La sculacciata di Maria
di
Em
genere
feticismo
Maria è una ragazza adolescente di 18 anni, ama uscire con le amiche, ama andare al centro commerciale, nei negozi, al bar e non ama molto andare a scuola; come un po’ tutte le ragazze a quell’età è un po’ con la testa tra le nuvole.
Di aspetto è molto carina, lunghi capelli mori lisci, carnagione chiara, occhi azzurri, non molto alta, esile ma ben proporzionata, viso dai lineamenti delicati.
La mamma di Maria era una signora sulla 40ina, alta, dal bel fisico, gambe lunghe, capelli castani lunghi.
Un pomeriggio Maria era nella sua camera e indossava una felpa grigia, una minigonna nera a pieghe, collant neri e ballerine nere. Essendo nel pieno dell'adolescenza, si sentiva eccitata per via degli ormoni che erano nel pieno della formazione e, sedutasi sul letto, iniziò prima a strofinarsi le mani sulle braccia, si distese e sollevò i piedi per aria. Poi si tolse le ballerine e sollevò di nuovo i piedi, questa volta coperti solo dalle calze nere. Poi si sedette e si massaggiò i piedi; l'odore dei suoi piedi iniziava ad eccitarla e così li annusò. Poi iniziò a strofinarsi le mani sui collant, il ruvido delle calze la eccitava; si grattò per un po' le calze e il suono contribuì ad eccitarla. La mano salì sempre più su fino ad arrivare all'inguine. Lì iniziò a strofinarsi sempre più intensamente, fino ad eccitarsi e a bagnare le mutandine bianche. Si sdraiò, chiuse gli occhi, e continuava a passare la sua mano sull'inguine rivestita dai collant mentre immaginava di baciarsi e toccarsi con qualche ragazzo coetaneo, intanto si era girata mettendosi sulle ginocchia a pancia in giù sul letto. In quel momento sua madre passò e vide la scena; Maria avendo gli occhi chiusi non si accorse di nulla. La signora, profondamente turbata non disse nulla e si allontanò. Qualche minuto dopo, mentre era seduta al tavolo della cucina, chiamò sua figlia e le disse quello che aveva visto. Quel pomeriggio la signora era vestita con una camicetta bianca, una gonna blu scura al ginocchio, calze autoreggenti nere e ballerine nere. Maria, in piedi davanti a lei, cercò di discolparsi inventando varie scuse: che aveva prurito lì sotto, che aveva il collant e le mutandine messe male; alla fine ammise quello che stava facendo e disse: "Ma lo fanno tutte! Tutte le mie coetanee lo fanno!". Sua madre piuttosto arrabbiata e delusa le disse: “Ma cosa devo fare con te? Adesso va’ in camera tua e aspettami lì, arrivo tra poco.”. Maria, confusa e meravigliata, le chiese: “Perché? Per fare cosa?” La mamma allora, con calma e posatezza, le rispose: “Mi siedo, ti metto così sulle mie gambe, ti alzo la gonna, ti abbasso calze e mutandina e ti sculaccio… non te l’ho mai fatto ma ci sono capace a fartelo. Quindi fila in camera tua, subito!” Maria sobbalzò, ma non era il caso di contrariare sua madre peggiorando la situazione, così andò in camera sua. Arrivata lì, si sedette sul letto e pensava. “Ma sarà vero? Mamma mi sculaccerà per la prima volta? Oppure lo ha detto solo per spaventarmi?” Intanto nervosamente si grattava i collant. Dopo pochi minuti entrò sua madre, Maria si alzò e le disse: “Mamma, ma davvero mi devi sculacciare?” E la mamma le rispose: “Sì sì, quanto è vero che sono tua madre…”. In quel preciso istante Maria notò che sua mamma aveva in mano un cucchiaio di legno, capì allora che era vero.
Sua mamma prese una sedia che era di lato verso la parete, la avvicinò vicino al letto e vi si sedette. Maria tra l’eccitato e lo spaventato si avvicinò a piccoli passi, quasi strusciando i piedi sul pavimento. Sua mamma la prese per il braccio destro e le disse con calma ma fermamente: “Sulla mia gonna!” e se la mise sulle gambe.
Le sollevò la minigonna e iniziò a sculacciarla col cucchiaio di legno sui collant e mutandine. A Maria non faceva molto male, perché i colpi di cucchiarella erano attutiti. Allora la mamma le abbassò le calze e le diede qualche altra sculacciata che Maria avvertì leggermente più forte. Poi, sospirando le abbassò la mutandina, rimanendo qualche secondo ferma così guardando il sedere di sua figlia. Maria, imbarazzata e preoccupata, a culetto in su sulle gambe di mamma, sentì l’aria fresca arrivarle nelle profondità delle parti intime; a quel punto sua mamma le disse: “Per qualche giorno avrai qualche problema a sederti” e riprese a sculacciarla con la cucchiarella. Il primo colpo pizzicò come una puntura e Maria fece una smorfia con la bocca, ne seguirono altri e la ragazza agitava le gambe, che però avendo le calze abbassate a metà cosce, non si muovevano liberamente. Guardava a terra e vedeva le gambe della mamma avvolte nelle calze nere, i piedi avvolti nelle calze e ricoperti dalle ballerine. Guardando indietro vedeva i suoi piedini avvolti nei collant neri e con le ballerine che si dimenavano. La sua mamma mentre la sculacciava le diceva: “Così impari a fare la scema!”. Le sculacciate con la cucchiarella continuarono e Maria si meravigliò che oltre al dolore si sentiva eccitata.
Le sculacciate arrivavano copiose e Maria eccitata diceva dentro di sé: "Ancora mamma, ancora, ancora..."
Col sedere arrossato, sua madre smise di picchiarla e le disse: “Se vengo di nuovo a scoprire che ti tocchi, quando ti ammalerai, saranno tutte punture finché non avrai il sedere gonfio come una zampogna!!!!” Maria, dolorante ma eccitata, si alzò, si tirò su calze e mutandina e abbracciò sua madre.
Di aspetto è molto carina, lunghi capelli mori lisci, carnagione chiara, occhi azzurri, non molto alta, esile ma ben proporzionata, viso dai lineamenti delicati.
La mamma di Maria era una signora sulla 40ina, alta, dal bel fisico, gambe lunghe, capelli castani lunghi.
Un pomeriggio Maria era nella sua camera e indossava una felpa grigia, una minigonna nera a pieghe, collant neri e ballerine nere. Essendo nel pieno dell'adolescenza, si sentiva eccitata per via degli ormoni che erano nel pieno della formazione e, sedutasi sul letto, iniziò prima a strofinarsi le mani sulle braccia, si distese e sollevò i piedi per aria. Poi si tolse le ballerine e sollevò di nuovo i piedi, questa volta coperti solo dalle calze nere. Poi si sedette e si massaggiò i piedi; l'odore dei suoi piedi iniziava ad eccitarla e così li annusò. Poi iniziò a strofinarsi le mani sui collant, il ruvido delle calze la eccitava; si grattò per un po' le calze e il suono contribuì ad eccitarla. La mano salì sempre più su fino ad arrivare all'inguine. Lì iniziò a strofinarsi sempre più intensamente, fino ad eccitarsi e a bagnare le mutandine bianche. Si sdraiò, chiuse gli occhi, e continuava a passare la sua mano sull'inguine rivestita dai collant mentre immaginava di baciarsi e toccarsi con qualche ragazzo coetaneo, intanto si era girata mettendosi sulle ginocchia a pancia in giù sul letto. In quel momento sua madre passò e vide la scena; Maria avendo gli occhi chiusi non si accorse di nulla. La signora, profondamente turbata non disse nulla e si allontanò. Qualche minuto dopo, mentre era seduta al tavolo della cucina, chiamò sua figlia e le disse quello che aveva visto. Quel pomeriggio la signora era vestita con una camicetta bianca, una gonna blu scura al ginocchio, calze autoreggenti nere e ballerine nere. Maria, in piedi davanti a lei, cercò di discolparsi inventando varie scuse: che aveva prurito lì sotto, che aveva il collant e le mutandine messe male; alla fine ammise quello che stava facendo e disse: "Ma lo fanno tutte! Tutte le mie coetanee lo fanno!". Sua madre piuttosto arrabbiata e delusa le disse: “Ma cosa devo fare con te? Adesso va’ in camera tua e aspettami lì, arrivo tra poco.”. Maria, confusa e meravigliata, le chiese: “Perché? Per fare cosa?” La mamma allora, con calma e posatezza, le rispose: “Mi siedo, ti metto così sulle mie gambe, ti alzo la gonna, ti abbasso calze e mutandina e ti sculaccio… non te l’ho mai fatto ma ci sono capace a fartelo. Quindi fila in camera tua, subito!” Maria sobbalzò, ma non era il caso di contrariare sua madre peggiorando la situazione, così andò in camera sua. Arrivata lì, si sedette sul letto e pensava. “Ma sarà vero? Mamma mi sculaccerà per la prima volta? Oppure lo ha detto solo per spaventarmi?” Intanto nervosamente si grattava i collant. Dopo pochi minuti entrò sua madre, Maria si alzò e le disse: “Mamma, ma davvero mi devi sculacciare?” E la mamma le rispose: “Sì sì, quanto è vero che sono tua madre…”. In quel preciso istante Maria notò che sua mamma aveva in mano un cucchiaio di legno, capì allora che era vero.
Sua mamma prese una sedia che era di lato verso la parete, la avvicinò vicino al letto e vi si sedette. Maria tra l’eccitato e lo spaventato si avvicinò a piccoli passi, quasi strusciando i piedi sul pavimento. Sua mamma la prese per il braccio destro e le disse con calma ma fermamente: “Sulla mia gonna!” e se la mise sulle gambe.
Le sollevò la minigonna e iniziò a sculacciarla col cucchiaio di legno sui collant e mutandine. A Maria non faceva molto male, perché i colpi di cucchiarella erano attutiti. Allora la mamma le abbassò le calze e le diede qualche altra sculacciata che Maria avvertì leggermente più forte. Poi, sospirando le abbassò la mutandina, rimanendo qualche secondo ferma così guardando il sedere di sua figlia. Maria, imbarazzata e preoccupata, a culetto in su sulle gambe di mamma, sentì l’aria fresca arrivarle nelle profondità delle parti intime; a quel punto sua mamma le disse: “Per qualche giorno avrai qualche problema a sederti” e riprese a sculacciarla con la cucchiarella. Il primo colpo pizzicò come una puntura e Maria fece una smorfia con la bocca, ne seguirono altri e la ragazza agitava le gambe, che però avendo le calze abbassate a metà cosce, non si muovevano liberamente. Guardava a terra e vedeva le gambe della mamma avvolte nelle calze nere, i piedi avvolti nelle calze e ricoperti dalle ballerine. Guardando indietro vedeva i suoi piedini avvolti nei collant neri e con le ballerine che si dimenavano. La sua mamma mentre la sculacciava le diceva: “Così impari a fare la scema!”. Le sculacciate con la cucchiarella continuarono e Maria si meravigliò che oltre al dolore si sentiva eccitata.
Le sculacciate arrivavano copiose e Maria eccitata diceva dentro di sé: "Ancora mamma, ancora, ancora..."
Col sedere arrossato, sua madre smise di picchiarla e le disse: “Se vengo di nuovo a scoprire che ti tocchi, quando ti ammalerai, saranno tutte punture finché non avrai il sedere gonfio come una zampogna!!!!” Maria, dolorante ma eccitata, si alzò, si tirò su calze e mutandina e abbracciò sua madre.
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