La potenza di un nome
di
Frossi
genere
etero
LA POTENZA DI UN NOME
Può un nome essere così evocativo da suscitare per sé stesso l’eccitazione, sommuovere l’ormone? Per me lo è, ancora oggi ed “Anna” mi ha accompagnato per tutta la vita con il suo magico suono. Un suono che mi ha sempre fatto sentire desiderabili anche le Anne non belle, non parliamo poi delle altre.
La prima è stata una mia coetanea di otto anni conosciuta al mare nei lontani anni ’50. Festeggiavamo, tra l’altro, insieme, per la vicinanza delle date, il mio compleanno e il suo onomastico e insomma quella Anna è stata la prima a farmi “sentire” sulla pelle la differenza tra un maschio e una femmina, a farmi percepire quell’aura speciale che loro, dolcissime, hanno e che tanto ci attrae.
Alcune Anne le ho avute dopo averle cercate, le ho avute e godute, sempre sospinto da quel magico suono. L'ultima, fedifraga sposa, l'ho appena salutata dopo una sveltina condominiale di grande reciproco effetto: lei piegata sul tavolo di cucina, le mutandine giù su una scarpa, una gamba a terra, una sollevata per il mio ingresso da dietro con la voglia di dare e ricevere il grande piacere, la piccola morte. Appagati, ci sorridiamo, poi io le sussurro: "Ciao Anna" e quel nome me lo sento sempre in bocca come una dolce piaga.
Può un nome essere così evocativo da suscitare per sé stesso l’eccitazione, sommuovere l’ormone? Per me lo è, ancora oggi ed “Anna” mi ha accompagnato per tutta la vita con il suo magico suono. Un suono che mi ha sempre fatto sentire desiderabili anche le Anne non belle, non parliamo poi delle altre.
La prima è stata una mia coetanea di otto anni conosciuta al mare nei lontani anni ’50. Festeggiavamo, tra l’altro, insieme, per la vicinanza delle date, il mio compleanno e il suo onomastico e insomma quella Anna è stata la prima a farmi “sentire” sulla pelle la differenza tra un maschio e una femmina, a farmi percepire quell’aura speciale che loro, dolcissime, hanno e che tanto ci attrae.
Alcune Anne le ho avute dopo averle cercate, le ho avute e godute, sempre sospinto da quel magico suono. L'ultima, fedifraga sposa, l'ho appena salutata dopo una sveltina condominiale di grande reciproco effetto: lei piegata sul tavolo di cucina, le mutandine giù su una scarpa, una gamba a terra, una sollevata per il mio ingresso da dietro con la voglia di dare e ricevere il grande piacere, la piccola morte. Appagati, ci sorridiamo, poi io le sussurro: "Ciao Anna" e quel nome me lo sento sempre in bocca come una dolce piaga.
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