"Solo un cornuto può sposare una troia come me!"
di
lacollezionistadicazzi
genere
tradimenti
Mi hanno beccato! Sarà stato il colpo che ha dato all’ auto e lo hanno sentito, e venendo richiamati da questo, hanno notato le corna che mi faceva. Oppure si sono insospettiti dal mio arrivo insieme a lui e poi mi hanno visto, da solo nel parcheggio dell’auto. Cazzo! Dev’ essere andata così, perché la troia appoggiata al vetro mentre veniva inculata era impossibile da notare, se non dalla mia posizione.
Deve per forza essere andata in questo modo: hanno notato che entravo nel monolocale con un altro e poi mi hanno visto da solo in auto o addirittura al telefono mentre osservavo l’appartamento. Poi quel cretino che mi fa le corna e ha tolto ogni dubbio.
Sta di fatto che oggi, venerdì 13 gennaio ho incrociato (probabilmente hanno fatto di tutto per incrociarmi) il gruppo di rumeni che sono in un appartamento del piano terra e i loro sorrisi dicevano tutto. E poi non sono affatto originali nel canticchiare “Cervo a primavera “
Appena rientrato lo feci notare alla puttana la quale non era affatto turbata. Inizialmente mi disse che potevo sbagliarmi, in seguito quando le risposi che quegli sguardi abbinati al motivetto “ed io ritornerò cervo a primavera “ lasciava pochi dubbi, si convinse anche lei.
“Tanto domattina ce ne andiamo “chiuse il discorso la vacca. Effettivamente questo weekend lasceremo il residence e se rientrerò qui lo farò in un altro alloggio.
Quando, dodici anni fa, la vacca cominciò a prendere cazzi una delle regole categoriche prevedeva che nessuno (ma proprio nessuno!) non dico dei parenti o degli amici (cosa ovvia!) avesse sentore di quello che stesse accadendo, ma neanche semplici conoscenti che avresti avuto la possibilità di incrociare quotidianamente.
Durante le sue recenti confidenze mentre facevamo sesso e mi, oramai lo fa sempre, mi apostrofa come cornuto (se non peggio) le uscì una frase ( tutta spontanea, senza la minima forzatura): “ Tanto lo sanno tutti che sei solo un cornuto!’
Magari tutti no, ma sicuramente avrei gradito che i miei ex colleghi non lo avessero saputo e se lo seppero fu solo grazie a quella puttana di mia moglie!!
Questo non glielo ho mai perdonato! Sono passato sopra a tante corna, a quelle che mi ha fatto a mia insaputa con altri tori pensando che io non avrei gradito una eventuale replica, sono passato sopra quando una sera di anni addietro mi disse che sarebbe andata a casa di una amica Invece andò a farsi montare a casa di un porco, ho impiegato anni ma alla fine ero riuscito anche a digerite il fatto che fece di tutto per farsi rompere il culo da tre tori ma quello che venni a sapere nel 2020 era decisamente troppo: si era fatta scopare da Giovanni, un mio collega di scrivania!!
E che rimase tale per quasi due anni!!
Quando la vacca mi sussurrava cosa accadde (sempre facendo sesso altrimenti sarebbe muta come un pesce) mi venne un accidente in quanto capii immediatamente che non si stava inventando nulla. Ricordavo quei dettagli e non poteva essersela inventata.
In quella circostanza (a fine racconto) non riuscii a mascherare la mia rabbia come avevo fatto in altre circostanze limitandomi a darle della puttana mentre lei aggiungeva situazioni a situazioni e mi dava il quadro completo.
In quella circostanza non ci riuscii e le dissi che avrebbe meritato che io la sputtanatissima con i suoi figli e i suoi parenti. Lei si spaventò e non potendo rinnegare quello che aveva appena detto cercò di calmarmi dicendo che fu l’unico episodio e ( solo per sua scelta perché il collega lo avrebbe gradito!) non ci furono repliche.
Spieghiamo. Siamo in un periodo che va dal 2015 al 2017. Io lavoro in trasferta, in centro Italia, ed ho un appartamento tutto per me. La troia mi raggiunge appena ne ha modo e ogni volta colleziona cazzi nuovi che non avrebbe avuto modo di farsi se fosse stata a casa. Nel racconto dell’ultimo cazzo preso nel 2022, Massimo, è uno di questi.
Al rientro a casa a casa da sola ci sono altri tori, quelli concordati. Saprò in seguito che ci furono anche quelli a mia insaputa. Un esempio? Se ricordate il racconto “Mamma, come mai così in ritardo?” relativo a quel porco nell’ autogrill; io, al suo rientro in auto le chiesi se si fossero scambiati i numeri e la vacca negò. Ovviamente non le credetti e feci bene perché fu in quei periodi che si sentirono nuovamente e la cagna lo ospitò per ben due notti nel nostro letto e senza farmi alcun cenno.
Non fu l’unico ma il mio collega era completamente diverso. Cazzo! Era un collega di scrivania e niente affatto un tipo discreto e il nostro gruppo era composto da una quindicina di maschi. Chissà quante volte al mio passaggio mi avranno apostrofato come cervo.
Non nascondo che se ora mi diverto a sputtanarla e non tanto anonimamente (a qualche amichetta ho fatto avere questo profilo, se non sono proprio tonte ci dovrebbero arrivare a chi è la vacca) è perché non le ho mai condonato quello che accadde.
Ora i fatti. Il tutto accadde appena io arrivai in trasferta con l’aggravante che ci sarei rimasto per ben due anni, quindi agli occhi dei colleghi due anni da cervo e rendendo meno credibile (anzi niente affatto!) che la vacca non fece repliche.
È la prima volta che la troia mi raggiunge e io la presento a Giovanni, lui ha una decina di anni meno di me, di origine calabrese ma oramai trapiantato da anni a Roma, tanto che ne ha acquisito un leggero accento. Non molto alto, moro, occhi scuri, folta chioma di capelli corvini e lineamenti decisi. Di poche parole e un’aria perennemente furba e allusiva.
In quel periodo avevamo solo un’auto aziendale da condividere e visto che la sua distanza da casa al posto di lavoro era maggiore la sua, la teneva lui e passava mattino a prendermi. In seguito, avremmo avuto ciascuno una propria auto.
La vacca mi aveva raggiunto per la prima volta, e quando le dissi che al mattino sarebbe passato un collega che avrebbe portato delle brioches e noi avremmo offerto il caffè, lei giustamente penso bene di non farsi trovare con indosso il suo casto pigiama, ma vestita normalmente con i consueti jeans e maglietta.
La vacca mi sussurrò in seguito (aveva la figa che era un lago quando mi raccontava intero episodio) che fin dal primissimo istante i due si capirono e soprattutto si piacquero da paura! La vacca mi disse che gli occhi di entrambi parlavano!! Io in realtà non mi accorsi di niente. Li presentai, ci sedemmo al tavolo della sala, scherzammo qualche minuto mentre facevamo colazione poi c’è ne andammo non prima che Giovani risalutò la vacca con un semplice “E’ stato un piacere, ci vediamo “ .
Quando la troia mi raccontò il seguito non ebbi alcun dubbio che fosse accaduto. Il motivo più banale è che la cagna non inventa niente. Mai. Semmai non dice ciò che ha fatto. Ma mai l’inverso. Ma un secondo motivo mi portava a crederle in quanto ricordavo molto bene anche io la situazione. Nonostante, all’ epoca, non mi fece insospettire.
I giorni successivi proseguì con le solite modalità: arrivo di Giovanni con le brioches, caffè insieme e partenza verso il lavoro.
Entrambi eravamo in possesso di un telefono aziendale che si aggiungeva a quello personale. Effettivamente quel porco aveva la consuetudine di portare con sé entrambi, spesso in mano.
Quel mattino appena rientrammo in ufficio (un ufficio di un cantiere) lui ebbe un sussulto: “ Cazzo, cazzo. Ho dimenticato il mio cellulare a casa tua! Non posso stare senza! Potresti avvisare Anna che passo a prenderlo?”.
Io ovviamente acconsentii e in realtà ricordai benissimo la circostanza e in quel momento mi chiesi il motivo per cui non ci fu la troia a chiamarmi per avvisarmi che aveva dimenticato il cellulare. Lei è sempre molto attenta a questi dettagli tanto che capitò innumerevoli volte che mi richiamava con un “ Amore guarda che hai lasciato a casa il tesserino “ oppure il portafoglio.
E lo feci notare al porco il quale prontamente mi rispose: “Devo averlo lasciato sulla sedia di fianco. Si vede che non si è accorta!”
Era una ricostruzione verosimile. In realtà la zoccola lo aveva notato ed ebbe intuito di pensare che non fosse casuale e ogni dubbio venne spazzato quando ricevette la chiamata che le diceva che Giovanni sarebbe arrivato a prenderlo. Da solo!
Quindi la puttana si spogliò e indossò il corsetto delle monte quindi si rivesti con un semplice accappatoio. Se aveva capito male era ufficialmente in procinto di andare in doccia, gli avrebbe consegnato il cellulare, lui avrebbe girato i tacchi e se ne sarebbe andato. Ma se avesse capito bene…
E aveva capito bene!! Ho già detto che tra porci non servono parole. Non servirono in quell’autogrill, non servirono con i due inquilini del piano sotto, non servirono per entrare nel retro di quel negozio e non servirono nemmeno in quel caso.
La vacca mi disse che il porco entro in casa e le andò incontro con passi lenti ma decisi. Non servirono parole. Prima ancora di raggiungerla la puttana aveva fatto cadere accappatoio. Sarebbe stata la quarta volta che accadeva un episodio simile.
La prima volta quando uscì con quattro porci. La prima gang fatta da sola, dopo la prima monta pensò bene di togliersi accappatoio che i porci le avevano prestato per ricominciare. In sala andando a cavallo ad uno dei porci, sul divano mentre gli altri le offrivano i cazzi la bocca. In quel caso però sotto era completamente nuda.
Il secondo caso quando mi umiliò a casa mia, quando si sedette sul mio divano a fianco di quel porco invece che sedersi al mio di fianco!
Il terzo caso a casa di mamma, il terzo giorno con ultimo porco che finì per incularsela sul tavolo della cucina. Anche in quel caso cadde accappatoio. Quello di mamma!
E poi infine questo. Qui il racconto della vacca si fa frastagliato perché era in procinto di venire da quanto era eccitata nel raccontarlo. Mi disse che limonarono ma con passione e che lui era un maestro di lingua e di mano e che la fece godere di brutto da subito, che adorava il culo e che adorava farlo come piace a lei cioè lui sopra così che lo guardava in viso mentre lo leccava tutto e che non ci fu bisogno di sollecitarlo a trattarla da troia perché lo faceva comunque alla grande!
Che la sua sborra era dolce e buona ma non tantissima. Il cazzo normale ma duro come il marmo e che quando sborrava era un discreto urlatore e la faccia gli diventava ancora di più da maiale.
E poi che tornava quasi subito duro dopo la prima e che le chiese di incularla alla pecorina sul tappeto della camera. Lei faccia a terra e culo alto e lui ci dava dentro impugnandole i fianchi e dicendole quanto fosse cagna e rotta in culo!!
Quando le chiesi se avesse accennato alla mia posizione di cornuto nel sito la vacca aveva già capito che non la avevo presa benissimo quindi dapprima parve confermarlo quindi fece retromarcia.
Come quando le chiesi se avesse replicato dapprima mi disse: “E secondo te?” quindi negò la replica.
La vacca cerco di ridimensionare dicendo che in fin dei conti fu una iniziativa del porco alla quale lei non riuscii a resistere.
Sapete quando si fa due più due ma fino a quel momento ti mancava un due per poterlo fare?
Non furono molti gli episodi ma ci furono. Ricordo che quel porco (parlando con altri colleghi, ma in mia presenza) accennò a dei siti in cui erano presenti delle troie che godevano a farsi sbattere davanti al cornutone che assisteva! Io, ovviamente, all’epoca feci finta di non avere sentito e continuai la mia attività.
Quel mattino il porco si prese più del tempo che serviva a recuperare il cellulare ma io non me ne resi conto in quanto con molta probabilità al suo rientro io non ero già più in ufficio. Ricordo che ricevetti un messaggio della puttana che diceva grosso modo che lui era già passato a prendere il cellulare. Lo scrisse davanti al maiale poco prima di mettersi alla pecorina sul tappeto per farsi inculare nuovamente.
Ultimo dettaglio confidato dalla troia prima di chiudersi: nessuna traccia di alcun preservativo. Tutto a pelle!!!
La vacca non è tipa da fare dei distinguo. Per lei la realtà è spesso semplice e non ama i giri di parole. Quando poteva permettersi di essere sincera (e non a caso dopo che ci sposammo) in una circostanza mi disse:” Se io sono puttana “ fece una pausa e rimarcò: “ e io sono una grandissima puttana! Allora è normale che il mio uomo è un grandissimo cornuto! Solo un cornuto poteva sposare una zoccola come me!”
Semplice, chiara, concisa, sincera!
Deve per forza essere andata in questo modo: hanno notato che entravo nel monolocale con un altro e poi mi hanno visto da solo in auto o addirittura al telefono mentre osservavo l’appartamento. Poi quel cretino che mi fa le corna e ha tolto ogni dubbio.
Sta di fatto che oggi, venerdì 13 gennaio ho incrociato (probabilmente hanno fatto di tutto per incrociarmi) il gruppo di rumeni che sono in un appartamento del piano terra e i loro sorrisi dicevano tutto. E poi non sono affatto originali nel canticchiare “Cervo a primavera “
Appena rientrato lo feci notare alla puttana la quale non era affatto turbata. Inizialmente mi disse che potevo sbagliarmi, in seguito quando le risposi che quegli sguardi abbinati al motivetto “ed io ritornerò cervo a primavera “ lasciava pochi dubbi, si convinse anche lei.
“Tanto domattina ce ne andiamo “chiuse il discorso la vacca. Effettivamente questo weekend lasceremo il residence e se rientrerò qui lo farò in un altro alloggio.
Quando, dodici anni fa, la vacca cominciò a prendere cazzi una delle regole categoriche prevedeva che nessuno (ma proprio nessuno!) non dico dei parenti o degli amici (cosa ovvia!) avesse sentore di quello che stesse accadendo, ma neanche semplici conoscenti che avresti avuto la possibilità di incrociare quotidianamente.
Durante le sue recenti confidenze mentre facevamo sesso e mi, oramai lo fa sempre, mi apostrofa come cornuto (se non peggio) le uscì una frase ( tutta spontanea, senza la minima forzatura): “ Tanto lo sanno tutti che sei solo un cornuto!’
Magari tutti no, ma sicuramente avrei gradito che i miei ex colleghi non lo avessero saputo e se lo seppero fu solo grazie a quella puttana di mia moglie!!
Questo non glielo ho mai perdonato! Sono passato sopra a tante corna, a quelle che mi ha fatto a mia insaputa con altri tori pensando che io non avrei gradito una eventuale replica, sono passato sopra quando una sera di anni addietro mi disse che sarebbe andata a casa di una amica Invece andò a farsi montare a casa di un porco, ho impiegato anni ma alla fine ero riuscito anche a digerite il fatto che fece di tutto per farsi rompere il culo da tre tori ma quello che venni a sapere nel 2020 era decisamente troppo: si era fatta scopare da Giovanni, un mio collega di scrivania!!
E che rimase tale per quasi due anni!!
Quando la vacca mi sussurrava cosa accadde (sempre facendo sesso altrimenti sarebbe muta come un pesce) mi venne un accidente in quanto capii immediatamente che non si stava inventando nulla. Ricordavo quei dettagli e non poteva essersela inventata.
In quella circostanza (a fine racconto) non riuscii a mascherare la mia rabbia come avevo fatto in altre circostanze limitandomi a darle della puttana mentre lei aggiungeva situazioni a situazioni e mi dava il quadro completo.
In quella circostanza non ci riuscii e le dissi che avrebbe meritato che io la sputtanatissima con i suoi figli e i suoi parenti. Lei si spaventò e non potendo rinnegare quello che aveva appena detto cercò di calmarmi dicendo che fu l’unico episodio e ( solo per sua scelta perché il collega lo avrebbe gradito!) non ci furono repliche.
Spieghiamo. Siamo in un periodo che va dal 2015 al 2017. Io lavoro in trasferta, in centro Italia, ed ho un appartamento tutto per me. La troia mi raggiunge appena ne ha modo e ogni volta colleziona cazzi nuovi che non avrebbe avuto modo di farsi se fosse stata a casa. Nel racconto dell’ultimo cazzo preso nel 2022, Massimo, è uno di questi.
Al rientro a casa a casa da sola ci sono altri tori, quelli concordati. Saprò in seguito che ci furono anche quelli a mia insaputa. Un esempio? Se ricordate il racconto “Mamma, come mai così in ritardo?” relativo a quel porco nell’ autogrill; io, al suo rientro in auto le chiesi se si fossero scambiati i numeri e la vacca negò. Ovviamente non le credetti e feci bene perché fu in quei periodi che si sentirono nuovamente e la cagna lo ospitò per ben due notti nel nostro letto e senza farmi alcun cenno.
Non fu l’unico ma il mio collega era completamente diverso. Cazzo! Era un collega di scrivania e niente affatto un tipo discreto e il nostro gruppo era composto da una quindicina di maschi. Chissà quante volte al mio passaggio mi avranno apostrofato come cervo.
Non nascondo che se ora mi diverto a sputtanarla e non tanto anonimamente (a qualche amichetta ho fatto avere questo profilo, se non sono proprio tonte ci dovrebbero arrivare a chi è la vacca) è perché non le ho mai condonato quello che accadde.
Ora i fatti. Il tutto accadde appena io arrivai in trasferta con l’aggravante che ci sarei rimasto per ben due anni, quindi agli occhi dei colleghi due anni da cervo e rendendo meno credibile (anzi niente affatto!) che la vacca non fece repliche.
È la prima volta che la troia mi raggiunge e io la presento a Giovanni, lui ha una decina di anni meno di me, di origine calabrese ma oramai trapiantato da anni a Roma, tanto che ne ha acquisito un leggero accento. Non molto alto, moro, occhi scuri, folta chioma di capelli corvini e lineamenti decisi. Di poche parole e un’aria perennemente furba e allusiva.
In quel periodo avevamo solo un’auto aziendale da condividere e visto che la sua distanza da casa al posto di lavoro era maggiore la sua, la teneva lui e passava mattino a prendermi. In seguito, avremmo avuto ciascuno una propria auto.
La vacca mi aveva raggiunto per la prima volta, e quando le dissi che al mattino sarebbe passato un collega che avrebbe portato delle brioches e noi avremmo offerto il caffè, lei giustamente penso bene di non farsi trovare con indosso il suo casto pigiama, ma vestita normalmente con i consueti jeans e maglietta.
La vacca mi sussurrò in seguito (aveva la figa che era un lago quando mi raccontava intero episodio) che fin dal primissimo istante i due si capirono e soprattutto si piacquero da paura! La vacca mi disse che gli occhi di entrambi parlavano!! Io in realtà non mi accorsi di niente. Li presentai, ci sedemmo al tavolo della sala, scherzammo qualche minuto mentre facevamo colazione poi c’è ne andammo non prima che Giovani risalutò la vacca con un semplice “E’ stato un piacere, ci vediamo “ .
Quando la troia mi raccontò il seguito non ebbi alcun dubbio che fosse accaduto. Il motivo più banale è che la cagna non inventa niente. Mai. Semmai non dice ciò che ha fatto. Ma mai l’inverso. Ma un secondo motivo mi portava a crederle in quanto ricordavo molto bene anche io la situazione. Nonostante, all’ epoca, non mi fece insospettire.
I giorni successivi proseguì con le solite modalità: arrivo di Giovanni con le brioches, caffè insieme e partenza verso il lavoro.
Entrambi eravamo in possesso di un telefono aziendale che si aggiungeva a quello personale. Effettivamente quel porco aveva la consuetudine di portare con sé entrambi, spesso in mano.
Quel mattino appena rientrammo in ufficio (un ufficio di un cantiere) lui ebbe un sussulto: “ Cazzo, cazzo. Ho dimenticato il mio cellulare a casa tua! Non posso stare senza! Potresti avvisare Anna che passo a prenderlo?”.
Io ovviamente acconsentii e in realtà ricordai benissimo la circostanza e in quel momento mi chiesi il motivo per cui non ci fu la troia a chiamarmi per avvisarmi che aveva dimenticato il cellulare. Lei è sempre molto attenta a questi dettagli tanto che capitò innumerevoli volte che mi richiamava con un “ Amore guarda che hai lasciato a casa il tesserino “ oppure il portafoglio.
E lo feci notare al porco il quale prontamente mi rispose: “Devo averlo lasciato sulla sedia di fianco. Si vede che non si è accorta!”
Era una ricostruzione verosimile. In realtà la zoccola lo aveva notato ed ebbe intuito di pensare che non fosse casuale e ogni dubbio venne spazzato quando ricevette la chiamata che le diceva che Giovanni sarebbe arrivato a prenderlo. Da solo!
Quindi la puttana si spogliò e indossò il corsetto delle monte quindi si rivesti con un semplice accappatoio. Se aveva capito male era ufficialmente in procinto di andare in doccia, gli avrebbe consegnato il cellulare, lui avrebbe girato i tacchi e se ne sarebbe andato. Ma se avesse capito bene…
E aveva capito bene!! Ho già detto che tra porci non servono parole. Non servirono in quell’autogrill, non servirono con i due inquilini del piano sotto, non servirono per entrare nel retro di quel negozio e non servirono nemmeno in quel caso.
La vacca mi disse che il porco entro in casa e le andò incontro con passi lenti ma decisi. Non servirono parole. Prima ancora di raggiungerla la puttana aveva fatto cadere accappatoio. Sarebbe stata la quarta volta che accadeva un episodio simile.
La prima volta quando uscì con quattro porci. La prima gang fatta da sola, dopo la prima monta pensò bene di togliersi accappatoio che i porci le avevano prestato per ricominciare. In sala andando a cavallo ad uno dei porci, sul divano mentre gli altri le offrivano i cazzi la bocca. In quel caso però sotto era completamente nuda.
Il secondo caso quando mi umiliò a casa mia, quando si sedette sul mio divano a fianco di quel porco invece che sedersi al mio di fianco!
Il terzo caso a casa di mamma, il terzo giorno con ultimo porco che finì per incularsela sul tavolo della cucina. Anche in quel caso cadde accappatoio. Quello di mamma!
E poi infine questo. Qui il racconto della vacca si fa frastagliato perché era in procinto di venire da quanto era eccitata nel raccontarlo. Mi disse che limonarono ma con passione e che lui era un maestro di lingua e di mano e che la fece godere di brutto da subito, che adorava il culo e che adorava farlo come piace a lei cioè lui sopra così che lo guardava in viso mentre lo leccava tutto e che non ci fu bisogno di sollecitarlo a trattarla da troia perché lo faceva comunque alla grande!
Che la sua sborra era dolce e buona ma non tantissima. Il cazzo normale ma duro come il marmo e che quando sborrava era un discreto urlatore e la faccia gli diventava ancora di più da maiale.
E poi che tornava quasi subito duro dopo la prima e che le chiese di incularla alla pecorina sul tappeto della camera. Lei faccia a terra e culo alto e lui ci dava dentro impugnandole i fianchi e dicendole quanto fosse cagna e rotta in culo!!
Quando le chiesi se avesse accennato alla mia posizione di cornuto nel sito la vacca aveva già capito che non la avevo presa benissimo quindi dapprima parve confermarlo quindi fece retromarcia.
Come quando le chiesi se avesse replicato dapprima mi disse: “E secondo te?” quindi negò la replica.
La vacca cerco di ridimensionare dicendo che in fin dei conti fu una iniziativa del porco alla quale lei non riuscii a resistere.
Sapete quando si fa due più due ma fino a quel momento ti mancava un due per poterlo fare?
Non furono molti gli episodi ma ci furono. Ricordo che quel porco (parlando con altri colleghi, ma in mia presenza) accennò a dei siti in cui erano presenti delle troie che godevano a farsi sbattere davanti al cornutone che assisteva! Io, ovviamente, all’epoca feci finta di non avere sentito e continuai la mia attività.
Quel mattino il porco si prese più del tempo che serviva a recuperare il cellulare ma io non me ne resi conto in quanto con molta probabilità al suo rientro io non ero già più in ufficio. Ricordo che ricevetti un messaggio della puttana che diceva grosso modo che lui era già passato a prendere il cellulare. Lo scrisse davanti al maiale poco prima di mettersi alla pecorina sul tappeto per farsi inculare nuovamente.
Ultimo dettaglio confidato dalla troia prima di chiudersi: nessuna traccia di alcun preservativo. Tutto a pelle!!!
La vacca non è tipa da fare dei distinguo. Per lei la realtà è spesso semplice e non ama i giri di parole. Quando poteva permettersi di essere sincera (e non a caso dopo che ci sposammo) in una circostanza mi disse:” Se io sono puttana “ fece una pausa e rimarcò: “ e io sono una grandissima puttana! Allora è normale che il mio uomo è un grandissimo cornuto! Solo un cornuto poteva sposare una zoccola come me!”
Semplice, chiara, concisa, sincera!
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