La Signora Claudia - Capitolo 6
di
duke69
genere
dominazione
Mi trovavo in ginocchio sopra la sedia con le mani sulla spalliera, la schiena leggermente inarcata e il sedere a disposizione di Mario mentre Carlo elencava i miei nuovi compiti da schiava.
Carlo lesse ad alta voce quanto era riportato nel documento, mentre Mario alle mie spalle procedeva a solleticarmi con il vibratore che aveva preso ad orbitare tra i glutei e il buco del culo.
“…continuerai a lavorare in banca ma, avendo io una certa influenza sul direttore, farò in modo che il tuo orario giornaliero e i tuoi giorni lavorativi settimanali siano dimezzati: in tal modo parte della tua retribuzione entrerà nelle mie tasche andando a ridurre il debito e passerai più tempo a fare la cagna alle mie dipendenze. Questa villa sarà la tua nuova abitazione e affitteremo il tuo appartamento ricavando ulteriore denaro…”
Avrei trascorso un anno lontana dalla mia casa, rinunciando alla mia vita, alle mie cose e passando meno tempo in banca, ma ancora non mi rendevo conto di ciò che mi aspettava…
Nel frattempo Mario insisteva a premere il vibratore nel buco del culo provocando in me una sensazione nuova che faceva lievitare il mio stato di eccitazione.
“…in questa casa nulla ti appartiene e per qualsiasi cosa dovrai chiedere il permesso, anche per le necessità più comuni come mangiare, andare in bagno o farsi una doccia…il tuo corpo sarà a completa disposizione di chiunque viva o lavori in questa dependance, non voglio scendere troppo in dettagli ma settimanalmente cercherai ognuno dei miei dipendenti per allietargli la giornata nei modi e nei tempi che loro decideranno…”
Mentre Carlo andava avanti facendomi intendere che tutti avrebbero abusato di me e in ogni modo, Mario era passato ad accarezzarmi la passera facendo roteare il vibratore tutto intorno, sfiorando le grandi labbra: mi mordevo le labbra sperando che affondasse in modo deciso e mi facesse godere.
“…ogni volta che non ubbidirai agli ordini o che non soddisferai le nostre richieste verrai punita. Avrai da subito un saggio delle nostre punizioni, già da questa sera in modo da prevenire la possibilità che tu possa incorrere anche nel più semplice errore e per darti un esempio sempre vivo della sofferenza che potremo darti. Sinceramente posso dirti che amo punire le mie schiave e avrai modo di capirlo profondamente…”
Colavo come una cagna vogliosa e cominciavo a non seguire più il discorso di Carlo: Mario era un bastardo professionista, mi stava massacrando la fica roteando il vibratore tra le grandi e piccole labbra e talvolta accennando ad una penetrazione; quindi staccava il contatto quando si accorgeva che il mio respiro si faceva più profondo e stavo per venire!
“…quando arriverai in villa, una volta terminato il lavoro in banca, lascerai l’auto parcheggiandola fuori dal recinto e ti denuderai prima di varcare il cancello di ingresso della dependance: scarpe, calze e corpetto saranno gli unici vestiti che metterai e questo indipendentemente dalle condizioni meteorologiche…” successivamente constatai che al lato pratico sarebbero stati tre giorni alla settimana e che mi sarei cambiata all’interno del bagno della banca coprendomi con una giacca o un impermeabile lungo che avrei poi abbandonato in auto in una fascia oraria variabile tra le 16:30 e le 17:30.
Dopo circa venti minuti Carlo smise di parlare e Mario spense il vibratore: ero completamente sudata, mi sentivo frustrata per l’orgasmo mai arrivato e la mia passera era lucida e gonfia a causa del sapiente lavoro di Mario, che si era sollevato dalla sedia per andare a prendere i miei nuovi indumenti.
Mi porse delle calze velate nere e delle scarpe con un tacco importante che indossai subito; quindi mi diede un corsetto in pelle di color nero e mi aiutò ad indossarlo: l’indumento rimaneva sotto il seno tenendomelo sollevato e scoperto, era stretto e premeva contro la pancia spingendola all’interno al limite della sopportazione. Mi fece specchiare per mettere in evidenza la silhouette che decisamente esaltava la vita stretta, i seni abbondanti e il mio sedere pronunciato.
Carlo mi prese per i capelli e mi trascinò nella stanza adiacente, quella dell’orgia del giorno precedente: il letto rotondo era vuoto e all’interno della camera non c’era nessuno. In un lato, completamente rivestito in velluto rosso, c’era un cavalletto che il giorno prima non avevo notato e fu li che Carlo mi condusse.
“Ora ti daremo un saggio di quello che potrebbe capitare quando non dovessi rispettare le regole od obbedire agli ordini!”
Mi fecero sdraiare prona sul cavalletto legandomi polsi e caviglie ai quattro piedi dello stesso; all’altezza del petto, il cavallo di legno aveva un restringimento, che allontanava i seni lateralmente lasciandoli penzolare verso il basso. Ognuno dei due uomini iniziò a succhiarmi i seni mordendoli e tirandoli verso il basso: l’eccitazione iniziale mutò rapidamente in un dolore continuo, soprattutto dopo che presero i capezzoli tra le dita torcendoli e allungandoli verso il basso, fino a renderli oblunghi. Compiuto questo lavoro di preparazione Carlo applicò una clip dentata su entrambi i capezzoli; la penetrazione del metallo nella carne, che in quel momento era ancor più sensibile, generò un dolore lancinante che mi strappò un urlo strozzato dai morsi che mi diedi sulle labbra, quasi lacerandole. Su ciascuna delle due clip era presente un gancetto sul quale Carlo applicò un peso da qualche centinaio di grammi sollevando il dolore a livelli ancora non sperimentati.
“Oddio!!! Mi state strappando i capezzoli!”
“Dovrai abituarti a questi trattamenti, troia! ...e adesso preparati ad imparare a succhiare come si deve, perché ci dovrai mettere sempre molta passione e non solo a fare pompini…!”
Detto ciò, Carlo si posizionò di fronte a me, con il cazzo in piena erezione e me lo ficcò in bocca, spingendolo fino a tapparmi la gola con tre affondi consecutivi e poi proseguendo come se mi stesse scopando.
Contemporaneamente Mario, che era posizionato dietro di me, batteva violentemente il mio sedere con le sue grosse mani: dieci colpi per natica. Ad ogni colpo sentivo che il calore si irradiava su tutta la superficie cutanea e che i pesi attaccati ai capezzoli oscillavano terribilmente, stirandoli ulteriormente e aumentando il grado di sofferenza, che si riacutizzava risvegliando il dolore generato dalla penetrazione delle clip coccodrillo dopo un periodo di condizione anestetica.
Terminati i dieci colpi, Mario mi sottoponeva al lavoro estenuante del vibratore con il quale sfiorava grandi labbra e clitoride facendo lievitare la mia eccitazione e smorzando la sensazione di sofferenza provocata dallo spanking appena terminato e dal soffocamento provocato da Carlo.
Dopo qualche minuto di tortura, Mario abbandonava il vibratore per ricominciare a darmi altri venti colpi.
“Ti piace questo trattamento signora Claudia? ...e cerca di rispondere alle mie domande anche quando hai la bocca occupata!!!”
“HUGH…GRR…”
Cercai di dare uno straccio di risposta, ma solo per compiacere a Carlo che sapeva bene che quel trattamento mi stava facendo soffrire e godere allo stesso tempo.
“Lo sai che il suono degli schiaffi sul tuo culone mi fa eccitare da matti? … più forte Mario ti lavora le chiappe e prima raggiungo l’orgasmo…e solo dopo che ti sborrerò in bocca ti lasceremo riposare, ma forse faremo schizzare anche te…e poi anche Mario vuole la sua parte, è vero Mario?”
Finalmente Mario, che fino a quel momento non aveva proferito parola, disse qualcosa:
“Vero! Voglio la sua fica! Voglio sbatterla fino a lasciarle i lividi e svuotarmi le palle! …e non me ne frega un cazzo se la troia schizza o non schizza… però, prima di fotterla, voglio mettere altri pesi su quelle mammelle da vacca!”
Udire quelle parole feroci mi lasciò sfuggire un eloquente lamento che prontamente Carlo interruppe spingendo il suo membro ben in fondo alla mia gola.
Continuarono a lungo con la stessa dinamica, quando giungevo al limite dell’orgasmo Mario spegneva il vibratore e riprendeva con le forti manate che rendevano le mie natiche ancor più incandescenti: ormai provavo la sensazione di mille spilli che trapassavano la mia carne.
Avevo capito che l’unico modo per poter far terminare quel supplizio sarebbe stato quello di far eccitare Carlo, per cui giocavo con il rumore della saliva dei risucchi e accentuavo, seppur non ce ne fosse bisogno, i miei gemiti di dolore come fossero dei grugniti sempre più forti.
La mia azione funzionò e proprio quando ogni colpo di Mario diveniva insopportabilmente doloroso, Carlo venne sulla mia bocca e poi sul mio viso sporcandolo intenzionalmente e direzionando i getti restanti di sperma ovunque su tutto il mio volto.
“OH SIII!!! CAZZO!!! …uh mi sono proprio svuotato le palle!!! Uhm…mi sa che ci divertiremo tanto, schiava! diventerai il mio personale bidone di sborra, da usare con amici e dipendenti!”
Carlo stava ancora parlando, umiliandomi per quello che mi avevano appena fatto e per quello che mi aspettava, che Mario non perse tempo e appese ai miei capezzoli altri due pesi.
“ODDIO!!! NOOO…”
Il dolore generato dall’incremento di peso si materializzò immediatamente.
“Aspetta Mario, non scoparla subito, lascia che si goda ogni grammo di quei pesi…!”
Sadico bastardo! Non avevo dubbi sul fatto che Carlo fosse crudele e con quella frase lo aveva dimostrato. In quel momento ripensai alla cazzata che avevo fatto nel sobbarcarmi quel debito, salvando Loris.
Carlo mi girava intorno contemplando il lavoro che avevano fatto, mentre io rimanevo dolorante immobilizzata in quella posizione, con i seni stirati, le natiche infuocate e il viso cosparso di sperma con un occhio semi aperto e le mascelle indebolite dall’azione demolitiva di Carlo.
Ad un certo punto sentii il bastone di Mario entrare: la sua cappella si faceva strada nella mia passera sufficientemente bagnata da facilitare la sua penetrazione. Finalmente mi stava scopando dopo quasi un’ora di frustrante tortura da vibrazione! Tuttavia sentii un lieve dolore quando Mario penetrò di colpo e completamente fino a sbattere le palle sulle mie natiche: ero bloccata e non riuscivo a vederlo, ma il suo uccello era veramente notevole e lo sentii chiaramente quando la mia vagina veniva dilatata al suo passaggio.
Intanto man mano che Mario andava e veniva, Carlo si avvicinò al mio volto:
“Sborri quando te lo dico io! Hai capito troia?”
“Oh, no!!! TI PREGOO fammi venire!!!”
“Azzardati a venire senza permesso e ti metto pesi da un kilo…!”
Mario mi martellava da impazzire e io cercavo di resistere quanto potevo, ma era umanamente impossibile sopprimere un orgasmo dopo tutte quelle sollecitazioni e con l’azione di quel toro di Mario che non accennava a rallentare.
Continua…
Carlo lesse ad alta voce quanto era riportato nel documento, mentre Mario alle mie spalle procedeva a solleticarmi con il vibratore che aveva preso ad orbitare tra i glutei e il buco del culo.
“…continuerai a lavorare in banca ma, avendo io una certa influenza sul direttore, farò in modo che il tuo orario giornaliero e i tuoi giorni lavorativi settimanali siano dimezzati: in tal modo parte della tua retribuzione entrerà nelle mie tasche andando a ridurre il debito e passerai più tempo a fare la cagna alle mie dipendenze. Questa villa sarà la tua nuova abitazione e affitteremo il tuo appartamento ricavando ulteriore denaro…”
Avrei trascorso un anno lontana dalla mia casa, rinunciando alla mia vita, alle mie cose e passando meno tempo in banca, ma ancora non mi rendevo conto di ciò che mi aspettava…
Nel frattempo Mario insisteva a premere il vibratore nel buco del culo provocando in me una sensazione nuova che faceva lievitare il mio stato di eccitazione.
“…in questa casa nulla ti appartiene e per qualsiasi cosa dovrai chiedere il permesso, anche per le necessità più comuni come mangiare, andare in bagno o farsi una doccia…il tuo corpo sarà a completa disposizione di chiunque viva o lavori in questa dependance, non voglio scendere troppo in dettagli ma settimanalmente cercherai ognuno dei miei dipendenti per allietargli la giornata nei modi e nei tempi che loro decideranno…”
Mentre Carlo andava avanti facendomi intendere che tutti avrebbero abusato di me e in ogni modo, Mario era passato ad accarezzarmi la passera facendo roteare il vibratore tutto intorno, sfiorando le grandi labbra: mi mordevo le labbra sperando che affondasse in modo deciso e mi facesse godere.
“…ogni volta che non ubbidirai agli ordini o che non soddisferai le nostre richieste verrai punita. Avrai da subito un saggio delle nostre punizioni, già da questa sera in modo da prevenire la possibilità che tu possa incorrere anche nel più semplice errore e per darti un esempio sempre vivo della sofferenza che potremo darti. Sinceramente posso dirti che amo punire le mie schiave e avrai modo di capirlo profondamente…”
Colavo come una cagna vogliosa e cominciavo a non seguire più il discorso di Carlo: Mario era un bastardo professionista, mi stava massacrando la fica roteando il vibratore tra le grandi e piccole labbra e talvolta accennando ad una penetrazione; quindi staccava il contatto quando si accorgeva che il mio respiro si faceva più profondo e stavo per venire!
“…quando arriverai in villa, una volta terminato il lavoro in banca, lascerai l’auto parcheggiandola fuori dal recinto e ti denuderai prima di varcare il cancello di ingresso della dependance: scarpe, calze e corpetto saranno gli unici vestiti che metterai e questo indipendentemente dalle condizioni meteorologiche…” successivamente constatai che al lato pratico sarebbero stati tre giorni alla settimana e che mi sarei cambiata all’interno del bagno della banca coprendomi con una giacca o un impermeabile lungo che avrei poi abbandonato in auto in una fascia oraria variabile tra le 16:30 e le 17:30.
Dopo circa venti minuti Carlo smise di parlare e Mario spense il vibratore: ero completamente sudata, mi sentivo frustrata per l’orgasmo mai arrivato e la mia passera era lucida e gonfia a causa del sapiente lavoro di Mario, che si era sollevato dalla sedia per andare a prendere i miei nuovi indumenti.
Mi porse delle calze velate nere e delle scarpe con un tacco importante che indossai subito; quindi mi diede un corsetto in pelle di color nero e mi aiutò ad indossarlo: l’indumento rimaneva sotto il seno tenendomelo sollevato e scoperto, era stretto e premeva contro la pancia spingendola all’interno al limite della sopportazione. Mi fece specchiare per mettere in evidenza la silhouette che decisamente esaltava la vita stretta, i seni abbondanti e il mio sedere pronunciato.
Carlo mi prese per i capelli e mi trascinò nella stanza adiacente, quella dell’orgia del giorno precedente: il letto rotondo era vuoto e all’interno della camera non c’era nessuno. In un lato, completamente rivestito in velluto rosso, c’era un cavalletto che il giorno prima non avevo notato e fu li che Carlo mi condusse.
“Ora ti daremo un saggio di quello che potrebbe capitare quando non dovessi rispettare le regole od obbedire agli ordini!”
Mi fecero sdraiare prona sul cavalletto legandomi polsi e caviglie ai quattro piedi dello stesso; all’altezza del petto, il cavallo di legno aveva un restringimento, che allontanava i seni lateralmente lasciandoli penzolare verso il basso. Ognuno dei due uomini iniziò a succhiarmi i seni mordendoli e tirandoli verso il basso: l’eccitazione iniziale mutò rapidamente in un dolore continuo, soprattutto dopo che presero i capezzoli tra le dita torcendoli e allungandoli verso il basso, fino a renderli oblunghi. Compiuto questo lavoro di preparazione Carlo applicò una clip dentata su entrambi i capezzoli; la penetrazione del metallo nella carne, che in quel momento era ancor più sensibile, generò un dolore lancinante che mi strappò un urlo strozzato dai morsi che mi diedi sulle labbra, quasi lacerandole. Su ciascuna delle due clip era presente un gancetto sul quale Carlo applicò un peso da qualche centinaio di grammi sollevando il dolore a livelli ancora non sperimentati.
“Oddio!!! Mi state strappando i capezzoli!”
“Dovrai abituarti a questi trattamenti, troia! ...e adesso preparati ad imparare a succhiare come si deve, perché ci dovrai mettere sempre molta passione e non solo a fare pompini…!”
Detto ciò, Carlo si posizionò di fronte a me, con il cazzo in piena erezione e me lo ficcò in bocca, spingendolo fino a tapparmi la gola con tre affondi consecutivi e poi proseguendo come se mi stesse scopando.
Contemporaneamente Mario, che era posizionato dietro di me, batteva violentemente il mio sedere con le sue grosse mani: dieci colpi per natica. Ad ogni colpo sentivo che il calore si irradiava su tutta la superficie cutanea e che i pesi attaccati ai capezzoli oscillavano terribilmente, stirandoli ulteriormente e aumentando il grado di sofferenza, che si riacutizzava risvegliando il dolore generato dalla penetrazione delle clip coccodrillo dopo un periodo di condizione anestetica.
Terminati i dieci colpi, Mario mi sottoponeva al lavoro estenuante del vibratore con il quale sfiorava grandi labbra e clitoride facendo lievitare la mia eccitazione e smorzando la sensazione di sofferenza provocata dallo spanking appena terminato e dal soffocamento provocato da Carlo.
Dopo qualche minuto di tortura, Mario abbandonava il vibratore per ricominciare a darmi altri venti colpi.
“Ti piace questo trattamento signora Claudia? ...e cerca di rispondere alle mie domande anche quando hai la bocca occupata!!!”
“HUGH…GRR…”
Cercai di dare uno straccio di risposta, ma solo per compiacere a Carlo che sapeva bene che quel trattamento mi stava facendo soffrire e godere allo stesso tempo.
“Lo sai che il suono degli schiaffi sul tuo culone mi fa eccitare da matti? … più forte Mario ti lavora le chiappe e prima raggiungo l’orgasmo…e solo dopo che ti sborrerò in bocca ti lasceremo riposare, ma forse faremo schizzare anche te…e poi anche Mario vuole la sua parte, è vero Mario?”
Finalmente Mario, che fino a quel momento non aveva proferito parola, disse qualcosa:
“Vero! Voglio la sua fica! Voglio sbatterla fino a lasciarle i lividi e svuotarmi le palle! …e non me ne frega un cazzo se la troia schizza o non schizza… però, prima di fotterla, voglio mettere altri pesi su quelle mammelle da vacca!”
Udire quelle parole feroci mi lasciò sfuggire un eloquente lamento che prontamente Carlo interruppe spingendo il suo membro ben in fondo alla mia gola.
Continuarono a lungo con la stessa dinamica, quando giungevo al limite dell’orgasmo Mario spegneva il vibratore e riprendeva con le forti manate che rendevano le mie natiche ancor più incandescenti: ormai provavo la sensazione di mille spilli che trapassavano la mia carne.
Avevo capito che l’unico modo per poter far terminare quel supplizio sarebbe stato quello di far eccitare Carlo, per cui giocavo con il rumore della saliva dei risucchi e accentuavo, seppur non ce ne fosse bisogno, i miei gemiti di dolore come fossero dei grugniti sempre più forti.
La mia azione funzionò e proprio quando ogni colpo di Mario diveniva insopportabilmente doloroso, Carlo venne sulla mia bocca e poi sul mio viso sporcandolo intenzionalmente e direzionando i getti restanti di sperma ovunque su tutto il mio volto.
“OH SIII!!! CAZZO!!! …uh mi sono proprio svuotato le palle!!! Uhm…mi sa che ci divertiremo tanto, schiava! diventerai il mio personale bidone di sborra, da usare con amici e dipendenti!”
Carlo stava ancora parlando, umiliandomi per quello che mi avevano appena fatto e per quello che mi aspettava, che Mario non perse tempo e appese ai miei capezzoli altri due pesi.
“ODDIO!!! NOOO…”
Il dolore generato dall’incremento di peso si materializzò immediatamente.
“Aspetta Mario, non scoparla subito, lascia che si goda ogni grammo di quei pesi…!”
Sadico bastardo! Non avevo dubbi sul fatto che Carlo fosse crudele e con quella frase lo aveva dimostrato. In quel momento ripensai alla cazzata che avevo fatto nel sobbarcarmi quel debito, salvando Loris.
Carlo mi girava intorno contemplando il lavoro che avevano fatto, mentre io rimanevo dolorante immobilizzata in quella posizione, con i seni stirati, le natiche infuocate e il viso cosparso di sperma con un occhio semi aperto e le mascelle indebolite dall’azione demolitiva di Carlo.
Ad un certo punto sentii il bastone di Mario entrare: la sua cappella si faceva strada nella mia passera sufficientemente bagnata da facilitare la sua penetrazione. Finalmente mi stava scopando dopo quasi un’ora di frustrante tortura da vibrazione! Tuttavia sentii un lieve dolore quando Mario penetrò di colpo e completamente fino a sbattere le palle sulle mie natiche: ero bloccata e non riuscivo a vederlo, ma il suo uccello era veramente notevole e lo sentii chiaramente quando la mia vagina veniva dilatata al suo passaggio.
Intanto man mano che Mario andava e veniva, Carlo si avvicinò al mio volto:
“Sborri quando te lo dico io! Hai capito troia?”
“Oh, no!!! TI PREGOO fammi venire!!!”
“Azzardati a venire senza permesso e ti metto pesi da un kilo…!”
Mario mi martellava da impazzire e io cercavo di resistere quanto potevo, ma era umanamente impossibile sopprimere un orgasmo dopo tutte quelle sollecitazioni e con l’azione di quel toro di Mario che non accennava a rallentare.
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