Mary 12 -In stanza con il mostro-

di
genere
dominazione

Si, era proprio un mostro, nelle misure, ma anche nei modi di toccarmi, palparmi, godersi le mie polpe. Quelle polpe che lo facevano eccitare come pochissime volte gli era capitato con altre donne. Parole sue. Distesi sul letto mi che deva di stringere le cosce catturandogli in mezzo la mano con il suo indice e il medio affondati in vagina. Li sentivo, eccome se li sentivo... separava le dita per allargarmela per quanto ne aveva forza e ci riusciva. Lo sentivo. Anche se le mie carni d'istinto, senza che io lo volessi, tentavano di stringersi attorno a quei corpi intrusi, quelle sue dita avevano la capacità di farsi spazio, uscire quasi del tutto,e trattenendoso con solo i polpastrelli tra le mie piccole labbra, all'ingresso della vagina, far uscire dalla mia bocca parole come: - daii porco affondaaaaaa non ce la faccio piùùùù. Masturbami maialeee. Fammi godere daiii. Con sua immensa soddisfazione condita da un sorriso a tutti denti mentre mi rispondeva che voleva sentirmi implorarlo di fottermi. Lui il più spiacevole, schifoso repellente uomo che avevo mai avuto vicino, stava diventando il mio stallone da monta, colui con il quale mi sarei sentita completamente distrutta ma appagata: certo, in quel momento c'era lui ed ero eccitatissima. Anche agli altri avevo dato soddisfazione e mentre si godevano la figa mi sembravano gli unici al mondo che potessero soddisfarmi, ma con lui, con questo essere schifoso, sentivo un brivido in più sulla schiena.
Confermato quando ha guidato la mia mano dentro le sue mutande facendomi tirar fuori l'uccello per masturbarlo.
Decisamente brevilineo grosso, con un glande che puntando un po' verso l'alto avrebbe avuto difficoltà ad entrare anche nella vagina delle più scafate delle puttane.
Sono letteralmente schizzata via da quel letto, ma lui, con un'agilità che mai mi sarei immaginata dato il suo aspetto e la sua stazza non enorme ma neanche così longilinea, con un balzo mi ha afferrata per i capelli scaraventandomi ancora su quel letto.
-dove vai? Abbiamo appena cominciato. Dai bella … mi darai tanto piacere e anche tu... sarai più che soddisfatta.-
Riprendendo a masturbarmi come poco prima ha aggiunto. - queste cosce mi fanno impazzire, sei tutta polposa, soffice come il burro, hai delle tette e un culo stratosferici, ma quando emani il calore di vera femmina, di femmina eccitata che ti si sviluppa tra queste cosce meravigliose, polpose, lisce, vellutate, fai esplodere la bestialità dell'uomo anche più mite, inerme e santo.
Mordendomi i capezzoli, baciandomi in bocca e affondandoci la lingua mo ha spalancato le gambe per leccarmela. - voglio assaggiare il miele della tua figa.-
Leccava. Succhiava, affondava la lingua dentro, mi mordicchiava piccole e grandi labbra. Non ce l'ho fatta più: stringendogli le cosce sulle guance, sentendo sulla parte più delicata e carnosa Il pungere della sua barba, con scatti del bacino in avanti, come a volergli dare ancora d più la figa che si stava gustando. Spingendo la sua testa con le mani sulla sua nuca per incollare meglio la sua bocca alla figa sono venuta e non riuscivo a smettere di venire con un orgasmo che mi è durato un'eternità. Un orgasmo che ha ripreso fuoco quando sistematosi tra le mie gambe alla missionaria, ha puntato il glande sulla figa cominciando a spingere. Duro, durissimo non ha avuto difficoltà nonostante le dimensioni a farsi largo e infilare appena la punta del glande tra le mie carni soffici, eccitata com'ero, con la vagina che contro la mia volontà non aspettava altro che essere riempita da un tubo duro e resistente. Un colpo di reni ed era dentro, ho urlato, mi ha fatto male, ho perso i sensi per alcuni attimi. Rinvenuta, mi stava scopando, si stava godendo il suo premio. I suoi rantoli, i colpi violenti per affondare sempre di più il cazzo in vagina. Era corto. La cappella non toccava l'utero. Sensazioni diverse da altre scopate. Era grosso, mi spaccava, mi sentivo completamente aperta da quei colpi violenti, come fossi una bambola di gomma, riprendevo a godere, a venire. Orgasmi ripetuti. Mi si è scaricato dentro, duro, violento. Tirando fuori il pene, era sporco di sangue, nonostante non fossi sicuramente vergine, figuriamoci... e ormai abituata agli assalti maschili, mi aveva spaccata, lacerata
-cazzo. Ti ho spaccato ancora di più la figa. Sei mia, sei anche mia. Non credo mi dimenticherai facilmente:-
Ha voluto che glielo succhiassi. Tornato duro mi sono guadagnata un: -sei molto brava anche con la bocca.- Mi ha voluto sopra. Lo scopato, poi di nuovo lui sopra di me, altri colpi di cazzo in vagina, altra sborra dentro, altri miei orgasmi.
Ho dormito, non so quanto. Al risveglio, stordita, indolenzita, l'ho cercato, ero sola in stanza, lui non c'era. Lo volevo ancora. Il primo pensiero... cercarlo. Ho cercato di rilassarmi. Tentativo vano. Dopo una doccia sono uscita nell'andito. Nella casa non c'era più nessuno. Un clacson. Un'auto mi attendeva fuori. Alla guida lo zingaro che mi aveva scopata prima dell'arrivo in villa. Colui che mi voleva come madre dei suoi altri figli che avrebbe avuto con me come mi aveva detto in quel maledetto furgone.
-dai sali muoviti. Andiamo nel mio campo. Ho la roulotte, voglio scoparti e farti fare un bambino.-

Commenti, scambi di idee opinioni o altro MaryCambury@libero.it
scritto il
2022-08-02
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