Catarsi
di
Shikari
genere
masturbazione
Sound track: Nightwish - Ocean Soul
Aspetti questo momento per tutto l'anno.
Ami gli attimi in cui la notte cede lo scenario al giorno, il buio si schiarisce ma il sole ancora non ha fatto capolino all'orizzonte.
In religioso silenzio ti alzi, abbandoni le tiepide coltri che hanno accolto il tuo sonno, rapide e concise le azioni della tua routine mattutina. Passo svelto, carico di aspettative, sorriso appena accennato sul volto e finalmente arrivi in spiaggia, sono circa le 5.30, la spiaggia è piacevolmente deserta, qualche gabbiano garrisce levandosi in volo e pochissimi avventori passeggiano sulla rena umida, inconsapevoli testimoni del tuo tornare a casa. Ti fermi al tuo ombrellone ti spogli di veste e accessori, fasciata nel costume verde che tanto ti piace, la lunga chioma lasciata libera sulle spalle, ti avvii verso la battigia. Avverti potente il richiamo delle minuscole ondine che leggere ti lambiscono i piedi, un invito, un sollecito ad entrare in acqua. Il tuo sguardo si perde all'orizzonte, abbraccia quella fredda distesa d'acqua che ti chiama, ti reclama a sè, forse inconsapevole il primo passo nel mare, ma non i successivi; ricordi quando eri bambina, sfidavi te stessa ad entrare senza sollevare schizzi, sorridendo riprovi ancora.
Passo dopo passo avanzi verso l'infinita distesa liquida che ti attrae, l'acqua che piano piano ingloba il tuo corpo e circonda la tua anima. Il mare ti accoglie, ti avvolge nel suo freddo abbraccio e tu accetti le sue fredde spire, il brivido che ti attraversa quando ti sfiora i fianchi, il gemito che emetti quando una dispettosa onda ti lambisce i capezzoli, li solletica nonostante il costume e loro reattivi si irrigidiscono, quasi volessero protendersi verso quelle gelide carezze. Solo quando il salato fluido raggiunge la tua gola ti lasci scivolare del tutto, sollevi i piedi dal fondo, ti abbandoni al mare, gli concedi il tuo corpo come faresti con un adorato amante.
Sei in pace con te stessa e con il mondo, sono attimi in cui si ricompone il tuo essere, come se l'acqua nella quale sei immersa, dello stesso verde dei tuoi occhi, potesse guarire tutte le ferite della tua inquieta anima. Ti lasci sovrastare dal mare, lentamente ti immergi per poi altrettanto lentamente riemergere. Avverti il fremito di piacere al leggero bruciore del sale nella gola, inconsciamente la tua lingua esce a lambire le piccole tracce di saline rimaste sulle tue labbra e la tua mente traditrice non può far a meno di domandarsi se quella sensazione sarebbe la stessa con il sapore di lui.
Lasci fluire il fugace infimo pensiero e ti concentri su te stessa, sul piacevole torpore che ha sostituito il freddo, sul sole che ormai ha finito di sbadigliare e si sta staccando dall'orizzonte, vorresti raggiungerlo, perderti nella sua calda luce, farti ingoiare dal suo calore. Un malizioso sorriso ti increspa le labbra, una mano biricchina si infila nello slip, sfiora e s'immerge in te, si bagna dei tuoi umori, il tuo sospiro vien portato via dal vento.
Lentamente torni indietro, non tanto, solo quel che basta a posare nuovamente i piedi sul fondo, allora le tue dita, con abili mosse antiche come il mare ti conducono al di là del sole, alla perdizione totale.
Rilassato il corpo e la mente, il tuo momento è terminato, con un movimento sciolto ti volti verso la riva che non è più deserta, c'è gente che passeggia, alcune coppie anziane, qualche giovane con il cane, il bagnino ha iniziato ad aprire gli ombrelloni.
È ora di tornare, di salutare il tuo sire, non un addio ma un arrivederci. Lento e quasi sofferto è il tuo riemergere dai flutti, la leggera brezza che ti sospinge gioca e contrasta con le piccole onde che dapprima cercano di trattenerti per poi incoraggiarti ad uscire. Raggiunta finalmente la battigia ti volgi per un ultimo sguardo a quella distesa cui senti di appartenere nel profondo e torni alla tua realtà.
Aspetti questo momento per tutto l'anno.
Ami gli attimi in cui la notte cede lo scenario al giorno, il buio si schiarisce ma il sole ancora non ha fatto capolino all'orizzonte.
In religioso silenzio ti alzi, abbandoni le tiepide coltri che hanno accolto il tuo sonno, rapide e concise le azioni della tua routine mattutina. Passo svelto, carico di aspettative, sorriso appena accennato sul volto e finalmente arrivi in spiaggia, sono circa le 5.30, la spiaggia è piacevolmente deserta, qualche gabbiano garrisce levandosi in volo e pochissimi avventori passeggiano sulla rena umida, inconsapevoli testimoni del tuo tornare a casa. Ti fermi al tuo ombrellone ti spogli di veste e accessori, fasciata nel costume verde che tanto ti piace, la lunga chioma lasciata libera sulle spalle, ti avvii verso la battigia. Avverti potente il richiamo delle minuscole ondine che leggere ti lambiscono i piedi, un invito, un sollecito ad entrare in acqua. Il tuo sguardo si perde all'orizzonte, abbraccia quella fredda distesa d'acqua che ti chiama, ti reclama a sè, forse inconsapevole il primo passo nel mare, ma non i successivi; ricordi quando eri bambina, sfidavi te stessa ad entrare senza sollevare schizzi, sorridendo riprovi ancora.
Passo dopo passo avanzi verso l'infinita distesa liquida che ti attrae, l'acqua che piano piano ingloba il tuo corpo e circonda la tua anima. Il mare ti accoglie, ti avvolge nel suo freddo abbraccio e tu accetti le sue fredde spire, il brivido che ti attraversa quando ti sfiora i fianchi, il gemito che emetti quando una dispettosa onda ti lambisce i capezzoli, li solletica nonostante il costume e loro reattivi si irrigidiscono, quasi volessero protendersi verso quelle gelide carezze. Solo quando il salato fluido raggiunge la tua gola ti lasci scivolare del tutto, sollevi i piedi dal fondo, ti abbandoni al mare, gli concedi il tuo corpo come faresti con un adorato amante.
Sei in pace con te stessa e con il mondo, sono attimi in cui si ricompone il tuo essere, come se l'acqua nella quale sei immersa, dello stesso verde dei tuoi occhi, potesse guarire tutte le ferite della tua inquieta anima. Ti lasci sovrastare dal mare, lentamente ti immergi per poi altrettanto lentamente riemergere. Avverti il fremito di piacere al leggero bruciore del sale nella gola, inconsciamente la tua lingua esce a lambire le piccole tracce di saline rimaste sulle tue labbra e la tua mente traditrice non può far a meno di domandarsi se quella sensazione sarebbe la stessa con il sapore di lui.
Lasci fluire il fugace infimo pensiero e ti concentri su te stessa, sul piacevole torpore che ha sostituito il freddo, sul sole che ormai ha finito di sbadigliare e si sta staccando dall'orizzonte, vorresti raggiungerlo, perderti nella sua calda luce, farti ingoiare dal suo calore. Un malizioso sorriso ti increspa le labbra, una mano biricchina si infila nello slip, sfiora e s'immerge in te, si bagna dei tuoi umori, il tuo sospiro vien portato via dal vento.
Lentamente torni indietro, non tanto, solo quel che basta a posare nuovamente i piedi sul fondo, allora le tue dita, con abili mosse antiche come il mare ti conducono al di là del sole, alla perdizione totale.
Rilassato il corpo e la mente, il tuo momento è terminato, con un movimento sciolto ti volti verso la riva che non è più deserta, c'è gente che passeggia, alcune coppie anziane, qualche giovane con il cane, il bagnino ha iniziato ad aprire gli ombrelloni.
È ora di tornare, di salutare il tuo sire, non un addio ma un arrivederci. Lento e quasi sofferto è il tuo riemergere dai flutti, la leggera brezza che ti sospinge gioca e contrasta con le piccole onde che dapprima cercano di trattenerti per poi incoraggiarti ad uscire. Raggiunta finalmente la battigia ti volgi per un ultimo sguardo a quella distesa cui senti di appartenere nel profondo e torni alla tua realtà.
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