Il negozio di materassi
di
Serena Rossi
genere
saffico
Sabato pomeriggio a passeggio con mio marito, ci troviamo davanti alla vetrina del negozio dove il luglio scorso abbiamo acquistato il nostro nuovo letto con materasso memory.
Decidiamo di affacciarci alla vetrina per vedere se, e di quanto il nostro modello fosse in saldo. A muoversi in mezzo all’esposizione noto una venditrice che non c’era la scorsa estate, è molto più giovane di Sara, con cui noi avevamo trattato l’acquisto che sembra invece non esserci.
Io da subito perdo completamente interesse sul materiale attirata invece dalla donna, mi attira con la forza di un magnete, bassina come me, proporzionata come poche emana una sensualità tanto semplice quanto immediata e straripante.
I miei occhi non guardano che lei, sono così assorta che fatico a sentire mio marito che mi sollecita a proseguire la passeggiata. Per il resto del pomeriggio non riesco a pensare ad altro, la curiosità mi occupa in modo esclusivo ogni mio pensiero.
E’ domenica sera che decido. L’indomani andrò in negozio, sicuramente il lunedì ci sarà poca gente, mi fingerò una cliente interessata ad un acquisto.
Per una buona mezz’ora resto seduta sul letto con l’armadio aperto, poi decido di indossare una gonna nera a metà coscia, autoreggenti e stivali neri e un maglioncino in cachemire color panna con generoso scollo a V. E, nessun intimo, né sopra né tantomeno sotto.
Parcheggio abbastanza vicino da vedere un cliente uscire proprio mentre spengo la macchina. Meglio così mi dico, sarò sola e questo mi dà più forza. Appena dentro lei mi viene subito incontro, solare, radiosa, giovane, sicuramente vent’anni in meno di me. Quando mi è davanti mi si piegano le ginocchia, è bella, mio dio bella da morire nonostante sia coperta dalla mascherina. Occhi e capelli neri, questi lisci e lunghi alla spalla con riga in mezzo. Indossa un abito corto di lana azzurro a coste, delle longuette blu scuro che lasciano una porzione di coscia scoperta dalla fine del vestito. Ai piedi un mocassino con qualche centimetro di tacco. Ma il pezzo da novanta è il suo seno, grande, esplosivo almeno una quinta, un pochino in vista dalla scollatura e con dei capezzoli che sembrano vogliano bucare il tessuto quasi non portasse reggiseno.
“buongiorno Signora sono Cecilia, come posso esserle utile?” Le chiedo di darmi del tu per non farmi sentire troppo vecchia.
“D’accordo Serena” mi risponde e mi invita ad accomodarmi alla scrivania totalmente in plastica trasparente. Espone sul tavolo dei cataloghi, fingo di essere interessata al modello di letto e materasso già acquistato insieme ad altri due o tre modelli simili. Mentre lei in modo professionale si accinge a spiegarne le caratteristiche io la viviseziono come una anatomopatologa attraverso la trasparenza della scrivania, non ne perdo neanche un millimetro, il mio corpo ha continue vampate, il mio inguine è una diga che si rompe provocandone cascate copiose.
Conoscendo perfettamente la disposizione del negozio le chiedo se fosse possibile vedere dei modelli. “Si certo mi risponde” e mi invita a seguirla nel seminterrato dove c’è il grosso della esposizione.
Mi porta verso i tre letti scelti dicendomi, come già successo in passato, che è possibile provarli. Al secondo modello mi lascio cadere supina in modo tale che la gonna si sollevi quasi del tutto. La fisso negli occhi, il suo sguardo è sbaluginato e a tratti incredulo.
Le prendo la mano e forzandola un pochino la porto verso la mia figa. “Serena sei bagnatissima!” mi dice. Io ansimo e la invito a toccarmi, quando ho la consapevolezza che farà da sola le tocco i capezzoli da sopra il vestito. Sento che le piace, trema un pochino, “ Serena è da quando sei entrata che me le guardi..tieni” e così dicendo scopre quel paradiso, indossa un reggiseno a mezza coppa bianco che lascia completamente libera la parte superiore, ecco perché risaltavano così i capezzoli, che sono comunque erti e duri come bulloni.
Li accarezzo, li strizzo, li bacio e li succhio in un ritmo crescendo. L’effetto che provoco è percepibile dal suo maggior coinvolgimento a toccarmi, oramai mi scopa con due dita in modo impetuoso. Il mio corpo brucia di desiderio, tremo come una canna al vento, lo tsunami sta per travolgermi. Quando l’onda arriva se non fossi impegnata sul suo capezzolo urlerei.
Neanche il tempo di poter regolare la respirazione che il campanello della porta avverte dell’ingresso di qualcuno. “Arrivo subito” dice Cecilia, prima di sistemarsi il vestito mi infila le sue dita fradicie dei miei umori da farmi succhiare.
Risalite mi consegna delle brochure con i preventivi e accomiatandosi mi dice “Serena quando hai scelto ti aspetto in negozio……”
Decidiamo di affacciarci alla vetrina per vedere se, e di quanto il nostro modello fosse in saldo. A muoversi in mezzo all’esposizione noto una venditrice che non c’era la scorsa estate, è molto più giovane di Sara, con cui noi avevamo trattato l’acquisto che sembra invece non esserci.
Io da subito perdo completamente interesse sul materiale attirata invece dalla donna, mi attira con la forza di un magnete, bassina come me, proporzionata come poche emana una sensualità tanto semplice quanto immediata e straripante.
I miei occhi non guardano che lei, sono così assorta che fatico a sentire mio marito che mi sollecita a proseguire la passeggiata. Per il resto del pomeriggio non riesco a pensare ad altro, la curiosità mi occupa in modo esclusivo ogni mio pensiero.
E’ domenica sera che decido. L’indomani andrò in negozio, sicuramente il lunedì ci sarà poca gente, mi fingerò una cliente interessata ad un acquisto.
Per una buona mezz’ora resto seduta sul letto con l’armadio aperto, poi decido di indossare una gonna nera a metà coscia, autoreggenti e stivali neri e un maglioncino in cachemire color panna con generoso scollo a V. E, nessun intimo, né sopra né tantomeno sotto.
Parcheggio abbastanza vicino da vedere un cliente uscire proprio mentre spengo la macchina. Meglio così mi dico, sarò sola e questo mi dà più forza. Appena dentro lei mi viene subito incontro, solare, radiosa, giovane, sicuramente vent’anni in meno di me. Quando mi è davanti mi si piegano le ginocchia, è bella, mio dio bella da morire nonostante sia coperta dalla mascherina. Occhi e capelli neri, questi lisci e lunghi alla spalla con riga in mezzo. Indossa un abito corto di lana azzurro a coste, delle longuette blu scuro che lasciano una porzione di coscia scoperta dalla fine del vestito. Ai piedi un mocassino con qualche centimetro di tacco. Ma il pezzo da novanta è il suo seno, grande, esplosivo almeno una quinta, un pochino in vista dalla scollatura e con dei capezzoli che sembrano vogliano bucare il tessuto quasi non portasse reggiseno.
“buongiorno Signora sono Cecilia, come posso esserle utile?” Le chiedo di darmi del tu per non farmi sentire troppo vecchia.
“D’accordo Serena” mi risponde e mi invita ad accomodarmi alla scrivania totalmente in plastica trasparente. Espone sul tavolo dei cataloghi, fingo di essere interessata al modello di letto e materasso già acquistato insieme ad altri due o tre modelli simili. Mentre lei in modo professionale si accinge a spiegarne le caratteristiche io la viviseziono come una anatomopatologa attraverso la trasparenza della scrivania, non ne perdo neanche un millimetro, il mio corpo ha continue vampate, il mio inguine è una diga che si rompe provocandone cascate copiose.
Conoscendo perfettamente la disposizione del negozio le chiedo se fosse possibile vedere dei modelli. “Si certo mi risponde” e mi invita a seguirla nel seminterrato dove c’è il grosso della esposizione.
Mi porta verso i tre letti scelti dicendomi, come già successo in passato, che è possibile provarli. Al secondo modello mi lascio cadere supina in modo tale che la gonna si sollevi quasi del tutto. La fisso negli occhi, il suo sguardo è sbaluginato e a tratti incredulo.
Le prendo la mano e forzandola un pochino la porto verso la mia figa. “Serena sei bagnatissima!” mi dice. Io ansimo e la invito a toccarmi, quando ho la consapevolezza che farà da sola le tocco i capezzoli da sopra il vestito. Sento che le piace, trema un pochino, “ Serena è da quando sei entrata che me le guardi..tieni” e così dicendo scopre quel paradiso, indossa un reggiseno a mezza coppa bianco che lascia completamente libera la parte superiore, ecco perché risaltavano così i capezzoli, che sono comunque erti e duri come bulloni.
Li accarezzo, li strizzo, li bacio e li succhio in un ritmo crescendo. L’effetto che provoco è percepibile dal suo maggior coinvolgimento a toccarmi, oramai mi scopa con due dita in modo impetuoso. Il mio corpo brucia di desiderio, tremo come una canna al vento, lo tsunami sta per travolgermi. Quando l’onda arriva se non fossi impegnata sul suo capezzolo urlerei.
Neanche il tempo di poter regolare la respirazione che il campanello della porta avverte dell’ingresso di qualcuno. “Arrivo subito” dice Cecilia, prima di sistemarsi il vestito mi infila le sue dita fradicie dei miei umori da farmi succhiare.
Risalite mi consegna delle brochure con i preventivi e accomiatandosi mi dice “Serena quando hai scelto ti aspetto in negozio……”
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