Mary 13 Insiste con: mi devi dare figli Ti ingravido Tornando alle avventure precedenti.

di
genere
dominazione

Certo che non volevo diventare mamma di un bimbo che un altro, non mio marito mi metteva in pancia, però quelle parole dette da un ragazzino, mi colpivano particolarmente, mi mettevano di particolare agitazione mista però ad una componente eccitante che non riuscivo a bloccare. Disagio dovuto alla vergogna di essere stata la sua donna, la femmina con cui si era già sfogato, la donna che aveva avuto il suo seme dentro. Il mio bagnato tra le cosce aumentava così come il gonfiore della figa che si predisponeva a ricevere un cazzo con le labbra esterne che si gonfiano e le pareti vaginali che iniziano a pulsare, a stringere.
-No, devo andare a casa. Ieri sera ho telefonato a mio marito dicendogli che per un imprevisto mi sarei trattenuta a dormire da un'amica, quindi stamattina devo assolutamente andare a casa, dalle mie bambine.-
Lui: - va bene, per oggi niente campo, niente roulotte, ma preparati, perché nei prossimi giorni passeremo molto tempo assieme e la maggior parte del tempo la passerò tra queste cosce stupende-

Lo diceva facendo scorrere la mano sulla mia gamba portando su la gonna, mentre andando piano, con la sinistra impugnava saldamente il volante. Arrivato alle mutandone, ha affondato la mano tra le cosce: - cazzo, sei fradicia. Quanti me hai soddisfatti in quella villa?-
Non rispondevo, sentivo il rosso sulle guance avvamparmi. Insisteva: - tanto lo so cosa succede lì, in quella casa di troie. Ci sono stato e so che le donne che portano lì la prima volta sono per molti uomini. Me ne sono fatte un bel po' così.-
Razione improvvisa e inaspettata: ho sentito una punta di gelosia che mi sono dovuta forzare di scacciare. Invece non riuscivo a contenere l'eccitazione che saliva anche per quella mano tra le mie cosce che tenevo stratte. Si, lo confesso, con la scusa di voler bloccare il suo tentativo di infilarmi le dita in vagina, sapevo che così, con le cosce strette attorno alla sua mano gli facevo sentire le mie polpe e il calore che tra esse mi si sviluppa quando sapientemente frugata, e questo, a lui piaceva molto.

Gli ho raccontato tutto, dall'arrivo, all'uomo che sollevandomi il vestito si è rifatto gli occhi Poi la cena durante la quale due maschi mi frugavano da sotto il tavolo, al gioco della caccia durante il quale ho dato il culo ad un altro sconosciuto, a suo padre che mi ha scopata sul tavolo prima degli altri, fino al sangue che ho lasciato sul cazzo di quell'essere orrendo, viscido, mostruoso.
In risposta, lui, ovviamente scoppiando dalla voglia di fottermi: - sono sicuro che stai pensando a lui. A quel cazzo macchiato del tuo sangue che ti ha spaccato ancora la figa e lo vorresti anche adesso per fartela rompere meglio. Di la verità!?-
Non volevo che vedesse il mio viso. le guance che si coloravano di rosso fuoco e le vampate di calore non dovute a menopausa a poco più di quarant'anni, mi auguro; ma certamente dall'imbarazzo di dover ammettere che ci aveva preso in pieno. Con le punte delle dita che giocavano con la figa riuscendo a muoversi tra le mie morbidezze.
-Me lo sento durissimo, mi fa addirittura male da quanto me lo hai fatto ingrossare. Dai... tiramelo fuori e massaggiamelo.-
Gli ho risposto che si arrangiasse da solo, ma la realtà è che sul suo cazzo mi ci sarei fiondata. Lo conoscevo. Ne avevo già constatato dimensioni e rigidità notevole che abbinata alla resistenza mi avevano procurato notevolissimo piacere, ma volevo farlo friggere a rischio di farmi aggredire di nuovo.
Lui: - daiiiiii ho le mani impegnate vedi? Con una guido e l'altra non la voglio togliere dal paradiso che hai tra le cosce. Su prendilo in mano e comincia ad accarezzarlo che tra un po' troviamo uno spiazzo libero e ti faccio urlare.-

Io: -Stai guidando.-

Lui: -sto andando pianissimo, ci stanno sorpassando anche le biciclette.-

Gliel'ho preso in mano e ho iniziato un lentissimo sue giù della mia mano su quell'asta che sembrava davvero d'acciaio ma nodosa come il legno
Lui:- oooohhhhsssiiiiiii brava lentamente: Sei fantastica... Con il cazzo ci sai proprio fare:-

Sentivo che il liquido della figa sgorgava ancora di più. Si è dovuto fermare in una piazzola a lato della carreggiata per sborrare. Mentre schizzava, gli stringevo di più la mano intorno al cazzo sempre con un lento su è giù. L'ho fatto impazzire.

-Sei fantasticaaaaa Che donna. Che Femmina . Eccome se ti voglio Altro che uno. Voglio
venirti dentro ogni volta che scopiamo e se arrivano altri bambini, li sfameremo.-

Già mi immaginavo a stendere panni fuori dalla roulotte, dopo averli lavati a mano nell'acqua di una bacinella, con un fazzoletto in testa e la sigaretta in bocca, e lui (solo lui?) senza farsi sentire, all'improvviso da dietro mi prendeva cominciando a toccarmi e frugarmi dappertutto infilando la mano sotto la gonna lunga.

Ma avevo famiglia. Avevo voglia di tornare dalle mie bambine e, nonostante tutto, da mio marito. Mi spaventava la velocità con cui l'amore e la voglia di scopare con lui si stava trasformando in affetto quasi fraterno. Rivalorizzavo le parole di quanti abusando di me, scopandomi, dicevano che non era il maschio adatto per me, che avevo bisogno, secondo loro, di altro maschio che sapesse soddisfarmi meglio, Proseguivano con il dire che mi sarei resa conto di questo, solo sentendo altri cazzi in figa.
Dicevano di accorgersene per come a loro mi concedevo dopo i tentativi vani di difendermi. Completamente, partecipando avidamente all'amplesso, soddisfacendoli in modo totale e, senza che me ne rendessi conto, portandoli a volermi ancora, a cercarmi nuovamente e spesso a trovarmi.
Non sapevano che da giovane avevo già avuto quest'esperienza e da quando mi ero fidanzata avevo fatto sforzi immani per resistere ad altri tentativi di corteggiamento o di assalto. Ci ero riuscita. Fino a quel maledetto matrimonio, fino a quel porco assatanato di nome Piero, fino a quel cesso in quel ristorante.

Assorta in questi pensieri, mi sono resa conto solo dopo parecchia distanza dall'asfalto che avevamo preso una stradina sterrata. Gli ho chiesto dove mi stava portando e mi ha risposto chiaramente che il trattamento in macchina non poteva certo bastargli, aggiungendo un: - mi conosci, ormai sai cosa voglio:- Anche queste sue ultime parole hanno avuto effetto dirompente sulla mia eccitazione non voluta, ma già a mille:.un altro uomo, per giunta praticamente un altro ragazzino che si arrogava il diritto di sentirmi sua. Di sua proprietà. Che era convinto di avere a fianco la donna che già solo leggendogli nel pensiero era disponibile e sempre pronta a soddisfarlo in tutto quello che lui voleva. Nel crescere non voluto della mia eccitazione, sicuramente aveva un peso determinante il fatto che lui, come in precedenti occasioni già raccontate fosse poco più che adolescente. Differenza rispetto al precedente? Lorenzo, lo zingaro, era sposato e aveva già dei figli. Ma mi voleva, come suo giocattolo come sua altra donna per accrescere la sua stirpe o chissà per quali altri scopi, A questo pensiero, di altre motivazioni il sudore freddo mi è comparso addosso per un attimo, finché la mano dell'autista non si è riposizionata prepotentemente ancora tra le mie cosce dopo avermi dolorosamente strizzato una tetta.

Uno spiazzo, una radura con pochi alberi. All'ombra di uno di questi alberi c'era ferma un'altra auto. Non si vedevano gli occupanti, ma si intuiva che era occupata da persone
Conquistando l'ombra libera di un altro albero, mentre lui si calava i pantaloni gli ho detto che non volevo stare lì, al che, lui: - non preoccuparti sicuramente stanno scopando e vedi anche tu, figurati cosa gliene frega di noi. Dai non ce la faccio più: Succhia!.
Prendendomi per la nuca mi ha forzata ad abbassarmi con la faccia sul suo cazzo che nonostante la masturbazione di poco prima era già ben dritto e duro. Non volevo stare lì, ma la sua forza e la mia voglia hanno vinto.
Mi spingeva sulla nuca. Lo avevo tutto in bocca, mi mancava il respiro, mi soffocava, sentivo la cappella in gola, mi ha mollato e sono schizzata dritta sul sedile con un: -Ti prego...!-

Stavolta senza che lui mi forzasse mi sono messa la cappella tra le labbra, succhiavo solo lì, con la mano che afferrava il resto del pene senza muoversi.
Mi lasciava fare: -sei un uragano. Sei un portento. Che femmina! Chi ti molla più!? Affondavo completamente il cazzo dentro la bocca per poi ritornare solo sulla cappella. Mi dedicavo alle palle, leccavo poi succhiavo ancora. Distesa così su un fianco, gli davo modo allungando un braccio di arrivare alla figa con le dita, ci giocava, infilava per come poteva e poi usciva, poi ancora massaggi e polpastrello dentro, stavo impazzendo anch'io.
Un “toc toc” al finestrino mi ha fatto urlare di spavento, sollevandomi mi sono rannicchiata sul sedile.
Erano un uomo e una donna. Poco dopo ho realizzato potessero essere gli occupanti dell'altra macchina. Lorenzo è uscito a parlare con loro. Dieci... quindici minuti? Non saprei. Il mio sportello si è aperto e la donna tendendomi la mani mi invitava a scendere. Le ho dato la mano e mi sono messa in piedi
-Sei bella; come ti chiami? Io sono Alessandra Piacere.-
-Grazie. Marilena. Piacere mio. Anche tu sei molto bella-
La mia voce tremava ancora e lei: - Non preoccuparti, siamo dalla stessa parte. Lui è Fausto. Io lavoro in ufficio, al Patronato di un Ente di categoria per il Commercio e lui è negoziante di cui il nostro Ufficio cura l'Amministrazione dei commercianti iscritti alla nostra Associazione.
Inoltre siamo compagni in un gruppo parrocchiale del paese in cui abitiamo, vicina al
capoluogo. Stiamo raggiungendo gli altri che ci hanno preceduto per un incontro di catechesi in un posto non lontano da qui. Mio marito, Paolo è già lì, con altri, per preparare.
Probabilmente a dirmi questo l'ha spinta la curiosità per l'evidente giovane età del mio partner. Io le ho detto che Lorenzo con il padre ci avevano soccorso mentre in viaggio con mio marito ci si era fermata la macchina e che accompagnandoci, mentre fermi presso un'officina di un loro amico alla periferia di un centro abitato, mio marito e il papà di Lorenzo erano scesi per parlare con il meccanico mentre noi aspettavamo nel furgone e lui ha cominciato a toccarmi dicendo: - Sei bella, mi ti farei volentieri, mi piacciono le donne adulte.- non era servito a nulla il mio: -possono vederci. Stanno tornando, smettila non voglio, sei un bambino:-

Iniziando a palparmi davvero dappertutto, come se avesse centinaia di mani, almeno... io le sentivo tali, dicendo che non ce la faceva più e che voleva almeno una sega, era poi invece riuscito ad abusare di me sui sedili di quel furgone. Le avevo confessato anche che poi, il fatto che il ragazzino aveva scoperto dove abito e la sua testardaggine a volermi ancora rischiando di farci trovare a casa, mi aveva spinto a cedere alle sue voglie, ma lontano da luoghi conosciuti.
Non le ho certo detto che i ragazzini seduti dietro con me erano due e che entrambi mi hanno “conosciuta” a fondo. Così come mi sono ben trattenuta dal dirle che a cedermi a loro, come ad altri non era stato mio marito, ignaro di tutto, bensì l'uomo che mi aveva ricevuto in dono da un suo amico, il quale era stato il mio primo abusante da donna sposata riaccendendo un incendio sopito ma mai spento del tutto. Ne le ho raccontato tutto il resto.

Lei mi ha detto che stava vivendo una situazione simile alla mia. Anche il suo partner era molto più giovane di lei, ma decisamente più adulto del mio. Non mi ha detto la sua età, ma sicuramente almeno una quindicina più di me li aveva; forse anche oltre. Ne io gliel'ho chiesta. Decisamente bella donna. Piacente, secondo me più di qualche maschio l'avrebbe posseduta ancora volentieri.
Mi ha raccontato com'è arrivata lì. Come sono cominciate le sue avventure extraconiugali. Mi ha stupito quanto le sue esperienze fossero simili alle mie.
Da giovane doveva essere un gran bel pezzo di figliola, biondina capelli leggermente mossi che le lambivano le spalle. Occhi castano chiaro. Una terza misura di seno. I fianchi un po' pronunciati rispetto al punto vita non più da ragazzina, ma ancore apprezzabile, sedere pieno da cui partivano delle cosce che sicuramente avranno acceso nel tempo le fantasie di parecchi maschi, alcuni dei quali erano stati talmente fortunati da godersele.

Lo sguardo di Alessandra si faceva assente. Si intuiva che nella sua mente stavano visualizzandosi scene di vissuto personale
Uno dei precedenti fidanzati di una delle figlie allora ragazzina, andando a prenderla in Ufficio perché era senza auto e si era trattenuta più de previsto per finire di curare i pagamenti delle tasse di un loro cliente commerciante, entrando l'aveva vista a cavalcioni del maschio seduto spalle verso la porta dell'ufficio. Dopo aver bussato senza ottenere risposta, il fidanzatino si era ritrovato davanti alla scena della suocera che dimenava i fianchi a cosce larghe, mentre faceva godere un estraneo ballandogli sul cazzo. Prima di richiudere la porta, il giovane aveva sentito le parole dell'uomo di spalle: - Dove vai, troiaaaa ti sei soddisfatta, ma io non ho ancora finito. Continua a muoverti; con queste cosce, questo culo e la figa che hai mi stai facendo impazzire e ti voglio ancora. Mi hai fatto sudare per prenderti e adesso non te la cavi dopo la prima sborrata daiiiiiiiiiii che stai godendo da vera troia!-

Sentendo anche le parole in risposta della donna: - Basta; ti prego, ho già avuto due orgasmi … bastaaa....! Va bene ho fatto un errore, purtroppo lo scorso mese hai dovuto pagare più tasse, colpa mia: volevo restituirti i soldi e non li hai voluti perché volevi questo, ma non posso esserti schiava a vita-
Era tardi, l'ufficio doveva già essere chiuso, non c'era più nessuno. Forse una o due persone al primo piano. Questo ha permesso al giovane di stare un po' ad origliare grazie anche alla porta della stanza semi nascosta da un pilastro a vista..
L'uomo ha controbattuto: - È da quando sei arrivata che avevo voglia di godermi le tue polpe e pensi che mi accontenti così? DAIII FAMMI GODERE. Il tuo errore lo stai ripagando alla grande. Fantastica scopatrice.-

Altra comune situazione era il senso di colpa. Lei, per di più, cresciuta in un'educazione profondamente influenzata dalla chiesa cattolica con il ferreo valore della fedeltà ( Giuro di onorarti e rispettarti per tutti i giorni della mia vita. Parole della formula matrimoniale), per lei in quell'ufficio si era lacerato qualcosa oltre le carni invase da un corpo estraneo dalle dimensioni, dalla possanza e turgidità nettamente e tragicamente superiori a quelle del marito.
Si, tragicamente; perché oltre le carni le aveva lacerato il pensiero: subiva l'assalto di quel nerbo a cui stava incollando le proprie intimità e tutta se stessa, avvolgendolo e mungendolo come sentiva di non aver mai fatto con il proprio sposo. Lei, che proprio giorni prima in una frivola discussione con le colleghe sui ironici e scherzosi giudizi da dare a colleghi e clienti maschietti, si era espressa con un: - ma figuriamoci... io oltre a mio marito, non ho e non voglio nessun altro. Sono praticamente una monaca . Aveva mollato la discussione quando le altre cominciavano ad appioppare partner a quella e a questa. Tu staresti bene con tizio, a te invece Caio ti farebbe vedere le stelle o a quell'altra invece, sempronio se la godrebbe come se non dovesse più scopare e via dicendo.
Ironia della sorte, a lei alla “monaca” Alessandra, era stato giudizio unanime delle altre il vederla bene con colui che poi, giorni dopo de la sarebbe goduta e spupazzata in ufficio. Come poi era successo.

Qualcuna azzardava anche domande tipo: - ma secondo voi, un lavoro di bocca o di mano, oppure catturargli il cazzo tra le cosce e far sborrare così un uomo senza farsi penetrare, è comunque tradimento?
La similitudine delle esperienze che io e quella donna avevamo vissuto e stavamo vivendo era impressionante, mi spaventava. Compreso il fatto che le nostre schiavitù dal sesso erano iniziate provando piaceri perversi ad essere prese usate, abusate da uomini decisamente più maschi dei nostri uomini, che nessuna delle due avrebbe voluto conoscere, ma che dopo conosciuti ci hanno messo davanti a realtà che di noi stesse non conoscevamo e non volevamo ammettere.

Mentre ci raccontavamo, una sua mossa mi ha completamente spiazzata: Accarezzandomi una guancia, ha poggiato le sue labbra sulle mie baciandomi con una delicatezza che mi ha confusa, quasi stordita; completamente all'opposto rispetto ai modi brutali, secchi, decisi e volgari usati dagli uomini che di me si erano soddisfatti, compreso quest'ultimo: Lorenzo. Modi che però ho sempre sentito come benzina sul fuoco dei miei orgasmi resi sconvolgenti, irresistibilmente potenti proprio a causa di questa modalità con cui praticamente tutti mi hanno presa.
Dopo il bacio, continuando ad accarezzarmi la guancia mi ha chiesto: - Ti va se facciamo qualcosa noi due?-

Il mio imbarazzo è salito a mille moltiplicato per il numero più fantasioso che si possa pensare. Già baciarmi in quel modo è stato qualcosa che mi ha completamente stravolto, disorientato rispetto ai punti fermi che mi ero costruita. Veramente non sapevo più cos'ero, chi ero cosa facessi lì in quel momento. In più quella proposta buttata lì; così, con la massima spontaneità, naturalezza, delicatezza davvero mi ha tolto la terra da sotto i piedi. Meno male che eravamo davanti alla macchina e il mio sedere si è poggiato tra cofano e mascherina, sostenendomi anche con braccia e mani perché barcollavo letteralmente

Anche in villa avevo avuto a che fare con una donna che mi aveva praticamente trascinato su un divano poi, mentre sole abbiamo iniziato a toccarci, leccarci sono arrivati gli uomini ed è andata com'è andata, ma lì ora, era diverso. Dai primi tocchi, dalle prime carezze sentivo un coinvolgimento del tutto differente. Perché? Non lo so!
Ero completamente stordita; pochi minuti prima mi preparavo a concedermi a un ragazzino che sapevo mi avrebbe fatto godere in maniera coinvolgente tanto che il mio corpo non vedeva l'ora, anche se come al solito, la ragione, le buone regole, il voler essere persona incorruttibile, rifiutava categoricamente quel comportamento e adesso mi ritrovavo a non poter più aspettare, a bramare le attenzioni di una donna sconosciuta. Rivoluzione copernicana.

Le sue labbra di nuovo sulle mie, la mano che scivola sul seno e attraverso i vestiti stringe delicatamente una tetta. Ho fremiti incontrollabili. La stessa mano scende al ginocchio. Lei è praticamente tra le mie cosce che l'abbracciano. Con la lingua mi invita ad aprire la bocca. Le nostre lingue danzano. Dal ginocchio, la mano comincia a salire sull'esterno coscia portandosi su la gonna fino al fianco, si infila tra i nostri corpi arrivando a lambire il mio essere femmina. Mi blocco irrigidendomi.
-Che c'è?- lei mi chiede, al che io: - loro. Ci vedono. Ci sono loro, mi vergogno.-
I due maschi. Uno che seppur mi aveva scopata, posseduta, violentata e stava per ripetersi, comunque mi metteva soggezione e l'altro completamente sconosciuto al quale stavo regalando lo spettacolo che due donne sanno offrire nella profonda intimità. Mi venivano in mente i luoghi in cui si pratica lo scambio di coppie, immaginandomi come spettatrice e poi protagonista con il mio partner che mi spingeva a salire sul palco per poi non intervenire quando da altri venivo portata dietro le quinte. In quella villa avevo visto donne accoppiarsi, ma in lontananza. Io stessa mi lasciavo accarezzare da una donna, ma lì in quell'aperta campagna... lì. era diverso, sensazioni completamente nuove che non saprei descrivere.
Mi sono involontariamente distesa con la schiena sul cofano quando ha cominciato a baciarmi le labbra vaginali, mentre con la mano giocava con il mio capezzolo. Aprivo volgarmente le cosce per farla agire meglio. Sentivo bene come mi risucchiava le ninfee. Scariche elettriche lungo la spina dorsale mentre mi mordicchiava il clitoride alternando con affondi con la lingua. Subito l'orgasmo. Lunghissimo, sconvolgente, devastante aumentato dalla penetrazione con il dito. Le ho allagato mano e braccio. Poi, posizioni invertite; le stesse mosse, le stesse cose che avevo ricevuto da quella donna. ora gliele restituivo: Gemeva, si contorceva, godeva, mi a nuovamente eccitato. La volevo ancora, ma gli uomini hanno preteso la loro parte:
Lorenzo, il mio zingarello. Si è trascinato via Alessandra mentre Fausto si è impossessato di me: prima che mi facesse inginocchiare davanti a lui che con le spalle si appoggiava al tronco dell'albero vicino all'auto, ho visto che dal porta bagagli, Lorenzo estraeva un telo incerato stendendolo a terra facendo inginocchiare Alessandra davanti a lui. Io succhiavo Fausto e Alessandra Succhiava Lorenzo. Loro si sono poi esibiti in un sessantanove distesi sulla cerata. Io in piedi appoggiata all'albero con Fausto che mi teneva una gamba sollevata con il braccio sotto il mio ginocchio, che venivo scopata con colpi di cazzo in figa che mi sollevavano da terra. Lui a me: -Cazzo Alessandra è bollente, ma anche tu non scherzi. Anche tu divoratrice di maschi.-
Era la prima volta che vedevo quell'uomo. Mi aveva già classificata, accorgendosi subito della mia indole di femmina vogliosa e questo aumentava la mia vergogna, la mia discesa nel torbido, nel più profondo animalesco sesso senza ritegno, non voluto, non cercato ma subito e partecipato.
Mi ha rivoltata inculandomi. Ho sentito dolore, ma la sua mano che infilandosi tra le cosce mi massaggiava la fica masturbandomi mentre mi inculava, hanno fatto si che il dolore passasse in secondissimo piano rispetto al piacere aumentato dagli schizzi di sborra nell'intestino. Ci siamo accomiatati e sulla via del ritorno verso la roulotte di Lorenzo, mi ha descritto Alessandra come gran femmina tutta per il cazzo, proprio come me. Definendo il suo culo come portentoso e annunciandomi che avremmo avuto altre occasioni per incontrarci con loro. Nel percorso fino al campo ci siamo quasi ignorati. Dentro la roulotte mi ha spinta verso il tavolo del piccolo salottino e non ha perso tempo. Denudandomi la parte intima di è chinato a leccarmi la figa con me a novanta con i gomiti poggiati sul tavolo. Mi ha sorpreso. Leccava bene, piano, senza furia, a lungo strappandomi più orgasmi. Poi mi ha scopata in modo forsennato, sempre presa da dietro. Il suo cazzo mi sembrava ancora più duro, più grosso, mi bruciava ne ho sentito nodosità non avvertite nelle scopate precedenti, Il Mio terzo orgasmo mentre lui sborrava nella mia vagina mentre lo imploravo di venirmi fuori, visto il periodo. Non ha sentito ragioni.

-Con questa figa e questo culo mi ci divertirò a lungo-

È uscito dalla roulotte lasciandomi lì, da sola.

Non so quanto tempo è passato prima che sentissi una voce maschile che cercava Lorenzo prima di bussare alla porta e aprire senza aspettare che rispondessi avanti. Gli ho detto che Lorenzo non c'era, mi ha risposto che l'aveva appena sentito concordando che l'avrebbe aspettato. Dopo cinque minuti di silenzio, mi ha detto che ero molto bella e che Lorenzo sapeva scegliersi bene le fighe da aprire. Nonostante il posto e la situazione, con le sue parole mi ha colto di sorpresa, ma ha proseguito: - anch'io voglio scopare, ti va?- Ho fatto per scappare, mi ha bloccata e nella stessa posizione in cui avevo appena soddisfatto Lorenzo, mi ha preso lui, ma a differenza me lo ha letteralmente ficcato tra le natiche senza ne preliminari ne nulla. Ho urlato, mi ha tappato la bocca continuando a lacerarmi il sedere per buoni 15/20 minuti, poi estraendolo mi nha spinto a distendermi sul tavolino, di schiena e sollevandomi le gambe con le mie caviglie ad altezza delle sue spalle, lui in piedi con la mia figa che sporgeva appena dal bordo del tavolo, mi ha fatta sua completamente. Mollandomi le gambe si è piegato sopra di me con il busto. Con le cosce gli cingevo i fianchi incrociando i talloni dietro la sua schiena. Mi mordeva la spalla mentre sentivo il cazzo sempre più dentro, sempre più in fondo, ero sempre più sua, La mano che palpava, strizzava il mio esterno coscia mentre mi scopava. Altra ventina di minuti prima del rantolo che accompagnava altro seme nel mio utero: Se fossi rimasta incinta, il DNA sarebbe occorso per stabilire la paternità

Commenti, scambi di idee opinioni o altro MaryCambury@libero.it
scritto il
2022-08-24
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