(Non) farmi male
di
Y
genere
dominazione
A X sono sempre piaciuta per la semplicità.
Nel vestire intendo.
Ed è “semplice” che mi presento a casa sua, senza preavviso.
Niente trucco, niente orecchini, un abitino di cotone bianco lungo fino alle ginocchia e dei banalissimi sandali estivi.
E no, nessuna trasparenza, è foderato bene.
“Cosa vuoi?”
E’ così che mi accoglie alla porta.
“Parlare” rispondo guardandomi i piedi.
“Entra”
“Siamo soli in casa?” gli chiedo.
“Siamo soli”
Mi fa cenno di accomodarmi sul divano del salotto.
“Dimmi tutto”
“Ti amo e senza di te sto morendo”
Il suo silenzio fa male più di qualsiasi cosa al mondo.
“Con chi hai fatto sesso durante questo mese?”
“Con nessuno”
“DIMMI LA VERITA’”
Questa è la prima volta che X mi urla contro. Due anni insieme, e questa è la prima volta.
Singhiozzo e vuoto il sacco.
“Sono stata a mare con K e W, e mentre loro scopavano ho strizzato una tetta a K e le ho infilato un dito nel culo”
“Tu sei malata”
E’ vero. Sono malata. Sono malata di sesso.
Dovrei dirglielo.
E invece faccio la stronza.
“Però ti piaceva farmi quelle cose, eh?” è quello che mi esce dalla bocca.
Se volevo ferirlo, ci sono riuscita.
“IO TI FACEVO QUELLO CHE TU MI ORDINAVI DI FARE. HAI SEMPRE GUIDATO TU, SEMPRE”
K aveva ragione quindi.
E’ orgoglio maschile ferito.
“Credevo che ti andasse bene”
“Ora non più”.
Ed esplode a piangere.
“Uff, femminuccia…”
Quello che succede dopo è tanto sperato quanto inaspettato.
Con le lacrime agli occhi si fionda su di me, e con un gesto che mai avrei pensato potesse compiere mi tira giù il vestitino.
“Non indossi il reggiseno, lo sapevo”
Io lo guardo attonita.
Con la voce tremante gli dico che mi fa paura.
Noto dal bozzo dei suoi pantaloncini che è eccitato.
“Basta, vado a casa” dichiaro mentre tento di rimettere a posto l’abito.
“NO”
Mi blocca una mano mentre infila la sua sotto il vestito.
“FERMOOOO” urlo mentre mi divincolo, ma è inutile.
Riesce a infilarmi un dito dentro, scostando le mutandine bianche che indosso.
“Sei bagnata” grugnisce mentre mi penetra.
“E pelosa” aggiunge con disprezzo.
A questo punto, posso cambiare registro.
Con un gesto simile a quello che lui ha fatto a me, gli sfilo pantaloncini e slip.
Lui mi volta e mette a pecora sul divano.
Raccontarvi il resto sarebbe inutile, ma se proprio volete saperlo, mi ha preso con una violenza tale che, per la primissima volta con lui, non sono venuta. Gli ho anche detto che mi stava facendo male, ma se ne è infischiato.
E non si è neanche prodigato a farmi godere.
In compenso mi ha voltata e mi ha lavato la faccia di sperma. E macchiato il vestito.
E finito tutto mi ha detto “pulisci” infilandomelo in bocca.
“Ti amo, perdonami” è la prima cosa che gli dico con la faccia grondante di sborra.
La furia pian piano si placa.
“Anche io ti amo”
E’ tornato il mio X.
“Ma da oggi a letto comando io”
Nel vestire intendo.
Ed è “semplice” che mi presento a casa sua, senza preavviso.
Niente trucco, niente orecchini, un abitino di cotone bianco lungo fino alle ginocchia e dei banalissimi sandali estivi.
E no, nessuna trasparenza, è foderato bene.
“Cosa vuoi?”
E’ così che mi accoglie alla porta.
“Parlare” rispondo guardandomi i piedi.
“Entra”
“Siamo soli in casa?” gli chiedo.
“Siamo soli”
Mi fa cenno di accomodarmi sul divano del salotto.
“Dimmi tutto”
“Ti amo e senza di te sto morendo”
Il suo silenzio fa male più di qualsiasi cosa al mondo.
“Con chi hai fatto sesso durante questo mese?”
“Con nessuno”
“DIMMI LA VERITA’”
Questa è la prima volta che X mi urla contro. Due anni insieme, e questa è la prima volta.
Singhiozzo e vuoto il sacco.
“Sono stata a mare con K e W, e mentre loro scopavano ho strizzato una tetta a K e le ho infilato un dito nel culo”
“Tu sei malata”
E’ vero. Sono malata. Sono malata di sesso.
Dovrei dirglielo.
E invece faccio la stronza.
“Però ti piaceva farmi quelle cose, eh?” è quello che mi esce dalla bocca.
Se volevo ferirlo, ci sono riuscita.
“IO TI FACEVO QUELLO CHE TU MI ORDINAVI DI FARE. HAI SEMPRE GUIDATO TU, SEMPRE”
K aveva ragione quindi.
E’ orgoglio maschile ferito.
“Credevo che ti andasse bene”
“Ora non più”.
Ed esplode a piangere.
“Uff, femminuccia…”
Quello che succede dopo è tanto sperato quanto inaspettato.
Con le lacrime agli occhi si fionda su di me, e con un gesto che mai avrei pensato potesse compiere mi tira giù il vestitino.
“Non indossi il reggiseno, lo sapevo”
Io lo guardo attonita.
Con la voce tremante gli dico che mi fa paura.
Noto dal bozzo dei suoi pantaloncini che è eccitato.
“Basta, vado a casa” dichiaro mentre tento di rimettere a posto l’abito.
“NO”
Mi blocca una mano mentre infila la sua sotto il vestito.
“FERMOOOO” urlo mentre mi divincolo, ma è inutile.
Riesce a infilarmi un dito dentro, scostando le mutandine bianche che indosso.
“Sei bagnata” grugnisce mentre mi penetra.
“E pelosa” aggiunge con disprezzo.
A questo punto, posso cambiare registro.
Con un gesto simile a quello che lui ha fatto a me, gli sfilo pantaloncini e slip.
Lui mi volta e mette a pecora sul divano.
Raccontarvi il resto sarebbe inutile, ma se proprio volete saperlo, mi ha preso con una violenza tale che, per la primissima volta con lui, non sono venuta. Gli ho anche detto che mi stava facendo male, ma se ne è infischiato.
E non si è neanche prodigato a farmi godere.
In compenso mi ha voltata e mi ha lavato la faccia di sperma. E macchiato il vestito.
E finito tutto mi ha detto “pulisci” infilandomelo in bocca.
“Ti amo, perdonami” è la prima cosa che gli dico con la faccia grondante di sborra.
La furia pian piano si placa.
“Anche io ti amo”
E’ tornato il mio X.
“Ma da oggi a letto comando io”
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