Gioco doppio (parte 5)
di
Kugher
genere
sadomaso
Appresero che aveva dovuto trascorrere la notte in spiaggia, dormendo sotto una barca e svegliata la mattina presto dai pescatori.
Era arrivata tardi il giorno prima. Ammise candidamente che gli alberghi economici non avevano disponibilità e quelli liberi erano troppo costosi per lei.
Reiterarono l’invito, ma questa volta a pranzo, sul loro yacht.
Luisa fu ammirata dal lusso dell’imbarcazione quando vi salì e continuava a guardarsi attorno.
Si sentiva come un pesce fuor d’acqua, fuori luogo in mezzo a tanta ricchezza. Cominciò a guardare i suoi ospiti con un certo imbarazzo, probabilmente dovuto alla evidente differenza sociale. Lei che aveva dovuto dormire all’aperto, mentre loro avevano passato la notte in una lussuosa cabina, magari facendo sesso.
Trasmise loro la sensazione di ragazza indifesa e questo li eccitò, ipotizzando una situazione di sottomissione al quale il suo atteggiamento faceva pensare.
I discorsi sconfinarono ancora nel piccante, con evidenti riferimenti al sesso a tre, ove capirono che per la ragazza erano cosa normale e, anzi, ricercata.
Luisa si stava rilassando, complice anche un vino che scaldava gli animi. Teneva lo sguardo basso in maniera molto eccitante.
“Perchè non trascorri un po’ di vacanza con noi, in barca. Ti riporteremmo qui tra qualche giorno e intanto giriamo altri porti”.
Dopo una titubanza iniziale lei accettò.
Disse di avere prenotato un alberghetto per la notte e voleva andare a disdirlo, avendo lasciato là il documento di identità. Trovarono strano perché a loro era sembrato di averla trovata poco dopo il risveglio, ma forse aveva fatto in tempo a fare una prenotazione.
Pensarono che fosse una scusa per allontanarsi ma la videro tornare nel pomeriggio, con il suo immancabile zaino rosso. Sembrava un poco più pesante rispetto al mattino. Avrà fatto qualche spesa e, infatti, sfoggiava un paio di comodi calzari estivi diversi da quelli del mattino.
Quando tornò li salutò calorosamente, avendo instaurato una certa confidenza, utile per chi vuole trascorrere insieme qualche giorno.
Luisa aveva capito benissimo che i coniugi miravano ad avventure sessuali con lei.
Così fu sensuale nei movimenti, mostrando una malizia che dai primi contatti era solo stata intuita, ma non mostrata.
La trovarono eccitante.
Le fecero vedere la sua cabina dove, finalmente, si staccò dall’inseparabile zainetto rosso.
Si era messa un abito leggero e scollato, che la copriva quel tanto da eccitare con le poche parti protette dal tessuto, che avevano il solo compito di stimolare il desiderio di essere scoperte maggiormente.
Sapeva muoversi e giocare con la sensuale massa di capelli neri appena arricciati, spostandoli da una parte all’altra con movimenti della testa, coprendo a volte metà del viso o, con un gesto, spostandoli indietro per scoprire la scollatura.
Presero il largo. Comparve una bottiglia di fresco vino bianco già servito nei bicchieri. Fu Anna a porgere alla ragazza quello a lei destinato ed oosservarla mentre lo beveva tutto di un fiato, forse, pensò, per cercare il coraggio di lasciarsi andare al sesso che aleggiava nell’aria.
Luisa fu colta da torpore e si addormentò.
Ad un certo punto sentì che stava dormendo e sognava che non riusciva a svegliarsi. Sentiva voci ma non sapeva da dove arrivassero. Voci che poi sparivano perché sognava di addormentarsi.
Ecco che nuovamente sognava di non riuscire a svegliarsi né di riuscire a muoversi.
Buio.
Costrizione.
Senso di fatica a respirare.
Voci.
Appena una luce.
Voci più forti.
Fatica a respirare.
Duro, era scomoda, sentiva duro sotto di sé.
Aveva qualcosa in bocca che le dava sensazione di vomito.
Sentiva che riusciva a svegliarsi e non capiva se era un sogno o realtà.
Sempre meno sogno e sempre più realtà.
Piedi, vedeva piedi e caviglie.
Gambe, di uomo e di donna.
Risa.
Duro sotto di sé.
La coscienza prese il posto del sonno.
Si sentiva intorpidita e non riusciva a muoversi.
Legata, era legata con i polsi dietro la schiena e alle caviglie.
Finalmente riuscì a realizzare sempre più cosa le stesse capitando.
Le risa che sentiva, così come i piedi e le gambe che vedeva ora sempre più chiaramente, erano di Franco e Anna.
Era stesa ai loro piedi che, seduti sulle poltroncine, la stavano guardando ridendo ed evidentemente eccitati.
Non riusciva a parlare perché in bocca aveva il piede di Anna che lo spingeva a fondo, eccitata, mentre Franco accarezzava il seno della moglie.
Appena realizzato quanto stava accadendo, la sensazione fu quella del calcio alla bocca dello stomaco. Restò inebetita qualche attimo che le sembrarono ore, per poi reagire, svegliatasi del tutto e cercando di ritrarsi, trovando impossibile la cosa, in quanto incatenata con i polsi dietro la schiena e alle caviglie.
Riuscì a liberarsi dal piede in bocca, stupita per una situazione che non comprendeva, non capiva.
Gli ultimi ricordi erano di un ambiente tranquillo, sereno, amichevole. Poi il risveglio, nuda, incatenata in una evidente situazione di sottomissione.
L’istinto era di ritrarsi mentre ancora la mente cercava di capire, trovando assurda ed impossibile la situazione.
Alla sua reazione verbale seguì quella di Anna, che le diede in calcio nello stomaco ed uno sul viso, facendole molto male.
Non fece nemmeno in tempo a riprendersi dallo shock del colpo più che dal dolore, che piovvero su di lei frequenti e forti colpi di frustino.
Questi la destabilizzarono ulteriormente, non comprendendo il motivo e cosa fosse successo. Percepiva però sempre più che era in potere di quelle persone che tutt'altro erano tranne che amiche come inizialmente si erano dimostrate.
"Stupida puttana, stai ferma e zitta”.
Luisa arrivò a piangere, per dare sfogo alla situazione, per liberarsi da qualcosa che sentiva montare dentro e che contrastava con le catene che la legavano.
“Non ti è ancora chiaro che ora sei roba nostra, stupida cagna?”
Era arrivata tardi il giorno prima. Ammise candidamente che gli alberghi economici non avevano disponibilità e quelli liberi erano troppo costosi per lei.
Reiterarono l’invito, ma questa volta a pranzo, sul loro yacht.
Luisa fu ammirata dal lusso dell’imbarcazione quando vi salì e continuava a guardarsi attorno.
Si sentiva come un pesce fuor d’acqua, fuori luogo in mezzo a tanta ricchezza. Cominciò a guardare i suoi ospiti con un certo imbarazzo, probabilmente dovuto alla evidente differenza sociale. Lei che aveva dovuto dormire all’aperto, mentre loro avevano passato la notte in una lussuosa cabina, magari facendo sesso.
Trasmise loro la sensazione di ragazza indifesa e questo li eccitò, ipotizzando una situazione di sottomissione al quale il suo atteggiamento faceva pensare.
I discorsi sconfinarono ancora nel piccante, con evidenti riferimenti al sesso a tre, ove capirono che per la ragazza erano cosa normale e, anzi, ricercata.
Luisa si stava rilassando, complice anche un vino che scaldava gli animi. Teneva lo sguardo basso in maniera molto eccitante.
“Perchè non trascorri un po’ di vacanza con noi, in barca. Ti riporteremmo qui tra qualche giorno e intanto giriamo altri porti”.
Dopo una titubanza iniziale lei accettò.
Disse di avere prenotato un alberghetto per la notte e voleva andare a disdirlo, avendo lasciato là il documento di identità. Trovarono strano perché a loro era sembrato di averla trovata poco dopo il risveglio, ma forse aveva fatto in tempo a fare una prenotazione.
Pensarono che fosse una scusa per allontanarsi ma la videro tornare nel pomeriggio, con il suo immancabile zaino rosso. Sembrava un poco più pesante rispetto al mattino. Avrà fatto qualche spesa e, infatti, sfoggiava un paio di comodi calzari estivi diversi da quelli del mattino.
Quando tornò li salutò calorosamente, avendo instaurato una certa confidenza, utile per chi vuole trascorrere insieme qualche giorno.
Luisa aveva capito benissimo che i coniugi miravano ad avventure sessuali con lei.
Così fu sensuale nei movimenti, mostrando una malizia che dai primi contatti era solo stata intuita, ma non mostrata.
La trovarono eccitante.
Le fecero vedere la sua cabina dove, finalmente, si staccò dall’inseparabile zainetto rosso.
Si era messa un abito leggero e scollato, che la copriva quel tanto da eccitare con le poche parti protette dal tessuto, che avevano il solo compito di stimolare il desiderio di essere scoperte maggiormente.
Sapeva muoversi e giocare con la sensuale massa di capelli neri appena arricciati, spostandoli da una parte all’altra con movimenti della testa, coprendo a volte metà del viso o, con un gesto, spostandoli indietro per scoprire la scollatura.
Presero il largo. Comparve una bottiglia di fresco vino bianco già servito nei bicchieri. Fu Anna a porgere alla ragazza quello a lei destinato ed oosservarla mentre lo beveva tutto di un fiato, forse, pensò, per cercare il coraggio di lasciarsi andare al sesso che aleggiava nell’aria.
Luisa fu colta da torpore e si addormentò.
Ad un certo punto sentì che stava dormendo e sognava che non riusciva a svegliarsi. Sentiva voci ma non sapeva da dove arrivassero. Voci che poi sparivano perché sognava di addormentarsi.
Ecco che nuovamente sognava di non riuscire a svegliarsi né di riuscire a muoversi.
Buio.
Costrizione.
Senso di fatica a respirare.
Voci.
Appena una luce.
Voci più forti.
Fatica a respirare.
Duro, era scomoda, sentiva duro sotto di sé.
Aveva qualcosa in bocca che le dava sensazione di vomito.
Sentiva che riusciva a svegliarsi e non capiva se era un sogno o realtà.
Sempre meno sogno e sempre più realtà.
Piedi, vedeva piedi e caviglie.
Gambe, di uomo e di donna.
Risa.
Duro sotto di sé.
La coscienza prese il posto del sonno.
Si sentiva intorpidita e non riusciva a muoversi.
Legata, era legata con i polsi dietro la schiena e alle caviglie.
Finalmente riuscì a realizzare sempre più cosa le stesse capitando.
Le risa che sentiva, così come i piedi e le gambe che vedeva ora sempre più chiaramente, erano di Franco e Anna.
Era stesa ai loro piedi che, seduti sulle poltroncine, la stavano guardando ridendo ed evidentemente eccitati.
Non riusciva a parlare perché in bocca aveva il piede di Anna che lo spingeva a fondo, eccitata, mentre Franco accarezzava il seno della moglie.
Appena realizzato quanto stava accadendo, la sensazione fu quella del calcio alla bocca dello stomaco. Restò inebetita qualche attimo che le sembrarono ore, per poi reagire, svegliatasi del tutto e cercando di ritrarsi, trovando impossibile la cosa, in quanto incatenata con i polsi dietro la schiena e alle caviglie.
Riuscì a liberarsi dal piede in bocca, stupita per una situazione che non comprendeva, non capiva.
Gli ultimi ricordi erano di un ambiente tranquillo, sereno, amichevole. Poi il risveglio, nuda, incatenata in una evidente situazione di sottomissione.
L’istinto era di ritrarsi mentre ancora la mente cercava di capire, trovando assurda ed impossibile la situazione.
Alla sua reazione verbale seguì quella di Anna, che le diede in calcio nello stomaco ed uno sul viso, facendole molto male.
Non fece nemmeno in tempo a riprendersi dallo shock del colpo più che dal dolore, che piovvero su di lei frequenti e forti colpi di frustino.
Questi la destabilizzarono ulteriormente, non comprendendo il motivo e cosa fosse successo. Percepiva però sempre più che era in potere di quelle persone che tutt'altro erano tranne che amiche come inizialmente si erano dimostrate.
"Stupida puttana, stai ferma e zitta”.
Luisa arrivò a piangere, per dare sfogo alla situazione, per liberarsi da qualcosa che sentiva montare dentro e che contrastava con le catene che la legavano.
“Non ti è ancora chiaro che ora sei roba nostra, stupida cagna?”
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