Vienimi dentro papà 2° serie - V capitolo - Inaspettato incontro saffico.
di
Incest 2021
genere
incesti
Dopo l'esperienza col venditore di scarpe ed i successivi eccitanti commenti di mio padre, ci eravamo fermati davanti alla vetrina di un negozio di intimo.
Vi erano esposti capi piuttosto eleganti ed altri che ammiccavano chiaramente ad un uso meno formale.
Ve n'era uno (esposto in modo più discreto) col reggiseno bucato all'altezza dei capezzoli ed il tanga di tipo brasiliano che sembrava anche lui aperto in basso.
All'interno vi era un commesso piuttosto giovane con un piercing all'orecchio, pantaloni ed una maglietta neri attillati.
Dietro alla cassa una signora elegante, truccata in modo leggero e con i capelli corti alla maschietta.
Un rapido sguardo d'intesa con mio padre e zac, ero già dentro!
Mentre provavo quei capi che mi erano piaciuti e che in realtà facevano parte di un'assortimento più vasto e decisamente più hsè, avevo invitato, col pretesto di farmi consigliare, il giovanotto ad entrare nel camerino di prova.
Togli, metti, ari-togli e rimetti con richiesta di consigli su come mi stavano quei deliziosi capi adatti piuttosto a scoprire che coprire.
Mi abbasso, mi giro, gli mostro il culo, mi faccio aiutare ad infilare i capezzoli nei buchi per vedere come sto.
Indosso il tanga (più d'uno in verità) con lo spacco ed allargo le gambe per avere un suo commento con la fica aperta e ben in vista.
Me lo faccio sistemare da lui tra le cosce e davanti per vedere se riesco ad esporre anche il filo di peli neri che corrono dalla clitoride sin verso l'ombelico.
In alcune fasi delle manovre, gli sfioro con le mani ed il culo il gonfiore ben evidente sotto i pantaloni attillati.
Era si evidente ma a causa della stretta dell'indumento.
In realtà lo sentivo morbido come un bignè alla crema.
Le prove si erano dilungate alquanto senza che io facessi una scelta definitiva.
Ad un certo punto, la tenda del camerino si era scostata ed era apparsa la signora coi capelli alla maschietta che rivolgendosi al commesso gli aveva detto: "Mi occupo io della signorina Dudù, tu vai a servire le due signore che vogliono vedere delle vestaglie di seta.
Quel nome "Dudù" mi aveva strappato un sorriso subito spenta dalle labbra della signora col caschetto che con una mano dietro la mia nuca, mi aveva stretta a se infilandomi tutta la lingua in bocca.
Il lieve tentativo di respingerla era subito stato reso vano dalla sua mano che infilandosi velocemente tra le mie cosce, mi aveva provocato un brivido e la conseguente risposta all'intrusione della sua lingua.
Dio che sensazione!|
Le nostre lingua si intrecciavano come impazzite mentre le sue dita ravanavano la mia fica già bagnata.
Il primo orgasmo mi aveva colta che avevo ancora la sua lingua intrecciata alla mia.
Il mio grido di piacere si era trasformato in un gorgoglio di salive e risucchi liquidi ed osceni come non mi era mai capitato di provare prima.
Poi, staccandosi dalle mie labbra, mi aveva spinta sul divanetto dietro di me ed allargandomi le cosce vi aveva infilato la testa non prima di biascicare:
- Cosa provocavi a fare quel frocetto?
Da lui al massimo avresti potuto ottenere la richiesta di pisciargli in bocca.
Vieni qua ragazzina.. allarga bene queste belle cosce che voglio farti morire di piacere.-
Aveva ragione lei, neanche aveva finito la frase che già venivo scossa dal tremore che precedeva un nuovo violento orgasmo.
In quei frangenti ci eravamo uniti in un incredibile sessantanove in cui mi aveva insegnato a leccarle la fica sino al punto da godere insieme.
Nel sacchetto dentro al quale mi aveva inserito i due completini sexi che aveva scelto per me e mi aveva regalato, c'era anche un bigliettino col suo telefono "Chiamami io sono Mara.. chiamami e non dirmi il tuo nome, ti riconoscerò dal sospiro. Se vuoi.. possiamo incontrarci anche col tuo zietto".
Al racconto di quanto mi era successo, mio padre pareva impazzito ed aveva voluto subito appartarsi in una zona deserta per estrarre il cazzo duro come il marmo ed offrirlo alla mia vogliosa bocca per un veloce e succoso pompino.. la serata che ci aspettava era ancora di la da venire.. che sborrata!
Naturalmente il termine "zietto" usato dalla signora coi capelli a caschetto era un vezzeggiativo per farmi capire che mi aveva già notata in compagnia con una persona più grande mentre guardavamo le vetrine.
Segue
Vi erano esposti capi piuttosto eleganti ed altri che ammiccavano chiaramente ad un uso meno formale.
Ve n'era uno (esposto in modo più discreto) col reggiseno bucato all'altezza dei capezzoli ed il tanga di tipo brasiliano che sembrava anche lui aperto in basso.
All'interno vi era un commesso piuttosto giovane con un piercing all'orecchio, pantaloni ed una maglietta neri attillati.
Dietro alla cassa una signora elegante, truccata in modo leggero e con i capelli corti alla maschietta.
Un rapido sguardo d'intesa con mio padre e zac, ero già dentro!
Mentre provavo quei capi che mi erano piaciuti e che in realtà facevano parte di un'assortimento più vasto e decisamente più hsè, avevo invitato, col pretesto di farmi consigliare, il giovanotto ad entrare nel camerino di prova.
Togli, metti, ari-togli e rimetti con richiesta di consigli su come mi stavano quei deliziosi capi adatti piuttosto a scoprire che coprire.
Mi abbasso, mi giro, gli mostro il culo, mi faccio aiutare ad infilare i capezzoli nei buchi per vedere come sto.
Indosso il tanga (più d'uno in verità) con lo spacco ed allargo le gambe per avere un suo commento con la fica aperta e ben in vista.
Me lo faccio sistemare da lui tra le cosce e davanti per vedere se riesco ad esporre anche il filo di peli neri che corrono dalla clitoride sin verso l'ombelico.
In alcune fasi delle manovre, gli sfioro con le mani ed il culo il gonfiore ben evidente sotto i pantaloni attillati.
Era si evidente ma a causa della stretta dell'indumento.
In realtà lo sentivo morbido come un bignè alla crema.
Le prove si erano dilungate alquanto senza che io facessi una scelta definitiva.
Ad un certo punto, la tenda del camerino si era scostata ed era apparsa la signora coi capelli alla maschietta che rivolgendosi al commesso gli aveva detto: "Mi occupo io della signorina Dudù, tu vai a servire le due signore che vogliono vedere delle vestaglie di seta.
Quel nome "Dudù" mi aveva strappato un sorriso subito spenta dalle labbra della signora col caschetto che con una mano dietro la mia nuca, mi aveva stretta a se infilandomi tutta la lingua in bocca.
Il lieve tentativo di respingerla era subito stato reso vano dalla sua mano che infilandosi velocemente tra le mie cosce, mi aveva provocato un brivido e la conseguente risposta all'intrusione della sua lingua.
Dio che sensazione!|
Le nostre lingua si intrecciavano come impazzite mentre le sue dita ravanavano la mia fica già bagnata.
Il primo orgasmo mi aveva colta che avevo ancora la sua lingua intrecciata alla mia.
Il mio grido di piacere si era trasformato in un gorgoglio di salive e risucchi liquidi ed osceni come non mi era mai capitato di provare prima.
Poi, staccandosi dalle mie labbra, mi aveva spinta sul divanetto dietro di me ed allargandomi le cosce vi aveva infilato la testa non prima di biascicare:
- Cosa provocavi a fare quel frocetto?
Da lui al massimo avresti potuto ottenere la richiesta di pisciargli in bocca.
Vieni qua ragazzina.. allarga bene queste belle cosce che voglio farti morire di piacere.-
Aveva ragione lei, neanche aveva finito la frase che già venivo scossa dal tremore che precedeva un nuovo violento orgasmo.
In quei frangenti ci eravamo uniti in un incredibile sessantanove in cui mi aveva insegnato a leccarle la fica sino al punto da godere insieme.
Nel sacchetto dentro al quale mi aveva inserito i due completini sexi che aveva scelto per me e mi aveva regalato, c'era anche un bigliettino col suo telefono "Chiamami io sono Mara.. chiamami e non dirmi il tuo nome, ti riconoscerò dal sospiro. Se vuoi.. possiamo incontrarci anche col tuo zietto".
Al racconto di quanto mi era successo, mio padre pareva impazzito ed aveva voluto subito appartarsi in una zona deserta per estrarre il cazzo duro come il marmo ed offrirlo alla mia vogliosa bocca per un veloce e succoso pompino.. la serata che ci aspettava era ancora di la da venire.. che sborrata!
Naturalmente il termine "zietto" usato dalla signora coi capelli a caschetto era un vezzeggiativo per farmi capire che mi aveva già notata in compagnia con una persona più grande mentre guardavamo le vetrine.
Segue
0
voti
voti
valutazione
0
0
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Vienimi dentro papà 2° serie - ||| episodio - Che scopate.. che chiavate papà!racconto sucessivo
Un pompino dalla mia mamma.
Commenti dei lettori al racconto erotico