Khalifa - L'ape regina
di
Incest 2021
genere
incesti
Distesa completamente nuda sul grande letto rosso decorato con arabeschi in oro e blu che si irradiavano dalla 4 colonne (decorate con intarsi in oro e zaffiri), sino al sontuoso baldacchino in perfetto stile moresco, mia moglie faceva mostra del suo magnifico corpo ed il pancione pregno talmente gonfio che se ne poteva immaginare la rottura delle acque ed il parto da un momento all'altro.
Le gambe lievemente divaricate con le ginocchia piegate, ne lasciavano intravvedere il pelo scuro del sesso lucido, gonfio, aperto come fosse già pronto per il suo settimo parto.
Distesi accanto a lei, un maschio nero dal corpo muscoloso ed asciutto mentre dall'altro lato delle sue candide e generose forme, giaceva un maschio biondo con gli occhi azzurri, non più giovane ma dalla corporatura massiccia e tonica che ne lasciavano intuire una attività fisica piuttosto intensa oltre che, la natura nordica delle sue origini.
Io ero inginocchio su di un pouff in velluto rosso ricamato davanti a mia moglie e con sapienza e devozione le massaggiavo le caviglie e le baciavo i piedi.
Mentre tutto ciò avveniva, i suoi occhi erano saldamente fissi sui miei occhi che la veneravano come fosse una dea: "Era mia moglie.. il mio primo, unico ed eterno amore!"
I due coricati ai suoi fianchi l'accarezzavano con delicatezza sfiorandole ogni lembo di pelle raggiungibile e coprendola con teneri baci con le loro labbra umide e vogliose.
Tra le loro cosce pendevano molli due membri dall'aspetto assai diversi e che lasciavano comunque intuire una virilità potente che avevo già potuto verificare il giorno (circa nove mesi prima) in cui se l'erano contesa e montata nel tentativo di ingravidarla.
Ad un battito di ciglia di mia moglie seguito da un lieve tremito del suo corpo, le sue cosce si erano aperte dischiudendo così le valve a guardia del suo scrigno d'amore al di sopra delle quali, faceva mostra di se come fosse un guardiano turgido e silente, la clitoride gonfia, sporgente e scappellata come un piccolo membro.
Quel battito di ciglia era per me l'ordine di infilarmi con la testa tra le sue cosce per leccarla, farla godere una prima volta con la lingua e offrirla lubrificata e pronta alle voglie dei due stalloni già eccitati dall'attesa.
-Leccami amore.. fammi godere!-
Mi aveva detto!
Mi chiamava sempre amore quando dovevo prepararla per altri maschi o quando decideva di concedersi a me.. "Mi chiamava amore ed io mi scioglievo languido di gioia e di gratitudine per aver scelto proprio me come suo maschio preferito al pari dei califfi che a loro volta tra le tante concubine, ne avevano sempre una preferita."
Mentre mi accingevo a recitare per l'ennesima volta il ruolo che mia moglie mi aveva riservato dal giorno in cui facendosi chiavare davanti a me da quel mulatto dalla dotazione equina e mi aveva anche rivelato di essere incinta di suo fratello, mi ero reso conto che non riuscivo a trovare aggettivi adatti a definire mia moglie ed il rapporto che ci legava in modo così stretto nonostante tutto quello che era successo.
Da quella mia posizione decisamente sottomessa in cui l'avrei preparata con la lingua per la monta di quei due virgulti che, come Telamoni di guardia le giacevano accanto, cercavo di organizzare le idee alquanto confuse e dominate dal dovere di farla godere e prepararla per quei due che smaniavano dal desiderio di sapere chi fosse il padre della creatura che mia moglie portava in grembo giacché, ogni volta in cui lei si era offerta disponibile e fertile, l'avevano impregnata entrambi prima che mia moglie si concedesse già piena di sperma, anche a me.
Ci eravamo trasferiti in Senegal per farle partorire il bimbo del cui colore della pelle non eravamo certi essendo stata impregnata per una intera notte (nella quale l'aveva anche messa incinta) da quel giovane mulatto, con l'idea che, comunque fosse andata, saremmo subito rientrati in Italia.
Prima di lui come già detto, mia moglie aveva messo al mondo il bambino frutto dell'amore incestuoso con suo fratello.
Poi, dopo una impegnativa cura delle mie gonadi,
si era fatta ingravidare da me e dopo la convalescenza post-parto, aveva trascorso diverse notti col giovane di colore che l'aveva infine ingravidata.
Quel soggiorno in Senegal invece, aveva fatto scoprire a mia moglie un mondo nuovo, con nuovi costumi e pieni di maschi neri con dotazioni enormi pronti a soddisfare le voglie delle mogli bianche più esigenti ed insoddisfatte dai loro mariti.
Dopo la nascita del bimbo dal colore accettabilmente chiaro, mia moglie, durante tutto il periodo di allattamento aveva studiato la storia araba e del califfato che l'aveva dominato per secoli.
Dopo aver recuperato i postumi del parto e mentre studiava ed allattava il bambino, si era tolta lo sfizio di farsi scopare da alcuni neri del luogo che davvero le aprivano gli occhi (Non solo quelli) su un mondo nuovo.
Aveva concentrato i suoi studi sugli arem riscontando subito una certa analogia con le api le quali avevano una sola regina che si accoppiava con più maschi dando vita ad una prole che ne continuava la specie.
-Cristo!-
Mi aveva detto una sera mentre allattava il neonato.
-Cristo! Leggi qui, ti rendi conto dell'assurdità degli arem in cui un solo maschio (coi suoi limiti naturali) deve soddisfare un esercito di donne che inevitabilmente passano la loro vita nella frustrante attesa di essere scelte per una notte.
Altra cosa è l'organizzazione delle api le quali hanno una regina in grado di soddisfare(Senza alcun limite fisico) ed essere soddisfatta a sua volta da tutti i maschi che le ronzano attorno!
Amore, voglio fare anch'io un arem al femminile:" Una sola femmina "La kaliffa" e tanti maschi che la fanno godere e la mettono incinta" per vedere come va!
Voglio essere un'ape regina!-
segue
Nota:Naturalmente, la parola aren, per sua stessa natura non è contemplata al femminile e dunque quella nel
titolo pur terminando con la a è quella del califfo (Maschio) nella lingua originale araba: Khalifa - Califfo.
Le gambe lievemente divaricate con le ginocchia piegate, ne lasciavano intravvedere il pelo scuro del sesso lucido, gonfio, aperto come fosse già pronto per il suo settimo parto.
Distesi accanto a lei, un maschio nero dal corpo muscoloso ed asciutto mentre dall'altro lato delle sue candide e generose forme, giaceva un maschio biondo con gli occhi azzurri, non più giovane ma dalla corporatura massiccia e tonica che ne lasciavano intuire una attività fisica piuttosto intensa oltre che, la natura nordica delle sue origini.
Io ero inginocchio su di un pouff in velluto rosso ricamato davanti a mia moglie e con sapienza e devozione le massaggiavo le caviglie e le baciavo i piedi.
Mentre tutto ciò avveniva, i suoi occhi erano saldamente fissi sui miei occhi che la veneravano come fosse una dea: "Era mia moglie.. il mio primo, unico ed eterno amore!"
I due coricati ai suoi fianchi l'accarezzavano con delicatezza sfiorandole ogni lembo di pelle raggiungibile e coprendola con teneri baci con le loro labbra umide e vogliose.
Tra le loro cosce pendevano molli due membri dall'aspetto assai diversi e che lasciavano comunque intuire una virilità potente che avevo già potuto verificare il giorno (circa nove mesi prima) in cui se l'erano contesa e montata nel tentativo di ingravidarla.
Ad un battito di ciglia di mia moglie seguito da un lieve tremito del suo corpo, le sue cosce si erano aperte dischiudendo così le valve a guardia del suo scrigno d'amore al di sopra delle quali, faceva mostra di se come fosse un guardiano turgido e silente, la clitoride gonfia, sporgente e scappellata come un piccolo membro.
Quel battito di ciglia era per me l'ordine di infilarmi con la testa tra le sue cosce per leccarla, farla godere una prima volta con la lingua e offrirla lubrificata e pronta alle voglie dei due stalloni già eccitati dall'attesa.
-Leccami amore.. fammi godere!-
Mi aveva detto!
Mi chiamava sempre amore quando dovevo prepararla per altri maschi o quando decideva di concedersi a me.. "Mi chiamava amore ed io mi scioglievo languido di gioia e di gratitudine per aver scelto proprio me come suo maschio preferito al pari dei califfi che a loro volta tra le tante concubine, ne avevano sempre una preferita."
Mentre mi accingevo a recitare per l'ennesima volta il ruolo che mia moglie mi aveva riservato dal giorno in cui facendosi chiavare davanti a me da quel mulatto dalla dotazione equina e mi aveva anche rivelato di essere incinta di suo fratello, mi ero reso conto che non riuscivo a trovare aggettivi adatti a definire mia moglie ed il rapporto che ci legava in modo così stretto nonostante tutto quello che era successo.
Da quella mia posizione decisamente sottomessa in cui l'avrei preparata con la lingua per la monta di quei due virgulti che, come Telamoni di guardia le giacevano accanto, cercavo di organizzare le idee alquanto confuse e dominate dal dovere di farla godere e prepararla per quei due che smaniavano dal desiderio di sapere chi fosse il padre della creatura che mia moglie portava in grembo giacché, ogni volta in cui lei si era offerta disponibile e fertile, l'avevano impregnata entrambi prima che mia moglie si concedesse già piena di sperma, anche a me.
Ci eravamo trasferiti in Senegal per farle partorire il bimbo del cui colore della pelle non eravamo certi essendo stata impregnata per una intera notte (nella quale l'aveva anche messa incinta) da quel giovane mulatto, con l'idea che, comunque fosse andata, saremmo subito rientrati in Italia.
Prima di lui come già detto, mia moglie aveva messo al mondo il bambino frutto dell'amore incestuoso con suo fratello.
Poi, dopo una impegnativa cura delle mie gonadi,
si era fatta ingravidare da me e dopo la convalescenza post-parto, aveva trascorso diverse notti col giovane di colore che l'aveva infine ingravidata.
Quel soggiorno in Senegal invece, aveva fatto scoprire a mia moglie un mondo nuovo, con nuovi costumi e pieni di maschi neri con dotazioni enormi pronti a soddisfare le voglie delle mogli bianche più esigenti ed insoddisfatte dai loro mariti.
Dopo la nascita del bimbo dal colore accettabilmente chiaro, mia moglie, durante tutto il periodo di allattamento aveva studiato la storia araba e del califfato che l'aveva dominato per secoli.
Dopo aver recuperato i postumi del parto e mentre studiava ed allattava il bambino, si era tolta lo sfizio di farsi scopare da alcuni neri del luogo che davvero le aprivano gli occhi (Non solo quelli) su un mondo nuovo.
Aveva concentrato i suoi studi sugli arem riscontando subito una certa analogia con le api le quali avevano una sola regina che si accoppiava con più maschi dando vita ad una prole che ne continuava la specie.
-Cristo!-
Mi aveva detto una sera mentre allattava il neonato.
-Cristo! Leggi qui, ti rendi conto dell'assurdità degli arem in cui un solo maschio (coi suoi limiti naturali) deve soddisfare un esercito di donne che inevitabilmente passano la loro vita nella frustrante attesa di essere scelte per una notte.
Altra cosa è l'organizzazione delle api le quali hanno una regina in grado di soddisfare(Senza alcun limite fisico) ed essere soddisfatta a sua volta da tutti i maschi che le ronzano attorno!
Amore, voglio fare anch'io un arem al femminile:" Una sola femmina "La kaliffa" e tanti maschi che la fanno godere e la mettono incinta" per vedere come va!
Voglio essere un'ape regina!-
segue
Nota:Naturalmente, la parola aren, per sua stessa natura non è contemplata al femminile e dunque quella nel
titolo pur terminando con la a è quella del califfo (Maschio) nella lingua originale araba: Khalifa - Califfo.
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