Mela Tocco
di
Yuko
genere
esibizionismo
L'esperienza con Tele Lecco tutto sommato è anche stata interessante e divertente, anche se alla fine è stata ben diversa dalle aspettative.
Il regista era entusiasta al termine delle riprese e, in accordo con il Direttore di Produzione, era già pronto a farmi firmare un bel contratto, ma visto più in dettaglio di cosa si trattava ho deciso di rinunciare alla splendida carriera di pornostar che mi si spalancava davanti alle cosce, per riprendere il mio umile ruolo nella Sanità Pubblica.
Le seccature di una delibera firmata senza pensarci troppo si sono palesate nelle settimane successive.
Come sempre si trattava di quelle dichiarazioni in cui si acconsente alla ditta di comunicare i propri dati a terzi a soli fini commerciali e promozionali.
E qui apriti cielo.
Sono stata sommersa da un'infinità di lettere, annunci e inviti a manifestazioni in cui richiedevano la mia presenza o, meglio, la mia immagine e, per essere più precisi, la mia immagine in pose e abbigliamenti particolari, per promuovere ogni genere di iniziative e per i più svariati scopi pubblicitari.
E infatti una azienda di mele della val Venosta, per cercare di sfondare come alternativa al mercato delle mele della Val di Non, sempre nelle provincie autonome di Trento e di Bolzano, mi ha gentilmente proposto di sottopormi ad alcuni scatti per reclamizzare il loro prodotto.
Tock, il nome dell'azienda altoatesina, è stato italianizzato in “Tocco” e io avrei dovuto esibirmi a cosce aperte e senza mutandine per il lancio dei loro frutti.
“Mela Tocco!”
Questo era il titolo della campagna pubblicitaria, con un'immagine in primo piano che mi rappresentava su una poltrona, mezza nuda e con una mano fra le cosce, ma la passera e la mano coperte da una genuina mela verde a celare quanto si lasciava intuire senza troppe velature.
Mi hanno anche confidato la loro incertezza sul motto da impiegare nella campagna pubblicitaria.
“Mele Tocco!” con un primo piano sulle mie tette, sorrette da generose mani, oppure la mia passera coperta dal frutto verde sotto l'invito di “Mela Tocco!”? Alla fine ha vinto il secondo argomento, dopo una dibattuta riunione del consiglio di amministrazione.
E a quel vago accenno subliminale hanno fatto seguito decine di proposte una peggio dell'altra.
“Tifo 8!”
Il nome di una congregazione di tifosi del Milan in cerca di adepti, decisa a sfondare tra le compagini di patiti del calcio del capoluogo lombardo.
La testimonial sarei stata io, secondo i progetti del grafico pubblicitario, a quattro zampe e sedere nudo, rigorosamente a pecora e con le chiappe dipinte in strisce rossonere.
“Sbattimi!” l'invito ad acquistare elettrodomestici da cucina in ausilio a massaie ossessionate dallo zabaione e dalle meringhe.
L'inevitabile “Scopa Milano” ha denotato ben poca fantasia, soprattutto dopo la pubblicazione dei manifesti inneggianti la città longobarda di cui ho già trattato ampiamente (cfr lo scritto “Sfonda Milano!”). L'azienda per le pulizie non ha riscosso la mia attenzione.
Molto più interessante la proposta di una cittadina in fondo al lago di Como di nome Colico, al confine con la provincia di Sondrio.
“Anal-Colico” doveva essere il nome del locale che, in supporto alle iniziative contro l'alcoolismo, si premeva di lanciare un'alternativa per avventori molto esigenti e amanti del sesso estremo e non convenzionale. Tralascio l'immagine che mi era richiesta, facilmente intuibile.
Pubblicità di pere, banane, papaie e meloni a non finire.
Sono stata contattata, addirittura, da un'azienda agronoma in centro Italia che produce angurie. Questa cosa ha molto stimolato il mio orgoglio, ma ancora mi sono negata, Il timore di non essere all'altezza è stato determinante nella mia decisione.
I produttori di fichi, secondo me, hanno esagerato un tantino; la loro iniziativa mi sembrava un po' troppo hard e il logo un po' tirato per i capelli e sono subito stati scartati.
Rime e giochi di parole. Sembrava quasi un concorso a chi inventava la proposta più maliziosa e il doppio senso più fantasioso.
Risparmio ai lettori le porcherie più zozze.
Ma la mia decisione ormai era presa. È bastata una volta, giusto perchè sono stata presa un po' alla sprovvista, ma non presterò più la mia figura in campagne pubblicitarie.
E con quest'ultima idiozia penso di aver concluso la tematica
Il regista era entusiasta al termine delle riprese e, in accordo con il Direttore di Produzione, era già pronto a farmi firmare un bel contratto, ma visto più in dettaglio di cosa si trattava ho deciso di rinunciare alla splendida carriera di pornostar che mi si spalancava davanti alle cosce, per riprendere il mio umile ruolo nella Sanità Pubblica.
Le seccature di una delibera firmata senza pensarci troppo si sono palesate nelle settimane successive.
Come sempre si trattava di quelle dichiarazioni in cui si acconsente alla ditta di comunicare i propri dati a terzi a soli fini commerciali e promozionali.
E qui apriti cielo.
Sono stata sommersa da un'infinità di lettere, annunci e inviti a manifestazioni in cui richiedevano la mia presenza o, meglio, la mia immagine e, per essere più precisi, la mia immagine in pose e abbigliamenti particolari, per promuovere ogni genere di iniziative e per i più svariati scopi pubblicitari.
E infatti una azienda di mele della val Venosta, per cercare di sfondare come alternativa al mercato delle mele della Val di Non, sempre nelle provincie autonome di Trento e di Bolzano, mi ha gentilmente proposto di sottopormi ad alcuni scatti per reclamizzare il loro prodotto.
Tock, il nome dell'azienda altoatesina, è stato italianizzato in “Tocco” e io avrei dovuto esibirmi a cosce aperte e senza mutandine per il lancio dei loro frutti.
“Mela Tocco!”
Questo era il titolo della campagna pubblicitaria, con un'immagine in primo piano che mi rappresentava su una poltrona, mezza nuda e con una mano fra le cosce, ma la passera e la mano coperte da una genuina mela verde a celare quanto si lasciava intuire senza troppe velature.
Mi hanno anche confidato la loro incertezza sul motto da impiegare nella campagna pubblicitaria.
“Mele Tocco!” con un primo piano sulle mie tette, sorrette da generose mani, oppure la mia passera coperta dal frutto verde sotto l'invito di “Mela Tocco!”? Alla fine ha vinto il secondo argomento, dopo una dibattuta riunione del consiglio di amministrazione.
E a quel vago accenno subliminale hanno fatto seguito decine di proposte una peggio dell'altra.
“Tifo 8!”
Il nome di una congregazione di tifosi del Milan in cerca di adepti, decisa a sfondare tra le compagini di patiti del calcio del capoluogo lombardo.
La testimonial sarei stata io, secondo i progetti del grafico pubblicitario, a quattro zampe e sedere nudo, rigorosamente a pecora e con le chiappe dipinte in strisce rossonere.
“Sbattimi!” l'invito ad acquistare elettrodomestici da cucina in ausilio a massaie ossessionate dallo zabaione e dalle meringhe.
L'inevitabile “Scopa Milano” ha denotato ben poca fantasia, soprattutto dopo la pubblicazione dei manifesti inneggianti la città longobarda di cui ho già trattato ampiamente (cfr lo scritto “Sfonda Milano!”). L'azienda per le pulizie non ha riscosso la mia attenzione.
Molto più interessante la proposta di una cittadina in fondo al lago di Como di nome Colico, al confine con la provincia di Sondrio.
“Anal-Colico” doveva essere il nome del locale che, in supporto alle iniziative contro l'alcoolismo, si premeva di lanciare un'alternativa per avventori molto esigenti e amanti del sesso estremo e non convenzionale. Tralascio l'immagine che mi era richiesta, facilmente intuibile.
Pubblicità di pere, banane, papaie e meloni a non finire.
Sono stata contattata, addirittura, da un'azienda agronoma in centro Italia che produce angurie. Questa cosa ha molto stimolato il mio orgoglio, ma ancora mi sono negata, Il timore di non essere all'altezza è stato determinante nella mia decisione.
I produttori di fichi, secondo me, hanno esagerato un tantino; la loro iniziativa mi sembrava un po' troppo hard e il logo un po' tirato per i capelli e sono subito stati scartati.
Rime e giochi di parole. Sembrava quasi un concorso a chi inventava la proposta più maliziosa e il doppio senso più fantasioso.
Risparmio ai lettori le porcherie più zozze.
Ma la mia decisione ormai era presa. È bastata una volta, giusto perchè sono stata presa un po' alla sprovvista, ma non presterò più la mia figura in campagne pubblicitarie.
E con quest'ultima idiozia penso di aver concluso la tematica
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