La svolta - Capitolo 9

di
genere
dominazione

Durante il pranzo in quel raffinato ristorante, Ettore continuava ad incalzarmi con le sue domande, un po’ per capire che cosa girava nella mia testa e un po’ per mettermi in imbarazzo:
“Che cosa ti manca di più della tua monotona vita da sposata?
“L’affetto di Fabio! Io gli voglio bene, ma queste esperienze sono insuperabili e mi stanno mettendo in difficoltà: è come se avessi aperto la porta di un mondo nuovo al quale adesso, credo… non vorrei rinunciare!”
“Comprensibile! E non hai ancora sperimentato nulla… tra non molto dovrai decidere se ritornare alla tua vita di sempre o fare il grande salto nel mondo della lussuria e della perversione. Credo sia giusto che tu faccia ancora qualche esperienza per poter capire chi sei realmente e che cosa vuoi.”
“Si, il problema è che ho paura di ferire Fabio…”
“Ti capisco, ma devi essere sincera, prima di tutto con te stessa e poi anche con lui. Non potrai continuare più a fingere e dovrai vivere la tua sessualità in modo più aperto. Io ti aiuterò a superare i tuoi limiti, anche quando sarai convinta di essere arrivata, andremo oltre; con me potrai raggiungere livelli di piacere e depravazione che neanche puoi immaginare... Gradino dopo gradino ti porterò nell’abisso della perversione”
“Certo, detto così un po’ mi intimorisce…”
“…e un po’ ti eccita!”
“Si, è vero!”
Terminato di mangiare, dopo aver sorseggiato anche il caffè, Ettore prese possesso della pompetta e, guardandomi negli occhi, iniziò a gonfiare il dildo dormiente nel mio sedere.
“Lo senti come si ingrossa?”
“Si cazzo!! Sta dilatando tutto…”
“Ora vorrei che mi pregassi di continuare a pompare, cara Barbara!”
“Oh dio…ti prego continua a pompare…uhm mi stai spaccando il culo!!! Cazzo…continua…”
Di punto in bianco, quando i miei occhi cominciavano a bagnarsi dalla sofferenza, Ettore sgonfiò completamente il dildo. Il sollievo di essermi liberata da quel mostro fu accompagnato da una contemporanea eccitazione che mi fece bagnare la passera. Gli occhi di Ettore non avevano mollato per un attimo i miei quando riprese nuovamente a dare pompate fino a superare in numero quelle precedenti.
Il gioco proseguì ancora per qualche minuto, dopo di che ci alzammo e dopo aver pagato lasciammo il locale. Quel coso dentro di me era enorme, maggiore delle dimensioni che aveva all’ingresso nel ristorante, e condizionava parecchio i miei movimenti.
Era una stupenda calda giornata di primavera ed Ettore volle portarmi al mare, mezz’ora di macchina e giungemmo presso la spiaggia più vicina, un po’ isolata e alquanto deserta visto il periodo e considerato che non si trattava di un weekend. Tuttavia non molto distanti da noi c’erano alcune persone.
Ettore prese due teli da mare da una borsa nel cofano e me ne porse uno:
“Prendiamo un po’ di sole!”
Era chiaro che mi sarei dovuta mettere in biancheria intima non avendo un costume a portata di mano, così levai la camicetta, la minigonna, le scarpe e le calze a rete, rimanendo in perizoma e reggiseno.
Dopo aver disteso il telo sulla sabbia mi adagiai supina. Ettore. di fianco a me, fece la stessa cosa rimanendo in mutande.
Dieci minuti più tardi vedemmo arrivare una coppia che si posizionò ad un centinaio di metri rispetto a noi.
“Levati tutto, Barbara!”
“Ma potrebbero vedermi?”
“È proprio quello che voglio, attirare la loro attenzione e vedere come reagiscono…!”
Mi rendevo conto di quanto fosse una pazzia, ma avevo fiducia in Ettore, così tolsi perizoma e reggiseno rimanendo completamente nuda, con il dildo a slabbrarmi il culo e la pompetta che penzolava tra le gambe. Poi fu la volta di Ettore che, stupendomi, si tolse le mutande.
Di fatto i due non si resero conto che ci eravamo denudati, ma era solo questione di tempo, così Ettore volle sollevare l’asticella della tensione:
“Succhiami il cazzo!”
Cazzo quanto ero bagnata! Mi girai verso di lui, e rimanendo distesa, iniziai a leccarlo con gli occhi rivolti sulla coppietta.
“No, mettiti a quattro zampe e continua a succhiare! Voglio che anche a questa distanza non ci siano dubbi su ciò che stiamo facendo!”
Dopo una decina di minuti che glielo stavo tirando a lucido, il tizio si alzò dal proprio asciugamano, andò in riva al mare e si diresse verso di noi camminando nel bagnasciuga. Non appena fu vicino, fugò ogni dubbio sul nostro operato: io, completamente nuda, avevo il sedere riempito del dildo e rivolto verso il mare, e quindi verso di lui, continuavo il pompino, forzato dalla mano di Ettore che premeva sulla mia testa. Ettore lo salutò con l’altra mano: si trattava di un giovane ragazzo, forse sulla ventina, che ricambiò il saluto avvicinandosi ancora di qualche passo, ma rimanendo comunque un po’ distante, forse per timidezza, quasi sconvolto da quello che stava vedendo.
Subito dopo il saluto, Ettore prese in mano la pompetta e la schiacciò altre due volte, producendo una pressione interna spaventosa: mi sentivo completamente aperta, fino in fondo alle budella.
Siccome il ragazzo si era fermato non proseguendo la camminata di avvicinamento, Ettore gli rivolse un invito, sollevando il tono di voce per farsi sentire:
“Avvicinatevi! Unitevi a noi!”
Il ragazzo, visibilmente sbigottito, fece un grosso sorriso ma non rispose, quindi ritornò dalla ragazza.
Nel frattempo il mio lavoro sull’uccello di Ettore aveva prodotto una erezione esplosiva, le vene erano in rilievo e l’eccitazione doveva essere massima, tanto che Ettore mi prese per i capelli e allontanò la mia testa dal suo pube:
“Quanto sei troia Barbara!!! Sei un’autentica scrofa!”
Quindi, dopo qualche minuto necessario per riprendere le energie, Ettore volle alzare ulteriormente la posta in gioco: si alzò in piedi tenendo costantemente il suo uccello ben dentro la mia bocca e sgonfiò il dildo ben incollato dentro il mio sedere. Il piacevole e liberatorio sollievo nel sentire la diminuzione della pressione all’interno del mio sedere scemò non appena Ettore rimosse la plastica sfilandola bruscamente con violenza, alimentando inoltre l’irritazione che da tempo era già in corso, soprattutto a causa delle varie penetrazioni anali a cui ero stata sottoposta fino a quel momento.
“Inculati! Siediti sopra il cazzo e muoviti lentamente…spalle a me e continua a guardare in direzione di quei due!”
Il mio movimento lento e sinuoso doveva essere estenuante, perché avevo portato Ettore ancora una volta al limite:
“Uh, che gran culo che hai Barbara! Fermati un po’, se continui così mi fai sborrare!”
“Non sembrano avere accettato il tuo invito!”
“Credo proprio di no… anzi, guarda! sembra stiano discutendo animatamente, probabilmente lui sarebbe anche venuto, ma lei no…Direi che li abbiamo messi in crisi”
“Sei tremendo Ettore!”
“Beh, ci ho provato, magari ti succhiavi un secondo cazzo e io mi scopavo quella fica! Ti sarebbe piaciuto avere per le mani un altro uccello?”
“Siii! Mi fai proprio sentire una troia!!! Sono eccitatissima, ti prego posso masturbarmi la passera? ho voglia di venire!”
“No! Sfilati dal mio cazzo, ti do il permesso di ficcarti quante più dita puoi nel culo e di masturbarti la fica solo attraverso il culo!”
Dannazione!!! Che delusione! Una dopo l’altra le mie dita si facevano largo attraverso il mio sfintere anale fino a far entrare tutta la mano fino al polso. Intanto, Ettore, già ipereccitato dal gran lavoro che avevo fatto, prima con la bocca e poi con il culo, alla vista della mia mano che spariva dentro di me ebbe un principio di orgasmo, che prontamente frenò premendo con la mano alla base del suo membro. Ripresosi immediatamente, qualche minuto dopo mi inculava brutalmente a pecorina con lo scopo di farmi urlare per attirare nuovamente l’attenzione dei due giovani. Quell’orgasmo parziale aveva rinvigorito la sua resistenza: mi inculò per quasi un’ora. Quando stava per riempire di sperma il mio sedere per la terza volta in quella giornata, mi concesse finalmente di potermi masturbare. Raggiungemmo contemporaneamente un orgasmo clamoroso, all’aria aperta. Intanto, la coppietta se ne era andata a metà della nostra performance.
“Dobbiamo ricomporci e andare! Non si sa mai che quella coppia abbia fatto una denuncia, e poi un gruppo di amici ci aspetta in una villetta non molto distante da qui. Prima però faremo un salto a casa mia così potrai lavarti, cambiarti e profumarti a dovere”
“Li conosco?”
“No, Barbara, ma loro conoscono te: sanno che sei una gran porca! E mi aspetto che li faccia divertire fino a farli sborrare anche più volte, uno per uno!”
“Oh cazzo! Giornatina intensa oggi…hai proprio programmato tutto per sfinirmi! Ma quanti sono?”
“Sarà una sorpresa!”
Finalmente a casa sua potei lavarmi e rimuovere tutto lo sperma rappreso dentro e fuori dal sedere; mi ci vollero diversi clisteri per ripulirmi completamente. Ettore disponeva di una camera per gli ospiti dove all’interno di un armadio era presente un campionario di indumenti da zoccola, dalla biancheria intima ai vestitini sexy d’assalto; non badava a spese e quando vedeva un completo sexy di suo gradimento, acquistava e riempiva l’armadio. Ne scelsi uno nero, attillatissimo, leggermente trasparente e aperto in lungo sui fianchi. Sotto indossai un favoloso completino intimo di color avorio che risaltava attraverso la trasparenza del tubino.
Mi rendevo perfettamente conto che la mia scelta degli indumenti era stata fatta allo scopo di eccitare i miei prossimi sconosciuti partners. Mi piaceva l’idea che solo vedendomi per la prima volta si sarebbero a loro volta eccitati e mi divertiva il solo pensiero che la mia presenza estremamente sexy gli avrebbe fatto scoppiare le palle.
“Wow!! Sei uno schianto! Hai una carica sexy eccezionale! ma questo lo avevo capito già dal primo nostro incontro”
“Grazie!”
“…e siccome mi hai fatto diventare il cazzo duro, ora ti metti in ginocchio e mi fai un bel pompino! non preoccuparti del trucco, dopo avrai modo di riparare…”
Ettore si era sbottonato i pantaloni mentre mi dava l’ordine di prenderglielo in bocca, così mi inginocchiai per terra, iniziai a baciargli la cappella e lentamente a limonarla in bocca roteando sopra la lingua. Volevo dargli piacere, volevo che fosse soddisfatto dalle mie abilità, quindi mi impegnavo ancora più a fondo mostrandogli quanto fossi diventata la sua puttana. Dopo gli intensi baci e leccate sulla cappella ero passata al tronco che ormai spariva completamente nella mia bocca. Intanto, Ettore si era seduto su una sedia e, levati i pantaloni aveva allargato le gambe mettendosi comodo e godendosi il lavoro che sapientemente stavo facendo con la bocca. Una delle cose che mi elettrizzava parecchio e che amavo fare, era provocarlo: quando la bocca risaliva verso la cappella, lo guardavo in faccia e succhiavo a pieni polmoni tenendo la corolla tra le labbra senza far uscire la cappella. Questa mia azione lo faceva eccitare, ma allo stesso tempo anche incazzare, perché probabilmente si sentiva dominato. Infatti, all’ennesima provocazione si sollevò dalla sedia e iniziò a scoparmi letteralmente in gola con colpi cadenzati e vigorosi, la violenza che ci metteva mi provocava continui conati di vomito e una lacrimazione esponenziale.
“Sto per sborrati in gola troia! Ora rimani ferma finché non ti riempio lo stomaco”
Aveva dato gli ultimi tre colpi e si era bloccato ben all’interno della mia bocca con i peli delle palle che solleticavano il mio naso, quindi rilasciò un profondo gemito e iniziò a schizzarmi in gola: uno, due, tre fiotti di sperma investivano la mia gola e colavano lungo l’esofago.
Continua… (per eventuali commenti o suggerimenti - dukeduke1069@yahoo.com)
di
scritto il
2022-08-19
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