Gloria

di
genere
sentimentali

Come era bellina la Gloria sulla spiaggia, come era bellina quella moretta in bichini. Me ne invaghii subito ed iniziai a corteggiarla, a farle il filo, come diceva lei. Cominciai a farmi notare e non era facile perché ne aveva di ragazzi intorno la Gloria sulla spiaggia . Sapevo quando arrivava e non avevo occhi che per lei. Doveva accorgersi di me e facevo di tutto perché questo avvenisse, muovendomi con un tempismo troppo evidente perché lei non capisse. Alla fine, a forza di incrociarla, sempre casualmente, cominciammo a salutarci, cominciò a rivolgermi la parola anche durante il bagno là dove potevo sfoggiare la mia abilità natatoria e la mia prestanza fisica. Poche parole ma indicative di un suo progressivo interessamento che io volevo rimanesse tale, come un'aspettativa. Del resto non mi andava di entrare nella compagnia, avevo capito che mi sarebbe convenuto rimanere separato, distinto dagli altri. La cosa sembrava funzionasse e ora anche lei si muoveva col mio stesso tempismo e gli incroci si facevano sempre più frequenti e i saluti molto meno sfuggenti, finché un giorno, troppo vicino alla partenza, la Gloria si staccò dal gruppo in conversazione, dirigendosi dritta dritta e sotto lo sguardo geloso degli altri, verso di me seduto su un pattino spiaggiato in riva al mare. Mi si mise seduta accanto e cominciò a chiedermi le cose. Parlammo fitto fitto di scuola, dei nostri rispettivi paesi, delle nostre famiglie, del tempo libero. Ancora due giorni e poi il distacco, dopo un sentito scambio di indirizzi. Ne nacque un lungo rapporto epistolare: tante lettere, le mie bianche, le sue colorate che attendevo settimanalmente e accoglievo ogni volta con grande piacere riservandomi di leggerle la sera prima di addormentarmi. Poiché la cosa durò per alcuni anni e i brevi soggiorni marini non dettero altri risultati che parlare parlare, passeggiare passeggiare e qualche lento ballato in riva al mare, poiché, infine, vi furono per entrambi altri amoretti senza che questo compromettesse il nostro rapporto, devo pensare che tutto il piacere fosse proprio in quelle letterine da cui ogni tanto trapelava che quell'affetto potesse essere amore ma trapelava e basta.

Ci vedemmo un'ultima volta a Milano, dove lei studiava, in una invernale giornata tipica meneghina. Girovagammo un po' alla ricerca di luoghi caldi, prendemmo un aperitivo in Galleria dove lei mi disse convinta ma senza entusiasmo di essere fidanzata. Io le dissi "lascialo e mettiti con me, dopo tanto scriverci". Era solo una battuta un po' provocatoria ma lei ebbe uno scatto, mi disse: "Dai, andiamo, ti porto da me, saremo soli, la mia compagna è partita per le vacanze". Fui colto di sorpresa e la seguii senza capire bene ma con la sensazione che si fosse giunti alla fine. Un tratto a piedi e poi la metro, aggrappati a un sostegno, uno di fronte all'altra, in silenzio fino alla fermata. Salimmo ed entrammo in un pensionato con alcune camere ed un dolce odore di giovani femmine nell'aria. Gloria mi porta nella sua, con due letti; fa molto caldo e subito si libera del superfluo, è in sottoveste nera ed io sono sbalordito. Chiude a chiave la porta, poi si avvicina, mi abbraccia , mi bacia sulla bocca, mi accarezza invitandomi a fare come lei. Mi svesto anch'io, resto con i boxer e lei continua a baciarmi il torace il collo, l'addome. Reagisco travolto dal piacere e lentamente dal viso scendo giù al suo ventre, le accosto il viso al pube, aspirandone l'odore e poi la spingo a sedere sul letto, le allargo le gambe, le tolgo le mutandine, la bacio lì come fosse una bocca mentre lei geme e dice "finalmente finalmente". Gloria ora si distende, mi vuole sopra, mi vuole dentro ed io ubbidisco.

Mentre ci rivestiamo lei toglie di scatto il lenzuolo, lo avvolge e lo getta in un angolo, poi mi guarda e sorride.

Un'ora dopo siamo alla stazione centrale per il treno che deve riportarmi a Pisa, prendiamo un caffè, ci sorridiamo, ancora qualche bacio mentre mi accompagna lungo il binario e infine, mentre sto per salire, un altro bacio sulla bocca ed una frase lasciata cadere come un languido biglietto di addio: "Volevo che tu fossi il primo, davvero"!
di
scritto il
2022-02-15
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