La Signora Claudia - Capitolo 5
di
duke69
genere
dominazione
Il dottor Carlo S. si presentò con modi di fare gentili, accogliendomi con un sorriso, baciandomi la mano e chiedendomi di chiamarlo Carlo. Ci offrì da bere del te, poi tagliò corto e venne al dunque:
“Allora Loris, hai portato i soldi che mi devi?”
“Ehm…no, non sono riuscito a mettere insieme quella somma di danaro e avrei…”
“AH LORIS!!! Così mi fai proprio incazzare!”
Loris accennò a rispondere qualcosa, ma il dottor S. fece un cenno all’energumeno che era rimasto in prossimità della porta alle nostre spalle, e immediatamente afferrò Loris sollevandolo dal divano e trascinandolo verso l’uscita. Vedendo che la cosa si stava mettendo male, sentii il dovere di intervenire, forse anche per l’istinto materno che mi rammentava quanto quel ragazzo potesse essere più un figlio che un amante. Così dissi a Carlo che si poteva trovare una soluzione.
“Ok!?! …intanto portalo via…che cosa propone Signora Claudia?”
“Forse posso recuperare un po’ di danaro e …”
Carlo mi bloccò e ancora una volta disse senza troppi giri di parole quello che pensava e soprattutto quello che voleva:
“Non è il suo denaro che voglio e… comunque, se veramente avesse avuto una tale somma lo avrei già saputo! Io invece penso che l’unica moneta di scambio che possa utilizzare per coprire il debito sia il suo corpo. Venga con me!”
La sua risposta diretta mi aveva gelato! Lo seguii verso la porta da cui era entrato. Quando la riaprì, ripresi a sentire i rumori e i gemiti percepiti poco prima e che, man mano che mi avvicinavo a quella stanza, divenivano sempre più forti. Effettivamente rodevo dalla curiosità di sapere che cosa stesse succedendo lì dentro dal momento in cui si aprì quella porta. Il cuore batteva spedito: ero agitatissima. Non appena varcai la porta la scena che mi si presentò davanti fu sconvolgente: una giovane donna, probabilmente sui quarant’anni, senza capelli, evidentemente rasata a zero, di corporatura media e con un bel seno, si trovava completamente nuda sopra un letto rotondo con attorno tre uomini, anch’essi nudi e tutti con una prepotente erezione. Avevano una mascherina che copriva il volto, uno di essi era di colore ed erano tutti superdotati: probabilmente il più piccolo aveva almeno venti centimetri di lunghezza. La donna era legata al letto e immobilizzata supina, con le braccia che si intrecciavano alle gambe tenendole aperte e mettendo a completa disposizione sia la sua gonfia passera che il suo buco del culo, allargato da un dildo di notevoli dimensioni. In quel momento uno dei tre uomini solleticava le grandi labbra della donna maneggiando abilmente un vibratore, che le provocava continui spasmi muscolari e la teneva in un continuo stato di eccitazione al limite dell’orgasmo. Le luci soffuse di colore rosso ricordavano il classico ambiente da night club.
Poco distante dal letto in piedi c’era un tizio, anche lui sui quarant’anni, completamente nudo e con un qualcosa di metallico che luccicava all’altezza dei genitali: era una cintura di castità. Poco dopo avrei saputo che l’uomo era il compagno della donna e che erano li per estinguere un debito con il dottor Carlo S. La cosa che mi sconvolse maggiormente fu quella di aver saputo che la donna veniva masturbata, scopata e sodomizzata da svariate ore.
Intanto, Carlo era rimasto alle mie spalle e cingendomi la vita con le sue braccia mi parlava all’orecchio:
“Non sono poi così noioso da farle pensare di poter riservare lo stesso trattamento a tutti i miei debitori… mi sembra doveroso ricordarle che Lei non ha un debito con me, ma se dovesse decidere di farsene carico la porrò al centro della mia fantasia perversa”
Ero talmente bloccata, impressionata dall’intensa atmosfera di sesso che avevo di fronte ai miei occhi, da non riuscire a mettere a fuoco le parole di quell’uomo sadico; in quel momento non sarei comunque riuscita a dare una risposta! certo, chi si sarebbe preso la responsabilità di coprire un tale debito? L’esperienza che stavo vivendo era eccezionalmente nuova e totalmente eccitante: Carlo aveva una così forte personalità da farmi sentire succube in qualsiasi momento. La cosa era preoccupante, perché in fondo mi piaceva e di fatto la mia passera fradicia lo dimostrava.
Intanto, Carlo aveva tra le dita entrambi i miei capezzoli che venivano stropicciati e allungati.
“Potrei sculacciarti in modi molto più dolorosi di quelli che ti infligge lo stronzo…”
“Oddio!!! La prego…non…non riesco a resistere…questa situazione è …surreale!..uhh!!!”
Così mentre mi stavo sciogliendo sotto i suoi sapienti massaggi, cercando di resistere, lui continuava il suo assalto, arrivando ad infilare la mano sotto la brasiliana e a rendersi conto di quanto fossi eccitata!
“Oh, ma forse questa è una risposta chiara e decisa! Allora Signora Claudia… sei pronta a diventare la mia schiava?”
Non capivo più niente, l’atmosfera si era fatta incandescente: il nero stava scopando la donna che aveva il sedere sempre occupato dal dildo in plastica e che sbuffava in continuazione chiedendo di scoparla più forte. Nel frattempo Carlo stirava un mio capezzolo con una mano e infilava due dita nella mia passera, che ormai era un lago. A stento riuscivo a stare in piedi perché l’orgasmo stava arrivando in modo travolgente.
“PISCIAMI SULLA MANO TROIAAA!”
Il bastardo aveva capito che ero già arrivata e boom: l’orgasmo era culminato in una cascata di liquido che aveva lavato la mano dell’uomo che, di lì a poco, si apprestava a diventare il mio nuovo padrone. In pochi minuti mi spogliò lasciandomi nel mio splendido completino intimo e continuando a masturbarmi e a farmi venire a intervalli di tempo terribilmente regolari. Ormai eravamo entrati a far parte di quello spettacolo indecente dove, di fronte a noi, il nero sostituiva il dildo con il suo grosso bastone e inculava brutalmente la donna ormai in preda all’ennesimo orgasmo, visibilmente soddisfatta ma anche rassegnata all’idea di dover godere senza soluzione di continuità; infatti uno degli altri due stalloni continuava a martoriare la sua passera con il grosso vibratore. Invece io e Carlo eravamo sempre nello stesso punto a “goderci lo spettacolo”: in piedi e con le gambe che mi tremavano; avrei voluto sedermi o perfino sdraiarmi sul pavimento. Ormai la mia passera grondava di goduria e i miei occhi erano saturi di sesso.
Mentre i tre uomini prendevano la loro preda contemporaneamente andandole a tappare ogni buco, Carlo mi riportava nello studio lasciandomi in biancheria intima e continuando a masturbarmi per tutto il tempo.
“Mario! Porta qui lo stronzo! E tu troia mettiti a quattro zampe come una cagna!”
Mario, l’energumeno, andò a prendere Loris che entrando nello studio, vedendomi eccitata e arruffata in quel completino sexy indossato per l’occasione, mi squadrò con desiderio e con finta sorpresa perché probabilmente aveva pianificato che quello sarebbe stato il mio destino.
“Loris! Guarda la cagna Claudia…ha la fica che cola… e adesso ti faccio vedere come si scopa una cagna in calore!”
Carlo estrasse il suo uccello e iniziò a solleticarmi prima lambendo le labbra turgide con la punta dell’uccello, e poi penetrandomi parzialmente più volte solo con la cappella: l’espressione sul mio volto doveva essere abbastanza eloquente e mostrava il desiderio di essere scopata dal cazzo dominante di Carlo. Dopo qualche minuto di frustrazione durante il quale mi morsi il labbro più volte per non gridare la voglia matta di voler godere, Carlo iniziò a scoparmi alla pecorina di fronte a Loris che, da quel momento, assunse lo sguardo di chi si era reso conto di avere smarrito qualcosa di prezioso.
Dopo qualche minuto di scopata Carlo sfilò l’uccello:
“Girati cagna! Leccami il cazzo che tra poco ti darò la mia sborra!”
Girai come una trottola finché non mi riempì la bocca e pretese che ingoiassi tutto.
Mi fece andare via insieme a Loris ma senza farmi rivestire, così rientrai in auto con indosso solo la biancheria intima:
“Domani tornerai qui a riprenderti i tuoi stracci! E sarà il momento di capire chi dovrà pagare il debito, in ogni caso io mi terrò pronto e preparerò le carte che ufficializzeranno la scelta che sarà presa, in un caso o nell’altro…”
L’autorità che traspariva sia nell’atteggiamento e sia nell’arte oratoria di Carlo mi lasciavano stranamente affascinata e fortemente attratta.
La sera successiva ci ritrovammo nuovamente li, seduti in auto nel piazzale antistante la villa, Loris aveva appena spento il motore.
“Oddio Loris, in che diavolo di guaio ti sei cacciato! Questa è una pazzia ed io sto per farne parte…”
“Non so che cosa dirti, ma vista la tua indole alla sottomissione potrebbe anche essere una esperienza perversamente piacevole.”
“Tutto è possibile, ma io quel tizio non lo conosco e da quel poco che ho visto sono anche un po’ spaventata!”
In realtà mentivo a Loris e a me stessa, ero eccitata all’idea di essere sottomessa da Carlo e infatti avevo già preso la mia decisione.
Qualche minuto più tardi eravamo all’interno della villa, nello studio, accomodati sulle due sedie antistanti la grande scrivania in legno.
Carlo S. non era il tipo da lasciare qualcosa al caso, per cui fece preparare due plichi di documentazione dettagliata all’interno del quale si chiarivano i termini della sottomissione, o se vogliamo dirla chiaramente “i termini della schiavitù”: in un plico c’era riportato il nome di Loris, mentre nell’altro c’era scritto “Signora Claudia”.
Attendemmo almeno una ventina di minuti prima che Carlo comparisse, quindi superati i soliti convenevoli dei saluti, in tal caso “grotteschi” vista la situazione, Carlo ci espose su grandi linee che a seconda di quale fosse stata la nostra scelta avrebbe aperto il plico corrispondente per leggere il contratto che aveva fatto redare da un notaio e che sarebbe poi stato firmato da uno di noi due.
Quando Carlo ci fece la domanda e mi guardò negli occhi, abbassai lo sguardo e dichiarai di volermi fare carico del debito.
Carlo liquidò Loris facendogli firmare un documento in cui per un anno si impegnava a non allontanarsi dalla regione e in cui accettava di recarsi alla villa ogni qualvolta fosse stato chiamato.
Rimasi sola con Carlo e con Mario, il suo guardaspalle che dopo aver accompagnato Loris alla porta rimase in piedi poco distante dalla sedia in cui mi trovavo. Carlo prese il plico con il nome di Loris e lo gettò nel cestino, quindi mi fece porre tutte le firme richieste nei documenti contenuti nel plico riportante il mio nome, ancor prima di procedere alla lettura. Io incoscientemente firmai tutto!
“Nuda! Levati ogni cazzo di indumento e ogni gioiello che hai indosso!”
Senza dire una parola mi sollevati dalla sedia e tolsi tutto.
“Gira la sedia e mettiti sopra in ginocchio! Nel frattempo che Mario ti terrà “calda” leggerò il contenuto del documento e prenderai atto di come cambierà la tua vita…”
Intanto Mario si era seduto dietro di me:
“Tieni le gambe allargate e non muoverti per nessuna ragione!”
In ginocchio con le mani sulla spalliera della sedia e la schiena leggermente inarcata, avevo il sedere all’infuori con tutti i buchi a disposizione di Mario che dopo aver acceso un vibratore aveva iniziato a stuzzicarmi sfiorandomi una natica e l’interno coscia.
Continua…
“Allora Loris, hai portato i soldi che mi devi?”
“Ehm…no, non sono riuscito a mettere insieme quella somma di danaro e avrei…”
“AH LORIS!!! Così mi fai proprio incazzare!”
Loris accennò a rispondere qualcosa, ma il dottor S. fece un cenno all’energumeno che era rimasto in prossimità della porta alle nostre spalle, e immediatamente afferrò Loris sollevandolo dal divano e trascinandolo verso l’uscita. Vedendo che la cosa si stava mettendo male, sentii il dovere di intervenire, forse anche per l’istinto materno che mi rammentava quanto quel ragazzo potesse essere più un figlio che un amante. Così dissi a Carlo che si poteva trovare una soluzione.
“Ok!?! …intanto portalo via…che cosa propone Signora Claudia?”
“Forse posso recuperare un po’ di danaro e …”
Carlo mi bloccò e ancora una volta disse senza troppi giri di parole quello che pensava e soprattutto quello che voleva:
“Non è il suo denaro che voglio e… comunque, se veramente avesse avuto una tale somma lo avrei già saputo! Io invece penso che l’unica moneta di scambio che possa utilizzare per coprire il debito sia il suo corpo. Venga con me!”
La sua risposta diretta mi aveva gelato! Lo seguii verso la porta da cui era entrato. Quando la riaprì, ripresi a sentire i rumori e i gemiti percepiti poco prima e che, man mano che mi avvicinavo a quella stanza, divenivano sempre più forti. Effettivamente rodevo dalla curiosità di sapere che cosa stesse succedendo lì dentro dal momento in cui si aprì quella porta. Il cuore batteva spedito: ero agitatissima. Non appena varcai la porta la scena che mi si presentò davanti fu sconvolgente: una giovane donna, probabilmente sui quarant’anni, senza capelli, evidentemente rasata a zero, di corporatura media e con un bel seno, si trovava completamente nuda sopra un letto rotondo con attorno tre uomini, anch’essi nudi e tutti con una prepotente erezione. Avevano una mascherina che copriva il volto, uno di essi era di colore ed erano tutti superdotati: probabilmente il più piccolo aveva almeno venti centimetri di lunghezza. La donna era legata al letto e immobilizzata supina, con le braccia che si intrecciavano alle gambe tenendole aperte e mettendo a completa disposizione sia la sua gonfia passera che il suo buco del culo, allargato da un dildo di notevoli dimensioni. In quel momento uno dei tre uomini solleticava le grandi labbra della donna maneggiando abilmente un vibratore, che le provocava continui spasmi muscolari e la teneva in un continuo stato di eccitazione al limite dell’orgasmo. Le luci soffuse di colore rosso ricordavano il classico ambiente da night club.
Poco distante dal letto in piedi c’era un tizio, anche lui sui quarant’anni, completamente nudo e con un qualcosa di metallico che luccicava all’altezza dei genitali: era una cintura di castità. Poco dopo avrei saputo che l’uomo era il compagno della donna e che erano li per estinguere un debito con il dottor Carlo S. La cosa che mi sconvolse maggiormente fu quella di aver saputo che la donna veniva masturbata, scopata e sodomizzata da svariate ore.
Intanto, Carlo era rimasto alle mie spalle e cingendomi la vita con le sue braccia mi parlava all’orecchio:
“Non sono poi così noioso da farle pensare di poter riservare lo stesso trattamento a tutti i miei debitori… mi sembra doveroso ricordarle che Lei non ha un debito con me, ma se dovesse decidere di farsene carico la porrò al centro della mia fantasia perversa”
Ero talmente bloccata, impressionata dall’intensa atmosfera di sesso che avevo di fronte ai miei occhi, da non riuscire a mettere a fuoco le parole di quell’uomo sadico; in quel momento non sarei comunque riuscita a dare una risposta! certo, chi si sarebbe preso la responsabilità di coprire un tale debito? L’esperienza che stavo vivendo era eccezionalmente nuova e totalmente eccitante: Carlo aveva una così forte personalità da farmi sentire succube in qualsiasi momento. La cosa era preoccupante, perché in fondo mi piaceva e di fatto la mia passera fradicia lo dimostrava.
Intanto, Carlo aveva tra le dita entrambi i miei capezzoli che venivano stropicciati e allungati.
“Potrei sculacciarti in modi molto più dolorosi di quelli che ti infligge lo stronzo…”
“Oddio!!! La prego…non…non riesco a resistere…questa situazione è …surreale!..uhh!!!”
Così mentre mi stavo sciogliendo sotto i suoi sapienti massaggi, cercando di resistere, lui continuava il suo assalto, arrivando ad infilare la mano sotto la brasiliana e a rendersi conto di quanto fossi eccitata!
“Oh, ma forse questa è una risposta chiara e decisa! Allora Signora Claudia… sei pronta a diventare la mia schiava?”
Non capivo più niente, l’atmosfera si era fatta incandescente: il nero stava scopando la donna che aveva il sedere sempre occupato dal dildo in plastica e che sbuffava in continuazione chiedendo di scoparla più forte. Nel frattempo Carlo stirava un mio capezzolo con una mano e infilava due dita nella mia passera, che ormai era un lago. A stento riuscivo a stare in piedi perché l’orgasmo stava arrivando in modo travolgente.
“PISCIAMI SULLA MANO TROIAAA!”
Il bastardo aveva capito che ero già arrivata e boom: l’orgasmo era culminato in una cascata di liquido che aveva lavato la mano dell’uomo che, di lì a poco, si apprestava a diventare il mio nuovo padrone. In pochi minuti mi spogliò lasciandomi nel mio splendido completino intimo e continuando a masturbarmi e a farmi venire a intervalli di tempo terribilmente regolari. Ormai eravamo entrati a far parte di quello spettacolo indecente dove, di fronte a noi, il nero sostituiva il dildo con il suo grosso bastone e inculava brutalmente la donna ormai in preda all’ennesimo orgasmo, visibilmente soddisfatta ma anche rassegnata all’idea di dover godere senza soluzione di continuità; infatti uno degli altri due stalloni continuava a martoriare la sua passera con il grosso vibratore. Invece io e Carlo eravamo sempre nello stesso punto a “goderci lo spettacolo”: in piedi e con le gambe che mi tremavano; avrei voluto sedermi o perfino sdraiarmi sul pavimento. Ormai la mia passera grondava di goduria e i miei occhi erano saturi di sesso.
Mentre i tre uomini prendevano la loro preda contemporaneamente andandole a tappare ogni buco, Carlo mi riportava nello studio lasciandomi in biancheria intima e continuando a masturbarmi per tutto il tempo.
“Mario! Porta qui lo stronzo! E tu troia mettiti a quattro zampe come una cagna!”
Mario, l’energumeno, andò a prendere Loris che entrando nello studio, vedendomi eccitata e arruffata in quel completino sexy indossato per l’occasione, mi squadrò con desiderio e con finta sorpresa perché probabilmente aveva pianificato che quello sarebbe stato il mio destino.
“Loris! Guarda la cagna Claudia…ha la fica che cola… e adesso ti faccio vedere come si scopa una cagna in calore!”
Carlo estrasse il suo uccello e iniziò a solleticarmi prima lambendo le labbra turgide con la punta dell’uccello, e poi penetrandomi parzialmente più volte solo con la cappella: l’espressione sul mio volto doveva essere abbastanza eloquente e mostrava il desiderio di essere scopata dal cazzo dominante di Carlo. Dopo qualche minuto di frustrazione durante il quale mi morsi il labbro più volte per non gridare la voglia matta di voler godere, Carlo iniziò a scoparmi alla pecorina di fronte a Loris che, da quel momento, assunse lo sguardo di chi si era reso conto di avere smarrito qualcosa di prezioso.
Dopo qualche minuto di scopata Carlo sfilò l’uccello:
“Girati cagna! Leccami il cazzo che tra poco ti darò la mia sborra!”
Girai come una trottola finché non mi riempì la bocca e pretese che ingoiassi tutto.
Mi fece andare via insieme a Loris ma senza farmi rivestire, così rientrai in auto con indosso solo la biancheria intima:
“Domani tornerai qui a riprenderti i tuoi stracci! E sarà il momento di capire chi dovrà pagare il debito, in ogni caso io mi terrò pronto e preparerò le carte che ufficializzeranno la scelta che sarà presa, in un caso o nell’altro…”
L’autorità che traspariva sia nell’atteggiamento e sia nell’arte oratoria di Carlo mi lasciavano stranamente affascinata e fortemente attratta.
La sera successiva ci ritrovammo nuovamente li, seduti in auto nel piazzale antistante la villa, Loris aveva appena spento il motore.
“Oddio Loris, in che diavolo di guaio ti sei cacciato! Questa è una pazzia ed io sto per farne parte…”
“Non so che cosa dirti, ma vista la tua indole alla sottomissione potrebbe anche essere una esperienza perversamente piacevole.”
“Tutto è possibile, ma io quel tizio non lo conosco e da quel poco che ho visto sono anche un po’ spaventata!”
In realtà mentivo a Loris e a me stessa, ero eccitata all’idea di essere sottomessa da Carlo e infatti avevo già preso la mia decisione.
Qualche minuto più tardi eravamo all’interno della villa, nello studio, accomodati sulle due sedie antistanti la grande scrivania in legno.
Carlo S. non era il tipo da lasciare qualcosa al caso, per cui fece preparare due plichi di documentazione dettagliata all’interno del quale si chiarivano i termini della sottomissione, o se vogliamo dirla chiaramente “i termini della schiavitù”: in un plico c’era riportato il nome di Loris, mentre nell’altro c’era scritto “Signora Claudia”.
Attendemmo almeno una ventina di minuti prima che Carlo comparisse, quindi superati i soliti convenevoli dei saluti, in tal caso “grotteschi” vista la situazione, Carlo ci espose su grandi linee che a seconda di quale fosse stata la nostra scelta avrebbe aperto il plico corrispondente per leggere il contratto che aveva fatto redare da un notaio e che sarebbe poi stato firmato da uno di noi due.
Quando Carlo ci fece la domanda e mi guardò negli occhi, abbassai lo sguardo e dichiarai di volermi fare carico del debito.
Carlo liquidò Loris facendogli firmare un documento in cui per un anno si impegnava a non allontanarsi dalla regione e in cui accettava di recarsi alla villa ogni qualvolta fosse stato chiamato.
Rimasi sola con Carlo e con Mario, il suo guardaspalle che dopo aver accompagnato Loris alla porta rimase in piedi poco distante dalla sedia in cui mi trovavo. Carlo prese il plico con il nome di Loris e lo gettò nel cestino, quindi mi fece porre tutte le firme richieste nei documenti contenuti nel plico riportante il mio nome, ancor prima di procedere alla lettura. Io incoscientemente firmai tutto!
“Nuda! Levati ogni cazzo di indumento e ogni gioiello che hai indosso!”
Senza dire una parola mi sollevati dalla sedia e tolsi tutto.
“Gira la sedia e mettiti sopra in ginocchio! Nel frattempo che Mario ti terrà “calda” leggerò il contenuto del documento e prenderai atto di come cambierà la tua vita…”
Intanto Mario si era seduto dietro di me:
“Tieni le gambe allargate e non muoverti per nessuna ragione!”
In ginocchio con le mani sulla spalliera della sedia e la schiena leggermente inarcata, avevo il sedere all’infuori con tutti i buchi a disposizione di Mario che dopo aver acceso un vibratore aveva iniziato a stuzzicarmi sfiorandomi una natica e l’interno coscia.
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