La Signora Claudia - Capitolo 9

di
genere
sadomaso

Ennio era in estasi e l’eccitazione lo portava ad essere più violento: premeva sulla mia testa facendomi letteralmente inghiottire tutta l’asta. I conati di vomito si confondevano con i suoi gemiti, e dopo una manciata di minuti ebbe un orgasmo che mi riempì la bocca. La quantità di sperma fu ragguardevole al punto che un rivolo fuoriuscì dal corno della bocca, percorrendo la guancia e colando sul sedile.
Ennio aveva buttato la testa all’indietro visibilmente soddisfatto dal piacere ricevuto, mentre il Signor Tanaka che aveva osservato tutto lo spettacolo, affacciandosi tra i sedili anteriori, sembrava infuriato:
“Brutta Cagna! Imparerai rapidamente a tue spese che ogni cazzo di goccia di sperma è preziosa e non va sprecata: chinati e raccoglila con la lingua!”
Ecco! La prima punizione nipponica era in arrivo…
Tanaka mi fece scendere dall’auto e ordinandomi di stare a quattro zampe, si infilò nuovamente dei guanti in lattice e si direzionò sul prato verde, verso un gruppo di alberi e cespugli. Poco dopo rientrò: aveva in mano un mazzetto di ortiche.
Tirò verso di sé il mio corpetto e inserì le foglie di erba urticante all’interno, facendo in modo di sfregarle con cura su tutto il busto e di spremerle sui seni fino a farmi urlare di dolore. Sentii immediatamente la fastidiosa sensazione di prurito che mi avrebbe accompagnato per il resto del viaggio.
Fui fatta rientrare in auto, nuovamente nel bagagliaio in compagnia di Lory, che subito mi rincuorò dicendomi di farmi forza e resistere; forse ci mancava poco all’arrivo, non sapevo per quanto tempo avrei dovuto sopportare quel doloroso bruciore e che cosa mi avrebbe aspettato in seguito. Quel fastidio irritante sulla pelle mi ricordò la sensazione che provai qualche anno prima quando entrai in contatto con una medusa di mare. Sapevo bene che per non peggiorare la situazione non avrei dovuto grattarmi e che per risolvere l’irritazione cutanea avrei dovuto applicare sulla pelle delle sostanze basiche. Su suggerimento di Lory provai a far percolare della saliva all’interno del corpetto, ma la scomoda posizione assunta in orizzontale in quello spazio angusto non mi consentiva comunque di riuscire nell’impresa. Anche Lory non poteva riuscirci perché la sua testa era posizionata all’altezza dei miei piedi.
“Claudia, ci sarebbe un altro rimedio che potrebbe darti sollievo: la pipì! tu non puoi, ma io posso aiutarti…”
L’idea di Lory non mi entusiasmava, ma avrei fatto qualsiasi cosa per far cessare quel supplizio.
“Oddio Lory! Pensa a quando Tanaka, aprendo il vano portabagagli, si rendesse conto che hai pisciato dentro la sua auto…”
“Lo so! Mi punirebbe duramente, ma ci sono abituata! Ora l’importante è darti sollievo”
Lory si compresse facendo in modo di porre il suo pube all’altezza del mio busto, quindi percepii il suo sforzo e dopo un po’ di attesa sentii scendere sulla mia spalla e sul mio seno il liquido caldo. Qualche istante dopo, provai una sensazione di sollievo che quantomeno attenuava il terribile prurito.
Probabilmente avrei dovuto insistere affinché Lory non lo facesse, perché pochi minuti dopo l’auto si arrestò: eravamo arrivati alla villa di Tanaka. Ripensandoci, ho sempre avuto il sospetto che Lory cercasse un pretesto per poter ottenere quella punizione: capii solo in seguito che, come prima-schiava manifestava un po’ di gelosia a causa della mia presenza, che avrebbe deviato l’interesse del suo padrone verso i miei confronti.
Quando si riaprì il bagagliaio l’autista chiamò il Signor Tanaka che si rese conto di che cosa Lory avesse fatto nella sua auto: Lory venne presa per i capelli da un facchino e portata via sotto le urla del Tanaka che sembrava piuttosto arrabbiato:
“Ti massacrerò, brutta troia!!! Portatela via!”
Un altro facchino, Aldo, si occupò di me: mi fece uscire dall'auto e mi fece inginocchiare davanti al padrone:
“Vedo che quella puttana della mia schiava ha voluto prestarti soccorso, ma senza il mio permesso e dopo faremo i conti. Quanto a te, se vuoi piscio te ne darò in abbondanza, ti farò riempire lo stomaco fino a farti sembrare incinta…
Aldo, fai portare via questa vacca! Nel seminterrato, nella sua nuova abitazione…! Tu cagna levati i tuoi stracci zuppi di piscio alle ortiche!”
Provai a levarmi i pochi indumenti che avevo, quindi lo stesso Ennio, rimasto lì a contemplare incazzato il bagagliaio dell’auto impregnato di urina, mi aiutò a slacciare il corpetto. Finalmente potei liberarmi da quelle foglie infernali constatando il risultato prodotto sulla pelle dell’addome e sui miei poveri seni dove il bruciore era ancora vivo e la voglia di grattarmi mi stava facendo ammattire.
A colpi di frusta e sempre trottando a quattro zampe, fui condotta in un seminterrato illuminato da poche candele, e fui costretta ad entrare in una gabbia metallica, talmente piccola da riuscire a rimanere esclusivamente in ginocchio o rannicchiata, con la costrizione di tenere la testa incastrata di lato alla gabbia in un foro poco più largo del collo e chiuso da un lucchetto.
Il prurito ancora vivo sulla pelle, il freddo del locale umido accentuato dalla mia nudità e dal contatto con le sbarre di metallo della gabbia rendevano quei minuti terribili. Man mano che il tempo scorreva, aumentava il freddo e la posizione assai scomoda generava nelle mie articolazioni una sensazione di bruciore che diventava insopportabile. Ma che cazzo mi era passato per la testa…come avevo fatto a cacciarmi in quella situazione e soprattutto come potevo uscirne!
Forse era trascorsa una interminabile ora quando sentii dei passi e subito dopo vidi una figura avvicinarsi attraverso la pallida luce delle candele: era il Signor Tanaka.
“Ciao cagna! Credo sia opportuno continuare la cura già iniziata da quella puttana della mia schiava, e puoi credere che la sua punizione sarà ben peggiore della tua…”
Mentre proferiva queste parole, il Signor Tanaka abbassava la cerniera dei pantaloni, tirava fuori il suo uccello e iniziava a pisciare in direzione della gabbia fino a raggiungere la mia faccia e inzuppare i miei capelli. Il calore istantaneo dell’urina che scorreva sulla mia pelle mi dava un po’ di sollievo che purtroppo scemava con il freddo che poi diveniva più pungente. Il getto del fluido colpiva il busto martoriato dalle ortiche, ma spesso centrava anche la bocca benché cercassi invano di scansarmi. Scolate le ultime gocce Tanaka mi salutò e andò via mentre cercavo di persuaderlo a farmi uscire da quella prigione di ferro:
“Buonanotte cagna!”
“La prego Signor Tanaka, mi faccia uscire di qui, ho le gambe a pezzi e sto morendo di freddo…”
Il bastardo fece finta di non sentire e non si voltò proseguendo nella sua uscita. Dopo forse un’altra ora quando i denti battevano dal freddo, scandendo il tempo interminabile di quella agonia, e mentre piangevo dal dolore ormai diffuso su tutto il mio corpo, si fece vivo un inserviente che aprì il lucchetto e mi concesse di poter rimuovere la testa da quella ormai atroce posizione.
Nonostante il gelo, poter muovere la testa e il collo mi diedero un enorme sollievo, anche se durò poco perché il tizio mi prese per i capelli e mi bloccò nuovamente la testa tra le sbarre:
“Oddio!!! Ti prego nooo!!! Lasciami andare!”
“Se farai un buon lavoro…forse…ti porterò via di qui…”
L’inserviente si calò i pantaloni e tirò fuori un cazzo di dimensioni medie che subito andò a tapparmi la bocca. Dopo pochi affondi in cui solo la cappella riempiva la mia bocca, cominciò a spingere rudemente facendo penetrare il suo cazzo, centimetro dopo centimetro, fino in fondo alla mia gola. Mi stava scopando la bocca brutalmente non concedendomi tregua e soprattutto limitando al massimo la mia respirazione. Non avendo la possibilità di sottrarmi alla sua azione, potevo solo stringerlo più saldamente tra le labbra nel tentativo di segarlo e farlo arrivare più rapidamente all’orgasmo. Il mio corpo era tutto un bruciore, che si stava espandendo anche sulle labbra arrossate dal continuo sfregare. Poi sentii le vene del suo cazzo pulsare e farsi più grosse, mentre contemporaneamente i testicoli si rimpicciolivano e si indurivano: era il preludio al suo orgasmo che finalmente arrivò direttamente in gola dando fine a quel supplizio, perché subito dopo mi liberò la testa e aprì la gabbia consentendomi di uscire. Così intirizzita dal freddo e bloccata dalla rigidità articolare causata dalla permanenza coatta nella gabbia, feci fatica a rimettermi in piedi raddrizzando ossa e muscoli. In seguito l’uomo mi diede in consegna ad una signora vestita da cameriera:
“Certo che il Signor Tanaka non si stanca mai di trovare puttane pronte a tutto…e tu sei pure una bella vacca datata tesoro…caspita, puzzi di piscio e sudore! Prima di farti entrare nella villa hai bisogno di una doccia! Quindi ti do una bella pompata in giardino e poi ti faccio entrare in bagno”
Uscendo da quel seminterrato fui investita dai raggi del sole che mi diedero un po’ di energia: ero distrutta e sofferente, in quelle condizioni non avrei saputo dire dove mi facesse più male. Il lavaggio in giardino con la pompa dell’acqua fredda aveva intensificato la sensazione del freddo che ormai mi era entrato dentro le ossa da qualche ora. Successivamente ebbi un po’ di sollievo quando la signora Tina mi condusse in bagno dove mi consentì di lavarmi con acqua calda e potei utilizzare shampoo e bagnoschiuma.
Al termine della doccia indossai un accappatoio e mi asciugai, poi la signora Tina mi cosparse una crema lenitiva sulle parti del corpo che erano state a contatto con le ortiche.
“Ora andiamo dal Signor Tanaka che sicuramente ti dovrà far vestire con degli indumenti adatti ad una vacca del tuo calibro…”
Uscite dal bagno percorremmo un lungo corridoio circolare che conduceva a un’ampia sala. Durante il percorso, attraverso le finestre, potei scorgere quanto avveniva nel piazzale di fronte alla villa: una ragazza completamente nuda era appesa per le braccia ad una trave in legno e ai suoi piedi aveva dei sacchi che la stiravano verso il basso. Due uomini stavano intorno a lei e la colpivano duramente con delle sottili stecche di legno, uno batteva il sedere e l’altro le cosce alternandosi in una sequenza terribile e continua: si trattava di Lory!
Continua…
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scritto il
2023-01-20
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