La schiava ceduta (parte 3)
di
Kugher
genere
sadomaso
All’interno del privè venne accolta da un ambiente in cui il dominio era cosa naturale, come se il mondo fosse invertito e quella fosse la normalità.
Era già stata con Fabrizio e le piaceva quella sensazione, la eccitava vedere schiavi e schiave al servizio dei Padroni, umiliati, torturati.
Alcuni indirizzarono lo sguardo verso quell’uomo elegante che, dietro di sé, aveva una schiava nuda che lo seguiva al guinzaglio, i cui polsi legati dietro la schiena avevano lo scopo anche di esporre meglio il seno.
Il Padrone al bar riconobbe Franca, un’amica Mistress.
Quella donna le faceva paura e la eccitava nello stesso tempo. Era crudele con gli schiavi, più di Fabrizio. Per lui il dolore era soprattutto testimonianza di dominio. Per lei, invece, era solo fonte di piacere per soddisfare il suo sadismo.
Il Padrone una sera aveva consentito a Franca, che a lungo aveva insistito, di frustarla davanti a lui. L’aveva legata, in piedi, al muro, si era tolta le mutandine che le aveva messo in bocca perché sapeva che avrebbe cercato di gridare.
La frustò con meticolosità, interrompendosi ogni tanto per torturare i capezzoli con le dita e passare con le unghie sulle grandi labbra.
Quando la sciolse lei crollò a terra, ai suoi piedi ai quali strisciò per implorarla di smettere dopo che le aveva tolto le mutandine dalla bocca. Il viso, completamente bagnato dalle lacrime, trovò posto tra le cosce della Padrona, seduta sul petto del suo giovane schiavo, per farla arrivare all’orgasmo con la lingua.
Quando la vide al bancone del bar del privè, il cuore le accelerò. Le provocava sempre contrastanti sensazioni quella donna.
Il Padrone si diresse verso di lei per salutarla. Prostrato ai suoi piedi aveva il suo giovane schiavo. Franca era sulla cinquantina, non bella ed appesantita. Eppure non aveva mai avuto problemi ad avere giovani schiavi, attratti dalla sua personalità dominante e dal sadismo.
Franca era più piccola di Fabrizio e, per poterlo baciare agevolmente, aveva fatto stendere a terra lo schiavo e le era salita sopra, usandolo come tappeto-sgabellino.
Non fu necessario, per Luisa, dirle che avrebbe dovuto inginocchiarsi per baciarle i piedi quale saluto, cosa che fece osservando l’espressione dolorosa del ragazzo-tappeto.
I baci di saluto si trasformarono in leccate ai piedi mentre i Padroni parlavano tra loro ignorandola.
Sentì Franca chiedere a Fabrizio se quella sera gliela avrebbe prestata e, pur sapendo la risposta negativa attesi i diversi progetti, sentì un brivido.
Prima di allontanarsi, vide il piede alzarsi e lo sentì posarsi sulla sua schiena. Franca spingeva e roteava il tacco provando sicuramente piacere per il dolore e la posa di sottomissione della giovane donna.
Luisa sentì in sottofondo il gemito del tappeto umano che doveva reggere la Padrona maggiormente su un piede solo.
Il Padrone la fece alzare e si diresse verso un divanetto libero, dove gli portarono quanto aveva ordinato al bar e che consumò mentre lei fu costretta a restare in piedi, immobile, appena dietro di lui, esposta, in offerta, quale miele per attirare gli orsi, uno dei quali l’avrebbe avuta.
Pur con la testa china, osservava l’ambiente circostante, cercando di leggere negli occhi di quegli uomini e di indovinare quale sarebbe stato scelto per la sua cessione. Guardava anche le loro schiave immaginando che il suo Padrone avrebbe fatto la sua selezione soprattutto in base al corpo che avrebbe ricevuto in cambio.
Ne vide uno, grosso, vestito in maniera trasandata. Ai suoi piedi aveva una donna che avrebbe definito coetanea del Padrone di lei. Lui era seduto e dava la sensazione di aspettare qualcosa, o qualcuno.
Cercò di costruire una storia intorno a loro. Senza sapere perché, se li immaginò marito e moglie e diede a loro circa 45 anni. Una coppia che da tempo si frequenta ha quel qualcosa di diverso, tipico delle coppie che non hanno più nulla da scoprire. La sua fantasia collocò quelle persone alla ricerca di qualcosa che desse una scossa alla parte sessuale del loro matrimonio. Avrebbero potuto cercare un’altra donna quale schiava o, perché no, quale Padrona. Oppure, molto semplicemente, stare in un ambiente particolare, eccitante, vivo sessualmente.
Vide una donna, più o meno della medesima loro età, che si avvicinò e li salutò, come se si conoscessero. Si sedette con la sicurezza tipica di colei che sa di essere attesa o, comunque, che sa essere gradita ospite. Seduta, appoggiò una scarpa sulla testa della donna a terra e cominciò a parlare con l’uomo. Si baciarono e la nuova venuta, che evidentemente doveva essere una Padrona, appoggiò anche l’altra scarpa sul corpo della schiava-moglie e cominciò a farle male col tacco. La sua mano andò sul membro dell’uomo ancora chiuso nei pantaloni.
Il suo sguardo cambiò direzione e si soffermò su un uomo, magro, che aveva quale schiava una donna molto grassa, una BBW. L’aveva fatta mettere a 4 zampe e la usava come sedia. Lei lo reggeva senza apparente sforzo. Lui si guardava in giro e beveva qualcosa da un bicchiere pieno di ghiaccio. Escluse anche loro.
Eliminò dall’ipotetica lista altre sei coppie.
Cominciava ad essere stanca per la postura imposta. Doveva restare immobile. Non resistette più e si mosse un poco, per alleviare il fastidio.
Il Padrone, che sembrava distratto, se ne accorse e le tirò la catenella con i morsetti. Lei sapeva che non aveva usato il frustino perché non voleva aggiungere ulteriori segni sul suo corpo oltre a quelli che già c’erano, quale ornamento.
La sofferenza per la postura aumentava e le sembrarono interminabili i minuti tra la punizione e la vista di una coppia che avrebbe potuto fare al caso del suo Padrone.
Vedeva l’uomo che la osservava e che si stava dirigendo verso di loro.
Conoscendo Fabrizio, quell’uomo con la sua schiava avrebbero potuto fare al caso suo o, meglio, loro.
Sentiva che sarebbero stati quelli giusti. La cagna era magra, e, pur nella posizione a 4 zampe, faceva intuire un bel culo. Sapeva tenere bene la schiena incurvata verso il basso e si muoveva con sinuosità eccitante.
Le aumentarono i battiti cardiaci ancor di più quando notò l’attenzione che il suo Padrone stava dedicando a quella coppia.
Anche il dolore per la postura sembrò sparire o, comunque, passare in secondo piano vista l’evoluzione degli eventi.
Lui era ben vestito, curato, anche nella barba. Non era giovane ma nemmeno eccessivamente avanti nell’età. Non era quello che avrebbe potuto essere definito un bell’uomo ma era interessante per le sue movenze eleganti ed il suo sguardo.
La sua cagna non avrà avuto più di 25 anni, quindi più giovane di lei, appetibile per il suo Padrone.
La sua visuale si chiuse su quella coppia il cui Padrone iniziò a parlare con Fabrizio, mostrando interesse per lei e chiedendo se la sua esposizione fosse finalizzata allo scambio, come una merce messa in vetrina in modo che gli interessati ne fossero attratti.
In effetti una schiava in piedi era una “nota stonata” che richiamava l’attenzione.
Anche questo le diede eccitazione, l’attesa, essere vista, osservata, guardata come una merce, come un oggetto di proprietà la cui decisione sul suo utilizzo non sarebbe spettata a lei.
L’eccitazione aveva lentamente sempre più preso il posto del timore.
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krugher.1863@gmail.com
Era già stata con Fabrizio e le piaceva quella sensazione, la eccitava vedere schiavi e schiave al servizio dei Padroni, umiliati, torturati.
Alcuni indirizzarono lo sguardo verso quell’uomo elegante che, dietro di sé, aveva una schiava nuda che lo seguiva al guinzaglio, i cui polsi legati dietro la schiena avevano lo scopo anche di esporre meglio il seno.
Il Padrone al bar riconobbe Franca, un’amica Mistress.
Quella donna le faceva paura e la eccitava nello stesso tempo. Era crudele con gli schiavi, più di Fabrizio. Per lui il dolore era soprattutto testimonianza di dominio. Per lei, invece, era solo fonte di piacere per soddisfare il suo sadismo.
Il Padrone una sera aveva consentito a Franca, che a lungo aveva insistito, di frustarla davanti a lui. L’aveva legata, in piedi, al muro, si era tolta le mutandine che le aveva messo in bocca perché sapeva che avrebbe cercato di gridare.
La frustò con meticolosità, interrompendosi ogni tanto per torturare i capezzoli con le dita e passare con le unghie sulle grandi labbra.
Quando la sciolse lei crollò a terra, ai suoi piedi ai quali strisciò per implorarla di smettere dopo che le aveva tolto le mutandine dalla bocca. Il viso, completamente bagnato dalle lacrime, trovò posto tra le cosce della Padrona, seduta sul petto del suo giovane schiavo, per farla arrivare all’orgasmo con la lingua.
Quando la vide al bancone del bar del privè, il cuore le accelerò. Le provocava sempre contrastanti sensazioni quella donna.
Il Padrone si diresse verso di lei per salutarla. Prostrato ai suoi piedi aveva il suo giovane schiavo. Franca era sulla cinquantina, non bella ed appesantita. Eppure non aveva mai avuto problemi ad avere giovani schiavi, attratti dalla sua personalità dominante e dal sadismo.
Franca era più piccola di Fabrizio e, per poterlo baciare agevolmente, aveva fatto stendere a terra lo schiavo e le era salita sopra, usandolo come tappeto-sgabellino.
Non fu necessario, per Luisa, dirle che avrebbe dovuto inginocchiarsi per baciarle i piedi quale saluto, cosa che fece osservando l’espressione dolorosa del ragazzo-tappeto.
I baci di saluto si trasformarono in leccate ai piedi mentre i Padroni parlavano tra loro ignorandola.
Sentì Franca chiedere a Fabrizio se quella sera gliela avrebbe prestata e, pur sapendo la risposta negativa attesi i diversi progetti, sentì un brivido.
Prima di allontanarsi, vide il piede alzarsi e lo sentì posarsi sulla sua schiena. Franca spingeva e roteava il tacco provando sicuramente piacere per il dolore e la posa di sottomissione della giovane donna.
Luisa sentì in sottofondo il gemito del tappeto umano che doveva reggere la Padrona maggiormente su un piede solo.
Il Padrone la fece alzare e si diresse verso un divanetto libero, dove gli portarono quanto aveva ordinato al bar e che consumò mentre lei fu costretta a restare in piedi, immobile, appena dietro di lui, esposta, in offerta, quale miele per attirare gli orsi, uno dei quali l’avrebbe avuta.
Pur con la testa china, osservava l’ambiente circostante, cercando di leggere negli occhi di quegli uomini e di indovinare quale sarebbe stato scelto per la sua cessione. Guardava anche le loro schiave immaginando che il suo Padrone avrebbe fatto la sua selezione soprattutto in base al corpo che avrebbe ricevuto in cambio.
Ne vide uno, grosso, vestito in maniera trasandata. Ai suoi piedi aveva una donna che avrebbe definito coetanea del Padrone di lei. Lui era seduto e dava la sensazione di aspettare qualcosa, o qualcuno.
Cercò di costruire una storia intorno a loro. Senza sapere perché, se li immaginò marito e moglie e diede a loro circa 45 anni. Una coppia che da tempo si frequenta ha quel qualcosa di diverso, tipico delle coppie che non hanno più nulla da scoprire. La sua fantasia collocò quelle persone alla ricerca di qualcosa che desse una scossa alla parte sessuale del loro matrimonio. Avrebbero potuto cercare un’altra donna quale schiava o, perché no, quale Padrona. Oppure, molto semplicemente, stare in un ambiente particolare, eccitante, vivo sessualmente.
Vide una donna, più o meno della medesima loro età, che si avvicinò e li salutò, come se si conoscessero. Si sedette con la sicurezza tipica di colei che sa di essere attesa o, comunque, che sa essere gradita ospite. Seduta, appoggiò una scarpa sulla testa della donna a terra e cominciò a parlare con l’uomo. Si baciarono e la nuova venuta, che evidentemente doveva essere una Padrona, appoggiò anche l’altra scarpa sul corpo della schiava-moglie e cominciò a farle male col tacco. La sua mano andò sul membro dell’uomo ancora chiuso nei pantaloni.
Il suo sguardo cambiò direzione e si soffermò su un uomo, magro, che aveva quale schiava una donna molto grassa, una BBW. L’aveva fatta mettere a 4 zampe e la usava come sedia. Lei lo reggeva senza apparente sforzo. Lui si guardava in giro e beveva qualcosa da un bicchiere pieno di ghiaccio. Escluse anche loro.
Eliminò dall’ipotetica lista altre sei coppie.
Cominciava ad essere stanca per la postura imposta. Doveva restare immobile. Non resistette più e si mosse un poco, per alleviare il fastidio.
Il Padrone, che sembrava distratto, se ne accorse e le tirò la catenella con i morsetti. Lei sapeva che non aveva usato il frustino perché non voleva aggiungere ulteriori segni sul suo corpo oltre a quelli che già c’erano, quale ornamento.
La sofferenza per la postura aumentava e le sembrarono interminabili i minuti tra la punizione e la vista di una coppia che avrebbe potuto fare al caso del suo Padrone.
Vedeva l’uomo che la osservava e che si stava dirigendo verso di loro.
Conoscendo Fabrizio, quell’uomo con la sua schiava avrebbero potuto fare al caso suo o, meglio, loro.
Sentiva che sarebbero stati quelli giusti. La cagna era magra, e, pur nella posizione a 4 zampe, faceva intuire un bel culo. Sapeva tenere bene la schiena incurvata verso il basso e si muoveva con sinuosità eccitante.
Le aumentarono i battiti cardiaci ancor di più quando notò l’attenzione che il suo Padrone stava dedicando a quella coppia.
Anche il dolore per la postura sembrò sparire o, comunque, passare in secondo piano vista l’evoluzione degli eventi.
Lui era ben vestito, curato, anche nella barba. Non era giovane ma nemmeno eccessivamente avanti nell’età. Non era quello che avrebbe potuto essere definito un bell’uomo ma era interessante per le sue movenze eleganti ed il suo sguardo.
La sua cagna non avrà avuto più di 25 anni, quindi più giovane di lei, appetibile per il suo Padrone.
La sua visuale si chiuse su quella coppia il cui Padrone iniziò a parlare con Fabrizio, mostrando interesse per lei e chiedendo se la sua esposizione fosse finalizzata allo scambio, come una merce messa in vetrina in modo che gli interessati ne fossero attratti.
In effetti una schiava in piedi era una “nota stonata” che richiamava l’attenzione.
Anche questo le diede eccitazione, l’attesa, essere vista, osservata, guardata come una merce, come un oggetto di proprietà la cui decisione sul suo utilizzo non sarebbe spettata a lei.
L’eccitazione aveva lentamente sempre più preso il posto del timore.
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