Fratelli
di
simonehappysun
genere
incesti
Continuammo a dormire insieme e a conoscerci con mio fratello Luca, da quel giorno in poi. Trascorremmo una settimana dedicata alla scoperta dei nostri corpi, alla scoperta dei modi più stimolanti del nostro corpo e a capire come meglio stimolare l'altro. Lui prese coraggio e cominciò anche a toccarmi. Riuscì a capire come mettermi le dita dentro, e quel gioco di stimolazione gli piacque, e pure a me!
Trascorrevamo i pomeriggi, giocando con i nostri corpi, provocandoci, anche soltanto tramite occhiatine, quando c'erano i nostri genitori presenti.
Avevamo fretta di andare a letto la sera, per potercene stare vicini nello stesso letto, accoccolati nudi sotto le lenzuola, uno sull'altro.
Non ci ponevamo più problemi nel cambiarci l'uno davanti all'altra, anzi forse, lo facevamo apposta e in più momenti durante la giornata.
Luca cominciò a non portare le mutande, almeno quando era in casa, e a volte mentre studiavamo, tirava fuori il pisello dal pantalone della tua, si avvicinava a me per chiedermi qualcosa di inutile e poi tornava ai suoi compiti.
Mi divertivo a farlo eccitare quando eravamo in compagnia di altra gente o dei genitori per vedere come cercasse di nascondere l'erezione in atto.
Un pomeriggio, poi, soli in casa, e nella nostra stanza, io ero intenta a fare i noiosi compiti di matematica, quando lui si alzò e uscì dalla camera per fare merenda. Rientrò poco dopo con un bicchiere di latte e mangiando una banana, ma soprattutto nudo e in tiro.
- Le banane sono finite, se vuoi c'è la mia - disse. Bel modo di proporre un pompino. Così sorrisi e mi misi in ginocchio davanti a lui, lo massaggia e presi a baciarlo, prima sulle palle, poi sul corpo, poi lo presi in bocca fin o in fondo.
Alternavo stantuffi veloci e profondi a leccate leggere, sul corpo del pisello e sulla cappella. Notavo che quando mi dedicavo al cappuccio lui si irrigidiva di più. Ripresi allora nel mio servizio sempre più intenta ad andare in fondo e a farlo venire, era ormai arrivato in fondo: stava scoppiando, e il respiro si faceva più forte. Mi prese la testa con le mani spingendo da solo il pisello fino in gola, aveva capito che stavo stancando e faceva da solo.
Fu mentre me lo spingeva in gola che venne. E venne copiosamente.
Non feci in tempo a tirarlo fuori perché mi teneva la testa e quindi mi sentii la sua sborra calda tutta in gola, parte usci fuori, ma lui era soddisfatto.
- La prossima volta non mi venire in bocca. Non mi piace - gli dissi. Così mi alzai, quasi risentita, bevvi il latte per togliermi quel gusto comunque ancora nuovo dalla bocca, e lo baciai. Poi mi avvicinai al suo orecchio - Non è vero. Hai un buon sapore!
Trascorrevamo i pomeriggi, giocando con i nostri corpi, provocandoci, anche soltanto tramite occhiatine, quando c'erano i nostri genitori presenti.
Avevamo fretta di andare a letto la sera, per potercene stare vicini nello stesso letto, accoccolati nudi sotto le lenzuola, uno sull'altro.
Non ci ponevamo più problemi nel cambiarci l'uno davanti all'altra, anzi forse, lo facevamo apposta e in più momenti durante la giornata.
Luca cominciò a non portare le mutande, almeno quando era in casa, e a volte mentre studiavamo, tirava fuori il pisello dal pantalone della tua, si avvicinava a me per chiedermi qualcosa di inutile e poi tornava ai suoi compiti.
Mi divertivo a farlo eccitare quando eravamo in compagnia di altra gente o dei genitori per vedere come cercasse di nascondere l'erezione in atto.
Un pomeriggio, poi, soli in casa, e nella nostra stanza, io ero intenta a fare i noiosi compiti di matematica, quando lui si alzò e uscì dalla camera per fare merenda. Rientrò poco dopo con un bicchiere di latte e mangiando una banana, ma soprattutto nudo e in tiro.
- Le banane sono finite, se vuoi c'è la mia - disse. Bel modo di proporre un pompino. Così sorrisi e mi misi in ginocchio davanti a lui, lo massaggia e presi a baciarlo, prima sulle palle, poi sul corpo, poi lo presi in bocca fin o in fondo.
Alternavo stantuffi veloci e profondi a leccate leggere, sul corpo del pisello e sulla cappella. Notavo che quando mi dedicavo al cappuccio lui si irrigidiva di più. Ripresi allora nel mio servizio sempre più intenta ad andare in fondo e a farlo venire, era ormai arrivato in fondo: stava scoppiando, e il respiro si faceva più forte. Mi prese la testa con le mani spingendo da solo il pisello fino in gola, aveva capito che stavo stancando e faceva da solo.
Fu mentre me lo spingeva in gola che venne. E venne copiosamente.
Non feci in tempo a tirarlo fuori perché mi teneva la testa e quindi mi sentii la sua sborra calda tutta in gola, parte usci fuori, ma lui era soddisfatto.
- La prossima volta non mi venire in bocca. Non mi piace - gli dissi. Così mi alzai, quasi risentita, bevvi il latte per togliermi quel gusto comunque ancora nuovo dalla bocca, e lo baciai. Poi mi avvicinai al suo orecchio - Non è vero. Hai un buon sapore!
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