Nelle foci verso est
di
King David
genere
etero
Piccola e magra. Senza tette. Quasi un ragazzino. Ma una bocca da murena, una bocca da lampreda. La vedo divincolarsi nell’acqua a metà tra un pesce e un serpente. Tra le rocce nella schiuma. Esce dall’acqua ancora bagnata e completamente glabra. I capelli ossigenati bagnati all’indietro, gli occhi cristallini di mare, come due ciottoli di smeraldo.
Si appoggia sopra di me, appoggia la bocca da lampreda e mi lascia un cerchio grosso sul collo, uno sul petto, uno sul ventre. Poi lo prende in bocca famelica. Si gira, mi lascia vedere il resto, me la apre sulla bocca. Mi dice di farla saltare con la lingua.
"Voglio un sisma che parte dalla punta dell'ano e mi investe intera" diceva
"Il mio clito un epicentro mitteleuropeo d'amore e di sole"
Scivola giù, si fa entrare dentro. Ha un bellissimo culo, ha un bellissimo corpo tascabile. L’ho montata e smontata su un camper come si fa con una graziella in vacanza.
Abbiamo girato le foci dei grandi fiumi d’Europa. A nord e a sud, perché le piaceva abbronzarsi intera. E sopratutto a est, dove lei è di casa.
Abbiamo girato le bocche da mare, lei mi dava bocca da amare.
La toglievo dal camper, e con lei cominciavo a girare. La facevo girare, mi faceva girare. Giravamo le foci e mi mostrava le sue fauci. Ogni giorno a mezzogiorno si spogliava e si sdraiava sui ciottoli infuocati. Poi si raffreddava nelle acque verdi gelate dei fiumi balcanici. E di nuovo si scottava nuda sui grandi ciottoli bianchi - che gli anni novanta avevano sporcato di rosso.
Ogni sera si faceva scopare dalla testa ai piedi interi.
Andavamo sui fiumi, di notte, nascosti dietro i capanni dei cacciatori. Si toglieva tutto, le mutande, il reggiseno, tranne i sandali e la canottiera, sotto cui spuntavano le piccole tette puntute. Le piaceva quando le venivo dentro mentre i gufi fischiavano la notte e l'upupa ululava.
Poi si dileguava veloce nelle canne come un biacco, e rientrava in acqua, dove si lavava intera. Riusciva madida, mi abbracciava, mi pregava di rimetterla dietro il camper, come una bici da vacanze al mare.
Si appoggia sopra di me, appoggia la bocca da lampreda e mi lascia un cerchio grosso sul collo, uno sul petto, uno sul ventre. Poi lo prende in bocca famelica. Si gira, mi lascia vedere il resto, me la apre sulla bocca. Mi dice di farla saltare con la lingua.
"Voglio un sisma che parte dalla punta dell'ano e mi investe intera" diceva
"Il mio clito un epicentro mitteleuropeo d'amore e di sole"
Scivola giù, si fa entrare dentro. Ha un bellissimo culo, ha un bellissimo corpo tascabile. L’ho montata e smontata su un camper come si fa con una graziella in vacanza.
Abbiamo girato le foci dei grandi fiumi d’Europa. A nord e a sud, perché le piaceva abbronzarsi intera. E sopratutto a est, dove lei è di casa.
Abbiamo girato le bocche da mare, lei mi dava bocca da amare.
La toglievo dal camper, e con lei cominciavo a girare. La facevo girare, mi faceva girare. Giravamo le foci e mi mostrava le sue fauci. Ogni giorno a mezzogiorno si spogliava e si sdraiava sui ciottoli infuocati. Poi si raffreddava nelle acque verdi gelate dei fiumi balcanici. E di nuovo si scottava nuda sui grandi ciottoli bianchi - che gli anni novanta avevano sporcato di rosso.
Ogni sera si faceva scopare dalla testa ai piedi interi.
Andavamo sui fiumi, di notte, nascosti dietro i capanni dei cacciatori. Si toglieva tutto, le mutande, il reggiseno, tranne i sandali e la canottiera, sotto cui spuntavano le piccole tette puntute. Le piaceva quando le venivo dentro mentre i gufi fischiavano la notte e l'upupa ululava.
Poi si dileguava veloce nelle canne come un biacco, e rientrava in acqua, dove si lavava intera. Riusciva madida, mi abbracciava, mi pregava di rimetterla dietro il camper, come una bici da vacanze al mare.
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