Il racconto di Serena

di
genere
masturbazione


Serena mi annuncia un racconto in cui sono coinvolta. È la prima volta che trovo il mio nome in un racconto. Mi fa piacere, non nel senso erotico. Quello lo troverò durante la lettura, se ci sarà. Suppongo di sì. Forse lo do per scontato: i commenti che mi ha lasciato sinora sono abbastanza espliciti per non dar adito a dubbi. E la lettura di altri testi da lei scritti è sempre stata fonte di emozioni, anche vaginali. Insomma, mi bagno subito, appena comincio a leggere i suoi scritti.

Mi collego a ER e trovo il titolo. Non è un grande sforzo, trovarlo: è uno dei primi dell'elenco. Sorrido all'inizio. È tenera. Penso all'immagine su disqus. A quelle aree bianche di costume. L'ho già ammesso tante volte, fra me e me: mi fa voglia. Ma adesso non ci fantastico sopra, adesso proseguo la lettura. Quella lieve ansia che l'attesa aveva provocato s'è sciolta. Una metamorfosi da questa alla voglia che si palesa in tensioni inguinali sempre meno controllabili, ad ogni parola. I capezzoli mi sembrano frecce scagliate contro l'aria. Ne muovo i piercing mentre proseguo con la lettura. Vale la pena di scendere subito al liquido piano di sotto. Trovo le cateratte del Nilo. Le dita che strusciano disperdendo liquido dal mio sesso muovono i tre piercing che meglio mi stravolgono corpo e mente. La lettura procede lenta. Non cerco più di tenere la bocca chiusa. Ho troppa voce, nel cavo orale, non ci sta tutta. Racconta degli ovetti che s'infila, davanti e dietro. Quelli dopo, ora va bene così, so che non è abbastanza, ma quelli dopo. Voglio gustarmi il resto senza intromissioni. Voglio mantenere quel minimo di coscienza che mi permetta di riuscire, col mio scazonte procedere, a capire ciò che leggo. Non voglio lasciare che i vortici del piacere mi facciano perdere il senso del mondo. Posso dichiarare in tutta sincerità che già così... Vado avanti riempiendo di orgasmo la stanza. Lei dice che avvicina la bocca al tablet. Il moto delle mie dita diventa impegnativo: penetrazione frenetica e trazione alternata dei piercing. Alternata a caso. Scuoto il mondo attorno a me quando mi rendo conto, nella fumosa realtà, che mi leccherebbe.
Finito, il racconto. Sarei andata aventi a leggere all'infinito. Attendo un minuto e mi alzo sulle gambe incerte. Apro il cassetto. Il plug, l'ovetto. Sciacquo il plug col grondare della mia figa. Lo introduco nel culo: ci sta bene, ci sto divinamente. L'ovetto, ora: meglio due, come palline cinesi con vita propria. Mi fanno tremare. Torno a leggere e centro un uragano. Sbatacchio il mondo. Quanto tempo passa dall'inizio all'apparizione di suo marito? Per quanto poco è pur sempre un'eternità. Un'eternità in cui dimostro doti da contorsionista. Un'eternità in cui l'orgasmo rappresenta una sosta dell'orgasmo. Ma le mie forze giacciono spruzzate attorno a me.
Finalmente riesco a raggiungere mio marito, a sollevare il piumone, a percepire il suo calore e il suo odore sulla pelle e nelle narici. Nella penombra apprezzo la grossezza del suo cazzo. Nella penombra la mia mano avvolge il suo ferreo pezzo di carne. Nella penombra poso le labbra e la lingua sulla sua carne tesa. Nella penombra la sua domanda. Nella penombra la mia richiesta di massacro. Nella penombra la luce di tutte le stelle, il canto delle balene, il silenzio siderale. Nella penombra l'esaltazione del piacere. Nella penombra una galassia di schizzi posata sul letto. Nella penombra un mucchietto semivivo di carne, ossa e organi.
Grazie, Serena! Grazie di cuore!
di
scritto il
2021-11-20
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