Una chiamata, una foto, una proposta -seconda parte-
di
Marilena C.
genere
dominazione
Non ha perso tempo Lui in piedi mentre io dopo l'orgasmo scivolata rannicchiata per terra.
-dai, prendilo in bocca. Adesso tocca a te farmi divertire e scommetto che sei davvero brava.-
Non volevo, ma mi mancavano le forze.
Certo, ero abituata agli assalti, ad essere presa con la forza, costretta a soddisfare chiunque mi volesse. Era quello che cercavo. È il motivo che mi porta a rendere pubbliche li mie esperienze di vita (anche se a dire il vero, le e-mail che ricevo sembrano più inviate da corteggiatori incalliti e non rispondo nemmeno)
Gli è stato facile, Un po' ricurvo verso l'alto, ho sentito bene la cappella strusciarsi sul palato. Mi raggiungeva la gola e tenendomi la testa mi costringeva ad affondare il naso nei suoi peli pubici.
-Ti prego, piano. Così soffoco.-
Si è calmato e ha rallentato il ritmo delle spinte.
Ormai proseguivo da sola. Mo ha fatto alzare riposizionandomi a novanta con i gomiti poggiati sul tavolo. Lo sentivo addosso. Mi palpava dappertutto, mi frugava bene. Ho sentito distintamente il glande separarmi le natiche e posizionarsi all'altezza dell'ano. Ero nervosissima, preoccupata per quello che mi stava succedendo e pensando che non sarei tornata a casa in tempo dovendomi così giustificare con mio marito. Pensavo alla litigata che avrei dovuto affrontare.
Non riusciva ad entrare, colpa mia, non c'era verso di rilassarmi, Sapevo che bastava sentirmelo dentro per farmi cedere completamente e per dargli piena soddisfazione, come lui voleva. Questo, purtroppo, alla fin fine sarebbe piaciuto anche a me, mi sarei completamente abbandonata al piacere di essere presa, di essere ancora usata, abusata.
Non riuscivo a rilassarmi, ma pregavo che entrasse, anche facendomi male, poi... lo so.... la Marilena porca uscita fuori prepotentemente quando presa con la forza avrebbe goduto, con piena soddisfazione, facendo magari dire, a lui come ad altri: - sei difficile da domare, ma ne vale la pena. Eccome se ne vale la pena.....!
Inchinandosi ha cominciato a leccarmi bene, con abbondante salivazione per facilitare l'ingresso del cazzo tra le natiche... macché... non c'era verso.
Alla fine un'idea: lui che va verso il frigorifero e torna con un panetto di burro. Famosissima scena del film -Ultimo tango a Parigi-
Abbondantissima paziente imburrata; un urlo, solo dopo pensandoci, chi nel condominio o zone adiacenti poteva aver sentito, si sarà fatto i suoi film.
Ma in quel momento l'urlo, il dolore pazzesco, l'anello anale che si allargava come a spaccarsi e poi a stringersi alla base del cazzo, le natiche che pian piano prendevano a massaggiare quel pezzo di nerbo, mungendolo. Gli schiaffetti sulle chiappe mi facevano contrarre maggiormente le natiche strizzandogli il cazzo con più vigore, con più forza. Gli stavo piacendo, mentre con voce rauca dallo sforzo diceva:
-adesso comincia a muoverti. Piano, pianissimo, altrimenti mi fai sborrare subito.-
Per qualche attimo devo aver perso i sensi.
Voleva portarmi in camera, a letto, così incollati come eravamo, con il suo cazzone tutto tra le mie natiche. A metà strada, abbracciandomi e infilando una mano tra le cosce a toccarmi la figa e l'altra ad impastarmi le tette, con un rantolo è venuto. Non finiva più di schizzare.
Sul letto ci siamo arrivati, stremati e dopo pochi attimi mi ha chiesto di succhiargli il cazzo. Mi voleva ancora. Io ero ancora in preda all'orgasmo e mi sono calmata solo alcuni minuti dopo distesa su quel letto completamente sconosciuto.
Mi sono calmata ed ho iniziato a succhiarlo.
Un pensiero, un flash: L'altro porco? Sarebbe arrivato? Quando? Ovviamente anche lui avrebbe preteso la sua parte, sarei dovuta stare anche ai suoi piaceri e poi... mi avrebbe dovuto riportare a casa e mi facevo l'idea che volevo che arrivasse per questo secondo motivo, ma sapevo bene che stavo mentendo a me stessa
Commenti, scambi di idee opinioni o altro MaryCambury@libero.it
-dai, prendilo in bocca. Adesso tocca a te farmi divertire e scommetto che sei davvero brava.-
Non volevo, ma mi mancavano le forze.
Certo, ero abituata agli assalti, ad essere presa con la forza, costretta a soddisfare chiunque mi volesse. Era quello che cercavo. È il motivo che mi porta a rendere pubbliche li mie esperienze di vita (anche se a dire il vero, le e-mail che ricevo sembrano più inviate da corteggiatori incalliti e non rispondo nemmeno)
Gli è stato facile, Un po' ricurvo verso l'alto, ho sentito bene la cappella strusciarsi sul palato. Mi raggiungeva la gola e tenendomi la testa mi costringeva ad affondare il naso nei suoi peli pubici.
-Ti prego, piano. Così soffoco.-
Si è calmato e ha rallentato il ritmo delle spinte.
Ormai proseguivo da sola. Mo ha fatto alzare riposizionandomi a novanta con i gomiti poggiati sul tavolo. Lo sentivo addosso. Mi palpava dappertutto, mi frugava bene. Ho sentito distintamente il glande separarmi le natiche e posizionarsi all'altezza dell'ano. Ero nervosissima, preoccupata per quello che mi stava succedendo e pensando che non sarei tornata a casa in tempo dovendomi così giustificare con mio marito. Pensavo alla litigata che avrei dovuto affrontare.
Non riusciva ad entrare, colpa mia, non c'era verso di rilassarmi, Sapevo che bastava sentirmelo dentro per farmi cedere completamente e per dargli piena soddisfazione, come lui voleva. Questo, purtroppo, alla fin fine sarebbe piaciuto anche a me, mi sarei completamente abbandonata al piacere di essere presa, di essere ancora usata, abusata.
Non riuscivo a rilassarmi, ma pregavo che entrasse, anche facendomi male, poi... lo so.... la Marilena porca uscita fuori prepotentemente quando presa con la forza avrebbe goduto, con piena soddisfazione, facendo magari dire, a lui come ad altri: - sei difficile da domare, ma ne vale la pena. Eccome se ne vale la pena.....!
Inchinandosi ha cominciato a leccarmi bene, con abbondante salivazione per facilitare l'ingresso del cazzo tra le natiche... macché... non c'era verso.
Alla fine un'idea: lui che va verso il frigorifero e torna con un panetto di burro. Famosissima scena del film -Ultimo tango a Parigi-
Abbondantissima paziente imburrata; un urlo, solo dopo pensandoci, chi nel condominio o zone adiacenti poteva aver sentito, si sarà fatto i suoi film.
Ma in quel momento l'urlo, il dolore pazzesco, l'anello anale che si allargava come a spaccarsi e poi a stringersi alla base del cazzo, le natiche che pian piano prendevano a massaggiare quel pezzo di nerbo, mungendolo. Gli schiaffetti sulle chiappe mi facevano contrarre maggiormente le natiche strizzandogli il cazzo con più vigore, con più forza. Gli stavo piacendo, mentre con voce rauca dallo sforzo diceva:
-adesso comincia a muoverti. Piano, pianissimo, altrimenti mi fai sborrare subito.-
Per qualche attimo devo aver perso i sensi.
Voleva portarmi in camera, a letto, così incollati come eravamo, con il suo cazzone tutto tra le mie natiche. A metà strada, abbracciandomi e infilando una mano tra le cosce a toccarmi la figa e l'altra ad impastarmi le tette, con un rantolo è venuto. Non finiva più di schizzare.
Sul letto ci siamo arrivati, stremati e dopo pochi attimi mi ha chiesto di succhiargli il cazzo. Mi voleva ancora. Io ero ancora in preda all'orgasmo e mi sono calmata solo alcuni minuti dopo distesa su quel letto completamente sconosciuto.
Mi sono calmata ed ho iniziato a succhiarlo.
Un pensiero, un flash: L'altro porco? Sarebbe arrivato? Quando? Ovviamente anche lui avrebbe preteso la sua parte, sarei dovuta stare anche ai suoi piaceri e poi... mi avrebbe dovuto riportare a casa e mi facevo l'idea che volevo che arrivasse per questo secondo motivo, ma sapevo bene che stavo mentendo a me stessa
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