Harmony serie privè - Club Gomorra parte 2
di
Lucrezia
genere
etero
Seconda parte. (Dietro la porta)
Emma ed Eva stordite da tutto ciò le circondava non capirono al volo le parole o comunque ciò che il tipo volesse intendere, comunque dato che sembrava innocuo, che le avesse solo sfiorate con le mani invece di smanacciarle pesantemente come altri avevano fatto fin lì, rassicurò le due e decisero in accordo di seguirlo.
Lo videro parlottare un attimo con uno strano figuro che stava giusto appoggiato al portone, questi era ben strano, dato che era completamente vestito, l'unico visto fin lì e questo era ben strano.
Poi il tipo si girò verso le due e disse di non preoccuparsi, tutto è un gioco qui e nessuno vi farà del male, io vi lascio qui perché la dentro non posso entrare, ma voi fidatevi vi lascio nelle sapienti mani del portiere, a presto ragazze, ciao.
E detto ciò si dileguò rapidamente nella folla orgiastica. Emma ed Eva rimaste sole si guardarono in faccia, erano in una situazione assurda, un po' spaventate perché non avevano capito nulla di ciò che era successo negli ultimi cinque minuti e molto erano spinte dal proseguire per via della curiosità.
Sì avvicinarono al tipo detto "il portiere" che prima le guardò squadrandole per bene e poi aprì la pesante porta a due battenti.
Subito arrivò loro un'altra musica, anni 80 probabilmente, loro due non erano nate che a ridosso del 2000, ma qualcosa nelle menti si stava muovendo; a dire il vero e a ben guardare a parte il cambio di musica sembrava che nella fosse cambiato, corpi seminudi che si strusciavano e ballavano a ritmo.
Ma no, qui non si tromba, si balla, son tutti strani, ma che... ah ma è un locale di ritrovo per gay. Emma ed Eva si guardarono intorno curiose, non erano mai state in un posto simile ma a ben vedere non era certo differente da certe discoteche o privè che era capitato loro di vedere.
Si avvicinarono al bar dove dietro il bancone una ragazza biondissima e cotonata, con una lunga e vaporosa coda di cavallo serviva cocktail e spintonava malamente clienti troppo invadenti, chiesero due Manhattan giusto per entrare in sintonia con l'ambiente; la ragazza strizzata in un improbabile vestito in ecopelle le servì immediatamente, poi con voce arrochita dal fumo di sigaretta chiese loro se erano nuove.
Arrivate oggi disse Emma, siamo al giro di prova continuò Eva; bene spero vi state divertendo, questo è un locale un po' particolare, spero vi piaccia e vi sentiate come a casa, e nel dirlo fece uno strano sorriso e si toccò il vistoso pacco in mezzo alle gambe.
Eva fece tanto d'occhi non aveva mai vista una dotazione simile, e in una ragazza poi, non poté fare a meno di mordersi un labbro, oramai lo spirito del luogo l'aveva contagiata completamente, Emma tentò di riportarla al presente, le chiese se le andava di ballare ma la cameriera fu nuovamente da loro.
Ragazze, disse, voi non siete "sorelle" si vede chiaramente, nulla di male ma qui potete ballare e fare casino, ma non aspettatevi altro se non siete disposte a rischiare qualcosa, e in quella si toccò nuovamente il pacco nascosto dai leggings, indugiando sulla punta.
Fu Emma a parlare questa volta, la guardò dritta negli occhi e le disse che lei era brava a fare pompini e che se le prudeva lì lei sapeva come risolvere il problema.
La barista fece una smorfia tra il divertito e lo stupito, poi disse che a lei andava bene, ma non lì davanti a tutti o sarebbe stato un casino.
Si fece dare il cambio da un ragazzo seminudo bello da svenire che però non le degnò di uno sguardo, e quindi si fece seguire da Emma nel retro bottega, mentre Eva si guardava in giro divertita e rilassata.
Dietro la tenda che faceva da retro bottega la ragazza guardo Emma negli occhi e le chiese se fosse pronta, poi senza attendere risposta si calò i leggings rivelando ciò che nascondevano, un pezzo di carne che nemmeno in macelleria lo avreste trovato facilmente, Emma lo guardò dall'alto e poi si accucciò davanti, allargò le braccia e disse solo "mamma mia".
Poi lo prese in mano e non bastava di certo, ci aggiunse l'altra mano ma capì subito che ce ne voleva una terza, un calibro del genere nemmeno nelle sue più bieche fantasie l'avrebbe immaginato, e invece ora era lì davanti a lei, dritto in volto, pulsante, sudato, caldo e con una rossa cappella esposta dall'essere circonciso, Emma non capiva letteralmente più un cazzo se non fosse che un signor cazzo ce l'aveva davanti agli occhi e tra le mani.
Emma ne assaggiò la punta dove già faceva capolino una goccia di liquido vischioso e trasparente, nel farlo tirò su col naso per assaporarne anche l'odore, poi con una mano saggiò anche le palle, calde e grosse, immaginò che razza di carico potevano secernere, insomma se tanto mi dà tanto, qui c'era da stare tranquille sulla quantità.
Emma comincio con la lingua a umettare tutta l'asta, difficile perché era davvero tanta; si eccitò quando pensò allo sconquasso ormonale avrebbe causato quel manganello umano dentro di lei, da qualunque parte fosse entrato, e mentre lo pensava ne prese in bocca la rossa cappella.
Dio che gusto, non il sapore, no l'idea di farlo così in quel luogo, si sentiva un po' sporca e la cosa la mandava in sollucchero, si toccò le labbra tra le gambe e senti il calore e la pienezza del suo corpo eccitato, poi tornò a interessarsi del grosso pene della ragazza trans.
Ora Emma cercava con la bocca di ingoiarne il più possibile, aspirando e umettando l'asta con la lingua, cosa difficile ma le veniva in aiuto la quantità di saliva che secerneva dalla bocca, quell'affare la stava distruggendo.
Era una goduria, non aveva mai visto un pene così e se lo stava godendo lei, da sola, oh sì, la testa girava intanto che andava in iperventilazione ogni volta che dopo averlo ingoiato e si fosse quasi strozzata, lo estraeva prendendo aria.
Il gioco comunque non durò tanto, l'eccitazione delle due era palpabile, le mani, la bocca, gli sguardi carichi di tensione fecero si che con un crescendo di sospiri si arrivò velocemente all'apice.
Un'onda calda invase le bocca di Emma inondandola di caldo sperma, poi si sentì tirare su "cazzo che pompino, complimenti davvero" le disse la barista; Emma ingoiò lo sperma ma quella, passandole una mano dietro la testa l'attirò a se per baciarla.
Fu uno scambio di sensazioni, Emma non aveva mai baciato una ragazza, sia pure trans, notò la mancanza di barba e le piacque, poi il sapore di sperma coprì ogni altro sapore.
Le due si staccarono, Emma avrebbe voluto soddisfazione per le sue voglie ma non ci fu verso, la barista doveva tornare al lavoro, si tirò su i leggings sul "nostro" ancora bagnato ed Emma non poté non notare l'enorme bozzo che formava, partendo dal centro delle gambe, la cappella spuntava fuori l'elastico dei pantaloni, Madonna pensò è immenso e immaginò di averlo dentro.
Poi uscì da dietro la tenda seguita dalla barista che riprese il proprio ruolo dietro il bancone, Emma cercò con lo sguardo Eva e la vide appesa al centro della pista da ballo.
Continua...
Emma ed Eva stordite da tutto ciò le circondava non capirono al volo le parole o comunque ciò che il tipo volesse intendere, comunque dato che sembrava innocuo, che le avesse solo sfiorate con le mani invece di smanacciarle pesantemente come altri avevano fatto fin lì, rassicurò le due e decisero in accordo di seguirlo.
Lo videro parlottare un attimo con uno strano figuro che stava giusto appoggiato al portone, questi era ben strano, dato che era completamente vestito, l'unico visto fin lì e questo era ben strano.
Poi il tipo si girò verso le due e disse di non preoccuparsi, tutto è un gioco qui e nessuno vi farà del male, io vi lascio qui perché la dentro non posso entrare, ma voi fidatevi vi lascio nelle sapienti mani del portiere, a presto ragazze, ciao.
E detto ciò si dileguò rapidamente nella folla orgiastica. Emma ed Eva rimaste sole si guardarono in faccia, erano in una situazione assurda, un po' spaventate perché non avevano capito nulla di ciò che era successo negli ultimi cinque minuti e molto erano spinte dal proseguire per via della curiosità.
Sì avvicinarono al tipo detto "il portiere" che prima le guardò squadrandole per bene e poi aprì la pesante porta a due battenti.
Subito arrivò loro un'altra musica, anni 80 probabilmente, loro due non erano nate che a ridosso del 2000, ma qualcosa nelle menti si stava muovendo; a dire il vero e a ben guardare a parte il cambio di musica sembrava che nella fosse cambiato, corpi seminudi che si strusciavano e ballavano a ritmo.
Ma no, qui non si tromba, si balla, son tutti strani, ma che... ah ma è un locale di ritrovo per gay. Emma ed Eva si guardarono intorno curiose, non erano mai state in un posto simile ma a ben vedere non era certo differente da certe discoteche o privè che era capitato loro di vedere.
Si avvicinarono al bar dove dietro il bancone una ragazza biondissima e cotonata, con una lunga e vaporosa coda di cavallo serviva cocktail e spintonava malamente clienti troppo invadenti, chiesero due Manhattan giusto per entrare in sintonia con l'ambiente; la ragazza strizzata in un improbabile vestito in ecopelle le servì immediatamente, poi con voce arrochita dal fumo di sigaretta chiese loro se erano nuove.
Arrivate oggi disse Emma, siamo al giro di prova continuò Eva; bene spero vi state divertendo, questo è un locale un po' particolare, spero vi piaccia e vi sentiate come a casa, e nel dirlo fece uno strano sorriso e si toccò il vistoso pacco in mezzo alle gambe.
Eva fece tanto d'occhi non aveva mai vista una dotazione simile, e in una ragazza poi, non poté fare a meno di mordersi un labbro, oramai lo spirito del luogo l'aveva contagiata completamente, Emma tentò di riportarla al presente, le chiese se le andava di ballare ma la cameriera fu nuovamente da loro.
Ragazze, disse, voi non siete "sorelle" si vede chiaramente, nulla di male ma qui potete ballare e fare casino, ma non aspettatevi altro se non siete disposte a rischiare qualcosa, e in quella si toccò nuovamente il pacco nascosto dai leggings, indugiando sulla punta.
Fu Emma a parlare questa volta, la guardò dritta negli occhi e le disse che lei era brava a fare pompini e che se le prudeva lì lei sapeva come risolvere il problema.
La barista fece una smorfia tra il divertito e lo stupito, poi disse che a lei andava bene, ma non lì davanti a tutti o sarebbe stato un casino.
Si fece dare il cambio da un ragazzo seminudo bello da svenire che però non le degnò di uno sguardo, e quindi si fece seguire da Emma nel retro bottega, mentre Eva si guardava in giro divertita e rilassata.
Dietro la tenda che faceva da retro bottega la ragazza guardo Emma negli occhi e le chiese se fosse pronta, poi senza attendere risposta si calò i leggings rivelando ciò che nascondevano, un pezzo di carne che nemmeno in macelleria lo avreste trovato facilmente, Emma lo guardò dall'alto e poi si accucciò davanti, allargò le braccia e disse solo "mamma mia".
Poi lo prese in mano e non bastava di certo, ci aggiunse l'altra mano ma capì subito che ce ne voleva una terza, un calibro del genere nemmeno nelle sue più bieche fantasie l'avrebbe immaginato, e invece ora era lì davanti a lei, dritto in volto, pulsante, sudato, caldo e con una rossa cappella esposta dall'essere circonciso, Emma non capiva letteralmente più un cazzo se non fosse che un signor cazzo ce l'aveva davanti agli occhi e tra le mani.
Emma ne assaggiò la punta dove già faceva capolino una goccia di liquido vischioso e trasparente, nel farlo tirò su col naso per assaporarne anche l'odore, poi con una mano saggiò anche le palle, calde e grosse, immaginò che razza di carico potevano secernere, insomma se tanto mi dà tanto, qui c'era da stare tranquille sulla quantità.
Emma comincio con la lingua a umettare tutta l'asta, difficile perché era davvero tanta; si eccitò quando pensò allo sconquasso ormonale avrebbe causato quel manganello umano dentro di lei, da qualunque parte fosse entrato, e mentre lo pensava ne prese in bocca la rossa cappella.
Dio che gusto, non il sapore, no l'idea di farlo così in quel luogo, si sentiva un po' sporca e la cosa la mandava in sollucchero, si toccò le labbra tra le gambe e senti il calore e la pienezza del suo corpo eccitato, poi tornò a interessarsi del grosso pene della ragazza trans.
Ora Emma cercava con la bocca di ingoiarne il più possibile, aspirando e umettando l'asta con la lingua, cosa difficile ma le veniva in aiuto la quantità di saliva che secerneva dalla bocca, quell'affare la stava distruggendo.
Era una goduria, non aveva mai visto un pene così e se lo stava godendo lei, da sola, oh sì, la testa girava intanto che andava in iperventilazione ogni volta che dopo averlo ingoiato e si fosse quasi strozzata, lo estraeva prendendo aria.
Il gioco comunque non durò tanto, l'eccitazione delle due era palpabile, le mani, la bocca, gli sguardi carichi di tensione fecero si che con un crescendo di sospiri si arrivò velocemente all'apice.
Un'onda calda invase le bocca di Emma inondandola di caldo sperma, poi si sentì tirare su "cazzo che pompino, complimenti davvero" le disse la barista; Emma ingoiò lo sperma ma quella, passandole una mano dietro la testa l'attirò a se per baciarla.
Fu uno scambio di sensazioni, Emma non aveva mai baciato una ragazza, sia pure trans, notò la mancanza di barba e le piacque, poi il sapore di sperma coprì ogni altro sapore.
Le due si staccarono, Emma avrebbe voluto soddisfazione per le sue voglie ma non ci fu verso, la barista doveva tornare al lavoro, si tirò su i leggings sul "nostro" ancora bagnato ed Emma non poté non notare l'enorme bozzo che formava, partendo dal centro delle gambe, la cappella spuntava fuori l'elastico dei pantaloni, Madonna pensò è immenso e immaginò di averlo dentro.
Poi uscì da dietro la tenda seguita dalla barista che riprese il proprio ruolo dietro il bancone, Emma cercò con lo sguardo Eva e la vide appesa al centro della pista da ballo.
Continua...
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