Soggetto interessante (1)

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genere
prime esperienze


La cena da Lara.

Sono stata in dubbio per alcuni giorni, poi ho accettato. Un incontro fra me e Lara è di notevole soddisfazione. Sessuale, intendo. Ma qui si tratta di una cena di compleanno, il suo.
Trovo diverse persone, più maschi che femmine. Verrò corteggiata, già lo so, forse qualcuno tenterà anche qualcosa di più. So come tenerli a bada. È per questo che ho accettato di venire. Mi piace stare con lei: è una persona vivace, allegra. La nostra è meno che una relazione, però gli scambi intimi non sono rari. Invece io sono piuttosto scostante, soprattutto cogli uomini. Restino al loro posto: non mi appassiona più di tanto, il sesso con loro. Se sono simpatici, però, ne apprezzo la compagnia. Tutte le mie relazioni sono fallite miseramente. Colpa mia, sia chiaro: dopo un po' sento esigenza di cambiamento. E cedo. Alla tentazione, intendo. Poi, regolarmente, me ne pento, ma tutto finisce perché, mi piaccia o no, lo vengono a sapere, con immutate conseguenze.
Lara è vestita molto sexy: piccolina, almeno rispetto a me, oltre a mostrare le gambe tornite, dà risalto al suo petto imponente, che un po' le invidio. No, no lo vorrei come il suo, mi vergognerei. Ma vivo la mia seconda neanche piena come un difetto.
A tavola siamo una ventina. Le pietanze sono di ottimo sapore. Uno degli hobby di Lara è la cucina: ha occhio, fantasia, gusto. I vini sono entusiasmanti. Li ha portati suo cugino, un uomo alto quasi due metri e ben piazzato. Accanto a lui il mio metro e settantotto mi fa sentire piccola. Penso a Lara: ci dev'essere abituata. La cena finisce con una bottiglia di picolit. Uno dei commensali lo definisce un orgasmo palatale. Davvero fantastico. Il vino, non la definizione. È tardi, rischio di perdere l'ultimo autobus. Mi scuso, saluto, prendo la borsetta. Il cugino di Lara si offre per accompagnarmi. Capisco che cosa vuole. Lo vorrei anch'io: mi è piaciuta la sua ironia, mi è piaciuto lui e il vino che ha portato. Però... no, è meglio di no.
Corro per qualche decina di metri. L'autobus fugge via veloce. Devo andare a piedi e non ne ho voglia. Sono quattro chilometri. Un po' troppi, a quest'ora, anche senza tacchi. Potrebbe essere uno in meno, ma dovrei farmi un bel tratto di strada fra le prostitute che battono. Non me la sento, torno indietro pensando di accettare il passaggio del cugino di Lara. Mi sorprendo contenta. Sorrido fra me e me. Suono il campanello. La serata continua, divertente. Il cugino di Lara mi attrae sempre più. E va bene...
Gli propongo io di salire per il bicchiere della staffa. In altre parole per convincermi ancor di più che certe cose non fanno per me. Ma ne ho voglia. E se sarà come al solito, pazienza. Non mi aspetto niente. Né che le sue mani arrivino alle mie tette mentre siamo ancora nell'ascensore né che mi lasci toccare così in pubblico. Che cosa sta succedendo? Un ignoto calore si diffonde rapido per tutto il corpo. Lo bacio aggressiva, lui risponde per le rime. Non mi accorgo neppure che le porte dell'ascensore si sono spalancate. Mi accorgo invece che ho una voglia come mai prima. Ansimo. Apro la porta di casa. Finiamo diritti sul letto. Ci spogliamo. Mi lecca la passera e grido. Grido? Sì, ho gridato e lo invito a continuare. Passo dall'invito alla supplica. Che cosa mi sta succedendo? Sono travolta. Mi piace. Dio, come mi piace! Si gira, offre l'uccello alla mia bocca. È grosso. Molto. Lo assaporo. È il primo che non sa di sapone, di bagnoschiuma. È il primo che mi piace, che mi esalta; il primo che mi soffoca, che mi fa apprezzare la mano che mi prende per i capelli e mi guida. Tossisco. Mi viene un conato. Lui si ritira e mi lascia respirare. Io mi riprendo in bocca quello squisito biscotto. Sa di maschio, sa di sesso. Mi piace. Ecco , lui si gira, mi apre le gambe, m'infilza, è dentro. Non avrei creduto che sarebbe riuscito ad entrare. Mi sento piena. Mi sento posseduta. Godo, godo tutto ciò che non ho potuto godere finora. Volo, precipito; impazzisco. Mi sembra che i miei muscoli vaginali, tanto dilatati, vogliano strapparglielo via per non restarne privi... e lui continua, quasi incurante del mio corpo disfatto da un piacere sconosciuto, neanche sognato. Quando avevo sentito parlare, di questo piacere avevo pensato fossero millanterie, soprattutto dopo i primi rapporti. Invece non era niente al confronto di ciò che mi soggioga. È uscito da me e ha schizzato il suo seme sulla mia schiena. La mia passera continua a pulsare, si contrae e rilassa. Un pendolo dal moto infinito. Il grafico di un terremoto. Nel caos cosmico che mi circonda la sua voce riassume il senso della vita eterna: “Sei un soggetto interessante”.
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scritto il
2021-11-11
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