Mary 8 -In ufficio da Piero-
di
Marilena C.
genere
dominazione
Stavo male. Seriamente male. Il mancato incontro con Thomas mi ha destabilizzata. Pensieri assurdi che seppur sapevo essere folli, non riuscivo a scacciare dalla mente, tipo: mi hanno costretta a fare talmente tanto sesso, questa era sempre la prospettiva dalla quale mi allenavo a inquadrare gli eventi che mi stavano capitando, però nella realtà vera sono io a mettermi nelle condizioni di essere trattata così, che mi sono consumata, imbruttita, non sono più così attraente come poco tempo fa. Oppure: adesso faccio finta di avere un guasto alla macchina, fermo il primo che capita, dico di avere il cellulare scarico e di non avere appresso il caricatore e vediamo cosa succede.
Non l'ho fatto. Paura? Residuo di amor proprio? Rigurgito di rispetto delle regole accettate come ineluttabili, che mi permettevano ancora, nonostante tutto, di apparire brava persona, brava donna, brava moglie? Non lo so. Fatto sta che a casa l'ambiente era elettrico e la maggior responsabilità di questo clima non certo ideale soprattutto per la bambina, era del mio nervosismo, della tensione accumulata per la mancanza di episodi coinvolgenti per come li intendevo io. Gli incessanti litigi con mio marito non erano certo di aiuto.
Ecco: stavamo arrivando dove mai sarei voluta sbarcare; cioè a coinvolgere l'ambito familiare nelle mie personali e intime situazioni. Avevo giurato a me stessa che non sarebbe capitato. Invece......
Un giorno più un pomeriggio passati così hanno favorito la decisione di eseguire quello che il messaggio telefonico mi ordinava: domani o dopodomani (in questo caso) ti voglio qui in ufficio. Verso le 19.00. Se non vieni ne pagherai le conseguenze. Anche senza queste minacce, vista la situazione, ci sarei andata comunque.
Finta sobrietà. Si, sapendo quanto sia sensibile alla vista delle mie cosce fasciate da un paio di calze o nude decido di stare al gioco, di farlo uscire di testa.
Abito in raso, lungo, non da grandissime cerimonie ma elegante, all'apparenza castigato, anche se con un ampio décolleté; assolutamente nessuna porzione di seni o solco tra essi scoperta. Chiusura lampo dietro fino a poco sotto l'inizio del collo, maniche fino a metà avambraccio, con sostegno per il seno così da poter evitare il reggiseno per la generosità, regalo di madre natura, decisamente constatabile ma non esagerata. Scarpe adatte con tacco e calze velatissime 10 den. sostenute dai ganci di una giarrettiera
L'abito, però, caratterizzato da una particolarità: un importante spacco lungo la coscia, sul davanti, non percettibile se non a causa di movimenti bruschi e repentini di chi lo indossa. Facilmente gestibile anche da sedute vista l'importante sovrapposizione delle due parti di gonna dal punto vita alle ginocchia. Certo, se non abilmente governato rischia di scoprire le gambe in modo quasi osceno dalla caviglia fino all'attaccatura del bacino, soprattutto se da seduta si accavallano le gambe, ma una donna sa come abilmente giocare al vedi/non vedi, copro/scopro. Se poi capita il movimento brusco e improvviso... buona fortuna a chi c'è e si lucida gli occhi su un paio di gambe in vista, così come una folata di vento solleva le gonne leggere soprattutto se corte, mettendo a nudo cosce natiche e mutandine.
L'idea era quella di sedermi di fronte a lui, senza scrivania tra noi e dirgli con piglio deciso che quello che stava accadendo era una pazzia. Sostenere la parte della donna pentita che sta seriamente riflettendo sulla decisione di tornare tra i ranghi e dedicarsi esclusivamente a marito famiglia e lavoro, ma mentre gli dicevo questo, far finta di non accorgermi che i lembi di stoffa delicata del raso della gonna erano scivolati giù regalandogli lo spettacolo delle cosce scoperte fasciate dalla velatura delle calze, delle giarrettiere e del triangolo delle mutandine a coprire il monte di venere. Affrettare a ricoprirmi evitando di incrociare il suo sguardo come imbarazzatissima al punto di voler sprofondare nel più minuscolo degli spazi esistenti lì, in quel momento pur di nascondermi. Questo aspettando la sua reazione da toro a cui di fronte viene sventolato un drappo rosso.
Sarei riuscita a recitare la parte? Secondo me si: perché comunque a mostrargli le gambe, anche se le conosceva decisamente bene e non solo per averle viste, mi sentivo realmente imbarazzata e a disagio tanto che durante il tragitto ho spesso avuto l'idea di tornare indietro e lasciar perdere tutto, nonostante avvertita delle sicure ritorsioni da parte sua.
Non ho potuto mettere in atto il piano dettagliatamente pensato perché insieme a me è arrivato un signore che anticipandomi ha chiesto alla donna che ci ha accolto in segreteria, se il titolare fosse presente avendogli dato appuntamento per quell'ora .
Un uomo sulla sessantina, decisamente più basso di me, stempiato, con capelli solo ai lati della testa. Decisamente poco attraente a primo acchito, anzi... con l'andatura obbligata da evidente difetto fisico. Barba curata, rasata al centro delle guance, striscia di peluria a unire le basette al pizzetto sul mento, e baffi.
La donna, dopo averci fatto cenno di rimanere un attimo in attesa, ha annunciato a Piero tramite l'interfono, l'arrivo del signor? Rivolgendosi all'uomo:
-Franco.- Ha risposto lui.
Lei, procedendo nell'annuncio.....
-Sono arrivati il signor Franco e la moglie.- guardando me con un abbozzo di sorriso.
Ho subito specificato che non eravamo insieme e non ero la consorte del signore .
-sono Marilena e il signor Franco ha dato appuntamento anche a me-.
La segretaria: - mi scusi, Direttore è la signora Marilena.... ah... si, va bene.-
Poi, rivolta a noi:
-vi faccio accomodare, ha detto il Direttore di farvi entrare entrambi nel suo ufficio. Prego.......-
Un Buonasera … con e ed a finale un po' prolungate detto da Piero, rimasto seduto sulla sua poltroncina dietro la scrivania del comando ci ha accolto; insieme ad un cenno di invito a sederci sulle poltroncine all'altro lato di quel tavolo. Noi di fronte a lui, facendo definitivamente svanire il mio progetto di proporgli la vista delle mie cosce per distrazione durante il nostro colloquio.
Vicini al tavolo tanto da poggiarvi i gomiti, dopo le presentazioni di rito, -Franco, lei è Marilena; Marilena, lui è Franco. Piacere mio ..., piacere mio .. ,- ho capito che l'impresario edile Franco collaborava spesso con l'impresa edile di Piero e dovendo noi fare del lavori di risistemazione della Struttura adibita a Bed and breakfast, aveva pensato di metterci in contatto vista la competenza, a detta di Piero, che l'impresario Franco metteva in campo e, dall'altra parte, la serietà con cui noi affrontavamo gli impegni.
I motivi ufficiali di quell'incontro erano stati esplicitati.
Piero ha aggiunto, rivoto a Franco:
-ti anticipo che la qui presente signora è ferratissima in disegno tecnico e progettazione, visti i suoi studi per cui molte Ditte del territorio e oltre ne hanno richiesto spesso la collaborazione giocandosela ( mi permetterai, Marilena con il massimo del rispetto) giocando al rialzo. Avrà sicuramente buttato giù su carta le sue idee di modifica che confronteremo con le tue proposte.-.
Ricevendo da Franco il pieno consenso al tutto abbiamo iniziato a prendere in esame le sue proposte alle quali io davo le mie idee di modifica non avendo portato nessun progetto perché non avevo idea della presenza di una terza persona, tanto meno un tecnico. Mi stavo ricredendo anche sulle intenzioni di Piero.
Ammetto che intenta ad analizzare il progetto presentato da Franco, non mi sono resa minimamente conto del vestito che scivolandomi sulle cosce, le metteva completamente in mostra. Ciò che avevo preparato per Piero, lo stavo riservando, stavolta davvero involontariamente, all'ennesimo perfetto estraneo pressoché sconosciuto.
-Si … però …. se la signora mette in campo certi argomenti.... io mi arrendo!.
Le parole di Franco che Piero non ha giustamente afferrato al volo ed io ho inquadrato solo dopo essermi ricoperta tirando su i lembi dell'abito., mi hanno fatto sentire le guance prendere fuoco. Rossa in viso, balbettando, ho farfugliato un:
– m m mi mii mii sc sc scusi!- che ha causato la risata di Piero a cui Franco ha detto:
-Che è brava me lo dici tu, ma che è bona all'inverosimile lo vedo da solo e su certe cosce... beh... scusami...come fai a non lasciarci gli occhi? E che cazzo....!-
Volevo alzarmi, scappare, ma sentivo le gambe come paralizzate, ho provato per quei momenti la sensazione che verosimilmente prova un paraplegico: la volontà di muovere le gambe, che però non rispondono ai comandi del cervello. Inoltre sentivo le natiche incollate alla sedia.
Due trilli dell'interfono. Piero che si alza dalla sua “poltrona di comando” chiedendoci di scusarlo un momento perché si doveva spostare dall'ufficio per alcuni minuti:
-Voi cominciate pure. Io torno tra poco.-
Cominciare cosa...? Ho pensato. A esaminare il progetto..... spero....!
È sparito richiudendo la porta lasciandoci soli: io e Franco; l'ennesimo estraneo che si era beato delle vista delle mie cosce, in definitiva nude, fino al triangolo delle mutandine in semitrasparenza sul monte di venere carnoso.
Risistemandomi ho concentrato l'attenzione sulle carte sopra quel tavolo:
-Vede? Qui per esempio.....
Franco mi ha subito bloccata:
-Eh no.... cara signora... non può pretendere che un uomo rimanga indifferente a certi spettacoli.-
Facendo finta di cadere dalle nuvole gli ho chiesto a quale spettacolo si riferisse. Al che, lui:
-Non faccia finta di non capire; un paio di cosce come le sue non possono lasciare indifferente un maschio, soprattutto se il ritmo frequente del fare sesso viene meno per la difficoltà a trovare il tempo per una sana scopata. Proprio come mi sta capitando in questo periodo.-
Eravamo decisamente entrati in argomento e questa volta avevo aperto io la discussione con il gesto veramente involontario e scellerato
Ha continuato:
-so cosa avete fatto con Piero. Cosa è successo tra voi in quel ristorante. Cosa le ha fatto sotto il tavolo alla presenza degli altri che non si sono accorti di nulla e di come poi lei si sia fatta seguire in bagno (questa era stata, evidentemente la versione dei fatti illustrata da Piero al suo amico).-
Aggiungendo anche, in modo crudo, senza mezzi termini, volgarmente:
-So di come ha cercato di resistergli, per aumentarne l'eccitazione e poi concedersi totalmente . Ma diamoci del tu, tanto stiamo arrivando ad essere intimi e lo saremo. Eccome se lo saremo!
Dicevo: come il tuo culo gli ha massaggiato bene l'uccello mentre frugandoti tra le cosce ti faceva godere e venire, mi ha anche confessato che una sborrata così non gli capitava da parecchio tempo prima di possederti. Che sei stata formidabile. So anche di te e Nicholas al b&b.-
Avrei voluto controbattere che ero stata violentata dal suo amico. Che mi aveva costretta, non volevo ma poi non ero stata più capace di opporre resistenza. Quando poi, però, lui ha aggiunto ancora, che nonostante io avessi sentito una persona entrare in quello stanzino, non avevo neanche minimamente provato a chiedere aiuto, mi ha completamente annientata. Sapeva tutto, per filo e per segno. Piero lo aveva istruito alla perfezione.
Gli unici episodi ai quali Franco non ha fatto cenno, sono stati quelli con il ragazzino, Thomas e con i suoi due compari, Speravo non fosse una dimenticanza, ma che davvero non ne fossero a conoscenza, ne lui ne quel gran bastardo porco di Piero, anche se niente mi assicurava che al matrimonio lo stesso Piero, non si fosse accorto dei movimenti dal giovane, intuendo l'esistenza delle foto.
Alzandosi dalla sedia, Franco, si è pericolosamente avvicinato a me che invece stavo al mio posto:
-vuoi vedere cos'hai combinato? Prima senti qui..-
Afferrandomi il polso ha indirizzato la mia mano verso il suo pene costringendomi a poggiarvela sopra. Così ho potuto constatare, mio malgrado, la consistenza, la durezza e anche se dentro i pantaloni e gli slip, le dimensioni non trascurabili, cancellando poi ogni dubbio quando denudandoselo, me lo ha mostrato.
Dimensioni spropositate, non tanto in lunghezza, anche se non si poteva certo definite brevilineo, ma grosso; eccessivamente grosso da farmi pensare che la penetrazione che sicuramente ci sarebbe stata, mi avrebbe costretto a ricorrere a delle cure mediche.
Il dubbio risiedeva sul capire quale mio orifizio avrebbe utilizzato per soddisfarsi, sempre che la resistenza prima dell'orgasmo o l'eventuale ripresa della turgidità dopo aver sborrato, non gli consentissero di farmelo apprezzare ovunque.
La chiusura lampo del vestito che va giù di poco avendomi fatto staccare la schiena dalla spalliera della sedia. Le spalline dello stesso vestito calate sulle braccia fino ai gomiti hanno facilitato di molto la possibilità di far uscire le tette dalle coppe del vestito.
L'istinto mi ha fatto portare le mani a coprirmi, ma immediatamente lui:
-giù quelle mani. Fammi vedere.-
Ho ubbidito senza battere ciglio. Così come non ho opposto resistenza, anzi, ho nuovamente messo in mostra le cosce come mi ha ordinato categoricamente, lasciando cadere i lembi del vestito offrendo nuovamente ai suoi occhi quello definito da lui “lo spettacolo”.
Era decisamente più basso di me. Da seduta, il suo pene mi lambiva la pancia e agevolmente mi ha fatto stringere il pugno ad afferrare quel fascio di nervi, già duro. In questi casi una delle similitudini si fa con il marmo -duro come il marmo-, no; mi dava l'impressione fosse veramente puro marmo e aumentava a dismisura la paura delle conseguenze di una penetrazione. Non solo per il motivo già citato, ma anche perché nell'eventualità mio marito con il quale da tempo non avevo rapporti, come capita all'interno della coppia, mi avesse chiesto o fatto capire che mi desiderava, quale giustificazione avrei trovato per farlo desistere per un periodo sufficientemente lungo a ripristinare la voglia di accogliere un maschio dentro me?
I seni “impastati, soppesati, frugati dalla sua mano decisa, rozza, potente. I capezzoli massaggiati, tirati dalle sue dita. Continuavo a masturbarlo quando si è chinato leggermente a succhiarmeli. Li sentivo duri da farmi male e cominciava il rito dell'umido fra le cosce.
Infilandovi la mano in mezzo se n'è accorto:
-sei una meravigliosa porca.-
aumentando in me la vergogna, l'imbarazzo, ma anche l'eccitazione e non potevo negarlo visto che senza grossi sforzi di fantasia se ne era reso conto anche l'ennesimo uomo che stava abusando di me.
Si, abusando. Seppur io non reagissi, seppur eccitata e perché no, partecipe, stava abusando del mio corpo e questo mi accendeva ancora di più.
Sedendosi sulla scrivania, di fronte a me sulla sedia mi ha letteralmente preso la testa portandosela sul cazzo:
-SUCCHIA PUTTANA!-
Ho provato ad accoglierlo in bocca , ma all'inizio ci ho rinunciato. Lo leccavo, dai testicoli fino in punta. Glielo baciavo....... niente... dovevo prenderlo in bocca.
Uno sforzo immane, le mascella indolenzita perché di sborrare non se ne parlava ancora minimamente. Avevo un lago tra le cosce. L'imbottitura di quella sedia sarebbe stata dopo da buttare.
Il terrore è arrivato dopo: si è nuovamente seduto sulla sua sedia e mi ha detto che dovevo stargli sopra. Dovevo cavalcarlo. Spalancare le cosce e mettermi sul suo grembo, di fronte a lui cosicché mentre mi muovevo con il suo cazzo ben piantato in vagina, lui potesse affondare la faccia tra i miei seni. Godersi le mie tette. Ha aggiunto:
-non sei grassa, ma sei piena, morbida, carnosa. Il tipo di donna che mi fa impazzire. Da prendere ad ogni costo.-
Dovevo farmi lacerare le carni da quel mostro.
Ha detto:
-lo so che ti farò male; ma sono anche sicuro che ti piacerà moltissimo e che prima di cercare altri uomini farai di tutto per trovare me.
Hai esperienza di quanto la vagina si possa allargare tanto da far passare un bambino. Hai figli, no? Però, vedendo il tuo fisico, qualcosa mi dice che recuperi in fretta l'elasticità che dà così tanto piacere al maschio.-
Ero spaventata, ma curiosa. Eccitata all'inverosimile. Vero; madre natura mi ha fornito di un recupero dei tessuti muscolari che riacquistano tono in fretta, complice la vita tutt'altro che sedentaria; ma avevo anche imparato da giovane, visto che ero stata con altri uomini, alcuni esercizi specifici per i muscoli vaginali così da farmi trovare pronta quando mi concedevo all'uomo che avrei amato per la vita
Non appena mi sono abbassata per far sfiorare il glande allo spacco della figa mi ha afferrato per i fianchi e mi ha tirata giù mentre dava una stoccata con il bacino. In un millesimo di secondo lo avevo tutto dentro. I suoi testicoli schiacciati tra le sue cosce e le mie natiche.
Non ho potuto fare a meno di lanciare un urlo pazzesco. Il dolore mi uccideva. Non riuscivo a muovermi .
Lui: - ooohhhsssssiiiiiiiii strettaaaaaaaaaaa mi fai impazzireeee sei ancora più bona di quanto immaginassiiiiii oggi ci divertiremo parecchio.-
Mi bruciava, avevo un ferro rovente dentro e per lenire il dolore dovevo muovermi io che ero sopra. Dovevo scoparmi quel mostro. Stavo perdendo i sensi. Uno schiaffetto mi ha risvegliata.
-Devi stare sveglia. Cosciente. Devi sentire tutto il mio cazzo. Goderti ogni attimo di questa scopata. Mi ringrazierai!-
Ho iniziato quasi subito a venire sul quel cazzo possente, potente, fonte di tremendo dolore, ma di piaceri neanche minimamente immaginati fino a quei momenti e lui mi incoraggiava:
-stai godendo eh? Vaccona troia!. Dai vienimi ancora sul cazzo. Goditelo tutto. Muoviti bene così lo senti di più oooohhhsiiiiiiiii che scopata! Gran femmina! Fai godere davvero come poche altre .-
Anche in altri momenti mi sono sentita mancare. Pronta a lasciarmi prendere dal torpore dell'incoscienza, ma lui mi ha sempre richiamata ad essere totalmente presente . Colpi su cosce e natiche, schiaffetti, strizzate sulle tette......... non potevo abbandonarmi a me stessa e forse non lo volevo neanche.
Io: -P P Por cooo vieniii nnno nn ce la ffa cccc ccio piiiùùùù:-
lui: -mi piaci un casino. Voglio goderti tutta. Voglio fotterti bene. Come davvero meriti.-
Ancora lui: -Adesso ti stendi sul tavolo e spalanchi bene queste meraviglie di cosce.-
Io: -cosa vuoi farmi ancora?
Lui, ancora: -distenditi a pancia in su.-
Come ha tirato fuori il pene dalla vagina, era sporco del mio sangue.
Lui. -ti ho ri-sverginata. Ho il tuo sangue sul cazzo. Sei profondamente mia e il mio cazzo è adatto ad una gran femmina come te.-
La sua lingua mi massaggiava le labbra vaginali tumefatte. Mi dava un po' di sollievo e gli ultimi due orgasmi sono stati un po' meno intensi; più dolci, non esplosivi come i precedenti con il cazzo in vagina.
Sistemata una sedia vi è salito per portare il pene all'altezza della figa. Ma anziché lì, ha decisamente puntato a separarmi le natiche passandoci il glande in mezzo.
Un mio urlo: - NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO – l'ha fatto sorridere.
Sotto voce lui ha risposto: -sssssssiiiiiii., vedrai che ne varrà la pena.... e tutte le modifiche al progetto saranno accettate senza nessuna obiezione e naturalmente senza aggravio di spesa per voi. Tutte a mio carico. Solo per un cazzo in più che visiterà il tuo gran bel culo lasciandoci un ricordino. Ti conviene!
Aveva libertà di movimento e la stoccata, il colpo di reni è stato nettamente più potente di quello con cui sulla sedia con me sopra, mi aveva aperto la figa.,
Benché il mio peso non sia eccessivo, non sono neanche così leggera; ebbene: quella stoccata mi ha fatto sentire che per pochi millimetri mi sollevavo dal piano del tavolo per poi immediatamente ricardevi sopra.
Subito il mio corpo ha iniziato a tremare. Non ero più lì, sentivo solo il cazzo scorrere nel canale intestinale. Era bravo a farlo uscire quasi del tutto per poi affondare di nuovo fino all'elsa con colpi pazzeschi, improvvisi, ma con un ritmi lento, costante. Stavo impazzendo.
Non arrivava a baciarmi il collo, piegato su me a novanta, ma la sua bocca aveva le mie tette a disposizione e baciandomele, mordicchiandomi e succhiando i capezzoli sentivo i suoi rantoli da animale. Come i grugniti di un autentico maiale qual'era, e lo sentivo.
-Sei la mia porca. Fantastica svuota coglioni! Hai trovato il cazzo giusto per te.-
Mi diceva, aumentando la mia vergogna, il senso di proibito, sporco, torbido ma eccitante fino alla pazzia.
Non mi sono accorta che Piero era tornato con un'altra donna. Ho sentito solo Franco dire con voce gutturale tipica da sforzo, ma stavolta carico di autentico piacere:
-lasciamela fottere ancora un po'. È una femmina pazzesca, me la sto godendo. Tra un po' le spruzzo tutto dentro.-
Poi, a me:
-Mmmmmssssiiiiiiiiiiiiii cosìììììììì muovi il culoooo le cosce i fianchiiiiiiiii mi fai impazzireeeeeee dai toiaaaaaaaaaaaa. Goditi il cazzooo.-
Si...... nonostante tutto, me lo stavo godendo concedendomi tutta all'ennesimo sconosciuto che mi stava facendo sperimentare gradi di piacere che neanche immaginavo potessero essere raggiunti.
Cento. Mille schizzi nell'intestino. Se sparati nell'utero gli avrei dato un bambino.
Ansimante continuava i volgari complimenti a me diretti:
-cazzo che femmina! Tra le scopate migliori che mai mi sia capitato di farmi. Regali gioia a tutto spiano.-
Ricordo di essere stata presa di peso e adagiata sul divano poi la donna entrata con Piero che mi accarezzava fino a raggomitolarsi fra le mie cosce per leccarmi, la fica, succhiarmi ninfee e clitoride, incollarvi le labbra, mi dava autentiche scosse elettriche e due orgasmi più delicati di quelli appena strappati da Franco a me che li ho subiti, ne sono stata invasa, ma completamente e assolutamente partecipe.
Un piacere ancora diverso, inteso e ancora più subdolo mi has catturato quando dopo essermi ripresa un tantino, la donna, Claudia, mi ha chiesto di farla godere. Sensazione diversa. Pensando a cosa mi aveva dato i brividi, andavo con la lingua direttamente nei punti, nelle pieghe che quando sollecitati, a me hanno dato più piacere. L'ho fatta venire mentre tremava per tutto il corpo
È toccato poi a Piero possedermi seduto sul divano con me sopra mentre il mio posto sulla scrivania ora era di Claudia fottuta da Franco.
C'è voluto un po' perché mi riprendessi giusto per rendermi presentabile, ma di guidare proprio non me la sentivo. Voleva accompagnarmi a casa Franco e sono sicura che nel tragitto mi avrebbe scopata ancora, ma Piero ha pensato che era meglio se mi accompagnava lui, nell'eventualità, molto concreta, che a casa ci fosse già mio marito, con cui si conoscevano. Gli avremmo detto dio esserci incontrati per caso e approfittandone, nel suo ufficio avevamo discusso sui progetti di rinnovo. Poi l'auto non ne aveva voluto sentire di mettersi in moto.
Franco stesso si offriva di farla controllare e riportarcela l'indomani.
Alcuni scambi con la nuova arrivata a cui per ò non riuscivo a prestare molta attenzione, visto il mio stato, mi hanno fatto capire che era di una cittadina della cinta metropolitana del capoluogo, insegnava all'Università, ramo umanistico e che conosceva Piero per averle sistemato lo Studio professionale. Decisamente più scura di me di carnagione era molto bella. Anche lei alta, forse un po' di centimetri meno di me, capelli lunghi e scuri come i miei. Più magra, seno più piccolo, cosce lunghe e ben tornite.
Mentre ascoltavo lei, ho sentito le parole di Franco rivolte a Piero:
-se queste due le portiamo in villa, sarà un successone-
Nel viaggio verso casa ho chiesto spiegazioni a Piero e la risposta è stata:
-Sii paziente; aspetta e vedrai.-
Commenti, scambi di idee opinioni o altro MaryCambury@libero.it
Non l'ho fatto. Paura? Residuo di amor proprio? Rigurgito di rispetto delle regole accettate come ineluttabili, che mi permettevano ancora, nonostante tutto, di apparire brava persona, brava donna, brava moglie? Non lo so. Fatto sta che a casa l'ambiente era elettrico e la maggior responsabilità di questo clima non certo ideale soprattutto per la bambina, era del mio nervosismo, della tensione accumulata per la mancanza di episodi coinvolgenti per come li intendevo io. Gli incessanti litigi con mio marito non erano certo di aiuto.
Ecco: stavamo arrivando dove mai sarei voluta sbarcare; cioè a coinvolgere l'ambito familiare nelle mie personali e intime situazioni. Avevo giurato a me stessa che non sarebbe capitato. Invece......
Un giorno più un pomeriggio passati così hanno favorito la decisione di eseguire quello che il messaggio telefonico mi ordinava: domani o dopodomani (in questo caso) ti voglio qui in ufficio. Verso le 19.00. Se non vieni ne pagherai le conseguenze. Anche senza queste minacce, vista la situazione, ci sarei andata comunque.
Finta sobrietà. Si, sapendo quanto sia sensibile alla vista delle mie cosce fasciate da un paio di calze o nude decido di stare al gioco, di farlo uscire di testa.
Abito in raso, lungo, non da grandissime cerimonie ma elegante, all'apparenza castigato, anche se con un ampio décolleté; assolutamente nessuna porzione di seni o solco tra essi scoperta. Chiusura lampo dietro fino a poco sotto l'inizio del collo, maniche fino a metà avambraccio, con sostegno per il seno così da poter evitare il reggiseno per la generosità, regalo di madre natura, decisamente constatabile ma non esagerata. Scarpe adatte con tacco e calze velatissime 10 den. sostenute dai ganci di una giarrettiera
L'abito, però, caratterizzato da una particolarità: un importante spacco lungo la coscia, sul davanti, non percettibile se non a causa di movimenti bruschi e repentini di chi lo indossa. Facilmente gestibile anche da sedute vista l'importante sovrapposizione delle due parti di gonna dal punto vita alle ginocchia. Certo, se non abilmente governato rischia di scoprire le gambe in modo quasi osceno dalla caviglia fino all'attaccatura del bacino, soprattutto se da seduta si accavallano le gambe, ma una donna sa come abilmente giocare al vedi/non vedi, copro/scopro. Se poi capita il movimento brusco e improvviso... buona fortuna a chi c'è e si lucida gli occhi su un paio di gambe in vista, così come una folata di vento solleva le gonne leggere soprattutto se corte, mettendo a nudo cosce natiche e mutandine.
L'idea era quella di sedermi di fronte a lui, senza scrivania tra noi e dirgli con piglio deciso che quello che stava accadendo era una pazzia. Sostenere la parte della donna pentita che sta seriamente riflettendo sulla decisione di tornare tra i ranghi e dedicarsi esclusivamente a marito famiglia e lavoro, ma mentre gli dicevo questo, far finta di non accorgermi che i lembi di stoffa delicata del raso della gonna erano scivolati giù regalandogli lo spettacolo delle cosce scoperte fasciate dalla velatura delle calze, delle giarrettiere e del triangolo delle mutandine a coprire il monte di venere. Affrettare a ricoprirmi evitando di incrociare il suo sguardo come imbarazzatissima al punto di voler sprofondare nel più minuscolo degli spazi esistenti lì, in quel momento pur di nascondermi. Questo aspettando la sua reazione da toro a cui di fronte viene sventolato un drappo rosso.
Sarei riuscita a recitare la parte? Secondo me si: perché comunque a mostrargli le gambe, anche se le conosceva decisamente bene e non solo per averle viste, mi sentivo realmente imbarazzata e a disagio tanto che durante il tragitto ho spesso avuto l'idea di tornare indietro e lasciar perdere tutto, nonostante avvertita delle sicure ritorsioni da parte sua.
Non ho potuto mettere in atto il piano dettagliatamente pensato perché insieme a me è arrivato un signore che anticipandomi ha chiesto alla donna che ci ha accolto in segreteria, se il titolare fosse presente avendogli dato appuntamento per quell'ora .
Un uomo sulla sessantina, decisamente più basso di me, stempiato, con capelli solo ai lati della testa. Decisamente poco attraente a primo acchito, anzi... con l'andatura obbligata da evidente difetto fisico. Barba curata, rasata al centro delle guance, striscia di peluria a unire le basette al pizzetto sul mento, e baffi.
La donna, dopo averci fatto cenno di rimanere un attimo in attesa, ha annunciato a Piero tramite l'interfono, l'arrivo del signor? Rivolgendosi all'uomo:
-Franco.- Ha risposto lui.
Lei, procedendo nell'annuncio.....
-Sono arrivati il signor Franco e la moglie.- guardando me con un abbozzo di sorriso.
Ho subito specificato che non eravamo insieme e non ero la consorte del signore .
-sono Marilena e il signor Franco ha dato appuntamento anche a me-.
La segretaria: - mi scusi, Direttore è la signora Marilena.... ah... si, va bene.-
Poi, rivolta a noi:
-vi faccio accomodare, ha detto il Direttore di farvi entrare entrambi nel suo ufficio. Prego.......-
Un Buonasera … con e ed a finale un po' prolungate detto da Piero, rimasto seduto sulla sua poltroncina dietro la scrivania del comando ci ha accolto; insieme ad un cenno di invito a sederci sulle poltroncine all'altro lato di quel tavolo. Noi di fronte a lui, facendo definitivamente svanire il mio progetto di proporgli la vista delle mie cosce per distrazione durante il nostro colloquio.
Vicini al tavolo tanto da poggiarvi i gomiti, dopo le presentazioni di rito, -Franco, lei è Marilena; Marilena, lui è Franco. Piacere mio ..., piacere mio .. ,- ho capito che l'impresario edile Franco collaborava spesso con l'impresa edile di Piero e dovendo noi fare del lavori di risistemazione della Struttura adibita a Bed and breakfast, aveva pensato di metterci in contatto vista la competenza, a detta di Piero, che l'impresario Franco metteva in campo e, dall'altra parte, la serietà con cui noi affrontavamo gli impegni.
I motivi ufficiali di quell'incontro erano stati esplicitati.
Piero ha aggiunto, rivoto a Franco:
-ti anticipo che la qui presente signora è ferratissima in disegno tecnico e progettazione, visti i suoi studi per cui molte Ditte del territorio e oltre ne hanno richiesto spesso la collaborazione giocandosela ( mi permetterai, Marilena con il massimo del rispetto) giocando al rialzo. Avrà sicuramente buttato giù su carta le sue idee di modifica che confronteremo con le tue proposte.-.
Ricevendo da Franco il pieno consenso al tutto abbiamo iniziato a prendere in esame le sue proposte alle quali io davo le mie idee di modifica non avendo portato nessun progetto perché non avevo idea della presenza di una terza persona, tanto meno un tecnico. Mi stavo ricredendo anche sulle intenzioni di Piero.
Ammetto che intenta ad analizzare il progetto presentato da Franco, non mi sono resa minimamente conto del vestito che scivolandomi sulle cosce, le metteva completamente in mostra. Ciò che avevo preparato per Piero, lo stavo riservando, stavolta davvero involontariamente, all'ennesimo perfetto estraneo pressoché sconosciuto.
-Si … però …. se la signora mette in campo certi argomenti.... io mi arrendo!.
Le parole di Franco che Piero non ha giustamente afferrato al volo ed io ho inquadrato solo dopo essermi ricoperta tirando su i lembi dell'abito., mi hanno fatto sentire le guance prendere fuoco. Rossa in viso, balbettando, ho farfugliato un:
– m m mi mii mii sc sc scusi!- che ha causato la risata di Piero a cui Franco ha detto:
-Che è brava me lo dici tu, ma che è bona all'inverosimile lo vedo da solo e su certe cosce... beh... scusami...come fai a non lasciarci gli occhi? E che cazzo....!-
Volevo alzarmi, scappare, ma sentivo le gambe come paralizzate, ho provato per quei momenti la sensazione che verosimilmente prova un paraplegico: la volontà di muovere le gambe, che però non rispondono ai comandi del cervello. Inoltre sentivo le natiche incollate alla sedia.
Due trilli dell'interfono. Piero che si alza dalla sua “poltrona di comando” chiedendoci di scusarlo un momento perché si doveva spostare dall'ufficio per alcuni minuti:
-Voi cominciate pure. Io torno tra poco.-
Cominciare cosa...? Ho pensato. A esaminare il progetto..... spero....!
È sparito richiudendo la porta lasciandoci soli: io e Franco; l'ennesimo estraneo che si era beato delle vista delle mie cosce, in definitiva nude, fino al triangolo delle mutandine in semitrasparenza sul monte di venere carnoso.
Risistemandomi ho concentrato l'attenzione sulle carte sopra quel tavolo:
-Vede? Qui per esempio.....
Franco mi ha subito bloccata:
-Eh no.... cara signora... non può pretendere che un uomo rimanga indifferente a certi spettacoli.-
Facendo finta di cadere dalle nuvole gli ho chiesto a quale spettacolo si riferisse. Al che, lui:
-Non faccia finta di non capire; un paio di cosce come le sue non possono lasciare indifferente un maschio, soprattutto se il ritmo frequente del fare sesso viene meno per la difficoltà a trovare il tempo per una sana scopata. Proprio come mi sta capitando in questo periodo.-
Eravamo decisamente entrati in argomento e questa volta avevo aperto io la discussione con il gesto veramente involontario e scellerato
Ha continuato:
-so cosa avete fatto con Piero. Cosa è successo tra voi in quel ristorante. Cosa le ha fatto sotto il tavolo alla presenza degli altri che non si sono accorti di nulla e di come poi lei si sia fatta seguire in bagno (questa era stata, evidentemente la versione dei fatti illustrata da Piero al suo amico).-
Aggiungendo anche, in modo crudo, senza mezzi termini, volgarmente:
-So di come ha cercato di resistergli, per aumentarne l'eccitazione e poi concedersi totalmente . Ma diamoci del tu, tanto stiamo arrivando ad essere intimi e lo saremo. Eccome se lo saremo!
Dicevo: come il tuo culo gli ha massaggiato bene l'uccello mentre frugandoti tra le cosce ti faceva godere e venire, mi ha anche confessato che una sborrata così non gli capitava da parecchio tempo prima di possederti. Che sei stata formidabile. So anche di te e Nicholas al b&b.-
Avrei voluto controbattere che ero stata violentata dal suo amico. Che mi aveva costretta, non volevo ma poi non ero stata più capace di opporre resistenza. Quando poi, però, lui ha aggiunto ancora, che nonostante io avessi sentito una persona entrare in quello stanzino, non avevo neanche minimamente provato a chiedere aiuto, mi ha completamente annientata. Sapeva tutto, per filo e per segno. Piero lo aveva istruito alla perfezione.
Gli unici episodi ai quali Franco non ha fatto cenno, sono stati quelli con il ragazzino, Thomas e con i suoi due compari, Speravo non fosse una dimenticanza, ma che davvero non ne fossero a conoscenza, ne lui ne quel gran bastardo porco di Piero, anche se niente mi assicurava che al matrimonio lo stesso Piero, non si fosse accorto dei movimenti dal giovane, intuendo l'esistenza delle foto.
Alzandosi dalla sedia, Franco, si è pericolosamente avvicinato a me che invece stavo al mio posto:
-vuoi vedere cos'hai combinato? Prima senti qui..-
Afferrandomi il polso ha indirizzato la mia mano verso il suo pene costringendomi a poggiarvela sopra. Così ho potuto constatare, mio malgrado, la consistenza, la durezza e anche se dentro i pantaloni e gli slip, le dimensioni non trascurabili, cancellando poi ogni dubbio quando denudandoselo, me lo ha mostrato.
Dimensioni spropositate, non tanto in lunghezza, anche se non si poteva certo definite brevilineo, ma grosso; eccessivamente grosso da farmi pensare che la penetrazione che sicuramente ci sarebbe stata, mi avrebbe costretto a ricorrere a delle cure mediche.
Il dubbio risiedeva sul capire quale mio orifizio avrebbe utilizzato per soddisfarsi, sempre che la resistenza prima dell'orgasmo o l'eventuale ripresa della turgidità dopo aver sborrato, non gli consentissero di farmelo apprezzare ovunque.
La chiusura lampo del vestito che va giù di poco avendomi fatto staccare la schiena dalla spalliera della sedia. Le spalline dello stesso vestito calate sulle braccia fino ai gomiti hanno facilitato di molto la possibilità di far uscire le tette dalle coppe del vestito.
L'istinto mi ha fatto portare le mani a coprirmi, ma immediatamente lui:
-giù quelle mani. Fammi vedere.-
Ho ubbidito senza battere ciglio. Così come non ho opposto resistenza, anzi, ho nuovamente messo in mostra le cosce come mi ha ordinato categoricamente, lasciando cadere i lembi del vestito offrendo nuovamente ai suoi occhi quello definito da lui “lo spettacolo”.
Era decisamente più basso di me. Da seduta, il suo pene mi lambiva la pancia e agevolmente mi ha fatto stringere il pugno ad afferrare quel fascio di nervi, già duro. In questi casi una delle similitudini si fa con il marmo -duro come il marmo-, no; mi dava l'impressione fosse veramente puro marmo e aumentava a dismisura la paura delle conseguenze di una penetrazione. Non solo per il motivo già citato, ma anche perché nell'eventualità mio marito con il quale da tempo non avevo rapporti, come capita all'interno della coppia, mi avesse chiesto o fatto capire che mi desiderava, quale giustificazione avrei trovato per farlo desistere per un periodo sufficientemente lungo a ripristinare la voglia di accogliere un maschio dentro me?
I seni “impastati, soppesati, frugati dalla sua mano decisa, rozza, potente. I capezzoli massaggiati, tirati dalle sue dita. Continuavo a masturbarlo quando si è chinato leggermente a succhiarmeli. Li sentivo duri da farmi male e cominciava il rito dell'umido fra le cosce.
Infilandovi la mano in mezzo se n'è accorto:
-sei una meravigliosa porca.-
aumentando in me la vergogna, l'imbarazzo, ma anche l'eccitazione e non potevo negarlo visto che senza grossi sforzi di fantasia se ne era reso conto anche l'ennesimo uomo che stava abusando di me.
Si, abusando. Seppur io non reagissi, seppur eccitata e perché no, partecipe, stava abusando del mio corpo e questo mi accendeva ancora di più.
Sedendosi sulla scrivania, di fronte a me sulla sedia mi ha letteralmente preso la testa portandosela sul cazzo:
-SUCCHIA PUTTANA!-
Ho provato ad accoglierlo in bocca , ma all'inizio ci ho rinunciato. Lo leccavo, dai testicoli fino in punta. Glielo baciavo....... niente... dovevo prenderlo in bocca.
Uno sforzo immane, le mascella indolenzita perché di sborrare non se ne parlava ancora minimamente. Avevo un lago tra le cosce. L'imbottitura di quella sedia sarebbe stata dopo da buttare.
Il terrore è arrivato dopo: si è nuovamente seduto sulla sua sedia e mi ha detto che dovevo stargli sopra. Dovevo cavalcarlo. Spalancare le cosce e mettermi sul suo grembo, di fronte a lui cosicché mentre mi muovevo con il suo cazzo ben piantato in vagina, lui potesse affondare la faccia tra i miei seni. Godersi le mie tette. Ha aggiunto:
-non sei grassa, ma sei piena, morbida, carnosa. Il tipo di donna che mi fa impazzire. Da prendere ad ogni costo.-
Dovevo farmi lacerare le carni da quel mostro.
Ha detto:
-lo so che ti farò male; ma sono anche sicuro che ti piacerà moltissimo e che prima di cercare altri uomini farai di tutto per trovare me.
Hai esperienza di quanto la vagina si possa allargare tanto da far passare un bambino. Hai figli, no? Però, vedendo il tuo fisico, qualcosa mi dice che recuperi in fretta l'elasticità che dà così tanto piacere al maschio.-
Ero spaventata, ma curiosa. Eccitata all'inverosimile. Vero; madre natura mi ha fornito di un recupero dei tessuti muscolari che riacquistano tono in fretta, complice la vita tutt'altro che sedentaria; ma avevo anche imparato da giovane, visto che ero stata con altri uomini, alcuni esercizi specifici per i muscoli vaginali così da farmi trovare pronta quando mi concedevo all'uomo che avrei amato per la vita
Non appena mi sono abbassata per far sfiorare il glande allo spacco della figa mi ha afferrato per i fianchi e mi ha tirata giù mentre dava una stoccata con il bacino. In un millesimo di secondo lo avevo tutto dentro. I suoi testicoli schiacciati tra le sue cosce e le mie natiche.
Non ho potuto fare a meno di lanciare un urlo pazzesco. Il dolore mi uccideva. Non riuscivo a muovermi .
Lui: - ooohhhsssssiiiiiiiii strettaaaaaaaaaaa mi fai impazzireeee sei ancora più bona di quanto immaginassiiiiii oggi ci divertiremo parecchio.-
Mi bruciava, avevo un ferro rovente dentro e per lenire il dolore dovevo muovermi io che ero sopra. Dovevo scoparmi quel mostro. Stavo perdendo i sensi. Uno schiaffetto mi ha risvegliata.
-Devi stare sveglia. Cosciente. Devi sentire tutto il mio cazzo. Goderti ogni attimo di questa scopata. Mi ringrazierai!-
Ho iniziato quasi subito a venire sul quel cazzo possente, potente, fonte di tremendo dolore, ma di piaceri neanche minimamente immaginati fino a quei momenti e lui mi incoraggiava:
-stai godendo eh? Vaccona troia!. Dai vienimi ancora sul cazzo. Goditelo tutto. Muoviti bene così lo senti di più oooohhhsiiiiiiiii che scopata! Gran femmina! Fai godere davvero come poche altre .-
Anche in altri momenti mi sono sentita mancare. Pronta a lasciarmi prendere dal torpore dell'incoscienza, ma lui mi ha sempre richiamata ad essere totalmente presente . Colpi su cosce e natiche, schiaffetti, strizzate sulle tette......... non potevo abbandonarmi a me stessa e forse non lo volevo neanche.
Io: -P P Por cooo vieniii nnno nn ce la ffa cccc ccio piiiùùùù:-
lui: -mi piaci un casino. Voglio goderti tutta. Voglio fotterti bene. Come davvero meriti.-
Ancora lui: -Adesso ti stendi sul tavolo e spalanchi bene queste meraviglie di cosce.-
Io: -cosa vuoi farmi ancora?
Lui, ancora: -distenditi a pancia in su.-
Come ha tirato fuori il pene dalla vagina, era sporco del mio sangue.
Lui. -ti ho ri-sverginata. Ho il tuo sangue sul cazzo. Sei profondamente mia e il mio cazzo è adatto ad una gran femmina come te.-
La sua lingua mi massaggiava le labbra vaginali tumefatte. Mi dava un po' di sollievo e gli ultimi due orgasmi sono stati un po' meno intensi; più dolci, non esplosivi come i precedenti con il cazzo in vagina.
Sistemata una sedia vi è salito per portare il pene all'altezza della figa. Ma anziché lì, ha decisamente puntato a separarmi le natiche passandoci il glande in mezzo.
Un mio urlo: - NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO – l'ha fatto sorridere.
Sotto voce lui ha risposto: -sssssssiiiiiii., vedrai che ne varrà la pena.... e tutte le modifiche al progetto saranno accettate senza nessuna obiezione e naturalmente senza aggravio di spesa per voi. Tutte a mio carico. Solo per un cazzo in più che visiterà il tuo gran bel culo lasciandoci un ricordino. Ti conviene!
Aveva libertà di movimento e la stoccata, il colpo di reni è stato nettamente più potente di quello con cui sulla sedia con me sopra, mi aveva aperto la figa.,
Benché il mio peso non sia eccessivo, non sono neanche così leggera; ebbene: quella stoccata mi ha fatto sentire che per pochi millimetri mi sollevavo dal piano del tavolo per poi immediatamente ricardevi sopra.
Subito il mio corpo ha iniziato a tremare. Non ero più lì, sentivo solo il cazzo scorrere nel canale intestinale. Era bravo a farlo uscire quasi del tutto per poi affondare di nuovo fino all'elsa con colpi pazzeschi, improvvisi, ma con un ritmi lento, costante. Stavo impazzendo.
Non arrivava a baciarmi il collo, piegato su me a novanta, ma la sua bocca aveva le mie tette a disposizione e baciandomele, mordicchiandomi e succhiando i capezzoli sentivo i suoi rantoli da animale. Come i grugniti di un autentico maiale qual'era, e lo sentivo.
-Sei la mia porca. Fantastica svuota coglioni! Hai trovato il cazzo giusto per te.-
Mi diceva, aumentando la mia vergogna, il senso di proibito, sporco, torbido ma eccitante fino alla pazzia.
Non mi sono accorta che Piero era tornato con un'altra donna. Ho sentito solo Franco dire con voce gutturale tipica da sforzo, ma stavolta carico di autentico piacere:
-lasciamela fottere ancora un po'. È una femmina pazzesca, me la sto godendo. Tra un po' le spruzzo tutto dentro.-
Poi, a me:
-Mmmmmssssiiiiiiiiiiiiii cosìììììììì muovi il culoooo le cosce i fianchiiiiiiiii mi fai impazzireeeeeee dai toiaaaaaaaaaaaa. Goditi il cazzooo.-
Si...... nonostante tutto, me lo stavo godendo concedendomi tutta all'ennesimo sconosciuto che mi stava facendo sperimentare gradi di piacere che neanche immaginavo potessero essere raggiunti.
Cento. Mille schizzi nell'intestino. Se sparati nell'utero gli avrei dato un bambino.
Ansimante continuava i volgari complimenti a me diretti:
-cazzo che femmina! Tra le scopate migliori che mai mi sia capitato di farmi. Regali gioia a tutto spiano.-
Ricordo di essere stata presa di peso e adagiata sul divano poi la donna entrata con Piero che mi accarezzava fino a raggomitolarsi fra le mie cosce per leccarmi, la fica, succhiarmi ninfee e clitoride, incollarvi le labbra, mi dava autentiche scosse elettriche e due orgasmi più delicati di quelli appena strappati da Franco a me che li ho subiti, ne sono stata invasa, ma completamente e assolutamente partecipe.
Un piacere ancora diverso, inteso e ancora più subdolo mi has catturato quando dopo essermi ripresa un tantino, la donna, Claudia, mi ha chiesto di farla godere. Sensazione diversa. Pensando a cosa mi aveva dato i brividi, andavo con la lingua direttamente nei punti, nelle pieghe che quando sollecitati, a me hanno dato più piacere. L'ho fatta venire mentre tremava per tutto il corpo
È toccato poi a Piero possedermi seduto sul divano con me sopra mentre il mio posto sulla scrivania ora era di Claudia fottuta da Franco.
C'è voluto un po' perché mi riprendessi giusto per rendermi presentabile, ma di guidare proprio non me la sentivo. Voleva accompagnarmi a casa Franco e sono sicura che nel tragitto mi avrebbe scopata ancora, ma Piero ha pensato che era meglio se mi accompagnava lui, nell'eventualità, molto concreta, che a casa ci fosse già mio marito, con cui si conoscevano. Gli avremmo detto dio esserci incontrati per caso e approfittandone, nel suo ufficio avevamo discusso sui progetti di rinnovo. Poi l'auto non ne aveva voluto sentire di mettersi in moto.
Franco stesso si offriva di farla controllare e riportarcela l'indomani.
Alcuni scambi con la nuova arrivata a cui per ò non riuscivo a prestare molta attenzione, visto il mio stato, mi hanno fatto capire che era di una cittadina della cinta metropolitana del capoluogo, insegnava all'Università, ramo umanistico e che conosceva Piero per averle sistemato lo Studio professionale. Decisamente più scura di me di carnagione era molto bella. Anche lei alta, forse un po' di centimetri meno di me, capelli lunghi e scuri come i miei. Più magra, seno più piccolo, cosce lunghe e ben tornite.
Mentre ascoltavo lei, ho sentito le parole di Franco rivolte a Piero:
-se queste due le portiamo in villa, sarà un successone-
Nel viaggio verso casa ho chiesto spiegazioni a Piero e la risposta è stata:
-Sii paziente; aspetta e vedrai.-
Commenti, scambi di idee opinioni o altro MaryCambury@libero.it
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Mary 7 – La mancanza pesa e si fa sentire 1 e 2
Commenti dei lettori al racconto erotico