!
In effetti il dito non emana un buon odore, ma l’ha infilato dentro, come avrebbe potuto evitarlo?
- Apri la bocca e succhialo.
Marco non crede alle proprie orecchie e resta a guardarla con espressione attonita.
Lo schiaffo lo coglie di sorpresa, Sonia lo ha colpito con l’altra mano facendolo traballare e infilandogli il dito in bocca a forza.
- Leccalo bene!
Lui, vinto, esegue.
- Bene! Ora riprendi la posizione di prima, torno subito.
E si allontana per ritornare dopo pochi istanti. Nel frattempo Marco e tornato a toccarsi la punta dei piedi con le mani, Sonia gli si accovaccia davanti, afferrandolo per i capelli gli fa sollevare la faccia in modo che lui possa vederla e gli mostra sorridente quello che ha in mano. Un robusto mestolo di legno.
Quell’oggetto di uso comune, nelle sue mani assurge ad una dimensione diversa, diventa un minaccioso strumento che promette sofferenza.
- Ecco, ti presento il mio fedele compagno, ora farai la sua conoscenza.
Così dicendo si posiziona alle sue spalle e comincia a colpirlo con colpi secchi, intervallati, forti e dolorosi ma, Marco se ne rende conto, non fortissimi come avrebbero potuto essere e suo malgrado, odiandosi per questo, gliene è grato.
La punizione non dura a lungo, gli somministra una ventina di colpi, accentuando appena l’intensità solo verso la fine.
- Direi che come prima volta può bastare.
Lo fa rialzare, le sue mani corrono subito a massaggiare i glutei segnati e doloranti.
Gli fa baciare il mestolo e ringraziare per la meritata punizione e poi lo congeda dicendogli di tenersi sempre pronto, lo avviserà lei quando potrà tornare.
Marco annuisce senza minimamente obiettare, sa di aver, forse non del tutto consapevolmente, fatto una scelta e ora deve affrontarne le conseguenze.
Continua…
Il dolore era stato inaspettatamente forte, il bruciore alle natiche, che lo accompagnò per il resto giorno ed anche per il seguente, manteneva vivo il ricordo dell’esperienza fatta in ogni momento della giornata.
Al contempo non poteva nascondere a se stesso che qualcosa gli era anche piaciuta. Il sentirsi in balia di un’altra persona che aveva potere “di vita o di morte” su di lui lo aveva mentalmente eccitato.
Non riusciva a ben capire cosa gli stesse accadendo. Una parte di lui, quella fisica, rifiutava quel ricordo doloroso, il suo cervello invece sembrava cercarlo, per rivivere quell’esperienza umiliante ed al tempo stesso eccitante.
Era dunque un pervertito, un masochista che gode nell’essere umiliato?
Quest’interrogativo lo tormentò per diversi giorni, nei quali saltò le lezioni (in pratica da quando era rientrato a Palermo non aveva ancora messo piede all’università), restò chiuso in casa senza lavarsi né radersi, nutrendosi con quello che aveva trovato nel freezer.
Lottava con se stesso, non voleva arrendersi al fatto che, aldilà del dolore fisico, gli era piaciuto
- Dio mio sì, cazzo, mi è piaciuto, non riesco più a pensare ad altro, ma come è possibile? E ora che faccio? Tornare da Sonia? No, assolutamente no, non è pensabile. Cambiare casa, sì è l’unica soluzione possibile, allontanarsi da lei e lasciare che il tempo cancelli questi ricordi per tornare alla
vita normale.
Rinfrancato da questo pensiero decide di vestirsi ed uscire, anche perché le sue provviste alimentari sono ormai in via di esaurimento.
Indossa della roba pulita ed esce in strada, finalmente il sole dopo tanto buio sia pure metaforico, finalmente si torna a respirare aria pura, metaforica anche questa, il traffico di Palermo è pestilenziale.
Vede gente, fa la spesa e ritorna a casa canticchiando, un uomo nuovo, rinato.
Saluta sorridendo il portiere del palazzo, sale le scale, arriva davanti alla porta di casa, mette le mani in tasca per cercare le chiavi e…non le trova. Cazzo le chiavi, ripercorre mentalmente tutte le mosse fatte dal momento in cui ha deciso di uscire e si rende conto che le chiavi di casa sono rimaste nella tasca dei pantaloni che lui, prima di uscire, ha cambiato.
- Ed ora cosa faccio?
Dovrebbe chiamare qualcuno per rompere la serratura ma chi? Questo poi significherebbe buttare i surgelati che ha appena comprato, è indeciso e sta meditando sul da farsi quando, da un cassetto della memoria, emerge un ricordo che aveva dimenticato di avere. Tanto tempo prima, quando Sofia, il suo amore impossibile, abitava ancora lì, le aveva dato la copia delle chiavi di casa con la scusa di un’emergenza come questa, ma in realtà con la segreta speranza che un giorno se la sarebbe vista spuntare davanti all’improvviso dichiarandogli il suo amore. Che idea stupida, ma almeno ora potrebbe servire a recuperare le chiavi.
Questo però significherebbe reincontrare Sonia.
Improvvisamente tutte le sue certezze vacillano, gli è bastato evocare quel nome per avere un attacco di panico, non sa come potrebbe reagire alla sua presenza, anzi lo sa benissimo e ne è spaventato e al tempo stesso attratto.
Resta a lungo in piedi davanti alla porta di lei, guardando il campanello, cercando, senza trovarla, la forza per allontanarsi, sa benissimo che sarebbe la cosa migliore da fare, e allora perché non riesce a farla?
Finalmente si decide, allunga la mano e suona. Uno squillo timido, breve, appena udibile. Tutto tace.
Aspetta un minuto e poi ritenta. Questa volta una scampanellata decisa e reiterata. Se a casa c’è qualcuno non può non sentire.
Ma ancora silenzio. Attende ancora, poi ormai rassegnato fa per allontanarsi quando l’uscio si apre ed appare Sonia.
E’ in pigiama, i capelli scarmigliati, gli occhi gonfi di sonno.
- Ah, sei tu!
- Oh scusa, ti ho svegliato, stavi dormendo, mi dispiace…
- Ho fatto il turno di notte e stavo riposando. Ma si può sapere che vuoi?
- Si tratta di un’emergenza.
E, un po’ vergognoso, aggiunge
- Sono rimasto chiuso fuori.
Lei gli lancia uno sguardo di commiserazione
- E da me che vuoi?
- Avevo dato a Sofia una copia delle mie chiavi, spero te le abbia lasciate prima di andar via.
- Qualcosa mi ha lasciato, devo cercare.
- Ho i surgelati che si stanno scongelando…
- Va bene, entra e mettili nel mio freezer.
Così dicendo si fa da parte e gli consente di entrare nel suo appartamento.
Marco si dirige verso la cucina e lei torna in camera da letto
- Aspettami in cucina
Dopo una decina di minuti torna ed ha in mano un mazzo di chiavi
- Sono queste?
- Sì, grazie
Marco tende la mano ma Sonia non si muove dalla sua posizione, si è appoggiata allo stipite della porta, lui è a meno di un metro di distanza, lo guarda fisso negli occhi
- Non penserai mica di poter piombare a casa mia, svegliarmi e cavartela così a buon mercato, vero?
- Sonia ti prego…
- Ti prego un cazzo. Se vuoi che ti dia le chiavi devi pagare pegno.
E lo guarda sorniona facendogli oscillare le chiavi sotto il naso
Marco capisce che Sonia lo sta mettendo alla prova. Entrambi sanno benissimo che lui potrebbe facilmente impossessarsi con la forza delle chiavi. E allora perché non lo fa? Perché accondiscende alla sua richiesta?
- Va bene, dimmi cosa vuoi e facciamola finita.
Sonia sorride, soddisfatta e compiaciuta.
- Innanzitutto ora vai a farti una doccia che puzzi, ma quant’è che non ti lavi?
Così dicendo lo afferra per un braccio e lo accompagna in bagno, lo fa spogliare, lo spinge nel box doccia e apre l’acqua.
- Lavati per bene e quando hai finito chiamami.
E se ne va.
La temperatura dell’acqua è regolata sul freddo, Marco rabbrividisce ma sa per esperienza che è meglio non contrariare la sua vicina di casa, si sciacqua in fretta e furia e la richiama.
Sonia lo fa attendere almeno cinque minuti, che a Marco, bagnato e infreddolito, sembrano un’eternità.
Finalmente si presenta con un accappatoio in mano. Glielo porge dicendo
- Già fatto? Siamo sicuri che sei ben pulito?
Lo fa asciugare, poi si riprende l’accappatoio lasciandolo nudo come un verme. Gli si accosta e inizia a girargli intorno odorando l’aria, gli fa alzare le braccia e con una smorfia annusa le ascelle,
passa un dito sull’inguine e se lo porta al naso, poi gli dice
- Allarga le gambe, chinati in avanti e toccati la punta dei piedi.
Marco crede di non aver capito bene, la guarda stupito con uno sguardo interrogativo e non esegue quello che era stato un vero e proprio ordine.
Sonia lo guarda con un’espressione infastidita, gli gira alle spalle e gli appioppa due sculaccioni fragorosi
- Vedi di muoverti, non abbiamo tutta la giornata…
Marco si scuote e si china in avanti. In quella posizione sente un dito insinuarsi tra le natiche e sondare il suo ano per poi ritrarsi. Marco arrossisce di vergogna, mai nessuno l’ha toccato così intimamente.
- Puoi rialzarti, per il momento.
La velata minaccia fa rabbrividire Marco che però è lesto a raddrizzarsi. Sonia gli si para davanti mettendogli il dito sotto il naso
- E secondo te questa sarebbe un’igiene intima ben fatta? Odora!
In effetti il dito non emana un buon odore, ma l’ha infilato dentro, come avrebbe potuto evitarlo?
- Apri la bocca e succhialo.
Marco non crede alle proprie orecchie e resta a guardarla con espressione attonita.
Lo schiaffo lo coglie di sorpresa, Sonia lo ha colpito con l’altra mano facendolo traballare e infilandogli il dito in bocca a forza.
- Leccalo bene!
Lui, vinto, esegue.
- Bene! Ora riprendi la posizione di prima, torno subito.
E si allontana per ritornare dopo pochi istanti. Nel frattempo Marco e tornato a toccarsi la punta dei piedi con le mani, Sonia gli si accovaccia davanti, afferrandolo per i capelli gli fa sollevare la faccia in modo che lui possa vederla e gli mostra sorridente quello che ha in mano. Un robusto mestolo di legno.
Quell’oggetto di uso comune, nelle sue mani assurge ad una dimensione diversa, diventa un minaccioso strumento che promette sofferenza.
- Ecco, ti presento il mio fedele compagno, ora farai la sua conoscenza.
Così dicendo si posiziona alle sue spalle e comincia a colpirlo con colpi secchi, intervallati, forti e dolorosi ma, Marco se ne rende conto, non fortissimi come avrebbero potuto essere e suo malgrado, odiandosi per questo, gliene è grato.
La punizione non dura a lungo, gli somministra una ventina di colpi, accentuando appena l’intensità solo verso la fine.
- Direi che come prima volta può bastare.
Lo fa rialzare, le sue mani corrono subito a massaggiare i glutei segnati e doloranti.
Gli fa baciare il mestolo e ringraziare per la meritata punizione e poi lo congeda dicendogli di tenersi sempre pronto, lo avviserà lei quando potrà tornare.
Marco annuisce senza minimamente obiettare, sa di aver, forse non del tutto consapevolmente, fatto una scelta e ora deve affrontarne le conseguenze.
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