Mary 10 - Una serata in villa - Seconda parte
di
Marilena C.
genere
dominazione
Il viaggio in macchina
Finalmente era arrivato; finalmente si partiva per quell'avventura che come altre in precedenza mi ripromettevo sarebbe stata l'ultima.
Con cura ho sistemato sul sedile posteriore l'abito che Franco mi aveva praticamente intimato di sfoggiare insieme ad una piccola borsa contenente completi intimi, meglio più di uno, non si sa mai, mutandine in pizzo e reggiseno coordinato, collant, autoreggenti e giarrettiera, avrei poi deciso cosa indossare, e delle scarpe a sandalo adatte con tacco e cinturino alla caviglia
Addosso, per il viaggio avevo messo su un abitino blu con scollatura sulle spalle e più accentuata sul davanti da cui si cominciava a vedere il solco tra i seni, che mi copriva fino ad appena sotto le ginocchia facile da “manovrare” dalla mano che lui avrebbe tenuto per tutto il viaggio tra le mie cosce mentre con l'altra governava il volante, coperte da autoreggenti e a nascondere, si fa per dire, l'intimità, mutandine semitrasparenti che se non avessi avuto indosso sarebbe stato lo stesso considerata l'impalpabilità dell'indumento. Un foulard di seta al collo, scarpe con punta chiusa e tacco basso, inutile torturarsi anche lì in macchina.
Neanche il tempo di svoltare l'angolo e come immaginavo, vestito tirato su a scoprire totalmente le gambe e mano affondata tra le cosce a toccarmi la figa. Cercavo di dissuaderlo, di ricompormi, di tirare giù il vestito per coprirmi, gli facevo notare che eravamo ancora nel centro abitato, ma lui nulla, continuava a toccare, palpare, frugarmi.
-Mi sei mancata. Mi sono mancate queste cosce con le polpe giuste nei punti salienti, con la pelle liscia e vellutata, mi è mancata questa fica da cui emani un calore pazzesco non appena qualche mano comincia a frugartela. Mi sono mancate queste tette, che se ci metti la faccia in mezzo non respiri- e mentre lo diceva me ne strizzava una strappandomi un -AHIIII PIANOOO!- per poi infilarmi ancora la mano tra le gambe e il dito in figa nonostante le tenessi serrate l'una sull'altra. Ha anche aggiunto: - ecco brava si fammi sentire bene le tue polpe calde e soffici, stringi queste cosce meravigliose. Dai che piace anche a te. PORCA.-
Era ovvio che cominciassi a sentire l'umido dalla vagine e poi il bagnato che mi stava sgorgando dall'intimità. Le mie parole: - no dai, che fai? Lasciami! Erano l'esatto opposto del mio pensiero: -bastardo! Sai come prendermi. Mi conosci. Continua, affonda di più gran maiale.-
Usciti dal pese ha fatto una cosa che non mi aspettavo: rallentando di molto la velocità si è slacciato i pantaloni tirando fuori il cazzo e afferrandomi il polso mi ha costretta ad impugnarlo. Non lo menavo stavo ferma e lui non diceva nulla in proposito. Mi ha solo avvertita che prima di arrivare alla villa non me la sarei scampata: - ho studiato il percorso, so dove fermarmi, abbiamo tempo. Ho bisogno di sentire il cazzo avvolto dalle carni bollenti della tua vagina. Di sentirmelo mungere dalla tua fica elastica come quella di una ventenne e non capisco come avendo due figlie la tua vagina stringa, munga e risucchi il cazzo così bene. Ho bisogno di sentire come accogli la sborra in fondo, con la bocca del tuo utero che si incolla alla mia cappella. Me la bacia.-
Ha aggiunto: - ormai so come renderti completamente succube e partecipe. Già frugandoti tra le cosce ti sto mandando in tilt, poi, prima di fotterti, affondando la faccia tra le tue cosce voglio rinfrescarmi le idee sul sapore del tuo miele di fica. Con quel trattamento non capisci più nulla, come è già successo con me, ma anche altri me lo hanno confermato.-
Quella mano mi stava facendo impazzire. Non volevo dargli la soddisfazione di muovere i fianchi e andarle incontro con il bacino, segno del piacere che mi stava sempre di più catturando dall'inizio di quelle operazioni. Tanto meno volevo rendere evidente quello che però lui sapeva già e cioè che stavo godendo, cosa che potevo negare a parole ma non certo con i fatti. Ma parole come: - si dai porco. Continua, mi piace mi stai mandando al manicomio. In quel momento non mi andava di fargliele sentire: anche con la mano che continuava a impugnare il suo cazzo stavo ferma. Lo sentivo comunque indurirsi sempre di più. Lo avrei fatto sborrare anche così, non soddisfacendolo pienamente, ovvio.
Dopo circa 10 minuti di strada ha deviato il percorso infilandosi il una stradina sterrata che percorsa per alcuni minuti ci ha portato ad una casetta diroccata. Davanti all'ingresso senza porta vi era fermo un furgone di quelli per il noleggio con conducente ed evidentemente attratti dal rumore della nostra auto dall'uscio della casa sono usciti tre individui che tradivano senza minimo dubbio la loro etnia slava. Franco ha subito inserito la marcia indietro per allontanarci, ma uno dei tre, il più anziano, un omone robusto, capelli lunghi alle spalle, barba incolta di alcuni giorni, due baffoni molto folti, un vistosissimo orologio, alcuni bracciali e come si è avvicinato alla macchina non si poteva evitare di notargli in bocca un dente d'oro, dopo averci fatto cenno di aspettare. Gli altri due, un biondino e un altro capelli scuri, potevano avere 16/17 anni, tutto sommato dei bei ragazzini almeno nel fisico Erano rom, lì in cerca di rame e metalli da portare via.
L'omaccione ha detto a Franco che non potevamo muovere la macchina. Non capivamo. La spiegazione è arrivata subito da colui che ci aveva fermato: - da sotto tua macchina esce molta acqua. Tu rotto pompa o serbatoio.-
In effetti percorrendo la stradina un colpo di un sasso che colpiva il fondo dell'auto l'avevamo sentito.
Risultato: la macchina non poteva essere mossa da lì. Dopo un conciliabolo tra i due uomini, la soluzione era che ci avrebbero accompagnato loro dove stavamo andando. Però avremmo dovuto avere un po' di pazienza perché dovevano visitare un'altra casa abbandonata alcuni chilometri più avanti. Mentre si andava a velocità particolarmente bassa, Franco ha chiesto di un meccanico. L'omone alla guida del furgone gli ha detto che ci avrebbe pensato lui. Era lui meccanico e sapeva anche come procurarsi il pezzo di ricambio. Franco era seduto davanti a fianco all'autista. Io nei sedili immediatamente dietro tra i due ragazzi e un altro sedile sempre da tre posti era ancora dietro di me, vuoto. Lì, avevo sistemato la mia roba.
Franco si è girato a guardarmi, non capivamo tanta generosità e disponibilità. In un secondo mi si è gelato il sangue, azzerata completamente la salivazione e dai palmi delle mani e da tutto il corpo mi venivano fuori sudori freddi.
Lo zingaro vecchio a proseguito: - voi aiuta noi e noi aiuta voi. Voi non dice niente che incontrato noi qui in giro e noi, io, aiuta voi.-
Non nascondo che mi sono un attimo tranquillizzata anche se entrambi i giovani, uno alla mia destra e uno alla sinistra con le loro cosce incollate alle mie visti gli spazi, come si toccavano le ginocchia o le gambe non potevano evitare di toccare anche me e non credo ne fossero dispiaciuti. Ho dovuto sistemarmi alcune volte per evitare che il vestito venisse su.
Il dorso della mano di colui alla mia sinistra poggiava poco sopra il ginocchio, sull'esterno coscia direttamente a contatto della calza, non sono riuscita a evitarlo e per stare tranquilla ho lasciato così le cose.
Uno sguardo tra i due ragazzi e quello alla mia destra ha cominciato a far venire su il vestito limitandosi a scoprirmi il ginocchio poggiandovi sopra la sua mano sinistra. Ho cercato delicatamente di spostare quella mano che lì era e lì è rimasta Franco si è di nuovo girato e capendo ha cercato di togliermi da dosso quella mano. Subito l'autista: -A A A A …... così no bene! Tu fermo, tua moglie piace a miei ragazzi. Lei alta, no grassa ma con polpe giuste. Capelli lunghi neri, occhiali.... davero bela. Loro toccare un po'.-
Franco protestava ma l'autista zittendolo: - se tu no calma fa scendere te e porta via lei. Tu preferisci? Loro bravi. Loro a 17 ani, co moglie già tre figli. Io nonno.-
Quello alla mia destra, mollato il ginocchio, passandomi il suo braccio intorno al collo mi costringeva a rivolgergli lo sguardo e con le labbra incollate alle mie mi infilava la sua lingua in bocca. Con l'altro braccio sotto il vestito tra le mie cosce non ha avuto difficoltà a farmi sentire le dita che avevano raggiunto la figa, facilitato dall'altro che tenendomi un ginocchio lo tirava verso il sui poggiandosi la mia gamba sulla sua il tanto da non permettermi di stringere bene le cosce. Avevo indice e medio di uno che mi stuzzicavano l'ingresso della vagina e il pollice sul clitoride. Come l'altro mi ha mollato il ginocchio ho stretto le gambe facendo dire al primo:
- piace, vero? Sapevo. Tu bela putana. Chiudi ganbe così sente melio.-
Il secondo si dedicava alle tette ormai denudate. Giocava con i capezzoli, tirandomeli facendomi male, le soppesava riuscendo a immergervi in mezzo la faccia. Non ci voleva il trillo del telefono in quel momento. Era mio marito, dovevo rispondere. Mi chiedeva dell'abitino pulito di nostra figlia e sentendomi agitata si è lanciato in un: - state andando a piedi? Ti sento ansi,mare!. L'ho liquidato subito. Figurarsi la voglia che avevo di scherzare...!
È stato un attimo: mi hanno voltata, sessa a pancia il giù distesa sul sedile per tre quarti del corpo e comunque con le ginocchia che poggiavano sul pavimento del furgone: uno di loro si era tirato giù i pantaloni e risedutosi, premendomi da dietro la testa mi costringeva ad affondare la faccia sul suo cazzo. L'altro dietro me, mi aveva già tirato su il vestito e strappato quel che rimaneva delle mutandine dandole al fratello che se le era messe in tasca.
Ho sentito qualcosa di grosso, molto grosso separarmi le natiche e spingere. Un mio urlo. Dolore allucinante. Il mio sedere era suo. Spaccato, lacerato ancora di più di quanto lo fosse stato dopo i precedenti assalti, ho perso i sensi, lui continuava e intanto avevo il cazzo dell'altro in bocca. L'autista si è sistemato lo specchietto retrovisore interno per godersi lo spettacolo continuando a guidare, Franco, girato, vedeva direttamente.
Il furgone viaggiava mentre venivo abusata da due altri ragazzini sconosciuti, quell'inculata mi ha procurato due orgasmi micidiali. E il terzo stava arrivando anticipato dall'essersi scaricato i coglioni nel mio intestino. Prima che l'altro mi venisse in bocca eravamo arrivati all'altra casupola.
Lo zingaro adulto ha richiamato il figlio che si era appena goduto il mio sedere e con Franco sono entrati nella casa. Francio era titubante, ma lo zingaro gli ha detto;: - lascia lui con tua molie. Quando finito lui viene da noi.-
Il ragazzo mi ha tirato fuori dal mezzo e stendendo un telo sull'erba mi ci ha buttato sopra affondando la faccia tra le mie cosce a leccarmi tutta. Ci sapeva fare; affondava la lingua, succhiava le piccole labbra, mordicchiava il clitoride. In pochissimo tempo mi ha strappato il terzo orgasmo che stava per assalirmi con il cazzo in culo.
Mi si è sistemato tra le cosce alla missionaria e mi ha scopata che dire in modo portentoso è non rendere giustizia alla verità.
Sentivo la figa piena. Non era grosso all'eccesso. Ma duro come un paletto di ferro. La vagina mi bruciava, con la mano mi strizzava un seno, poi la carne della coscia lasciandomi i lividi, mi sussurrava che ero brava a scopare, che avevo la figa stretta come voleva lui che mi avrebbe aperta bene e che mi avrebbe ingravidata. Lì e anche dopo.. sentivo il cazzo entrare e uscire come davvero mai mi era capitato, sempre più duro a sbattermi l'utero fino alla completa scarica della sborra in fondo alla vagina. C'era davvero il pericolo di rimanere gravida.
Non si è fermato, a continuato a fottermi facendomi mettere sopra a cavalcarlo er ad un certo punto mi ha detto: - a te piace molto cazzo. Io fermo e tu sta scopando me.- era vero. Non riuscivo a fermarmi, dimenavo i fianchi come un'ossessa. Gli ballavo sul cazzo in una danza del bacino delle natiche, delle cosce forsennata. Ero impazzita e stavo impazzendo ancora. Sono venuta ancora e un'altra volta quando lui mi si è scaricato dentro per la seconda volta.
Commenti, scambi di idee opinioni o altro MaryCambury@libero.it
Finalmente era arrivato; finalmente si partiva per quell'avventura che come altre in precedenza mi ripromettevo sarebbe stata l'ultima.
Con cura ho sistemato sul sedile posteriore l'abito che Franco mi aveva praticamente intimato di sfoggiare insieme ad una piccola borsa contenente completi intimi, meglio più di uno, non si sa mai, mutandine in pizzo e reggiseno coordinato, collant, autoreggenti e giarrettiera, avrei poi deciso cosa indossare, e delle scarpe a sandalo adatte con tacco e cinturino alla caviglia
Addosso, per il viaggio avevo messo su un abitino blu con scollatura sulle spalle e più accentuata sul davanti da cui si cominciava a vedere il solco tra i seni, che mi copriva fino ad appena sotto le ginocchia facile da “manovrare” dalla mano che lui avrebbe tenuto per tutto il viaggio tra le mie cosce mentre con l'altra governava il volante, coperte da autoreggenti e a nascondere, si fa per dire, l'intimità, mutandine semitrasparenti che se non avessi avuto indosso sarebbe stato lo stesso considerata l'impalpabilità dell'indumento. Un foulard di seta al collo, scarpe con punta chiusa e tacco basso, inutile torturarsi anche lì in macchina.
Neanche il tempo di svoltare l'angolo e come immaginavo, vestito tirato su a scoprire totalmente le gambe e mano affondata tra le cosce a toccarmi la figa. Cercavo di dissuaderlo, di ricompormi, di tirare giù il vestito per coprirmi, gli facevo notare che eravamo ancora nel centro abitato, ma lui nulla, continuava a toccare, palpare, frugarmi.
-Mi sei mancata. Mi sono mancate queste cosce con le polpe giuste nei punti salienti, con la pelle liscia e vellutata, mi è mancata questa fica da cui emani un calore pazzesco non appena qualche mano comincia a frugartela. Mi sono mancate queste tette, che se ci metti la faccia in mezzo non respiri- e mentre lo diceva me ne strizzava una strappandomi un -AHIIII PIANOOO!- per poi infilarmi ancora la mano tra le gambe e il dito in figa nonostante le tenessi serrate l'una sull'altra. Ha anche aggiunto: - ecco brava si fammi sentire bene le tue polpe calde e soffici, stringi queste cosce meravigliose. Dai che piace anche a te. PORCA.-
Era ovvio che cominciassi a sentire l'umido dalla vagine e poi il bagnato che mi stava sgorgando dall'intimità. Le mie parole: - no dai, che fai? Lasciami! Erano l'esatto opposto del mio pensiero: -bastardo! Sai come prendermi. Mi conosci. Continua, affonda di più gran maiale.-
Usciti dal pese ha fatto una cosa che non mi aspettavo: rallentando di molto la velocità si è slacciato i pantaloni tirando fuori il cazzo e afferrandomi il polso mi ha costretta ad impugnarlo. Non lo menavo stavo ferma e lui non diceva nulla in proposito. Mi ha solo avvertita che prima di arrivare alla villa non me la sarei scampata: - ho studiato il percorso, so dove fermarmi, abbiamo tempo. Ho bisogno di sentire il cazzo avvolto dalle carni bollenti della tua vagina. Di sentirmelo mungere dalla tua fica elastica come quella di una ventenne e non capisco come avendo due figlie la tua vagina stringa, munga e risucchi il cazzo così bene. Ho bisogno di sentire come accogli la sborra in fondo, con la bocca del tuo utero che si incolla alla mia cappella. Me la bacia.-
Ha aggiunto: - ormai so come renderti completamente succube e partecipe. Già frugandoti tra le cosce ti sto mandando in tilt, poi, prima di fotterti, affondando la faccia tra le tue cosce voglio rinfrescarmi le idee sul sapore del tuo miele di fica. Con quel trattamento non capisci più nulla, come è già successo con me, ma anche altri me lo hanno confermato.-
Quella mano mi stava facendo impazzire. Non volevo dargli la soddisfazione di muovere i fianchi e andarle incontro con il bacino, segno del piacere che mi stava sempre di più catturando dall'inizio di quelle operazioni. Tanto meno volevo rendere evidente quello che però lui sapeva già e cioè che stavo godendo, cosa che potevo negare a parole ma non certo con i fatti. Ma parole come: - si dai porco. Continua, mi piace mi stai mandando al manicomio. In quel momento non mi andava di fargliele sentire: anche con la mano che continuava a impugnare il suo cazzo stavo ferma. Lo sentivo comunque indurirsi sempre di più. Lo avrei fatto sborrare anche così, non soddisfacendolo pienamente, ovvio.
Dopo circa 10 minuti di strada ha deviato il percorso infilandosi il una stradina sterrata che percorsa per alcuni minuti ci ha portato ad una casetta diroccata. Davanti all'ingresso senza porta vi era fermo un furgone di quelli per il noleggio con conducente ed evidentemente attratti dal rumore della nostra auto dall'uscio della casa sono usciti tre individui che tradivano senza minimo dubbio la loro etnia slava. Franco ha subito inserito la marcia indietro per allontanarci, ma uno dei tre, il più anziano, un omone robusto, capelli lunghi alle spalle, barba incolta di alcuni giorni, due baffoni molto folti, un vistosissimo orologio, alcuni bracciali e come si è avvicinato alla macchina non si poteva evitare di notargli in bocca un dente d'oro, dopo averci fatto cenno di aspettare. Gli altri due, un biondino e un altro capelli scuri, potevano avere 16/17 anni, tutto sommato dei bei ragazzini almeno nel fisico Erano rom, lì in cerca di rame e metalli da portare via.
L'omaccione ha detto a Franco che non potevamo muovere la macchina. Non capivamo. La spiegazione è arrivata subito da colui che ci aveva fermato: - da sotto tua macchina esce molta acqua. Tu rotto pompa o serbatoio.-
In effetti percorrendo la stradina un colpo di un sasso che colpiva il fondo dell'auto l'avevamo sentito.
Risultato: la macchina non poteva essere mossa da lì. Dopo un conciliabolo tra i due uomini, la soluzione era che ci avrebbero accompagnato loro dove stavamo andando. Però avremmo dovuto avere un po' di pazienza perché dovevano visitare un'altra casa abbandonata alcuni chilometri più avanti. Mentre si andava a velocità particolarmente bassa, Franco ha chiesto di un meccanico. L'omone alla guida del furgone gli ha detto che ci avrebbe pensato lui. Era lui meccanico e sapeva anche come procurarsi il pezzo di ricambio. Franco era seduto davanti a fianco all'autista. Io nei sedili immediatamente dietro tra i due ragazzi e un altro sedile sempre da tre posti era ancora dietro di me, vuoto. Lì, avevo sistemato la mia roba.
Franco si è girato a guardarmi, non capivamo tanta generosità e disponibilità. In un secondo mi si è gelato il sangue, azzerata completamente la salivazione e dai palmi delle mani e da tutto il corpo mi venivano fuori sudori freddi.
Lo zingaro vecchio a proseguito: - voi aiuta noi e noi aiuta voi. Voi non dice niente che incontrato noi qui in giro e noi, io, aiuta voi.-
Non nascondo che mi sono un attimo tranquillizzata anche se entrambi i giovani, uno alla mia destra e uno alla sinistra con le loro cosce incollate alle mie visti gli spazi, come si toccavano le ginocchia o le gambe non potevano evitare di toccare anche me e non credo ne fossero dispiaciuti. Ho dovuto sistemarmi alcune volte per evitare che il vestito venisse su.
Il dorso della mano di colui alla mia sinistra poggiava poco sopra il ginocchio, sull'esterno coscia direttamente a contatto della calza, non sono riuscita a evitarlo e per stare tranquilla ho lasciato così le cose.
Uno sguardo tra i due ragazzi e quello alla mia destra ha cominciato a far venire su il vestito limitandosi a scoprirmi il ginocchio poggiandovi sopra la sua mano sinistra. Ho cercato delicatamente di spostare quella mano che lì era e lì è rimasta Franco si è di nuovo girato e capendo ha cercato di togliermi da dosso quella mano. Subito l'autista: -A A A A …... così no bene! Tu fermo, tua moglie piace a miei ragazzi. Lei alta, no grassa ma con polpe giuste. Capelli lunghi neri, occhiali.... davero bela. Loro toccare un po'.-
Franco protestava ma l'autista zittendolo: - se tu no calma fa scendere te e porta via lei. Tu preferisci? Loro bravi. Loro a 17 ani, co moglie già tre figli. Io nonno.-
Quello alla mia destra, mollato il ginocchio, passandomi il suo braccio intorno al collo mi costringeva a rivolgergli lo sguardo e con le labbra incollate alle mie mi infilava la sua lingua in bocca. Con l'altro braccio sotto il vestito tra le mie cosce non ha avuto difficoltà a farmi sentire le dita che avevano raggiunto la figa, facilitato dall'altro che tenendomi un ginocchio lo tirava verso il sui poggiandosi la mia gamba sulla sua il tanto da non permettermi di stringere bene le cosce. Avevo indice e medio di uno che mi stuzzicavano l'ingresso della vagina e il pollice sul clitoride. Come l'altro mi ha mollato il ginocchio ho stretto le gambe facendo dire al primo:
- piace, vero? Sapevo. Tu bela putana. Chiudi ganbe così sente melio.-
Il secondo si dedicava alle tette ormai denudate. Giocava con i capezzoli, tirandomeli facendomi male, le soppesava riuscendo a immergervi in mezzo la faccia. Non ci voleva il trillo del telefono in quel momento. Era mio marito, dovevo rispondere. Mi chiedeva dell'abitino pulito di nostra figlia e sentendomi agitata si è lanciato in un: - state andando a piedi? Ti sento ansi,mare!. L'ho liquidato subito. Figurarsi la voglia che avevo di scherzare...!
È stato un attimo: mi hanno voltata, sessa a pancia il giù distesa sul sedile per tre quarti del corpo e comunque con le ginocchia che poggiavano sul pavimento del furgone: uno di loro si era tirato giù i pantaloni e risedutosi, premendomi da dietro la testa mi costringeva ad affondare la faccia sul suo cazzo. L'altro dietro me, mi aveva già tirato su il vestito e strappato quel che rimaneva delle mutandine dandole al fratello che se le era messe in tasca.
Ho sentito qualcosa di grosso, molto grosso separarmi le natiche e spingere. Un mio urlo. Dolore allucinante. Il mio sedere era suo. Spaccato, lacerato ancora di più di quanto lo fosse stato dopo i precedenti assalti, ho perso i sensi, lui continuava e intanto avevo il cazzo dell'altro in bocca. L'autista si è sistemato lo specchietto retrovisore interno per godersi lo spettacolo continuando a guidare, Franco, girato, vedeva direttamente.
Il furgone viaggiava mentre venivo abusata da due altri ragazzini sconosciuti, quell'inculata mi ha procurato due orgasmi micidiali. E il terzo stava arrivando anticipato dall'essersi scaricato i coglioni nel mio intestino. Prima che l'altro mi venisse in bocca eravamo arrivati all'altra casupola.
Lo zingaro adulto ha richiamato il figlio che si era appena goduto il mio sedere e con Franco sono entrati nella casa. Francio era titubante, ma lo zingaro gli ha detto;: - lascia lui con tua molie. Quando finito lui viene da noi.-
Il ragazzo mi ha tirato fuori dal mezzo e stendendo un telo sull'erba mi ci ha buttato sopra affondando la faccia tra le mie cosce a leccarmi tutta. Ci sapeva fare; affondava la lingua, succhiava le piccole labbra, mordicchiava il clitoride. In pochissimo tempo mi ha strappato il terzo orgasmo che stava per assalirmi con il cazzo in culo.
Mi si è sistemato tra le cosce alla missionaria e mi ha scopata che dire in modo portentoso è non rendere giustizia alla verità.
Sentivo la figa piena. Non era grosso all'eccesso. Ma duro come un paletto di ferro. La vagina mi bruciava, con la mano mi strizzava un seno, poi la carne della coscia lasciandomi i lividi, mi sussurrava che ero brava a scopare, che avevo la figa stretta come voleva lui che mi avrebbe aperta bene e che mi avrebbe ingravidata. Lì e anche dopo.. sentivo il cazzo entrare e uscire come davvero mai mi era capitato, sempre più duro a sbattermi l'utero fino alla completa scarica della sborra in fondo alla vagina. C'era davvero il pericolo di rimanere gravida.
Non si è fermato, a continuato a fottermi facendomi mettere sopra a cavalcarlo er ad un certo punto mi ha detto: - a te piace molto cazzo. Io fermo e tu sta scopando me.- era vero. Non riuscivo a fermarmi, dimenavo i fianchi come un'ossessa. Gli ballavo sul cazzo in una danza del bacino delle natiche, delle cosce forsennata. Ero impazzita e stavo impazzendo ancora. Sono venuta ancora e un'altra volta quando lui mi si è scaricato dentro per la seconda volta.
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