La festa che non ci fu

di
genere
etero

Sanno. Tutti sanno. Gli uomini sanno, le donne altrettanto. Tutto porta a quello: il piacere. Esso é direzione di vita, strada da intraprendere oltre i numerosi ostacoli, via da percorrere per essere. Tu sai, io so, sappiamo, e ci sfioriamo.
Non basta vivere per essere in vita, le sensazioni sono la frontiera della felicità, le emozioni che nascono dal corpo invadono oltre al cuore persino l'anima. Amiamo per vivere, godiamo per esistere. Già, esistere oltre i secoli tramandando discendenti senza arti ne parti ancor piu costretti di noi in valori ed in spazi sempre più inquinanti.
La casa, la macchina, le vesti, lo statuto. Per scopare basta avere un cazzo, una figa, un culo, una bocca. Tu lo sai, io lo so.
Non esiste miglior terapia del sesso. Ma il sesso é stato bandito millenni fa, messo alla gogna, reso onta. Ciò che dà vita, viene spesso ritenuto sporco. Lo sporco non dona emozioni, crea disagio. Il sesso é agio.
Pensavo seduto sulla mia scrivania al sesso mentre distrattamente leggevo le mail che avevo messo da parte. Non ero eccitato, erano solo pensieri che nascevano da un mental coaching che avevo cominciato a vedere. Era esattamente uguale agli altri. Avere fiducia in se stessi... Credere in se stessi... Purtroppo, in questa società, è la fiducia ed il credere degli altri che dona risultati. Un cane che si morde la coda. Per me, il sesso é la soluzione di molto.
Entrò la mia segretaria portandomi un dossier. Una bella ragazza sui vent'anni. Ma come sempre, non la guardai. Tu sai, io so, ma tutti fanno finta. Come sarebbe bello poter guardare il bello senza essere accusato di perversione. Le loro sensuali camminate, i loro culi sapientemente chiusi in tubi, pantaloni, gonne. Le loro delicate caviglie e le loro raffinate mani. Come sarebbe bello annusare il profumo dei loro desideri e tuffarsi nei loro piaceri senza dover rendere conto a nessuno. Ma valori e società sono spesso nemici del piacere, e per farne parte, bisogna accettare. Almeno in parte. E dunque in ufficio non guardavo nessuno, cosi come richiede la "società". Ma quando la società non vede, allora quella parvenza di libertà puo portare a grandi godurie senza giurie.
Il mio cellulare squillò. Era Stefy. " Questa sera c'è la festa da Genny, ci sei?".
Sorrisi. Certo che ci sarei stato. La settimana era moscia a livello lavorativo e mancavano solo due giorni al week end. E poi, le feste di Genny...
Genny era un uomo di cinquant'anni mai cresciuto. Aveva ereditato dai suoi un impero industriale che aveva venduto e si era comprato un immensa tenuta che aveva trasformato in un paradiso. Scriveva, dipingeva, ma più di tutt'altro, faceva delle feste indimenticabili. Tutte feste a sfondo erotico, che finivano in tutte le diciannove stanze a tema che aveva allestito. Andare ad una sua festa era garanzia di piaceri. Sorrisi pensando che avrei dovuto fare una colazione sostanziosa...
Eccitato dall'idea, mi rimisi a lavorare. A metà del pomeriggio, Stefy mi scrisse che la festa era stata annullata per chissà quale ragione ma che se mi andava saremo andati da una sua amica a venare. Dluso, accettai l'invito benché non avessi fame. Stefy era solo un amica e ci tenevamo a quell'amicizia ragion per cui non facemmo mai sesso. Eravamo molto complici, ma non intimi. Non di rado, mi aveva messo in contatto con delle sue amiche, ed io lo stesso feci con un mio amico che mi venne a trovare dall'Africa. Già, sono un uomo nero, via dalla sua costringente cultura, in una cultura ipocritamente accondiscendente. Stefy ed io eravamo entrambi alti, atletici, e facevamo sempre il nostro effetto ovunque andassimo. Non sempre in positivo purtroppo vista la massa di coglioni complessati in giro che ancora si arrampicano sullo specchio del razzismo. Ma ci avevo fatto il callo. Stefy no. E qualche volte ne erano nate liti gigantesche che erano finite alle mani. Comunque, adoravo Stefy, e lei mi adorava.
"Hai fatto tardi" disse baciandomi leggermente sulla bocca per non togliersi il rossetto. Era splendida. Tacchi dodici, vestito rosso che le arrivava ai ginocchi ma che le plasmava il corpo non lasciando nulla all'immaginazione. Era sensuale, lo sapeva, e lo usava. Persino con me. Io ne ridevo, ma a volte il suo effetto non lo posso negare, lo faceva. "Se non fossi sicuro ti scopassi delle donne giurerei che sei gay" mi disse una volta che trascorremmo il week end insieme a Parigi nella stessa camera d'albergo e lei fu nuda tutto il tempo. Non ero gay, lo sapeva, mi aveva visto scopare, cosi come l'avevo vista. Piu di una volta, con le nostre prede della sera, eravamo andati da lei, o da me. Erano situazioni elettriche che rafforzavano la nostra intesa piu di mai.
"Ah" disse mentre partivo con la macchina " Dobbiamo passare a prendere Irina".
Non sapevo chi fosse Linda e non chiesi. Stefy aveva la dote di farsi amici nuovi in ogni ambiente ed in ogni circostanza. E quindi segui le sue indicazioni mentre chiacchieravamo in macchina ed arrivammo in un Vicoletto da dove sbucarono due donne pressoché identiche.
Alte, cappelli lunghi e neri, fiso emaciato e labbra prominenti, seni debordanti visibilmente rifatti, stessa altezza dei tacchi. Se non fosse per piccoli dettagli, le si poteva confondere. A differenza di Stefy, le loro gonne erano molto corte, rasentavano il limite del sedere. Persino io che di donne belle ne avevo viste tante rimasi sbalordito. Stefy mi guardò sorridendo. "Fanciullo" le dissi scherzosamente prima che le ragazze presero la macchina.
Ci fu una voluta di profumi nell'abitacolo della mia piccola auto appena entrarono. Chloè e Irina si presentarono ed iniziarono a chiacchierare fittamente con Stefy mentre guidavo. Andavamo da Daniela, un amica di Stefy.
Arrivammo li uscendo dalla città e prendendo una strada buia. Viveva fuori città con il suo cane ed il suo compagno. Una donna sui cinquant'anni ma che aveva conservato tutto il suo tono e la sua bellezza. Non era truccata a differenza di tutte le altre quando arrivano. Il suo magnetismo però era piu intenso. Complici, i suoi occhi chiari.
Ci fece entrare subito ed avemmo a disposizione un buffet fatto di ortaggi di casa, uova, salumi, mentre il vino di casa veniva generosamente versato in enormi bicchieri.
La situazione a me sembrava surreale. Eravamo in due uomini. Io e John.
John era il compagno di Daniela. Era un polacco di trent'anni. Alto anche lui, bell'uomo, sempre sorridente, e visibilmente innamorato di Daniela. Viveva li con lei.
Le ragazze parlavano tra di loro mentre noi bevevamo l'acquavite ovviamente fatta in casa. In casa faceva caldo, mi tolsi la giacca rendendomi conto di essere stato l'ultimo a farlo. Sul divano davanti al cammino spento, le ragazze erano pressoché nude. Le "gemelle" si erano tolte la parte di sopra per mostrare i miracoli della medicina estetica su le loro teste, e Daniela meravigliata passava da un seno all'altro accarezzandoli. John portò a tutti un altro pò di acquavite. Dopo la cena, saremo dovuti andare in un locale. Qualcuno parlò di canne, e miracolosamente nel giro di un minuto, ne erano accese due. Ovviamente fatte in casa...
John aveva messo un pò di musica, Stefy aveva fumato ed aveva gli occhi chiusi mentre le ragazze erano rimaste senza top e parlavano con Daniela. John si avvicinò a Daniela ad un certo punto e si mise dietro di lei. Con naturalezza, le sbottonò la camicia bianca mentre stava parlando. Lei non diede segno di rendere conto. Non aveva un reggiseno. Il suo seno piccolo ma tosto malgrado l'età faceva vedere due capezzoli turgidi. John se li mise tra le dita e cominciò a girarle piano. Le due ragazze non s scomposero, anzi, sembrarono divertite. Stefy che aveva aperto un occhi le aveva ora tutti e due aperti e sembrava divertita. Io ero.... come dire , eccitato. Una casa in campagna, due uomini, quattro donne, tanto vino, e persino una canna. Era un ambiente magico, di quella normalità che avrei sempre voluto vivere. Fu naturale che Daniela poggiasse la sua mano sul petto di Irina, e l'altra mano sul pube di Chloé che iniziarono a baciarsi dolcemente. John staccò una mano dai seni di Daniela e scese nel suo pube entrando nei pantaloni. C'era un gemito nell'aria, non si capiva di chi. Daniela si alzò e si tolse i pantaloni, e la camicia. Rimase nuda. Le due ragazze fecero lo stesso guardando Stefy. Stefy non batté ciglio. Teneva il suo bicchiere in mano, e con l'altra una sigaretta accesa. Io ero ancora a qualche metro, laddove mi aveva lasciato John. I miei pantaloni erano gonfi, ma non avevo fretta.
John si tolse i vestiti. Aveva un cazzo enorme e nerbato. Persino Stefy sussultò. Le ragazze furono entusiaste e subito gli saltarono addosso. Cominciarono a succhiarlo come indemoniate, cercando di prenderlo fino in gola senza riuscirci. Daniela si mise sul tappeto sotto di Chloè e cominciò a leccarla. Chloé aggrappata al cazzo di John di cui l'altra metà era nella bocca di Irina si raddrizzò e cominciò a lanciare dei piccoli gridolini. Daniela aveva il suo clitoride in bocca, lo aspirava, lo spingeva, lo girava in bocca, lo sfiorava. Finché venne lanciando un urlo disumano ed arcuandosi. Poi, si alzò, e fece capire chiaramente a Daniela di volerle rendere il piacere. Cambiarono posizione, Daniela si mise seduta sul divano mentre Irina fece il giro del divano raggiungendo John. Ed allora protese il culo indicando chiaramente cosa volesse. Quando John la penetrò, urlò di dolore e piacere misto. Era cosi bagnata da colare, ma il cazzo di John come disse era un portento. Una vera e propria mazza larga e lunga difficile da trovare in giro. Persino io che avevo un gran cazzo ne ero meravigliato. Stefy si era alzato la gonna e si masturbava. Sotto, come sempre, non portava niente. Laguardia, mi guardò, ci sorridemmo. Daniela in quel momento stava godendo. Un suono rauco. Chloé la stava leccando e le aveva infilato quasi tutta la mano nella vagina. Venne insieme a Irina che stava impazzendo con l'enorme cazzo di John e si baciarono.
John fece il giro e si sedette sul divano. Chloé prese il suo cazzo, e con delicatezza ci si sedette sopra. Chloé si sedette affianco e mentre si baciava con John apri le gambe alla lingua curiosa di Daniela. Sentii i rantoli di Stefy e la guardai. Aveva tre dita nella sua figa e li muoveva sempre piu freneticamente fino a quando li spina tutti dentro e rimase bloccata tremando per alcuni secondi. Ero elettrificato. Ma sempre li all'angolo ad osservare. Il piacere riempiva la stanza, non c'era bisogno di partecipare per viverlo, era un esperienza nuova, non diretta, come se rubassi le sensazioni altrui, mi impossessassi di emozioni oltre il mio corpo. L'odore dei fluidi del piacere era intenso, c'era profumo di felicità.
Fu Stefy a venire da me. Lo accettai, era il momento. Non era previsto, sono sicuro che Stefy quanto me non eravamo interessati a scoparci. Ma fummo trasportati dalla magia di ciò che succedeva sotto i nostri occhi. Stefy venne da me e mi sbottonò il pantalone mentre mi toglievo la maglietta. "Come sei nero!" esclamò scherzosamente.
Una volta fuori il mio cazzo, le prese con due mani e rimase a guardarlo per alcuni secondi. Poi, gli diede un bacio, si alzò, e mi disse "vieni".
Prese una sedie dal tavolo da mangiare e la mise a centro stanza. Mi ci fece sedere, senza fronzoli, mi sali sopra. Rimase fissa sul mio cazzo. La sua vagina palpava, sentivo gli umori colore sulle mie palle, i suoi seni premere contro la ia testa, le sue braccia attorno al mio collo che si chiudevano ad ogni goduria. Alle sue spalle, guardavo Daniela seduta sul cazzo di John di schiena le gambe aperte e Chloe che la leccava. In una posizione acrobatica sul divano, Irina incollava il suo pube sulla bocca di John mentre ci guardava con degli occhi estasiati.
Quando il piacere ti circonda totalmente, ti porta fuori dalla realtà, in un altro mondo. I sensi vengono portati all'estremo rivelando una parte di se stessi che manco si conosce. La famosa sensazione che is possa godere da impazzire. Era quello.
Stefy si alzò facendomi un occhiolino e sorridendo ed andò dietro il divano con le gambe divaricate. L'invito era chiaro. Daniela si mise di fronte a baciarla mentre John la scopava e Chloe sotto leccava sia l'uno che l'altro. Entrai in Stefy come entrò in me. Con lentezza ma sicurezza. Ogni centimetro un brivido. Irina si mise sotto di noi e cominciò a leccarci. Senti distintamente le contrazione della vagina di Stefy sul mio cazzo mentre godeva. Irina sentiva la goduria ed allora insisteva sul suo clitoride mentre io spingevo piu che potevo per riempirla al massimo. Lei rimaneva ferma e tremava senza sosta. Poi, Irina si alzò e si mise nella stessa posizione. Stefy andò a sedersi laddove si era masturbata ma Daniela la raggiunse e si mise bocconi tra le sue gambe mentre John aveva preso in braccia e la scopava brutalmente mentre urlava. I suoi seni balzavano e si vedeva distintamente il poderoso cazzo di John ricoperto di umori come crema bianca che andava su e giù velocemente.
Irina aveva una vagina corta, ma amava sentire il cazzo che la invadeva, e spingeva il suo sodo sedere contro il mio cazzo che spariva regolarmente in lei. La senti godere e senti quasi mordere il mio cazzo nei suoi spasmi. Tuttavia scelerai il ritmo e spinsi ancor piu in fondo facendola urlare per lungo tempo.
Oramai, non se ne parlava più di andare a ballare. Eravamo seduti tutti vicini, tutti nudi, a bere un altro po di Acquavita, ed a fumare un altra canna. 'atmosfera era distesa, di quelle fatte di profonda soddisfazione, di goduria vera, di sensi appagati. Non pensavo, godevo. Ero seduto affianco a John. Anche se moscio, il suo cazzo era sempre enorme. Guardai il mio e sorrisi. Non sfiguravo per niente. Anzi. Forse il suo era un pò piu grosso, ma il mio indubbiamente era piu lungo. Un piccolo senso di orgoglio tipicamente maschile, a una meschina soddisfazione che ogni uomo in un modo o nell'altro si prende. Non so da chi partii la proposta, ma qualcuno la fece. Un torneo tra ragazze per vedere chi lo prendeva di piu in gola. Ovviamente, io e John eravamo d'accordo. Le ragazze si misero in fila ed una ad una in ginocchio, sputandoci copiosamente sul cazzo, spinsero piu che poterono in gola. Vinse Daniela. Forse per l'età. Ma le altrevragzze non si offesero, anzi, misero a disposizione gli altri loro buchi...
Andammo via alle sei di mattina. Sfiniti ovviamente, ma pieni di un altra sostanza chiamata felicità. Io e Stefy ci fidanzammo, e ci sposammo. Il resto, lo lascio immaginare a voi.
scritto il
2022-01-19
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