Poesia dell’abbaino
di
King David
genere
poesie
Fica di Torino
Odorosa e sinuosa
Che ti insinuavi nelle valli della mia mente
Che t’accucciavi sul mio petto
Slabbrata fradicia e giocosa
Illuminata a stento dalle luci di Natale
A carponi nella vasca, grondante e nera
E poi fasciata di fustagno fino alla vita stretta
Fino a scomparire dietro strati di clausura
Ma la sentivo, quella fica, dietro l’armatura
Dietro il santino di Giovanna D’Arco, dietro l’ansa della Dora
Ruminare come una pecora, ragionare come un bambino
Pronta a saltarti addosso e a bagnarsi di gioia
Per uno sguardo, una vita cinta
Un seno sfiorato, un’idea grandiosa
Un futuro infinito
Assoluto nella sua semplicità
Con l’alibi che tanto
Mai
Non avrebbe potuto realizzarsi mai
Odorosa e sinuosa
Che ti insinuavi nelle valli della mia mente
Che t’accucciavi sul mio petto
Slabbrata fradicia e giocosa
Illuminata a stento dalle luci di Natale
A carponi nella vasca, grondante e nera
E poi fasciata di fustagno fino alla vita stretta
Fino a scomparire dietro strati di clausura
Ma la sentivo, quella fica, dietro l’armatura
Dietro il santino di Giovanna D’Arco, dietro l’ansa della Dora
Ruminare come una pecora, ragionare come un bambino
Pronta a saltarti addosso e a bagnarsi di gioia
Per uno sguardo, una vita cinta
Un seno sfiorato, un’idea grandiosa
Un futuro infinito
Assoluto nella sua semplicità
Con l’alibi che tanto
Mai
Non avrebbe potuto realizzarsi mai
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