Un sera in treno

di
genere
etero

Che lei provasse qualcosa per me non lo sapevo, non avevo mai avuto modo di capirlo. Che io provassi qualcosa per lei, una strana attrazione fisica, questo lo sapevo però, nemmeno ci fantasticavo in quel periodo. Condividendo la stessa passione per il karatè, eravamo spesso insieme seppur seguendo corsi diversi. Notai il suo fisico proprio in palestra.
Maria era una ragazza abbastanza fuori dal comune, molto intelligente, preparata, non affascinate, spesso passava inosservata tra la folla. Per il suo modo di vestire? Sì senza alcun dubbio. Per la sua non curanza? Seppur fosse sempre fresca e profumata di vaniglia, la capigliatura maschile e gli occhiali da sfigata l’affossavano di brutto. Insomma era come se facesse di tutto per non farsi avvicinare eppure, era una ragazza così solare ed eloquente. Parlavamo, parlavamo molto e prendevamo insieme il caffè ogni tanto. Una domenica mattina ci trovammo insieme a correre, io scendevo da casa mia e lei stava per iniziare la corsa verso il ritorno a casa. Proseguimmo qualche chilometro insieme e discutemmo se andare oppure no a Roma, per un torneo. In quel periodo frequentavo una ragazza di cui non importava nulla e decisi di agire d’istinto. Avevamo progettato di fare un piccolo weekend insieme ma lei era sempre indecisa e dubbiosa sul da farsi. Dopo l’ennesimo rifiuto lasciai perdere. Senza pensarci, proposi a Maria di andare insieme, magari un giorno prima del torneo e di cogliere l’occasione per visitare Roma dato che lei non l’aveva mai vista. Lei senza esitazioni, con mia sorpresa, disse che era d’accordo.

Prendemmo il treno notte, con partenza poco prima di mezzanotte, con l’intento di far colazione a Roma.
Lei era vestita in maniera molto sportiva, tuta nera, sneaker, zainetto sulle spalle, sembrava più sciatta del solito, ma poco mi importava. Adoravo la sua compagnia, parlava sempre, ma mai a sproposito il che mi dava modo di rilassarmi, di non dover condurre io la conversazione, di non dovere far colpo, vantarmi o cavolate simili; con lei tutto era stranamente spontaneo e naturale.
Fino a Salerno restammo in una cabina aperta, nel nostro vagone se ci fosse qualcuno o meno, io non lo sapevo. A Salerno ci controllarono i biglietti e poi le due tappe successive sarebbero state Napoli e Roma. Conoscevo la tratta e volevo riposare, a Salerno chiusi le porte della cabina con la cintura dei jeans nel miglior modo che potessi fare e dopo abbassai le tendine.
- Credimi, ci sono già passato. Ci hanno rubato tutto e nemmeno ce ne siamo accorti, dormivamo strafatti ecco anche l’altra delle motivazioni. Al di là di questo evento, e ti pregherei caldamente di non raccontarlo - le dissi ridendo, - ti ripeto: credimi che è meglio stare chiusi per quella tratta! -
- Addirittura! A me comunque non fa sonno eh! Potrei fare da guardia!- disse lei molto sicura di sé
- Ti ringrazio, sei coraggiosa ma domani mattina sarà una sfacchinata, un poco di riposo non ci farà per niente male -
- Va bene, hai ragione… meglio riposare! - rispose lei, ma il suo sguardo lasciò aperto ancora l’argomento.

Maria che era seduta davanti a me, si avvicinò al mio fianco, aveva freddo e lo ammise, appoggiò la testolina sulla mia spalla ma non chiuse occhio, parlò una decina di minuti, mi domandò del mio rapporto con Francesca, ci girò intorno ma infine mi fece delle domande che sinceramente mi imbarazzavano e al contempo mi fecero avere una erezione. Non mi sarei aspettato un discorso sul sesso, un discorso su posizioni e preferenze. Sarà stato l’istinto o semplicemente la voglia di possederla che mi spinse a baciarla mentre parlava. Se dapprima si scostò sorpresa l’attimo successivo fu lei ad infilarmi la lingua in bocca e a sedersi sopra di me premendo con il suo bacino contro il mia erezione. Fu talmente rapida che non me ne resi nemmeno conto. Cercai di toccarle il seno, una terza magnifica abilmente nascosta dal reggiseno sportivo. Non arrivai a toccarlo che lei, con gesti rapidi e fulminei, tolse prima gli occhiali, poi si abbassò la lampo della felpa gettandola sul sedile, si sfilò subito la maglietta e slacciò il reggiseno liberando finalmente i due seni sodi. Agguantai saldamente tutti e due i seni e con lingua biforcuta cominciai a leccarli avidamente. Li baciavo, li stringevo tormentandole i capezzoli sempre più turgidi sembrava piacerle quanto la mia lingua e le mie mani le stessero facendo. Nonostante fossi eccitato al massimo e volessi prenderla all’istante, non riuscivo ad andare oltre. Di lei non sapevo nulla sulla sfera sessuale, ero convinto fosse vergine, se non mi avesse abilmente messo la lingua in gola avrei continuato a credere che lo fosse, del resto non l’avevo mai vista con un ragazzo. Eppure ero frenato, sapeva baciare bene e poi? Avrei dovuta farmela in un treno? Se fosse stata veramente vergine avrei dovuto prenderla nella cabina fatiscente di un treno? Mi suscitava emozioni contrastanti: da un lato la bestia avida di sesso senza pudore, dall’altro un uomo timido quasi impacciato.
Mentre la baciavo e le toccavo il seno, mi sbottonò i jeans, io la lasciai fare e l’aiutai a prendere il cazzo in mano, mi segò velocemente, sapeva maneggiarlo con cura, aveva una tecnica precisa e metodica, passava da ritmi bassi quasi dolci a ritmi forsennati come ne fosse quasi ossessionata. Quella sua tecnica mi piaceva.
Mentre mi godevo quella magnifica sega, mentre mi baciava, si chinò. Onestamente aspettavo avidamente la sua bocca, volevo un pompino. Fu come se prese le misure, sputo un paio di volte sul glande e poi lo prese in bocca, partì succhiando forte e con disinvoltura al punto che io iniziai a gemere e mi vidi costretto a prenderla per la testa e ficcarglielo tutto nella gola per ribadire la mia mascolinità. Le diedi un colpo, due colpi fino a quando sputò saliva e rivoli di liquido pre eiaculatorio, mi sorrise, stava per passarsi le mani sulle labbra, quando si fermò e mi fissò dritto negli occhi, i suoi erano due tizzoni ardenti.
- Si fa così no? - Maria passò la lingua sulle labbra, raccolse quei liquidi e li ingoiò. Perché quel gesto mi sembrò così naturale, carico di sensualità non lo sapevo, di certo non era per nulla volgare.
Era davvero bella, me ne accorsi solo in quel momento. Il suo corpo era qualcosa di sublime, rasentava la perfezione, ogni cosa era come piaceva a me: seno pieno ma non enorme, culo sodo e levigato, un marmo scolpito ad arte.
Balzò all’indietro, si tolse i pantaloni della tuta e si risiedette su di me… ci baciammo ancora e poi lei, fece tutto lei, scostò gli slip quel po’ quanto basta a poter agire e si mise il cazzo dentro. Iniziò un movimento oscillante lento e tremendamente sensuale poi all’improvviso mi disse:
- tienilo duro per me, solo duro più che puoi! Ho bisogno che tu lo faccia per me -
Saltò sul cazzo, in maniera davvero veloce e veemente, quel movimento cominciò a farla gemere finalmente, era fantastica ed io lo tenevo duro come mi aveva chiesto, solo che i suoi ritmi iniziarono davvero ad essere faticosi da sostenere. La ragazza era allenata fisicamente e saltava sul cazzo come una di quelle attrici professioniste nell’arte del sesso. Io potevo solo toccarle il seno e schiaffeggiarle quel culo sodo. Lei imperterrita mi disse - ancora duro, di più… ti prego non venire… fammelo sentire tutto…tienilo ancora duro! -
Io abbandonai ogni pensiero su di lei, chiusi gli occhi per non vedere come balzavano a ritmo le tette. Alzai il bacino, pensai a tutto tranne al sesso e a quello che succedeva per tenere ancora l’erezione. Ero assolutamente distaccato affinché lei potesse godere… quanto mancava? Me lo chiesi, forse lei mi leggeva in testa perché subito dopo averlo pensato disse:
- Manca poco… tienilo duro… - non riuscì a finire la frase, dovette ansimare violentemente prima, - tienilo duro solo un altro poco… ti prego! Dai che vengo-
Nonostante l’impeto della scopata, a livello sonoro ci eravamo contenuti fino a quel momento almeno, i suoi gemiti aumentarono di volume, il tono della sua voce cambiò, stava per venire ma, io non sapevo se fossi riuscito a resistere. Si alzò proprio mentre stavo per venire, non dissi nulla, bloccai il glande con la mano. Lei urlò, si tocco qualche secondo il clitoride e vidi uno schizzo e qualche goccia uscirle dalla figa, mentre io mi alzai lei si gettò sul sedile alle sue spalle a braccia aperte, visibilmente senza fiato. Io tenevo il cazzo in mano che stava per esplodere.
Volevo esplodere, sulla sua faccia, sul seno, sinceramente in quel momento avrei sborrato ovunque. Lesto appoggiai la gamba destra su sedile, con il mio cazzo rivolto verso il suo viso.
- no, no… non lo faccio questo! - disse Maria avendo chiaramente compreso le mie intenzioni.
Era ormai troppo tardi. Il primo schizzo le arrivò direttamente sulle labbra, intorno la bocca, sotto il naso. Avvicinai coraggiosamente il cazzo, lei aprì la bocca ed i successivi schizzi le finirono dentro la bocca. Maria deglutì per niente infastidita.
Andai per sedermi, mi sentivo appagato, pensai che Maria fosse davvero una scopatrice assurda. Non ebbi il tempo di rimettere insieme i pezzi dei miei pensieri che Maria si avvicinò nuovamente. Mise la testa tra le mie gambe, leccò, ripulì tutto il mio cazzo che grondava di sperma, sembrava che avesse voglia di berne ancora.
- Non avevo mai ingoiato sperma - disse in un attimo di pura sincerità
- Ed io non ero mai stato scopato da una donna… nel senso… sei fantastica, non mi hai dato tregua! - dissi, ricambiando il momento
- Ho per caso minato la tua mascolinità in qualche modo? mi domandò leccandosi le dita e non scostando gli occhi dai miei.
- No no, assolutamente. Volevo solo elogiarti. Sei stata bravissima - dissi davvero estasiato da quello che era appena successo.
- Ah ok… vorresti fare tu… ora? -mi disse con tono di sfida
- Che intendi Maria? Vorresti scopare di nuovo? - risposi di getto quasi incredulo dalla sfrontatezza di Maria
- Non esattamente. Vorrei che fossi tu a scoparmi non appena il tuo cazzo se la sente! Sempre se ne è in grado - mi apostrofò continuando a provocarmi.
Ovvio che il mio cazzo se là sentiva, ovvio che volevo sbattermela per bene, avevo bisogno di un quarto d’ora. Un solo quarto d’ora e le avrei fatto pentire si avermi provocato così
- Dammi 15 minuti, nel frattempo… - mi avvicinai a lei. Maria teneva le gambe aperte e si accarezzava il clitoride. Le scostai le mani, le mise sulla mia testa, delicatamente afferrò i miei capelli. Io la stavo già leccando, era bagnatissima, aveva un sapore amaro, un sapore di figa vogliosa. Leccai più del dovuto, mi sentivo porco, audace. Quella cabina mi ispirava, volevo dimostrarle che oltre a tenere il cazzo duro sapevo scopare.
La presi tra le mie braccia, le dissi di tenersi e di ficcarsi il cazzo dentro, lei lo fece assecondando stranamente quelle mie richieste improvvisamente così rudi. La mia mano sinistra reggeva il suo culo sodo, con l’altra mi aggrappai al porta bagagli. Così come fece lei, anche io iniziai a scoparla in maniera intensa già da subito. Spesso l’equilibrio era precario… eppure il mio cazzo entrava ed usciva senza interruzioni, eppure… nonostante mi stessi comportando da stallone, nonostante i suoi gemiti, Maria mi sembrava non appagata. Sentivo che non riuscivo a possederla totalmente.
Dunque, le dissi ciò che non si dovrebbe mai dire ad una donna:
- Maria stai godendo? -
- Si! - Rispose lanciando un sospiro intenso - solo che… - lasciò la frase in sospeso facendomi diventare insicuro e di conseguenza rude
La trasandata, la strana Maria era molto esigente, perversamente esigente.
- Solo che? - io non mi fermai, continuai a scoparla, la guardai negli occhi, lei mi accarezzò sorridendo, forse era meglio lasciarla libera, tanto avrei dovuto solo tenerlo dritto e duro. Ricambiai il sorriso e lasciai la presa dal porta bagagli, lei subito si aggrappò al porta bagagli dietro di me, agguantata la presa iniziò ad ondeggiare, la mia di presa invece migliorò notevolmente. Afferrai con tutte e due le mani il culo, e cominciai di nuovo a spingere forte, riuscivo ad essere veloce, profondo. I nostri gemiti si sincronizzarono, stavamo per venire insieme… sarebbe stata un’eruzione vulcanica, la mia sborrata piroclastica.
- Sta fermo… resisti ancora un poco - mi disse Maria. Lasciò le mani, la presa, si allungò dietro, si inarcò, mi ritrovai a scoparla a ponte. Le sue mani erano poggiate sul sedile, le gambe avvolte ai mie fianchi, non sapevo fosse una contorsionista. Eravamo agli sgoccioli ormai, lo avevo capito e glielo spinsi dentro fino in fondo. Lei perse il controllo, urlò forte e venne copiosamente e in modo irruento.
- Siiii! - urlò come a volersi liberare ulteriormente
- Sono al culmine… vengo! - Andai per spostarmi, ma le sue gambe mi bloccarono. Riversai tutto lo sperma dentro di lei e mentre lo facevo le diedi anche qualche altro colpo. Lei sì adagiò delicatamente, visibilmente soddisfatta. Io invece, mi buttai sul sedile opposto, ero sfinito davvero, lei disse semplicemente:
- WOW - tenendosi un dito in bocca come una vera porca.
Non mi sarei mai aspettato una ragazza così selvaggia e potente.
Ovviamente parlammo, e no, non dormimmo quella notte. Stranamente a Roma, quella mattina eravamo energici ed entusiasti.



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2022-02-28
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