Un aiuto ci vuole
di
Frossi
genere
etero
Si presentava sempre in abiti estremamente succinti, con un abbigliamento estivo da cui si evidenziavano le belle e giovanili forme: tornite gambe tatuate, ascelle voluttuosamente lanose, seni sodi che la maglietta riusciva appena a contenere.
-Guasrda che potrei essere tuo padre ma non lo sono e se ti presenti così...
-E io non sono tua figlia, sono maggiorenne e sei libero di pensare e provare ciò che vuoi.
Carla era di là con sua madre inferma ma aveva ascoltato il breve colloquio e dopo me lo disse che avevo fatto bene a richiamarla e non si era meravigliata della risposta, conoscendo il carattere della bella badante romena. Che strano, una volta di più Carla non si dimostrava gelosa, lei non lo era mai stata e i miei sguardi sulle altre e le mie avances non l'avevano mai fatta arrabbiare, sembrava anzi che non le dispiacessero, come se queste la eccitassero contribuendo al funzionamento del nostro più che ventennale intimo rapporto. Ancora, dopo tanto tempo, funzionava meravigliosamente e tutto quello che poteva essere d'aiuto era non solo da accettare ma da ricercare.
Ora la mamma si trova in ospedale, si è aggravata improvvisamente , ha perso conoscenza e siamo lì in tre in attesa della fine o del risveglio. E' appena passata la notte e Carla mi dice di tornare pure a casa con Myra che ha vegliato, è stanca e ha bisogno di riposare. Con la mamma resterà lei.
In macchina chiedo a Myra "la conosci Mantova?" "No" mi risponde e sembra dire che Mantova non le interessa. La sua ignoranza è evidente, allora insorge la mia deformazione professionale e sulla città inizio una piccola lezione alla fine della quale le propongo una visita in centro che le piacerà. Potremmo anche fare una bella colazione in una celebre pasticceria cittadina. Accetta volentieri, non è così stanca e allora devio verso il centro. La porto in Piazza Maggiore, le parlo di storia, di arte, facendole vedere delle fotografie esposte, poi andiamo in Duomo e pian piano l'interesse di Myra si fa vivo, fa delle domande, le piace.
Nella celebre pasticceria facciamo colazione e questa la mette ancora di più di buonumore. Nel tragitto per ritornare alla macchina, ad un tratto si ferma mettendosi a sedere sui gradini di una Chiesa e io la seguo. Mi racconta la sua breve storia: il padre l'ha abbandonata insieme a sua madre che è in Italia da qualche parte a fare il suo stesso mestiere, lei si è sposata con un giovane connazionale che ora si trova in una città del meridione e poi s'intenerisce parlando della figlia che è la ragione della sua vita e che ha lasciato in Romania affidata alla zia. Mentre ne parla, mi si accosta e appoggia la testa sulla mia spalla. Le viene quasi da piangere.
Più tardi a casa vuole stendersi con me, mi abbraccia, mi bacia, mi vuole. Si denuda e nella penombra sembra un'apparizione: bella, curvosa, un bel delta di Venere completa l'opera di una generosa natura. Quando mi sente pronto, mi cavalca, io tra le cosce. Si muove affannosamente finché non le sono dentro e allora si scuote, si scuote con selvaggia foga, con accompagnamenti vocali che aumentano l'eccitazione. Infine, un meraviglioso orgasmo simultaneo con lei che mi assicura: "Non temere, sono protetta". Quando Carla torna mi trova solo perché Myra è uscita a fare un po' di spesa ma in camera annusa un profumo che non è il suo. Mi guarda con un sorriso, poi: "Lo immaginavo, figurati, hai fatto bene, lo so come funziona. La mamma si è riavuta, stanotte potremmo dormire in tre. Che ne dici"?
-Guasrda che potrei essere tuo padre ma non lo sono e se ti presenti così...
-E io non sono tua figlia, sono maggiorenne e sei libero di pensare e provare ciò che vuoi.
Carla era di là con sua madre inferma ma aveva ascoltato il breve colloquio e dopo me lo disse che avevo fatto bene a richiamarla e non si era meravigliata della risposta, conoscendo il carattere della bella badante romena. Che strano, una volta di più Carla non si dimostrava gelosa, lei non lo era mai stata e i miei sguardi sulle altre e le mie avances non l'avevano mai fatta arrabbiare, sembrava anzi che non le dispiacessero, come se queste la eccitassero contribuendo al funzionamento del nostro più che ventennale intimo rapporto. Ancora, dopo tanto tempo, funzionava meravigliosamente e tutto quello che poteva essere d'aiuto era non solo da accettare ma da ricercare.
Ora la mamma si trova in ospedale, si è aggravata improvvisamente , ha perso conoscenza e siamo lì in tre in attesa della fine o del risveglio. E' appena passata la notte e Carla mi dice di tornare pure a casa con Myra che ha vegliato, è stanca e ha bisogno di riposare. Con la mamma resterà lei.
In macchina chiedo a Myra "la conosci Mantova?" "No" mi risponde e sembra dire che Mantova non le interessa. La sua ignoranza è evidente, allora insorge la mia deformazione professionale e sulla città inizio una piccola lezione alla fine della quale le propongo una visita in centro che le piacerà. Potremmo anche fare una bella colazione in una celebre pasticceria cittadina. Accetta volentieri, non è così stanca e allora devio verso il centro. La porto in Piazza Maggiore, le parlo di storia, di arte, facendole vedere delle fotografie esposte, poi andiamo in Duomo e pian piano l'interesse di Myra si fa vivo, fa delle domande, le piace.
Nella celebre pasticceria facciamo colazione e questa la mette ancora di più di buonumore. Nel tragitto per ritornare alla macchina, ad un tratto si ferma mettendosi a sedere sui gradini di una Chiesa e io la seguo. Mi racconta la sua breve storia: il padre l'ha abbandonata insieme a sua madre che è in Italia da qualche parte a fare il suo stesso mestiere, lei si è sposata con un giovane connazionale che ora si trova in una città del meridione e poi s'intenerisce parlando della figlia che è la ragione della sua vita e che ha lasciato in Romania affidata alla zia. Mentre ne parla, mi si accosta e appoggia la testa sulla mia spalla. Le viene quasi da piangere.
Più tardi a casa vuole stendersi con me, mi abbraccia, mi bacia, mi vuole. Si denuda e nella penombra sembra un'apparizione: bella, curvosa, un bel delta di Venere completa l'opera di una generosa natura. Quando mi sente pronto, mi cavalca, io tra le cosce. Si muove affannosamente finché non le sono dentro e allora si scuote, si scuote con selvaggia foga, con accompagnamenti vocali che aumentano l'eccitazione. Infine, un meraviglioso orgasmo simultaneo con lei che mi assicura: "Non temere, sono protetta". Quando Carla torna mi trova solo perché Myra è uscita a fare un po' di spesa ma in camera annusa un profumo che non è il suo. Mi guarda con un sorriso, poi: "Lo immaginavo, figurati, hai fatto bene, lo so come funziona. La mamma si è riavuta, stanotte potremmo dormire in tre. Che ne dici"?
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