La sporcacciona

di
genere
etero

Luglio, caldo torrido, impossibile dormire in città. Insieme ad Antonio, amico e collega decidiamo di trascorrere un paio di settimane nel sud della Campania in un piccolo paesino di pescatori. A fianco del villaggio, in una insenatura più riparata il nonno di Giovanni aveva acquistato una villetta negli anni Sessanta dove la famiglia trascorreva le lunghe ferie estive.
Partimmo in quattro con le nostre figlie entrambe in punizione per non aver superato l’anno scolastico e rimandate a settembre in latino. Le fanciulle non sanno niente ad eccezione del mare e del silenzio la casa è isolata ne feste ne balli niente di niente.
Arrivammo poco prima del tramonto con la tenue luce del sole che lambiva le onde ed i placidi flutti che accarezzavano la spiaggetta a fianco della casa, avvolta dal declivio roccioso dell’insenatura.
Antonio ed io ci demmo da fare per scaricare il fuoristrada, il mio caro amato Defender 110 colmo all’inverosimile di cibo soprattutto. Le due fanciulle rimasero orripilate dal luogo, certamente immaginavano una diversa realtà e suoi primi momenti dovemmo impegnarci per farle calmare rimediando acidità e sconforto. Mia figlia in particolar modo era adirata con me, dall’alto dei suoi diciassette anni con una fanciullezza ormai piena anche certamente dal punto di vista ormonale. E’ una bella ragazza, mora, bassina e dai fianchi stretti, generosa in quei punti che piacciono ai ragazzi l’esatto opposto di Cloe, la figlia di Antonio simile alla madre nordica con la sua figura slanciata, dal seno ben pronunciato, gambe e cosce toniche con un lato b da girare gli occhi anche alla mia età; certamente il merito maggiore va alla pallavolo che pratica con costanza. La bella Cloe, pienamente consapevole del suo effetto sull’altro sesso, mi ha stuzzicato quando non vista per buona parte del viaggio: allusioni, occhiate fugaci, sguardi eloquenti nascosti dagli occhiali da sole sopra alle sue lentiggini, colpetti di lingua e giochetti con la treccia dei suoi capelli rossi.
Confuso e stanco per il viaggio scesi la scaletta con un bicchiere di aleatico sedendomi appagato sulla sabbia chiara ed umida. Mia figlia era andata a letto ed anche gli altri.
Mentre sono lì che riprendo il mio posto nel mondo sento un tocco sulla spalla girandomi di scatto
-Cloe, che cosa ci fai qui?-
-Non avevo sonno, il luogo nuovo mi inquieta-
La fanciulla si sedette, noncurante, sulla sabbia a fianco a me; faceva buio ormai ma una debole luce lattiginosa veniva data dal mare.
-Ho freddo e mi prude la schiena, questa vestaglia è nuova. Mi gratteresti la schiena?-
-Si certamente-
Cloe si stava sempre più avvicinando in zona pericolo ed ancora di più lo fu quando dovetti allargare le gambe e, seduta come gli indiani, reclinò il capo sulla mia spalla.
-Non fare cazzate per favore, se qualcuno ci vede, hai l’età di mia figlia-
-Non è esatto…Ho compiuto diciotto anni sei giorni fa. Questa doveva essere una vacanza per festeggiare ma pazienza…-
-No! Ferma-
-Se alzi di più la voce dico a papà che mi hai messo le mani addosso, va bene? Che cosa avete voi quarantenni? Non vi piacciono le giovani donne? Non sembrerebbe poi così…Uh-
Avevo il pisello duro, oramai era troppo tardi
Cloe fece scendere le spalline della veste ed aprì i bottoni sulla schiena: il tessuto le ricadde sul basso ventre cingendole i fianchi. Le sue dita affusolate aprirono la zip dei mie shorts, spostarono il lembo degli slip: il membro schizzò fuori come una molla
-Ohh non me lo immaginavo così…Pazienza, speriamo che c’entri-
-Dove dovrebbe entrare?-
-Ho la figa vergine caro genitore. Al mio boy do solo il culo…Non mi facevi cosi vero?-
-Così come?-
-Puoi dirlo, sono una piccola sporcacciona, mi piace il cazzo che cosa ci posso fare?-
Si girò verso di me, l’odore di sesso era oramai pungente, mi salì sopra puntandosi la punta in figa.
Dilagai dentro di lei. Avevo paura ero senza preservativo. Sembrò leggermi nel pensiero.
-Prendo la pillola, nel dubbio sai…voi maschietti siete spesso irruenti. Che cazzo che cazzo…Uhh mi è arr..r..ivato-o sulla cervice-
Giocai per un tempo che mi parve infinito con le sue tettone, le leccavo le ciucciavo le spremevo con le mani. La pelle diafana divenne rossa, le poggiai le mani sui suoi fianchi imprimendole un ritmo animalesco.
-Sii papino vengo-
-Che ragazza puttana che sei, una troietta- grugnii schizzandole nel ventre.
-Ho goduto tantissimo, hai proprio un bel pisellino-
-Non credevo che tu fossi così rizzacazzi, smettila o potrebbe tornarmi duro-
-Tornerà sicuramente duro, sono a fine mese, ho una voglia di sborra che non hai idea e fino alla fine della vacanza mi vedrai ancora- sussurrò infilandomi la lingua in bocca, con voracità.
-Ci vediamo papi, buonanotte- ammiccò sculettando felice verso la casa.
Rimasi solo e confuso con il billo mezzo moscio fuori dalla patta, a sedere sulla spiaggia.

di
scritto il
2022-05-21
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