La ragazza troppo bella - Parte 9

di
genere
dominazione

Ero nella hall della mia Spa a parlare con Cinzia di una festa a Malta e di un altra su una barca e stavamo scegliendo le ragazze adatte quando vidi entrare un gruppo di ragazzi dall'atteggiamento strano. Quattro giovani tutti vestiti di spolverini neri, la barca irsuta. Camminavano in modo aggressivo, guardandosi attorno con sicurezza e sdegno. Ero seduta nel piccolo salotto accanto alla reception dove Grace, la statuaria giamaicana era seduta. Grace era della Giamaica. Non si scomponeva. Le poche volte che erano successo dei tafferugli, si era gettata in prima persona nelle mischie senza alcuna paura ed aveva ristabilito la calma con modi drasticamente bruschi. I brutti ceffi si avvicinarono a lei e quello che sembrava il capo la guardò e disse "Dov'è il capo?. "Sono io il capo" rispose Grace senza nemmeno girarsi verso di me. "Forse non hai capito, voglio vedere il capo brutta negra". Nel dire questa frase, aveva scartato lo spolverino lasciando vedere un arma da fuoco. Anch'io e Cinzia vedemmo l'arma. C'e gente che usciva dalla Sua ed altra che stava entrando. Sarebbero tutti andati alla reception. E cosi fecero. I quattro uomini si scostarono rimanendo attaccati al bancone e costringendo i clienti ad espletare le loro cose avanti a loro. I loro sguardi erano minacciosi. Nel frattempo, approfittando della confusione, riuscì a mandare un messaggio ad Alberto. "Ci sono malviventi al centro, per favore manda una pattuglia!". Quando di svuotò il bancone, l'uomo disse "Forse non hai capito che se non troviamo il capo chiudiamo questo cazzo di centro e lo bruciamo". Fu allora che mi alzai. Non avevo paura. Quegli uomini erano violenti e potevano farci davvero male, ma dopo la mia esperienza atroce, il cinismo aveva fatto posto all'arroganza, alla sufficienza, alla sicurezza. Certamente non mi collocavo tra le persone più potenti del paese, ma li conoscevo quasi tutti. Non avevo paura, il potere teme solo il potere, e quei malviventi non lo avevano. Il terrore da solo, porta solo paura, il rispetto che ne deriva è ipocrita. Da qualche parte nella mia testa, ero sicuro che non ci avrebbero fatto del male. Mi alzai. "Sono io il capo" dissi. "Ah, fece l'uomo di cui potei notare gli occhi chiarissimi. Non solo gli occhi, ma la sua pelle era piu bianca del normale con delle macchie strane sulle mani e sul collo. "Bene" disse "andiamo a parlare in un luogo piu adatto". Ci alzammo ed andammo nel mio ufficio dietro. Solo due di loro entrarono con me mentre gli altri due attendevano fuori. Cinzia venne con me. "Allora?" gli chiesi appena si chiuse la porta. "Mi chiamano l'albino" disse con calma. " Mi piace la storia della piccola napoletana che bazzica i mondi alti. Ma mi piace meno che metta il naso nei miei affari. Voglio sapere da chi prendi la droga".
Rimasi scioccata. L'uomo lo notò e si accigliò guardandomi. Mi girai a cercare lo sguardo di Cinzia cercando un appoggio contro una cosa cosi insensata. Mi occupavo di piaceri sessuali, non di quelli procurati dalla droga. "Sbagliate" dissi. "Non è il nostro campo, non abbiamo mai venduto niente ai nostri clienti. Non so chi vi abbia detto questo ma è una bugia". "Ah si" rispose l'uomo senza cessare di fissarmi. Era inquietante. "Una settimana fa" disse " ho mandato un mio uomo ad una festa a Roma. Sono settimane oramai che molti nostri clienti non ci richiamano piu. Che fosse entrato in mezzo un rivale era chiaro, ma non capivo come. Il mio uomo alla vostra festa ha comprato cocaina per ben duemila euro da una delle tue ragazze". Poi. cacciò un busta con della polvere bianca e la buttò sul tavolo. "Questa è roba vostra" disse. Mi girai di nuovo verso Cinzia. Non mi guardava. Fissava la busta. "Cinzia, è possibile una cosa del genere?" le chiesi. L'albino riprese a parlare. "Queste sono le foto della ragazza che ha venduto la roba al mio uomo. Quest'altra invece è un altra che il mio uomo ha beccato in bagno a vendere la roba". Guardai le foto. Ero allibita. Tutte e due le ragazze erano le mie. Una rumena e l'altra ucraina. Guardai Cinzia. Si guardava le scarpe. "Cinzia?" tentai disperatamente di dire. "Mi dispiace..." disse. L'albino si stava divertendo. Sorrideva sarcastico mentre ci guardava. In quel momento, uno degli uomini rimasti nella sala entrò e disse "capo c'è la polizia". Lui mi guardò e rispose "E quindi? Siamo clienti... vero signore?".
Mandai via la polizia scusandomi per un mio errore. Dissi loro che avevo temuto una rapina e se ne andarono con dei buoni per un trattamento completo al centro. Poi, chiamai Alberto e mi scusai promettendogli di vederci la sera stessa. L'albino ed i suoi uomini se ne andarono dopo poco. Aveva capito il gioco di Cinzia alle mie spalle. Lasciava che fossi io a risolvere la situazione. Mi aveva appena testimoniato rispetto, e gli dovevo un favore.
Licenziai Cinzia immediatamente insieme ad una decina di ragazze. Era gia da qualche mese che vendevano la roba alla mia insaputa. In quelle feste, la droga circolava quanto lo spumante. Decine e decine di migliaia di euro che allegramente venivano sniffati. Erano uomini cosi facoltosi che non si poneva ne il problema del prezzo, ne quello della quantità. Cinzia in quel lasso aveva fatto un bel pò di soldi. Con le ragazze che erano andate via insieme a lei, cercò di farmi concorrenza. Apri anche lei un centro e cercò di fare esattamente le cose che facevo. Ma... Non le andò esattamente bene. Dovette ridimensionare lei e le sue ragazze e divennero delle semplici e banali ragazze squillo. Cinzia qualche mese dopo venne da me e provò a scusarsi ma l'unica cosa che ricevette fu un ostinato silenzio.
Misi Grace affianco a me. Oltre ad essere piu efficiente di Cinzia, era anche cintura nera di arti marziali e sapeva usare perfettamente le armi a fuoco. "Sono giamaicana sai... per noi l'arma è come la pasta per voi". Lei i suggerimenti due cose. La prima, la sicurezza. Al centro avremmo dovuto prendere dei guardiani. E poi, mi suggerisce di avere alleanze anche con quelli della malavita. Sapeva di cosa avesse fatto Cinzia e chi era in realtà l'albino. Mi disse che l'idea della droga non era male. Che se la distribuissimo noi comprandola ad un prezzo vantaggioso, poteva raddoppiare il giro di affari. Aveva ragione. In quanto alla mia preoccupazione per la polizia, disse "Ma se quelli ti mangiano tutti nel palo della mano! Ti pare che vorranno mai essere coinvolti in un standolo!". Aveva ragione. Pur se qualcuno morisse di overdosi, il medico legale avrebbe semplicemente refertato in infarto. Quella gente era l'esempio del paese, non si poteva esporre, e quindi, qualunque situazione veniva risolta da loro che rappresentano la politica, la legge, erano giuria e giudici. E come terza cosa mi disse di filmare... Disse che il vero potere era l'informazione, non solo il danaro. I segreti hanno un valore immenso, perché la dignità viene considerata la gemme dei valori. La falsità del mondo si afferma in poche regole, poche strette vie dove molti cercano di infilarsi cercando semplicemente di arrivare in fondo alla strada ed ignorando altri sentieri e piste.
La prima cosa che feci fu di chiamare l'albino. Venne nel pomeriggio e ci chiudemmo nel mio ufficio. Quando se ne andò, avevamo un accordo. Aveva sentito prima Grace annunciarlo al telefono dicendo "Bosslady, c'è qualcuno per lei". Se ne andò via salutandomi con un leggero inchino e dicendo "Bosslady...".
Quel nome si diffuse come una leggenda. Chiamai anche Luigi lo stesso giorno e gli proposi di occuparsi della sicurezza del centro. Un impiego fisso. Era abbastanza reticente, ma mi fidavo di lui ed insistetti. Era più propenso ad occuparsi della manutenzione piuttosto che della sicurezza ma gli promisi di iscrivergli a dei corsi. Accettò e nel giro di un mese avevo cinque adatti alla sicurezza. Tutti alti e ben piazzati. Gli feci fare dei corsi di autodifesa, di protezione, di sicurezza elettronica, corsi molto costosi ma pagavo io. Soldi ne avevo, e pretendevo. In sei mesi, allargai il loro gruppo. Qualcuno di loro si occupava di accompagnare le ragazze alle feste o di andare a prenderle. Grazie ad Alberto, ottenni per tutti loro il porto di armi. L'albino invece mi faceva la corte. Era affascinato da me. Ero riuscita ad ottenere un prezzo migliore per la droga e ne distribuivo cosi tanto da far girare la testa ad ogni finanziere d'Italia. Ma anche nei finanzieri c'era chi partecipava alle feste, stava con le mie ragazze, si divertiva con la lussuria che era la mia specialità. I soldi erano sempre di più, pur volendo, non sarei riuscita a spendergli alla stessa velocità con cui entravano. Investi nelle case. Ne comprai oltre una decina in quartieri discreti che misi subito in affitto alle mie ragazze. Non risolse il problema. Entravano ancora troppi soldi. Ed ebbi l'idea mentre guardavo un film su come fare. Diamanti. E cosi feci. Tutti i contanti che avevo, oltre quattro milioni di euro, furono spesi in diamanti. Ogni settimana, Luigi andava in Svizzera con cinquecentomila euro in contanti e tornava con i diamanti. Conclusa l'affare, mi meravigliai di come pochi fossero quasi cune milioni di euro in diamanti. Ma quanto luccicanti... Li misi in una cassetta di sicurezza e continuai a fare soldi, tanti.
Avevo allargato il centro, fatto altri lavori, e costruito dall'altra parte della tenuta un grande casale con venti stanze. In mezzo al prato, un enorme piscina riscattabile e sui fianchi tra delle cabine per la sauna, piu vasche di idromassaggio. I fiori e le piante sapientemente distribuiti rendevano la scena paradisiaca. Uno spazio era dedito al bar ed alla cucina. All'aperto, coperto di paglia, un tocco esotico che non guastava. All'interno, c'erano altre vasche e piu cabine di massaggio. Ogni cabina era un capolavoro. In ognuna di loro, uno specchio occupava tutta la parete. Ma tra di loro, c'era un passaggio piccolo, largo poco piu di un metro. E si vedeva tutto ciò che succedeva nelle cabine. L'architetto era stato bravo. L'avevo scelto in Svizzera, appositamente perché doveva rimanere un segreto. Anche l'albergo era fatto nello stesso modo. Potevo spostarmi tra le mura e guardare in ogni stanza. Il fatto è che ebbi successo perché non solo ero fuori Roma, ma avevo avuto l'astuzia di fare in tal modo che si poteva entrare senza essere visti da nessuno sia nel centro che nell'albergo. Antistante ad ogni edificio, dei piccoli box garage individuali da cui poi si passava in un corridoio per entrare. Le camere di massaggio erano tutte dotate da una vasca d'idromassaggio, da una sauna finlandese, e di una doccia emozionale. Discrezione assicurata.
Ero dietro il vetro di una cabina a guardare le prestazioni di un vescovo che era con due delle mie ragazza. L'uomo era sdraiato sulla schiena gli occhi chiusi e le braccia aperte. Anna, la piccola polacca gli masturbava le palle mentre Angela gli massaggiava il petto con due pietre calde. Nessuno tranne me e Grace sapevamo dei passaggi segreti. E quindi le ragazze non sapevano nemmeno di essere osservate. Stavo filmando l'incontro, ma mi stavo nel contempo eccitando. Anna ed Angela lavoravano spesso assieme. Erano una coppia, e la loro intesa si rifletteva nei loro gesti. Si guardavano, ed i loro movimenti erano perfettamente coordinati. La testa bionda di Anna si abbassò sul pene dell'uomo e le sue labbra piano cominciarono a scapucciarlo, L'uomo aveva un bel cazzo tutto rosso. Angela lasciò le pietre li e si spostò dietro la testa dell'uomo cominciando a massaggiarli con due dita la parte sotto le orecchie. L'uomo sembrò apprezzare e si vedeva chiaramente il suo cazzo sussultare. Le due ragazze smisero assieme e presero la mano dell'uomo invitandolo ad alzarsi. Entrarono tutti e tre nella sauna e non li vidi per un paio di minuti. Era la procedura. Due minuti per rilassare i muscoli. Uscrno che lui era rosso. Le mie ragazze. C'era il centro abbronzante in loco e le obbligavo ad abbronzarsi. Belle non basta a volte. La cura del dettaglio fa la differenza. Usavano entrambe delle guerriere e corsetti di latex. Questa volta, fecero adagiare l'uomo sul letto. Anna cominciò a succhiarli i capezzoli mentre Angela ridava vita al suo cazzo moscio. Poi, Anna si sedette sopra la sua testa ed apri la sua figa alla lingua dell'uomo che subito cominciò a leccarla. Angela aveva raggiunto un risultato notevole con la sua lingua. Si alzò e si sedette sul pene dell'uomo che ebbe un lungo brivido. Poi, entrambe cominciarono a massaggiare sia il basso ventre che il petto. Angela si alzò subito quando senti che l'uomo stava per venire. Il suo cazzo pulsava tanto da muoversi a scatti da solo. Le ragazze lo presero di nuovo per mano. Lo portarono alla doccia emozionale. E mentre l'acqua in modo alternato freddo e caldo colava addosso all'uomo, tutte due in ginocchio, lo succhiavano. La doccia fini, e le ragazze andarono nella vasca. La accesero, e l'uomo vi entrò e si sedette. Fu Anna questa volta a sedersi sopra di lui ed a muoversi piano. L'uomo aveva gli occhi chiusi. Sembrava concentrato. Angela era anch'essa nella vasca. Quando Anna si alzò, si sedette a sua volta sul membro del vescovo ma girata di schiena. Lei ed Angela cominciarono a baciarsi. Dolcemente. Mentre Anna si alzava e si sedeva senza fretta sul cazzo dell'uomo. Non ci volle molto. L'uomo trattene un grido che diventò un lungo mugugno mentre Anna spingeva il sedere verso di lui e lasciava che il cazzo confidato in lei si liberasse del tutto. A quel punto, spensi la telecamera, mi alzai, e percorsi il corridoio tornando verso il mio ufficio. Una scena che vidi al volo in una delle altre stanze mi fece rimanere un pò ad osservargli. Un uomo che non conoscevo era legato ad un anello fissato al soffitto ed una delle mie ragazze, nera, nigeriana di origine, lo stava frustrando senza pietà lasciando sulla sua schiena, sul sedere, e sulle cosce lunghe scie di sangue. Gloria, cosi si chiamava la ragazza, ad un certo punto lo slegò. L'uomo si afflosciò a terra privo di energie. Lei gli mise il tacco di uno dei suoi stivali sul petto e spinse. Senti distintamente un gridolino di dolore. Poi, le sputò addosso prima di indicare all'uomo di alzarsi. Era crudele. Lo portò nella sauna e lo lasciò dentro per cinque minuti. Non osavo immaginare il dolore dell'uomo per via delle ferite sul corpo. Quando lo fece uscire, lo prese per i capello, e lo portò nella vasca. Lo face sedere senza entrarci e poccio un stivale sul bordo mettendo la sua figa sopra la testa dell'uomo. Poi, cominciò a pescare sul viso dell'uomo. "Apri la bocca!" le disse con un tono che non ammetteva repliche. Vedevo la pipi di Goria entrare nella bocca dell'uomo e riversarsi sul suo collo, il suo petto. "Bevi" disse Gloria, e l'uomo con la testa riversa verso dietro cominciò a deglutire con difficoltà. Gloria fini di fare la pipi ed avvicnò la figa alla bocca dell'uomo. "Pulisci" disse. L'uomo si mise a leccare la figa rosa di Gloria. La si vedeva perfettamente di dov'ero, il clitoride immenso che dominava il monte di Venere, la fessura delineata dallo stacco del colore della sua pelle con il rosa delicato della vagina. Li lasciai li cosi, ed andai ad aprire la porta nascosta che dava sul mio ufficio. Avevo appuntamento a breve. Dovevo mandare le ragazze ad Arcore per una festa, e stava venendo uno dei legali dell'uomo che la organizzava a casa sua...
scritto il
2022-01-30
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