Come animali

di
genere
orge

Era un giorno come un altro, giù nella tavernetta di casa mia eravamo in quattro, stesi sul divano letto aperto, Teresa, Patrizia ed io eravamo impegnate in un pompino ad Antonio, che non avrebbe dimenticato presto. Anzi forse mai.

Antonio se ne stava spaparanzato con le gambe fuori dal letto; nudo, le gambe piegate toccavano il pavimento, il cazzo ben teso svettava in alto mentre rivoli di saliva colavano giù dallo scroto e poi dalle palle scendevano in parte sulla coperta e poi in terra.

Noi tre, pure nude, ce ne stavamo in parte sopra di lui, in parte ai fianchi, la tortura al povero Antonio andava avanti già da un po'.

Io fumavo e parlavo, Teresa chiacchierava con noi e ogni tanto provava a parlare anche con Antonio che rispondeva a monosillabi o grugniva. Lei chiacchierava su tutto continuamente, Teresa grandi tette parlava sempre e noi malignando dicevamo che avrebbe continuato a farlo anche dopo morta.

Patrizia no, longilinea, poche tette, lei non parlava ma guardava lo scettro di Antonio con sguardo scientifico, si chiedeva se e quando avrebbe ceduto.

Il pompino andava avanti da un po' io alternavo aspirate alla sigaretta, con aspirate al mega sigaro, a volte mi divertivo a espirarci su il fumo poi lo imboccavo sicura per una succhiata.

La saliva mi colava dalla bocca ogni volta che lo facevo uscire, oramai imbrattava tutto; Teresa che oltre essere una gran chiacchierona era nota anche per essere pure una gran pompinara, mi tolse lo scettro di mano e di bocca e vi si calò ingoiandolo tutto.

Io le misi una mano sulla testa mentre Patrizia contava, a dieci mentre Teresa continuava a fare gorgoglii spinse indietro con la testa e risalì a prendere aria, lasciando dietro di sé una cascata di saliva che scivolò giù inondando le palle, la pazza sorrideva golosa, io temetti che ricominciasse a parlare e quindi le passai la sigaretta, poi preso in mano il cazzo oramai scivoloso di saliva e feci un cenno a Patrizia che fece no col capo, io alzai le spalle e mi calai giù.

La cappella mi solleticava il fondo del palato stimolandomi i conati di vomito, la bocca mi si riempì subito di saliva, molta già ce n'era per via dei precedenti lavori di bocca, altra la produssi io; sentivo sulla nuca la mano di Teresa mentre Patrizia contava, a tredici mi sollevai di scatto colando saliva. Ho vinto, dissi sorridendo.

Patrizia prese in mano il cazzo di Antonio dicendo che era ora di finirla, scese dal letto e si accucciò tra le gambe aperte e si mise a segare povero uomo quasi allo stremo, io mi misi da un lato e insieme a Teresa cominciammo un lavoro di lingua in due.

Leccavo tutta l'asta, leccavo la mano di Patrizia che l'impugnava e leccavo la lingua di Teresa quando ci incontravamo sulla cappella.

Non era certo la prima volta tra noi tre e non mi schifavo né per la lingua di un'altra, ne per il misto di saliva, così quando finalmente Antonio eruttò un fiume di sborra, ci tuffammo in due in quel misto di umori che si venne a formare sulla sua pancia.

Io e Teresa ci guardavamo negli occhi mentre come assatanate, leccavamo la pancia di Antonio.

Poi iniziammo a baciarci fra di noi, sentendoci dare da Patrizia di porche schifose.

Sì eravamo porche e schifose, ma questo era il nostro gioco da anni, quello di annichilirci per una sera, di tornare animali, se Patrizia era stanca del gioco, libera di mollare.

scritto il
2022-02-04
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