La Signora Claudia - Capitolo 8
di
duke69
genere
dominazione
La ragazza si volse immediatamente verso il padrone che le tolse la catenella che univa naso a bocca, in modo da liberarla perché potesse dedicarsi all’uccello di Carlo, il quale prontamente si calò pantaloni e mutande sedendosi nuovamente sulla poltrona. Così mentre i due uomini conversavano di affari la schiava iniziava un intenso pompino, non tralasciava nulla: leccava palle, asta e cappella succhiando avidamente e inducendo Carlo ad interrompere le proprie frasi, che poi riprendeva successivamente, dopo aver tirato il fiato.
“…e quindi mi assenterò per tutta la settimana per chiudere questa faccenda…uh …la tua schiava è fantastica! Oh santo cielo! sta facendo un lavoro superlativo!! Ohhh non credo durerò molto…”
“Si, la mia cagna è ben addestrata e …deve ancora fare colazione per cui riempila di sborra, immagino che al mattino ne avrai tanta da poterle offrire! Ma veniamo al dunque, hai detto di avere qualcosa per me…”
“Si, una Signora che deve estinguere un debito, si chiama Cla…Claudia…oh cazzo! ...e ho bisogno che la prendi in consegna per questa settimana forgiandola e preparandola per diventare una buona schiava”
“Oh certamente, non può che farmi piacere avere una nuova vacca da addestrare…”
E mentre venivo chiamata per essere consegnata al nuovo aguzzino, Carlo diventava paonazzo nel vano tentativo di resistere, ma la schiava rendendosi conto di averlo portato al limite pompava in modo incessante e determinato a farlo venire. Continuò a succhiare fino a che non ebbe sparato l’ultimo getto di sperma e poi ancora imperterrita fino all’ultima goccia. Quindi si rivolse verso Tanaka e aprì la bocca per mostrare il risultato del suo lavoro:
“Ingoia, cagna! E ringrazia il Dott. Carlo della crema che ti ha donato.”
Osservai tutto da dietro un pilastro: la ragazza aveva portato a termine ogni comando impartitole in modi eleganti, per quanto sconci, che rasentavano la perfezione.
Non appena mi ritrovai di fronte al Signor Tanaka, quest’ultimo mi osservò con interesse, radiografandomi da capo a piedi come se fossi stata un pezzo di pietra da lavorare e sagomare fino ad ottenere una scultura. Poi salutò Carlo, che spompato e rilassato nella sua poltrona si alzava per ricambiare il saluto:
“Ci vediamo tra una settimana!”
Si girò e andò verso la porta tirando il guinzaglio della sua schiava. Rimasi per un attimo bloccata, non sapendo che cosa fare, ma subito dopo Mario mi mise il guinzaglio e mi trascinò verso l’esterno consegnando la catenella in mano all’autista che fece entrare la schiava dentro il portabagagli. Mi chiedevo dove sarei stata fatta entrare se nell’abitacolo o nel cofano, quando l’autista collegò il guinzaglio al gancio del rimorchio rimasi scioccata e incredula: per me non c’era posto nell’auto e sarei stata trascinata a piedi dalla macchina. L’auto iniziò a muoversi lentamente mentre io camminavo dietro, prima impietrita e poi disperata piangendo e voltandomi in cerca di aiuto. Avevo indosso la solita minigonna, le calze velate, il corpetto e le scarpe con i tacchi.
Dopo circa cento metri, a metà percorso, quando tutti gli inservienti e giardinieri poterono ammirare la mia nudità e godere della mia umiliazione, l’autista scese, e dandomi un violento schiaffo sulla natica, mi fece entrare nel cofano, dove già era presente la schiava. In poco tempo ci ritrovammo al buio a condividere uno spazio strettissimo nel quale riuscivamo a muoverci a malapena.
A quell’ora era ancora un po’ freddino, tuttavia ci tenemmo calde l’un l’altra durante gran parte del viaggio che durò circa un’ora. Feci amicizia con quella ragazza, alla quale potei finalmente dare un nome, Lory; le raccontai in breve quale fosse la ragione della mia presenza li, e così anche lei mi raccontò la sua storia. Per lei fu una scelta di vita fatta due anni prima, quando prese definitivamente coscienza della forma di sadomasochismo in cui ambiva vivere, per così dire, felicemente o quanto meno in una condizione di appagamento continuo.
“Per me è un orgoglio portare i lacci alla fica o avere il nome del mio padrone sui capezzoli: certo ho sofferto parecchio per averli, ma quando li mostro è una soddisfazione, come lo è per una donna avere un bel paio di orecchini. Il Signor Tanaka aveva goduto talmente tanto della sofferenza durante l’esecuzione del tatuaggio sui capezzoli che poco tempo dopo decise di farli rimuovere per poi per farli rifare con caratteri cubitali.”
“Ma se sei così devota e ubbidiente perché tutti quei segni di tortura sulla pelle?”
“Perché il mio padrone è sadico e in fondo a me piace! Talvolta trova una scusa per dovermi punire, come ad esempio aver ingoiato troppo rapidamente o aver indugiato ad un comando…e ti posso assicurare che certi comandi sono assai difficili da eseguire…dovrai tenere duro, anche se sarai in suo potere solo per pochi giorni, perché dovrai farti piacere ciò che ti farà, bisogna essere abituati a resistere alle sue torture, e lui farà in modo di strapparti lacrime con ogni mezzo.”
“Merda! Certo, mi piace essere sottomessa ma non sono sicura di poter resistere alle sue torture”.
Il tempo trascorse rapidamente grazie alla chiacchierata con Lory, fino a quando non sentimmo l’auto fermarsi.
“È strano, non siamo ancora arrivate a destinazione, ci vorranno un’altra ventina di minuti!”
“Forse si è fermato in una stazione di servizio per rifornire l’auto.”
“No, non credo! Di solito l’autista prepara la macchina preventivamente, in autonomia, e la rifornisce prima evitando al Signor Tanaka perdite di tempo.”
Non appena si aprì il portabagagli fummo accecate dalla luce del sole. Mi sentii tirare per i capelli:
“Avanti scrofa! Scendi! Il Signor Tanaka vuole fare una conoscenza approfondita prima di portarti al porcile!”
Era l’autista che gentilmente mi fece uscire dal cofano. Cercai di sgranchirmi le gambe ma ricevetti subito una nuova manata, questa volta in pieno viso:
“Che cazzo fai! A quattro zampe!”
Ci trovavamo nel parcheggio retrostante un autogrill. L’uomo mi tirò per il guinzaglio portandomi di fronte alla portiera aperta che dava ai sedili posteriori, dove il Signor Tanaka era seduto e stava leggendo il giornale.
Avevo la certezza che non avrei preso posto nel sedile posteriore in modo convenzionale e infatti fui fatta sistemare in una posizione tanto bizzarra quanto scomoda e li dovetti rimanere per il resto del viaggio: l’autista mi condusse all’interno dell’abitacolo e mi fece mettere con le ginocchia sopra il sedile posteriore e la testa in basso, al posto dei piedi, sorretta dagli avambracci che erano appoggiati sul tappetino. Il Signor Tanaka era seduto di fianco e aveva a disposizione il mio sedere e la mia fica, che puntavano in alto verso la cappotta.
“Hai proprio una faccia da vacca! Purtroppo potrò averti solo una settimana, quindi dovrò rinunciare a farti tante cose divertenti e assai dolorose. Ma vediamo un po’ quanto sei stretta o sfondata…”
Mentre pronunciava queste crude parole, infilava dei guanti in lattice di colore bianco.
Ad un tratto avvertii la sua mano poggiarsi sopra il mio sedere e successivamente due dita affondare nella mia passera senza alcuna delicatezza: spingeva fino a farle penetrare completamente e poi rigirava all’interno, quindi fuori usciva e poi penetrava di colpo, levandomi il fiato e recandomi un po’ di dolore considerando che non ero ancora perfettamente lubrificata. Proseguiva a scoparmi con le dita utilizzando un maggiore numero di dita finché non sentii una forte fitta quando forzava per far entrare tutta la mano:
“Ahi, Ahi!!! La prego, no così mi fa male!!!”
“Zitta troia! Hai un sacco di cose da imparare…non devi fiatare quando ti lavoro, e più ti lagni o ti ribelli e più numerose saranno le punizioni.”
Dovevo solo resistere! perché quel sadico non si sarebbe fermato.
Continuai a gemere di dolore fino a che non riuscì a far entrare tutta la mano fino al polso all’interno della mia fica ormai dilatata e grondante di umori. Piansi nei primi minuti per poi iniziare a godere di quella penetrazione, ma durò poco perché l’obiettivo di Tanaka non era quello di farmi godere e infatti estrasse la mano per iniziare a solleticarmi il secondo canale. Ben presto sentii un dito penetrare nel mio ano e un sussulto spontaneo mi portò ad allontanare il sedere:
“Ahi!!!”
Subito mi raddrizzò con due pesanti ceffoni sulle natiche:
“Ferma Cagna!!!” Uhh!! Sei stretta da fare schifo! Vedrai che una settimana basterà per rendere il tuo culo aperto e pronto per ogni cazzone…e immagino che tu non sia preparata…mangerai la tua merda finché non imparerai a pulirti come si deve…”
Subito dopo provai la sensazione di venire aperta e aveva introdotto solo due dita. Non ero abituata ad avere rapporti anali e non mi piaceva più di tanto.
Tanaka mostrò parte del suo sadismo e della sua perversione estrema quando toglieva le dita dal sedere e me le infilava in bocca: io ero sempre china quasi sotto il sedile anteriore e lui allungava la mano andando a cercare la mia bocca.
“Apri e succhia cagna!”
Il sapore era nauseante mentre l’odore…potete immaginare. Forse quello fu il momento più basso in cui mi trovai e sicuramente tra i più umilianti.
Dovevamo essere quasi arrivati, perché Il signor Tanaka tolse le dita dal mio sedere, si levò i guanti, gli appallottolò e me li mi mise in bocca.
“Mastica!”
Intanto, Tanaka aveva chiesto all’autista di accostare:
“Ennio, fermati alla prossima piazzuola, c’è un regalo per te!”
Poco dopo l’autista fermò l’auto:
“Ennio vieni a prenderti la cagna! Fatti svuotare i coglioni!”
Finalmente potei liberare la bocca da quel nauseante lattice, poi fui fatta salire sul sedile anteriore e iniziai a imboccare l’uccello di Ennio, un bastone niente male!
“Succhia cagna! Vedi di fare un buon lavoro altrimenti mi lamenterò con il Signor Tanaka!”
Da quello che mi stavano già facendo e dalla precedente conversazione avuta con Lory avevo ben chiaro in testa che il modo migliore per passare indenne quella settimana era quello di concedermi senza limiti e di mettere il massimo impegno, qualsiasi cosa mi venisse chiesta.
Pompai e succhiai quell’uccello come se lo avessi voluto da una vita. Ennio era in estasi e l’eccitazione lo portava ad essere più violento…
Continua…
“…e quindi mi assenterò per tutta la settimana per chiudere questa faccenda…uh …la tua schiava è fantastica! Oh santo cielo! sta facendo un lavoro superlativo!! Ohhh non credo durerò molto…”
“Si, la mia cagna è ben addestrata e …deve ancora fare colazione per cui riempila di sborra, immagino che al mattino ne avrai tanta da poterle offrire! Ma veniamo al dunque, hai detto di avere qualcosa per me…”
“Si, una Signora che deve estinguere un debito, si chiama Cla…Claudia…oh cazzo! ...e ho bisogno che la prendi in consegna per questa settimana forgiandola e preparandola per diventare una buona schiava”
“Oh certamente, non può che farmi piacere avere una nuova vacca da addestrare…”
E mentre venivo chiamata per essere consegnata al nuovo aguzzino, Carlo diventava paonazzo nel vano tentativo di resistere, ma la schiava rendendosi conto di averlo portato al limite pompava in modo incessante e determinato a farlo venire. Continuò a succhiare fino a che non ebbe sparato l’ultimo getto di sperma e poi ancora imperterrita fino all’ultima goccia. Quindi si rivolse verso Tanaka e aprì la bocca per mostrare il risultato del suo lavoro:
“Ingoia, cagna! E ringrazia il Dott. Carlo della crema che ti ha donato.”
Osservai tutto da dietro un pilastro: la ragazza aveva portato a termine ogni comando impartitole in modi eleganti, per quanto sconci, che rasentavano la perfezione.
Non appena mi ritrovai di fronte al Signor Tanaka, quest’ultimo mi osservò con interesse, radiografandomi da capo a piedi come se fossi stata un pezzo di pietra da lavorare e sagomare fino ad ottenere una scultura. Poi salutò Carlo, che spompato e rilassato nella sua poltrona si alzava per ricambiare il saluto:
“Ci vediamo tra una settimana!”
Si girò e andò verso la porta tirando il guinzaglio della sua schiava. Rimasi per un attimo bloccata, non sapendo che cosa fare, ma subito dopo Mario mi mise il guinzaglio e mi trascinò verso l’esterno consegnando la catenella in mano all’autista che fece entrare la schiava dentro il portabagagli. Mi chiedevo dove sarei stata fatta entrare se nell’abitacolo o nel cofano, quando l’autista collegò il guinzaglio al gancio del rimorchio rimasi scioccata e incredula: per me non c’era posto nell’auto e sarei stata trascinata a piedi dalla macchina. L’auto iniziò a muoversi lentamente mentre io camminavo dietro, prima impietrita e poi disperata piangendo e voltandomi in cerca di aiuto. Avevo indosso la solita minigonna, le calze velate, il corpetto e le scarpe con i tacchi.
Dopo circa cento metri, a metà percorso, quando tutti gli inservienti e giardinieri poterono ammirare la mia nudità e godere della mia umiliazione, l’autista scese, e dandomi un violento schiaffo sulla natica, mi fece entrare nel cofano, dove già era presente la schiava. In poco tempo ci ritrovammo al buio a condividere uno spazio strettissimo nel quale riuscivamo a muoverci a malapena.
A quell’ora era ancora un po’ freddino, tuttavia ci tenemmo calde l’un l’altra durante gran parte del viaggio che durò circa un’ora. Feci amicizia con quella ragazza, alla quale potei finalmente dare un nome, Lory; le raccontai in breve quale fosse la ragione della mia presenza li, e così anche lei mi raccontò la sua storia. Per lei fu una scelta di vita fatta due anni prima, quando prese definitivamente coscienza della forma di sadomasochismo in cui ambiva vivere, per così dire, felicemente o quanto meno in una condizione di appagamento continuo.
“Per me è un orgoglio portare i lacci alla fica o avere il nome del mio padrone sui capezzoli: certo ho sofferto parecchio per averli, ma quando li mostro è una soddisfazione, come lo è per una donna avere un bel paio di orecchini. Il Signor Tanaka aveva goduto talmente tanto della sofferenza durante l’esecuzione del tatuaggio sui capezzoli che poco tempo dopo decise di farli rimuovere per poi per farli rifare con caratteri cubitali.”
“Ma se sei così devota e ubbidiente perché tutti quei segni di tortura sulla pelle?”
“Perché il mio padrone è sadico e in fondo a me piace! Talvolta trova una scusa per dovermi punire, come ad esempio aver ingoiato troppo rapidamente o aver indugiato ad un comando…e ti posso assicurare che certi comandi sono assai difficili da eseguire…dovrai tenere duro, anche se sarai in suo potere solo per pochi giorni, perché dovrai farti piacere ciò che ti farà, bisogna essere abituati a resistere alle sue torture, e lui farà in modo di strapparti lacrime con ogni mezzo.”
“Merda! Certo, mi piace essere sottomessa ma non sono sicura di poter resistere alle sue torture”.
Il tempo trascorse rapidamente grazie alla chiacchierata con Lory, fino a quando non sentimmo l’auto fermarsi.
“È strano, non siamo ancora arrivate a destinazione, ci vorranno un’altra ventina di minuti!”
“Forse si è fermato in una stazione di servizio per rifornire l’auto.”
“No, non credo! Di solito l’autista prepara la macchina preventivamente, in autonomia, e la rifornisce prima evitando al Signor Tanaka perdite di tempo.”
Non appena si aprì il portabagagli fummo accecate dalla luce del sole. Mi sentii tirare per i capelli:
“Avanti scrofa! Scendi! Il Signor Tanaka vuole fare una conoscenza approfondita prima di portarti al porcile!”
Era l’autista che gentilmente mi fece uscire dal cofano. Cercai di sgranchirmi le gambe ma ricevetti subito una nuova manata, questa volta in pieno viso:
“Che cazzo fai! A quattro zampe!”
Ci trovavamo nel parcheggio retrostante un autogrill. L’uomo mi tirò per il guinzaglio portandomi di fronte alla portiera aperta che dava ai sedili posteriori, dove il Signor Tanaka era seduto e stava leggendo il giornale.
Avevo la certezza che non avrei preso posto nel sedile posteriore in modo convenzionale e infatti fui fatta sistemare in una posizione tanto bizzarra quanto scomoda e li dovetti rimanere per il resto del viaggio: l’autista mi condusse all’interno dell’abitacolo e mi fece mettere con le ginocchia sopra il sedile posteriore e la testa in basso, al posto dei piedi, sorretta dagli avambracci che erano appoggiati sul tappetino. Il Signor Tanaka era seduto di fianco e aveva a disposizione il mio sedere e la mia fica, che puntavano in alto verso la cappotta.
“Hai proprio una faccia da vacca! Purtroppo potrò averti solo una settimana, quindi dovrò rinunciare a farti tante cose divertenti e assai dolorose. Ma vediamo un po’ quanto sei stretta o sfondata…”
Mentre pronunciava queste crude parole, infilava dei guanti in lattice di colore bianco.
Ad un tratto avvertii la sua mano poggiarsi sopra il mio sedere e successivamente due dita affondare nella mia passera senza alcuna delicatezza: spingeva fino a farle penetrare completamente e poi rigirava all’interno, quindi fuori usciva e poi penetrava di colpo, levandomi il fiato e recandomi un po’ di dolore considerando che non ero ancora perfettamente lubrificata. Proseguiva a scoparmi con le dita utilizzando un maggiore numero di dita finché non sentii una forte fitta quando forzava per far entrare tutta la mano:
“Ahi, Ahi!!! La prego, no così mi fa male!!!”
“Zitta troia! Hai un sacco di cose da imparare…non devi fiatare quando ti lavoro, e più ti lagni o ti ribelli e più numerose saranno le punizioni.”
Dovevo solo resistere! perché quel sadico non si sarebbe fermato.
Continuai a gemere di dolore fino a che non riuscì a far entrare tutta la mano fino al polso all’interno della mia fica ormai dilatata e grondante di umori. Piansi nei primi minuti per poi iniziare a godere di quella penetrazione, ma durò poco perché l’obiettivo di Tanaka non era quello di farmi godere e infatti estrasse la mano per iniziare a solleticarmi il secondo canale. Ben presto sentii un dito penetrare nel mio ano e un sussulto spontaneo mi portò ad allontanare il sedere:
“Ahi!!!”
Subito mi raddrizzò con due pesanti ceffoni sulle natiche:
“Ferma Cagna!!!” Uhh!! Sei stretta da fare schifo! Vedrai che una settimana basterà per rendere il tuo culo aperto e pronto per ogni cazzone…e immagino che tu non sia preparata…mangerai la tua merda finché non imparerai a pulirti come si deve…”
Subito dopo provai la sensazione di venire aperta e aveva introdotto solo due dita. Non ero abituata ad avere rapporti anali e non mi piaceva più di tanto.
Tanaka mostrò parte del suo sadismo e della sua perversione estrema quando toglieva le dita dal sedere e me le infilava in bocca: io ero sempre china quasi sotto il sedile anteriore e lui allungava la mano andando a cercare la mia bocca.
“Apri e succhia cagna!”
Il sapore era nauseante mentre l’odore…potete immaginare. Forse quello fu il momento più basso in cui mi trovai e sicuramente tra i più umilianti.
Dovevamo essere quasi arrivati, perché Il signor Tanaka tolse le dita dal mio sedere, si levò i guanti, gli appallottolò e me li mi mise in bocca.
“Mastica!”
Intanto, Tanaka aveva chiesto all’autista di accostare:
“Ennio, fermati alla prossima piazzuola, c’è un regalo per te!”
Poco dopo l’autista fermò l’auto:
“Ennio vieni a prenderti la cagna! Fatti svuotare i coglioni!”
Finalmente potei liberare la bocca da quel nauseante lattice, poi fui fatta salire sul sedile anteriore e iniziai a imboccare l’uccello di Ennio, un bastone niente male!
“Succhia cagna! Vedi di fare un buon lavoro altrimenti mi lamenterò con il Signor Tanaka!”
Da quello che mi stavano già facendo e dalla precedente conversazione avuta con Lory avevo ben chiaro in testa che il modo migliore per passare indenne quella settimana era quello di concedermi senza limiti e di mettere il massimo impegno, qualsiasi cosa mi venisse chiesta.
Pompai e succhiai quell’uccello come se lo avessi voluto da una vita. Ennio era in estasi e l’eccitazione lo portava ad essere più violento…
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