Una sculacciata tardiva
di
Em
genere
feticismo
Pia era una ragazza di ventisette anni, carina ma non appariscente, di carattere introverso, sensibile e insicura. Viveva con sua mamma, una bella donna sulla cinquantina molto autoritaria e religiosa, che controllava e dominava sua figlia trattandola da bambina.
A casa c’erano regole ben precise, niente parole volgari o sconce, ogni domenica a messa col velo in testa, niente ragazzi, e assolutamente niente pantaloni. La mamma di Pia aveva sempre voluto una figlia e mai avrebbe sopportato di vederla vestita come un maschio. Pia doveva ubbidire in tutto.
Per questo sin da piccola obbligava sua figlia a indossare camicette col colletto alto, maglioncini blu, neri o grigi, gonne lunghe grigie o nere a pieghe, sottogonne bianche di pizzo, mutandine bianche e ampie, gambaletti bianchi e ballerine. Da sempre Pia aveva rispettato questo “dress code” il che le aveva causato di essere diversa dalle coetanee e quindi pochissime amiche e molte insicurezze.
Pia non era molto alta, di fisico leggermente robusto, non grassa, ma con qualche chiletto in più, specie nel sedere, fianchi e gambe. Aveva il viso tondo, capelli molto lunghi, lisci, castano chiari e raccolti ai lati. Sua mamma era un po' più alta di lei, corporatura normale, viso piccolo, gambe snelle, capelli biondi lisci e raccolti in su.
Pia dentro di sé soffriva per questo, le sarebbe piaciuto molto vivere come le altre ragazze senza tutte quelle regole e controlli; intimamente le invidiava e avrebbe voluto tanto potersi vestire come loro, sognava avere delle amiche, potersi fidanzare, potersi truccare, mettere i collant, i jeans, una gonna più corta.
Un giorno provò ad affrontare il discorso con la madre… “Mamma, ti vorrei dire una cosa…” disse Pia con le gambe che le tremavano un po’. “Anch’io vorrei qualche volta potermi vestire come fanno le mie amiche, non dico in minigonna come fanno alcune, ma anche un jeans non troppo a vita bassa…”.
La mamma rispose: “Pia, quante volte ti ho detto che devi vestirti come una ragazza per bene? Ho sempre voluto una figlia e grazie a Dio sei nata tu, finché vivi con me non voglio per niente che tu ti vesta come un maschiaccio o come una sgualdrinella! E poi non devi mai mostrare le tue gambe, le calze si mettono sempre! Guarda me ad esempio, sono protetta da cinque strati: gonna, sottogonna, calze, mutandine e un assorbente intimo...”.
Pia; che quel giorno era vestita da “scolaretta” con un maglioncino blu scuro con il colletto di pizzo della camicetta fuori, una gonna nera a pieghe lunga fino a metà polpaccio, la sottogonna bianca di pizzo, un proteggislip dentro la mutandina come protezione, un paio di gambaletti bianchi e le ballerine assolutamente senza tacchi, sembrava una postulante; le rispose con una voce leggermente piagnucolante: “Ma, mamma… ho ventisette anni, non ho un ragazzo, mi controlli tutto, anche come mi vesto, vorrei essere più libera e vivere la mia vita! Questa gonna oltre ad essere all’antica è anche scomoda, con le calze poi mi sento le gambe legate, non ne posso più!!”.
Sua mamma quel giorno vestiva in modo molto simile alla figlia, con un maglione blu scuro, gonna lunga nera a pieghe, calze nere, sottogonna bianca col bordo in pizzo e ballerine nere.
La mamma allora visibilmente seccata e arrabbiata disse: “Pia, sei una svergognata! Che cosa posso fare per insegnarti l’educazione?” Rimase a pensare alcuni secondi, che per Pia sembravano interminabili, e poi disse: “Sì, c’è una cosa che non ho mai fatto e che avrei dovuto farti prima!” Pia, con grande imbarazzo e sentendosi come col fiato sul collo, le chiese con evidente disagio: “Cosa mamma?” La mamma rispose: “Pia, ho deciso di darti una bella sculacciata a sedere nudo… vedi come ti passa poi la voglia di fare la ribelle”. Istintivamente Pia si mise sulle difensive, mettendo una mano sul suo sedere e l'altra sul fianco di sua mamma e con tono supplichevole le disse: “No mamma, dai ti prego, ho 27 anni, non puoi farmi questo!!!” Sua mamma le scansò delicatamente la mano dal suo fianco e le rispose: “Signorina! Non m’importa quanti anni hai, sono tua mamma e ho tutto il dovere di darti l’educazione”.
Pia presa dalla disperazione si sedette sul letto con le mani in viso, non le pareva vero, si sentì gelare e le gambe le tremavano, aveva capito bene? Sua mamma le aveva detto che sarebbe stata sculacciata! Pia, seduta con le mani sul viso, pensava a tutta la sua vita con sua mamma così severa, ma mai avrebbe immaginato che sarebbe arrivata a sculacciarla; mentre pensava era seduta sul bordo del letto e sentiva lo spessore del salvaslip dentro le mutandine.
Intanto sua mamma prese una sedia, la mise al centro della stanza, andò da sua figlia, la afferrò per un braccio, la tirò su di peso, si sedette con le gambe un po' divaricate e aggiunse: “Adesso ti do una bella sculacciata con le mutandine abbassate, vediamo se dopo hai ancora voglia di fare la ribelle!”
Pia davanti a sé aveva la sua mamma seduta che le teneva il suo braccio destro con la sua mano sinistra e con delicatezza la portava a sé sulla sua gonna: “Dai, stenditi sulle mie gambe, su! È ora della tua sculacciata” le ordinò la signora; dandosi 2-3 pacche con la mano sulla gamba.
Pia s’irrigidì, poggiò le mani sulla gonna di sua mamma e soggiunse: “No, dai mamma ti prego, mi vergogno a stare con la mutandina abbassata; ti prometto faccio la brava…”.
La mamma allora le cinse i fianchi col suo braccio destro con autorità e le disse con tono severo: “Pia Gemma! Sono stanca della tua insolenza e disobbedienza! Quando ti dico di fare qualcosa mi devi ubbidire!! Sulle mie gambe, subito!” E con uno strattone se la stese sulle sue gambe.
In un attimo Pia si trovò sulle ginocchia della sua mamma come una sfigata, da lì poteva sentire il cuore che arrivava in gola per l’ansia, poteva vedere il pavimento, le scarpe nere basse di sua mamma, le caviglie, i piedi coperti dai collant neri, parte della gonna nera a pieghe e l’orlo in pizzo della sottogonna bianca che spuntava fuori. La mamma afferrò l'orlo della gonna di Pia. Sentì la sua ampia gonna alzarsi e anche la sottogonna e all’ansia si aggiunse anche un certo imbarazzo. Rimase così qualche secondo, che sembrava interminabile, col sedere ricoperto dalle mutandine bianche che in quella posizione erano tese sul sedere della ragazza e sembravano un pannolone. Sperava di rimanere almeno con la mutandina, Pia invece sentì la mano di mamma che le abbassava anche quella, ed esclamò: "No! Le mie mutandine!", la mamma aveva preso la mutandina di Pia e l'aveva tirata giù. E così Pia si ritrovò intima sulle gambe di sua mamma col sederino per aria, la gonna e sottogonna sollevate sulla schiena e gli slip abbassati sotto le ginocchia all’altezza dell’elastico dei gambaletti; l’imbarazzo aumentò.
Pia sentì all’improvviso come un freddo sul suo sedere nudo; immaginava il viso severo di sua mamma che davanti a sé aveva il sedere di sua figlia.
Da quella posizione, col sederino all'insù, Pia timidamente supplicò balbettando per l’ansia e la paura: “M... mmamma, t..tti prego, non mi sculacciare!” E sua mamma rispose: “Pia, non mi diverte farti questo! Preferirei avere una figlia ubbidiente e sottomessa!”.
Sua mamma congiunse le mani e per qualche secondo pregò a bassa voce; Pia la sentiva come bisbigliare e questo la rese ancora più ansiosa. Stare distesa sulla gonna di mamma a sedere nudo era molto imbarazzante.
Ciaff!!!! Iniziò la sculacciata, seguirono altre sculacciate, e altre per parecchi minuti; Pia sgambettava e agitava il sederino che iniziava a bruciare e a diventare rosa, in viso era rossa per la vergogna, per l’umiliazione e per la posizione che le faceva affluire il sangue in viso. Sua mamma continuava severamente a sculacciarla e ogni tanto le lanciava un rimprovero: “Lo rifai ancora? Mi disubbidisci ancora?” Oppure: “Grande e grossa e la devo prendere a ceffoni sul sedere…” O anche: "Ricorda che sono tua madre e finché vivi con me decido io come e quando punirti!". Pia esclamò: "Mamma, fa male!" E la mamma le rispose: "Lo so, e dopo quando avrò finito ti farà ancora più male!".
Pia col cuore in gola e in affanno le diceva: “Prometto, non lo faccio più! Ti obbedisco, mamma” quando non potendo più sopportare il bruciore e l’umiliazione scoppia a piangere.
La sculacciata continuava, Pia piangeva, le lacrime rigavano il suo volto, agitava le gambe e sentiva la sua autostima diminuire sempre di più. Sculacciata sulle gambe della mamma, con le mutandine abbassate a 27 anni, era una grande umiliazione. Nella stanza risuonava il suono delle sculacciate date sul culetto di Pia.
Pia, guardando dietro la gonna della mamma, vedeva i suoi piedini coperti dai gambaletti bianchi e dalle ballerine nere che, dimenandosi e aprendosi, si muovevano e allargavano le sue mutandine che intanto erano scese alle caviglie e che seguivano i movimenti dei piedi. Si domandava quando la sculacciata sarebbe finita. E intanto sentiva il suo sedere che scottava e faceva male. Sua mamma le diceva: "Sei signorina e devi portare i gambaletti bianchi, le calze sono per le signore... tu sei vergine, capito? Sei vergine!".
Piangendo e dimenando gambe e sedere ormai tutto arrossato, esclama: “Basta mamma, brucia!” E la mamma severamente le risponde: “Decido io quando basta!” Pia continuava a piangere e a sgambettare con i piedini, quando sua mamma disse: “Basta così!”, la sculacciata di Pia era finita.
Pia si calmò, ma il suo sedere bruciava molto ed era tutto rosso e indolenzito. Sua mamma, sempre con lei sulle gambe, le fece una bella predica sul fatto che doveva vestirsi come diceva lei puntandole ogni tanto il dito indice sul sederino arrossato.
Le disse: “Pia, prometti che ti vestirai sempre come dico io?” Pia, singhiozzando e tirando su col naso, le disse: “Sì, mamma”. Sua mamma le chiese nuovamente: “Mi prometti che mi ubbidirai sempre?” E di nuovo Pia annuì. Infine le chiese: “Ogni qual volta che ti sculaccerò, verrai docile e obbediente a stenderti sulle mie gambe?” Pia, attese qualche secondo, ma capì che non era nella posizione per discutere e accettò. La mamma, sempre con Pia a sedere all'insù, disse: “Da oggi in poi, quando mi disobbedirai o quando ti comporterai male, ti metterò sulle mie gambe, ti tirerò su la gonna e la sottogonna, ti abbasserò le mutandine e ti sculaccerò, non mi interessa quanti anni hai; quindi fai attenzione perché come vedi sono capace a fartelo. Anzi, la prossima volta vado a prendere il mattarello!”
Pia dentro di sé si sentiva davvero a terra e umiliata, la sua autostima, già bassa, era ancora più indebolita. Col sedere gonfio ma sollevata che la sculacciata era finita, si rese conto che da quel giorno la sua vita sarebbe cambiata. Pia si alzò col culetto tutto arrossato e dolorante, si tirò su le mutandine e sentendosi come "violentata" nell'intimità; andò nella sua camera e si gettò sul letto a pancia in giù piangendo e dando colpi sul cuscino.
A casa c’erano regole ben precise, niente parole volgari o sconce, ogni domenica a messa col velo in testa, niente ragazzi, e assolutamente niente pantaloni. La mamma di Pia aveva sempre voluto una figlia e mai avrebbe sopportato di vederla vestita come un maschio. Pia doveva ubbidire in tutto.
Per questo sin da piccola obbligava sua figlia a indossare camicette col colletto alto, maglioncini blu, neri o grigi, gonne lunghe grigie o nere a pieghe, sottogonne bianche di pizzo, mutandine bianche e ampie, gambaletti bianchi e ballerine. Da sempre Pia aveva rispettato questo “dress code” il che le aveva causato di essere diversa dalle coetanee e quindi pochissime amiche e molte insicurezze.
Pia non era molto alta, di fisico leggermente robusto, non grassa, ma con qualche chiletto in più, specie nel sedere, fianchi e gambe. Aveva il viso tondo, capelli molto lunghi, lisci, castano chiari e raccolti ai lati. Sua mamma era un po' più alta di lei, corporatura normale, viso piccolo, gambe snelle, capelli biondi lisci e raccolti in su.
Pia dentro di sé soffriva per questo, le sarebbe piaciuto molto vivere come le altre ragazze senza tutte quelle regole e controlli; intimamente le invidiava e avrebbe voluto tanto potersi vestire come loro, sognava avere delle amiche, potersi fidanzare, potersi truccare, mettere i collant, i jeans, una gonna più corta.
Un giorno provò ad affrontare il discorso con la madre… “Mamma, ti vorrei dire una cosa…” disse Pia con le gambe che le tremavano un po’. “Anch’io vorrei qualche volta potermi vestire come fanno le mie amiche, non dico in minigonna come fanno alcune, ma anche un jeans non troppo a vita bassa…”.
La mamma rispose: “Pia, quante volte ti ho detto che devi vestirti come una ragazza per bene? Ho sempre voluto una figlia e grazie a Dio sei nata tu, finché vivi con me non voglio per niente che tu ti vesta come un maschiaccio o come una sgualdrinella! E poi non devi mai mostrare le tue gambe, le calze si mettono sempre! Guarda me ad esempio, sono protetta da cinque strati: gonna, sottogonna, calze, mutandine e un assorbente intimo...”.
Pia; che quel giorno era vestita da “scolaretta” con un maglioncino blu scuro con il colletto di pizzo della camicetta fuori, una gonna nera a pieghe lunga fino a metà polpaccio, la sottogonna bianca di pizzo, un proteggislip dentro la mutandina come protezione, un paio di gambaletti bianchi e le ballerine assolutamente senza tacchi, sembrava una postulante; le rispose con una voce leggermente piagnucolante: “Ma, mamma… ho ventisette anni, non ho un ragazzo, mi controlli tutto, anche come mi vesto, vorrei essere più libera e vivere la mia vita! Questa gonna oltre ad essere all’antica è anche scomoda, con le calze poi mi sento le gambe legate, non ne posso più!!”.
Sua mamma quel giorno vestiva in modo molto simile alla figlia, con un maglione blu scuro, gonna lunga nera a pieghe, calze nere, sottogonna bianca col bordo in pizzo e ballerine nere.
La mamma allora visibilmente seccata e arrabbiata disse: “Pia, sei una svergognata! Che cosa posso fare per insegnarti l’educazione?” Rimase a pensare alcuni secondi, che per Pia sembravano interminabili, e poi disse: “Sì, c’è una cosa che non ho mai fatto e che avrei dovuto farti prima!” Pia, con grande imbarazzo e sentendosi come col fiato sul collo, le chiese con evidente disagio: “Cosa mamma?” La mamma rispose: “Pia, ho deciso di darti una bella sculacciata a sedere nudo… vedi come ti passa poi la voglia di fare la ribelle”. Istintivamente Pia si mise sulle difensive, mettendo una mano sul suo sedere e l'altra sul fianco di sua mamma e con tono supplichevole le disse: “No mamma, dai ti prego, ho 27 anni, non puoi farmi questo!!!” Sua mamma le scansò delicatamente la mano dal suo fianco e le rispose: “Signorina! Non m’importa quanti anni hai, sono tua mamma e ho tutto il dovere di darti l’educazione”.
Pia presa dalla disperazione si sedette sul letto con le mani in viso, non le pareva vero, si sentì gelare e le gambe le tremavano, aveva capito bene? Sua mamma le aveva detto che sarebbe stata sculacciata! Pia, seduta con le mani sul viso, pensava a tutta la sua vita con sua mamma così severa, ma mai avrebbe immaginato che sarebbe arrivata a sculacciarla; mentre pensava era seduta sul bordo del letto e sentiva lo spessore del salvaslip dentro le mutandine.
Intanto sua mamma prese una sedia, la mise al centro della stanza, andò da sua figlia, la afferrò per un braccio, la tirò su di peso, si sedette con le gambe un po' divaricate e aggiunse: “Adesso ti do una bella sculacciata con le mutandine abbassate, vediamo se dopo hai ancora voglia di fare la ribelle!”
Pia davanti a sé aveva la sua mamma seduta che le teneva il suo braccio destro con la sua mano sinistra e con delicatezza la portava a sé sulla sua gonna: “Dai, stenditi sulle mie gambe, su! È ora della tua sculacciata” le ordinò la signora; dandosi 2-3 pacche con la mano sulla gamba.
Pia s’irrigidì, poggiò le mani sulla gonna di sua mamma e soggiunse: “No, dai mamma ti prego, mi vergogno a stare con la mutandina abbassata; ti prometto faccio la brava…”.
La mamma allora le cinse i fianchi col suo braccio destro con autorità e le disse con tono severo: “Pia Gemma! Sono stanca della tua insolenza e disobbedienza! Quando ti dico di fare qualcosa mi devi ubbidire!! Sulle mie gambe, subito!” E con uno strattone se la stese sulle sue gambe.
In un attimo Pia si trovò sulle ginocchia della sua mamma come una sfigata, da lì poteva sentire il cuore che arrivava in gola per l’ansia, poteva vedere il pavimento, le scarpe nere basse di sua mamma, le caviglie, i piedi coperti dai collant neri, parte della gonna nera a pieghe e l’orlo in pizzo della sottogonna bianca che spuntava fuori. La mamma afferrò l'orlo della gonna di Pia. Sentì la sua ampia gonna alzarsi e anche la sottogonna e all’ansia si aggiunse anche un certo imbarazzo. Rimase così qualche secondo, che sembrava interminabile, col sedere ricoperto dalle mutandine bianche che in quella posizione erano tese sul sedere della ragazza e sembravano un pannolone. Sperava di rimanere almeno con la mutandina, Pia invece sentì la mano di mamma che le abbassava anche quella, ed esclamò: "No! Le mie mutandine!", la mamma aveva preso la mutandina di Pia e l'aveva tirata giù. E così Pia si ritrovò intima sulle gambe di sua mamma col sederino per aria, la gonna e sottogonna sollevate sulla schiena e gli slip abbassati sotto le ginocchia all’altezza dell’elastico dei gambaletti; l’imbarazzo aumentò.
Pia sentì all’improvviso come un freddo sul suo sedere nudo; immaginava il viso severo di sua mamma che davanti a sé aveva il sedere di sua figlia.
Da quella posizione, col sederino all'insù, Pia timidamente supplicò balbettando per l’ansia e la paura: “M... mmamma, t..tti prego, non mi sculacciare!” E sua mamma rispose: “Pia, non mi diverte farti questo! Preferirei avere una figlia ubbidiente e sottomessa!”.
Sua mamma congiunse le mani e per qualche secondo pregò a bassa voce; Pia la sentiva come bisbigliare e questo la rese ancora più ansiosa. Stare distesa sulla gonna di mamma a sedere nudo era molto imbarazzante.
Ciaff!!!! Iniziò la sculacciata, seguirono altre sculacciate, e altre per parecchi minuti; Pia sgambettava e agitava il sederino che iniziava a bruciare e a diventare rosa, in viso era rossa per la vergogna, per l’umiliazione e per la posizione che le faceva affluire il sangue in viso. Sua mamma continuava severamente a sculacciarla e ogni tanto le lanciava un rimprovero: “Lo rifai ancora? Mi disubbidisci ancora?” Oppure: “Grande e grossa e la devo prendere a ceffoni sul sedere…” O anche: "Ricorda che sono tua madre e finché vivi con me decido io come e quando punirti!". Pia esclamò: "Mamma, fa male!" E la mamma le rispose: "Lo so, e dopo quando avrò finito ti farà ancora più male!".
Pia col cuore in gola e in affanno le diceva: “Prometto, non lo faccio più! Ti obbedisco, mamma” quando non potendo più sopportare il bruciore e l’umiliazione scoppia a piangere.
La sculacciata continuava, Pia piangeva, le lacrime rigavano il suo volto, agitava le gambe e sentiva la sua autostima diminuire sempre di più. Sculacciata sulle gambe della mamma, con le mutandine abbassate a 27 anni, era una grande umiliazione. Nella stanza risuonava il suono delle sculacciate date sul culetto di Pia.
Pia, guardando dietro la gonna della mamma, vedeva i suoi piedini coperti dai gambaletti bianchi e dalle ballerine nere che, dimenandosi e aprendosi, si muovevano e allargavano le sue mutandine che intanto erano scese alle caviglie e che seguivano i movimenti dei piedi. Si domandava quando la sculacciata sarebbe finita. E intanto sentiva il suo sedere che scottava e faceva male. Sua mamma le diceva: "Sei signorina e devi portare i gambaletti bianchi, le calze sono per le signore... tu sei vergine, capito? Sei vergine!".
Piangendo e dimenando gambe e sedere ormai tutto arrossato, esclama: “Basta mamma, brucia!” E la mamma severamente le risponde: “Decido io quando basta!” Pia continuava a piangere e a sgambettare con i piedini, quando sua mamma disse: “Basta così!”, la sculacciata di Pia era finita.
Pia si calmò, ma il suo sedere bruciava molto ed era tutto rosso e indolenzito. Sua mamma, sempre con lei sulle gambe, le fece una bella predica sul fatto che doveva vestirsi come diceva lei puntandole ogni tanto il dito indice sul sederino arrossato.
Le disse: “Pia, prometti che ti vestirai sempre come dico io?” Pia, singhiozzando e tirando su col naso, le disse: “Sì, mamma”. Sua mamma le chiese nuovamente: “Mi prometti che mi ubbidirai sempre?” E di nuovo Pia annuì. Infine le chiese: “Ogni qual volta che ti sculaccerò, verrai docile e obbediente a stenderti sulle mie gambe?” Pia, attese qualche secondo, ma capì che non era nella posizione per discutere e accettò. La mamma, sempre con Pia a sedere all'insù, disse: “Da oggi in poi, quando mi disobbedirai o quando ti comporterai male, ti metterò sulle mie gambe, ti tirerò su la gonna e la sottogonna, ti abbasserò le mutandine e ti sculaccerò, non mi interessa quanti anni hai; quindi fai attenzione perché come vedi sono capace a fartelo. Anzi, la prossima volta vado a prendere il mattarello!”
Pia dentro di sé si sentiva davvero a terra e umiliata, la sua autostima, già bassa, era ancora più indebolita. Col sedere gonfio ma sollevata che la sculacciata era finita, si rese conto che da quel giorno la sua vita sarebbe cambiata. Pia si alzò col culetto tutto arrossato e dolorante, si tirò su le mutandine e sentendosi come "violentata" nell'intimità; andò nella sua camera e si gettò sul letto a pancia in giù piangendo e dando colpi sul cuscino.
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