Disco Babylon 2010 - Alcol e Dorinda

di
genere
etero

La musica assorda, rimbomba nelle orecchie, nel bagno. Sono stordito ma, perfettamente cosciente di quello che faccio. Sto sborrando il viso della troia di colore che me lo succhia nel bagno della disco per venti euro. La candida sborra sulla carnagione scura della ragazza risalta, quasi mi piace vederla colare ed imbrattata. Non so in quale bagno mi trovo, lei è seduta sul cesso, io con le spalle alla porta, mi ricompongo velocemente ed esco mentre lei si ripulisce con le dita ed un fazzoletto. C’è una coppia sull’uscio, gli serve il bagno, lei potrebbe essere un’altra troia. Poco importa. La musica è ancora assordante, martella il cervello. Avevo bevuto poco prima, l’alcol però lo reggo abbastanza bene, la musica però mi rincoglionisce non la sopporto. I miei amici ballano, tutti sembrano in trance. Mi avvicino al bancone, bevo acqua, è inusuale, ordino un altro cocktail annacquato: tris di vodka con redbull. Sorseggio, muovo la testa fuori tempo, guardo soprattutto le ragazze. Il dj improvvisamente cambia musica, non è più un coglione, La gente urla, la gente apprezza ed anche io. Freed from desire, la gente balla e canta come meglio riesce, mi avvicino al mio gruppo di amici, mi sento sciolto, non capisco davvero nulla, la vista quasi è annebbiata. Ballo come un idiota con loro, non so come, mi avvicino a Luana, balliamo qualche secondo, poi mi ritrovo davanti Dorinda, l’inarrivabile Dorinda. Sarà che non capisco nulla o non me ne fotte proprio un cazzo che decido di ballare. Dunque mi agito accanto a lei, in fondo siamo dello stesso paese, suo cugino è un mio amico, non sono un estraneo, non ho nessuna intenzione se non quella di divertirmi. Alzo il bicchiere al cielo, dopo Gala il dj passa Alexia, think about the way, non è il mio genere ma è musica che mi piace, mi spinge a continuare a ballare anche se non sono capace, conta qualcosa? Ballo davanti a lei, lei ricambia, si struscia prepotentemente, sono estremamente sorpreso, forse sono brillo, sembra maliziosa, le offro il mio drink, lo scola. Tengo in mano un bicchiere di plastica con del ghiaccio, accidentalmente mi cade, ho le mani libere per avvolgere i fianchi di Dorinda, non sono impacciato come nel ballare, forse la desidero sul serio, lei si struscia, io scendo la mano. Sono accanto al culo, lo palpeggio, lei mi spinge ed è lei che si riavvicina l’istante dopo, io imperterrito ci riprovo, esagero lei mi spinge nuovamente, sembra incazzata. Mi avvicino io, lei frappone il ginocchio tra i nostri corpi, balliamo vicini anche se sembriamo lontani-
L’alcol sale di brutto, prepotentemente la prendo, mi avvolgo a lei, le respiro sul collo, continuiamo a ballare in maniera intima, lei non riesce a scrollarsi da me, quasi si rassegna, le palpeggio in maniera decisa il culo, che culo di marmo. Lei ovviamente si incazza, dice qualcosa che non riesco a capire, nemmeno il labiale. Non le permetto però di colpirmi o altro, sono io che mi allontano, ho giocato con il fuoco e mi sono scottato, ho esagerato, fa nulla. Non capisco ho la testa leggera, vado a prendere una boccata d’aria. Dopo una decina di minuti d’aria fresca mi riprendo, sono abbastanza lucido, accendo una sigaretta, mi appoggio ad un muro, mi accorgo che Dorinda viene verso di me, cazzo, me ne dirà di tutti i colori, distolgo lo sguardo, ci provo. Voglio guardarla, alzo lo sguardo, la fisso mentre si avvicina lenta e disinvolta.
“Hai da accendere?” mi chiede sorridendo, credo in maniera artificiale. Forse sbaglio...
Le allungo il pacchetto delle mie sigarette con dentro l’accendino, lei posa la sua, accende una delle mie. Facciamo qualche tiro insieme. “Ti è piaciuto il mio culo?”
Sono davvero imbarazzato ma devo rispondere: “Ovvio… e complimenti!”
“Lo hai afferrato per bene!”
“Si. Ho notato che te ne sei accorta” dico ridendo, sinceramente mi vergogno ma, si deve sempre osare.
“Ho notato ed ho sentito che hai una bella stretta!”
“Io ho notato invece che hai un culo sodo, rinnovo i miei complimenti!” La guardo negli occhi, cerco di capire qualcosa. Stiamo parlando del suo culo è pur sempre qualcosa di sessuale. Dove vuole arrivare?
Lei è più grande di me, sfiora i trentotto anni, io sono un ragazzino di ventidue. Che ci fa fuori con me, più che altro mi chiedo perché non è sposata e cose del genere, del tipo: perché non è circondata da maschi?
Dorinda è bellissima, finta bionda, capelli lunghi e mossi, qualche ciocca nera. Un viso dai dolci lineamenti, occhi marroni, spesso guardano storto, lei guarda male un poco tutti. Fisicamente? Vince contro tante ragazzine, forse questione di allenamento ma, la sua è pure una bellezza naturale. Penso che sia lesbica, ha trentotto anni. Nella sua compagnia sono solo ragazze non più grandi di venticinque e ventisei anni, tranne Luana, sua cugina ventenne. Non mi sono mai posto queste domande, al massimo quando la vedo davanti il suo negozio penso di darle una botta nel culo. Veste sempre bene, elegante e seducente. Ha dei tacchi bianchi, le calze nere ed una gonna grigia. Il capotto copre tutto il resto.
Le sigarette sono quasi terminate, uno scambio di battute poi lei va per rientrare. Non sorride più, mi sembra delusa, mi volta le spalle senza dire nulla. Penso che o la va o la spacca, c’è gente però, ho paura che lei possa respingermi e qualcuno intervenire, non sono nello stato di picchiare, più che altro prenderle ma, nel frattempo che penso, mi sono mosso verso di lei.
“Aspetta!”
Lei si gira, mi guarda, io la bacio. Il bacio diventa il classico intreccio di lingue, nella sua bocca percepisco vodka, ed il tanfo di sigaretta. Le salive si immischiano, i sapori di ciò che abbiamo bevuto potrebbero essere un cocktail. Lei mi stringe le braccia intorno al collo, sembra essere molto dolce.
“Sei venuto con la macchina tua se non sbaglio!” Mi chiede Dorinda.
“Si!” la bacio di nuovo.
“Aspetta!” Risponde lei spostandomi, sorride, che bel sorriso, mi prende per la mano, mi porta verso il parcheggio. Mi porta a passeggio nel parcheggio.
“Non faresti prima a chiedermi dove ho parcheggiato?”
“Perché te lo ricordi?”
Devo stare zitto, non ricordo effettivamente, lei sa che macchina ho, si muove senza lasciarmi la mano. Io muovo la testa, sono lucido ma è come se non sentissi il mio corpo, mi arriva tutto in differita. Siamo vicino la macchina, mi mette le mani in tasca, prende le chiavi, apre. Ci accomodiamo dietro, nel mezzo del sedile, scomodamente lei sopra di me, spostata leggermente di lato. Cerca una posizione comoda, si leva il cappotto, mi bacia.
“Hai i preservativi?”
Prima che possa rispondere di no la bacio, l’afferro forte a me, inizio a palpeggiarla con dolcezza, non riesco, quel corpo merita il mio tocco rude ma quella che tocca è lei. Massaggia il mio cazzo, ho un erezione enorme. Lei è la donna, lei conduce il gioco perché pensa che io sia un ragazzino? Il mio istinto mi spinge a scoparla forte.
“Allora, lo hai il preservativo?”
“No…” Il suo volto voglioso assume una espressione dubbiosa. Per incoraggiarla lo tiro di fuori. Lei esita, poi me lo tocca, lo sfiora con le dita, ci gioca, lo stringe in mano, mi masturba lentamente.
Il palmo della mia mano sulla sua nuca, la spingo verso di me, voglio baciarla, credo che non la scoperò, non mi pare convinta, maledizione. “Li vado a comprare!”
“Dove?”
Non so che rispondere, ci penso un attimo, “cazzo ne so? Me ne faccio prestare uno?”“Noooo!” risponde ridendo maliziosamente, nel frattempo toglie la maglia, toglie la canottiera resta con uno spettacolare reggiseno nero di pizzo. Che tette enormi penso, la mia erezione cresce più del normale, il cazzo è bagnato, quasi cola, sarà difficile sborrare però, l’ho fatto prima. Lei non lo sa, buon per me e per lei.
“Quelle non me le fai vedere?”
“Ancora no!”
Vuole giocare? Non lo so, sono adagiato comodamente, quasi imbambolato però mi scosto agilmente e baciandola le rimuovo il reggiseno. Che tette, sembrano quasi finte per come stanno rette verso l’alto. Dorinda è veramente bella, una donna incredibile. I suoi capezzoli sono più duri del mio cazzo, li succhio, la bacio, le lecco il collo, lei ha piacere, lei mi stringe il cazzo, credo che non la scoperò, mi farà una sega, spero che duri tanto almeno. Guarda verso il basso, verso il mio cazzo, con il pollice massaggia il glande.
“Ancora niente… stai calmo...”
“Per il preservativo? Dai, voglio scoparti Dorì!”
Lei ride di gusto, una smorfia, mi bacia e mi masturba. “Si, si è capito che vuoi scoparmi ma non hai il preservativo…”
“Quindi mi farai una sega?”
“Forse…”
“Ah forse… allora un bel pompino!”
“Si… credici. Forse possiamo fare a meno del preservativo...”
Sono voglioso e mezzo alcolizzato, Dorinda mi fa impazzire, se non fosse che stringe il mio cazzo penserei che si trattasse di un sogno. Penso che devo osare, siamo soli, intimi, nel parcheggio di una disco. Un preservativo di merda non può far saltare questa scopata.
“Io ti voglio…”
“Sento che mi vuoi da quanto è dura questa bella minchia!”
La sbatto letteralmente di lato, la vista mi si annebbia per un attimo, lei è sdraiata sul sedile, la gamba sinistra all’aria sul poggia testa, le gambe divaricate, sfilo il perizoma, anch’esso nero e di pizzo, il cazzo è durissimo, lo avvicino, la penetro lentamente, non è bagnata, non sufficientemente ma, il cazzo spingendo e colpendo entra. Prendo la sua gamba sinistra e la metto sulla mia spalla destra. I miei colpi sono decisi… l’indeciso sono io. Non so se penetrarla veloce, sbatterla senza sosta o farle sentire intensamente ogni centimetro del mio cazzo, so benissimo che non ho a che fare con una ragazzina, nel dubbio tengo un ritmo continuo, la scopo senza irruenza ma le faccio capire che ho un cazzo performante. Non dovrei avere dubbi o esitazioni, lei scopa con me… mi ha scelto, devo soddisfarla.
Trafilato da questo pensiero inizio ad essere un forsennato, i miei colpi di cazzo diventano veloci e violenti, lei gode, lei geme e sa farsi sentire eppure, mi guarda. Il suo sguardo mi dice di andare piano, vuole qualcosa di giusto, forse dolcezza? Non me ne frega un cazzo, oramai è mia la fotto come voglio, non mi fermo fino a quando quell’espressione eccitante sul suo volto scompare. Percepisco che trattiene il piacere, la sto sfondando ma credo che non è quel che vuole. Si morde il labbro.
“Vai piano stallone, non sono una vacca da monta ne la troia che ti sei fatto nel bagno!”
Mi ha beccato, mi fermo, non so rispondere, non sorrido, resto perplesso. “Mi ha fatto solo un pompino!” Cerco di mettermi comodo, adagio l’altra gamba sulle mie spalle, la tiro a me, il cazzo è ancora dentro la sua bollente figa, spingo ancora con la vista annebbiata.
“Vuoi andare da un altra parte?” Le chiedo così da nulla, levo il cazzo… mi masturbo mentre parliamo.
“Dove vorresti andare?” Chiede lei incuriosita.
“Voglio scoparti come si deve, mi fai proprio eccitare… cazzo ne so? Un albergo?”
Lei mi guarda perplessa ed io mi chiedo se ho detto una cazzata.
“C’è un albergo carino al primo bivio, dovresti averlo visto!” Esclama contenta, eccitata. Lo vedo nei suoi occhi.
Ho capito quale dice, mi rivesto alla buona, cerco di andare al posto di guida, lei mi ferma, mi tira indietro, mi bacia, mi tocca, mi stringe i coglioni. Cazzo mi fa male, mi piace.
“Forse mi farai godere tanto… molto suppongo ma, non sei in grado di guidare…”
Lascio che mi bacia in maniera selvaggia. Si riveste alla buona anche lei, non mette l’intimo, andiamo avanti, guida lei fino all’albergo, io la guardo e la molesto durante il tragitto, l’erezione non smette. Alla reception lei dimostra disinibizione, naturalità, io sembro un pervertito con una prostituta. Ha il mio portafoglio, paga subito la camera. Chiede esplicitamente l’ultimo piano, ci saranno quattro persone in quel albergo. L’uomo assonnato ci da la camera, le due di notte. Il tempo passa e riacquisto lucidità anche se lentamente.
Ascensore, lei si avvinghia alle mie labbra, io lo tiro di fuori a la invito a succhiarlo, lo ingoia, lo fa sparire, quando esce il mio cazzo cola di saliva, meno di un minuto ma è stato un pompino devastante, posso dire il migliore della mia vita. In quei pochi secondi senza toccarlo e riuscita a pomparlo e inzupparlo di saliva e liquido. Si apre la porta dell’ascensore, le tengo la testa per farla spompinare ancora e… ancora, non voglio che smetta, blocco le porte con le mani, il piano e nostro.
“Fattelo mettere qui!” lei non risponde, si lascia trasportare dal piacere, la posiziono alla buona e lei con disinvoltura si adagia a novanta, basta poco, alzo la gonna e sono dentro. Il movimento pelvico rimbomba nel corridoio, forse anche nelle scale, forse fino al reception, Due minuti, tre? Anche cinque per quel che mi riguarda, scoperei in quella posizione tutta la notte, sborrerei in quella figa lasciandola in quella posizione nell’ascensore.
Mi ha fatto contento… si sposta e prendendomi dalla mano mi porta in camera, davanti la porta la prendo nuovamente, lei non vuole… la scongiuro.
“Ti prego, fammelo fare… mi accontento anche di una botta!” Rido ma sono serio. Lei annuisce ed io la prendo in braccio, è leggera. La scopo sbattendola alla porta, mi sento un porco, mi sento infuocato, non vedo l’ora di affondare la faccia nelle sue tette,pure il cazzo. Le bacio il collo…
“Mordimi!”
“Cosa?” le chiedo.
Lei morde il mio collo, mi fa male però è fottutamente eccitante, perdo la presa ma ho il cazzo più duro di quando è entrato. “Così!” risponde Dorinda, si gira apre la porta, entra nella camera, camminando lentamente si sveste, tiene solo le calze ed i tacchi, io sono invece nudo… in un attimo, le schiaffeggio il culo, lascio i segni.
Ci baciamo davanti al letto, ci tocchiamo, la bacio ovunque, le stringo le tette fino a farle male, urla e si abbassa, si inginocchia. Lo pompa un paio di volte poi… mi guarda, ride mentre lecca il glande, lo prende violentemente in bocca, lo prende in gola, il pompino è devastante, potrebbe stendermi in pochi minuti. Voglio lasciarla spompare fino al limite, spero solo di non sborrare, di fermarla prima ed invece lei e come se sapesse, esperienza? Non lo so, si ferma, si alza, mi bacia e mi mette un dito in bocca, io lo succhio forte dopo di che lo mordo, lei grida, si fa male e ride. Lo rimette nella mia bocca mentre io le metto un dito nella figa, la masturbo mentre succhio il suo dito. La mordo nuovamente, dolcemente… il dolore è eccitante…

Va verso il letto, si mette sopra a pecorina… ha un culo bellissimo che dimena. Vengo preso da un dubbio mentre con il cazzo eretto vado per scoparla… le metto un dito nel culo, piano piano…
“No…”
Eppure non è convincente, un altro poco…
“Noooo…” Alza il tono di voce. Dorinda si gira verso di me, “ti picchio!” Aggiunge.
Ancora non mi convince, il dito entra fino a metà, lei urla ancora senza essere persuasiva. Levo il dito ed avvicino il cazzo.
“Se mi scopi il culo… dopo basta!”
Capisco che vuol dire, quindi credo dovrei farle il culo per il gran finale sempre che, non mi faccia lei la festa. Nella mia esitazione le si adagia sul letto, apre le gambe…
Io la penetro ancora, però resto quasi immobile. Ne approfitto per baciarla, ha ancora quel sapore di vodka e fumo. Voglio le sue tette, le stringo, lecco il capezzolo destro mentre torturo il sinistro, a tratti la faccio urlare… a tratti è lei che mi ferma… mi dice di aspettare un attimo, assimila il dolore e poi cambio tetta. Capisco che vuole essere scopata quando mi afferra il culo, mi spinge a se, le do qualche colpo lento e profondo, in questa posizione ci muoviamo all’unisono, lei accompagna il mio bacino, apre la figa, mi permette di andare sempre più dentro.

L’ho baciata, le ho massacrato le tette, le stavo per rompere il culo ma, ancora non ho ammirato la figa, sento la necessità di bere ogni suo liquido. Le allargo per bene le gambe, prima ammiro la figa, nulla da dire. Iniziò a leccarla, lecco tutta la superficie del clitoride, spingo anche la lingua dentro, a seconda di come lei geme intensifico il cunnilinguo. Mi eccito sempre di più, il mio cazzo ne è la prova. Leccarle la figa e sentirla affliggersi dal piacere è estasiante ma non basta, sento che devo osare e senza pensarci, il dito medio della mano destra… glielo conficco nel culo… con violenza, forse non avrei dovuto.
“BASTARDO!”
il dito nel culo diventa un ditalino anale, il dolore un fastidio, quest’ultimo un godimento che si immischia al cunnilinguo. Gocce di liquido denso biancastro, gocce incolori, zampilli di piacere colano sul letto attraverso le mie labbra. Con la voce spezzata mi dice che è prossima all’orgasmo, mi fa capire che se continuo viene.

Mi alzo, smanetto il cazzo, la metto di fianco e agguanto la sua coscia sinistra, la porto al mio petto la stringo forte. Io adagio le ginocchia sul letto e le allargo oltre le spalle, metto il cazzo dentro, ho tutto lo spazio e la foga per scoparla forte… molto forte. Sento l’alcol che torna ad annebbiarmi la vista, muovo il bacino automaticamente, mentre lei gode io godo…
Mi sento una fottuta macchina del sesso, la sbatto veramente forte, gemo anche io. Lei mi incita, scuote la testa, le piace. Mi incita ancora, vado più forte, talmente forte che davvero non capisco nulla.
Il suo urlo euforico, gli zampilli di liquidi, lei viene ed io continuo a sbattere senza sosta. L’addome mi brucia. Non voglio placare il suo orgasmo, sono ubriaco, una troia mi ha spompinato prima, sono nella condizione per non venire, per farla godere tanto. Lei urla nuovamente, non si contiene per nulla, allunga la mano verso il mio viso ma, un altro orgasmo la abbatte dal piacere.
Cambio posizione: metto le sue gambe sulle mie spalle, le premo le sua ginocchia contro le tette enormi. Posizione dell’incudine.
Esco la lingua dalla bocca, lei la sua. Una slinguazzata eccitante, nel contempo continuo a scoparla, ho abbassato il ritmo ma non smetto. Mi stringe il culo, che presa forte, le unghie affondano nella carne ma non mi fanno nulla, continuo a sbatterla. La sua figa è un lago, non sento il mio cazzo, lo sente lei per me. Gradualmente aumento il ritmo, mi sono riposato abbastanza, voglio che coda tutta la notte.
Mentre la scopo, mentre ci muoviamo insieme come se fossimo una coppia affiatata, mentre mi accarezza la schiena, le spalle, mentre lei gode e a tratti ansima con una voce soffocata che è più eccitante delle urla, affonda le unghie nella mia carne, fa male…

“CAZZO!” La guardo incazzato, lei sorride… lo rifà e fa più male di prima. Impreco dal dolore e solo dopo qualche secondo mi accorgo che la sto scopando più forte che mai, me ne accorgo dalla sua testa che si dondola fortemente. Le sue unghie penetrano la mia carne, cazzo se fa male, adrenalina o dolore? Mentre ci penso vado oltre la macchina del sesso però sto raggiungendo la mia meta. Più di un ora di sesso senza pausa… grazie alcol, grazie anche a quella troia.
Nella stessa posizione posso farle anche il culo, so però che potrebbe farsi male se non c’è abituata, sto per scoprirlo…
Il mio cazzo cola dei suoi liquidi, è perfettamente lubrificato, punto il glande verso il culo, non ho bisogno del suo consenso. Un solo colpo, inizialmente lento infondo, mi sistemo per bene, iniziò a scoparle il culo.
Lei non mi da la soddisfazione di gemere, si trattiene… mi viene da ridere perché si morde il labbro, stringe le lenzuola… sento che vorrebbe dirmene di tutti i colori. Raccolgo tutte le mie forze e cerco di scoparla più forte che posso, lei non ha la forza di affondare le unghie nella mia carne. Dopo qualche instante inizia a gemere, un urlo liberatorio ed affannato.
“Sei spettacolare… resisti ancora!”
Lei inizia a cedere, sembra essere un orgasmo ma non lo è, cede anche il letto che scricchiola e cigola fastidiosamente, manco solo io… gemo… un enorme sborrata le riempie il culo.
“Sto sborrando!” le dico mentre chiudo gli occhi…Esco subito dal culo, ho il cazzo duro come il marmo, conoscendomi lo sarà forse per meno di un minuto. C’è un filamento di sborra attaccato, vado sopra di lei, metto il cazzo tra le sue tette, lei le stringe sa che fare, io tendo di scoparle e con mia sorpresa sborro ancora, giusto un fiotto che le arriva sulle labbra. Mi butto accanto a lei…
Penso che sia finita, con la sborra che le cola dal labbro, mi succhia, lo ripulisce mentre si ammoscia molto lentamente. Cazzo che scopata, che donna…
Si avvicina a me l’abbraccio, restiamo in silenzio giusto un poco. Si alza, prende le mie sigarette, apre la finestra e torna a letto, ne accende due, me ne da una.
di
scritto il
2022-03-19
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