La vendetta Primo episodio
di
Valerio sissy
genere
dominazione
Conoscevo tutto di Gianluca. Conoscevo i suoi orari, la sua macchina, dove abitava. Il suo lavoro. Negli ultimi mesi avevo controllato tutto ciò che faceva per prendermi la mia vendetta. E se è vero che la vendetta è un piatto che si mangia freddo, il mio era congelato perché avevo atteso ben dieci anni. Dieci anni in cui io, Francesco, il frocio, la checca, il ragazzo da deridere, da picchiare a volte, da emarginare, era scomparso e al suo posto c’era Francesca o, come mi facevo chiamare dai miei schiavi, Domina Sadik. Nome altisonante che racchiudeva tutto ciò che ero diventata. Era stata una sorpresa anche per me. Non credevo di aver le doti per diventare una mistress trans e invece mi abituai ben presto. Ovviamente, prima avevo dovuto lavorare su me stessa. Ero un gran bel ragazzo con lineamenti delicati e ci volle poco per diventare una femmina a tutti gli effetti. Mi feci l’operazione per avere due tette splendide, qualche altra piccola punturina ed ero diventata più femmina delle femmine, più bella di una donna bellissima, una stangona di 1.80 capace di intimorire qualunque uomo e di eccitarlo solo sbattendo le ciglia. Guadagnavo anche un sacco di soldi perché molti maschi non si lasciavano sfuggire l’occasione di farsi dominare da una femmina col cazzo. E che cazzo! Avevo 25 centimetri di lunghezza e un diametro che avrebbe fatto invidia a un attore porno. Ma io volevo la mia vendetta contro Gianluca, contro colui che mi aveva umiliato più di tutti gli altri, che mi aveva picchiato, quello che era sempre a capo di tutti quelli che mi deridevano. E per avere la mia vendetta dovevo essere in grado di neutralizzarlo e per far questo mi ero allenata intensamente nelle arti marziali con vari istruttori privati che mi avevano fatto diventare una vera e propria arma letale. E poi avevo iniziato a seguirlo di nascosto. Sapevo quindi che in quel momento non aveva una ragazza e che la sera la trascorreva al bar coi suoi amici per poi prendere la macchina e ritornarsene a casa. Lo attesi quindi a circa una ventina di metri dalla sua macchina. Sapevo di essere splendida. Minigonna di pelle inguinale, toppino che non riusciva a celare le mie splendide tette, giubbino in pelle corto, autoreggenti sensualissime e tacco 12 ovviamente. In più il mio splendido viso truccato alla perfezione. Appena lo vidi lo raggiunsi
“ Oh Dio sia lodato, finalmente qualcuno. La prego, mi aiuti, la mia macchina non parte e a quest’ora di sera non so come fare per tornare a casa” Appena mi vide sgranò gli occhi. Ero sicura che non mi avrebbe riconosciuta. Ero troppo diversa da quel ragazzo che lui aveva più volte bullizzato
“ Non si preoccupi, in qualche modo faremo. Mi faccia vedere dove ha la macchina” Sorrisi compiaciuta. Anche Gianluca, come tutti gli altri, non poteva sapere che non fossi una donna biologica. Nessuno se ne accorgeva. Sculettai fino alla mia macchina che avevo lasciato ovviamente nei paraggi
“ Eccola qui, non ne vuole sapere di partire” Si trattava di una macchina molto costosa e del resto la mia professione mi permetteva di vivere una vita anche molto dispendiosa. Diedi le chiavi a Gianluca che aprì la macchina e provò a metterla in moto senza riuscirci. Io sapevo naturalmente di cosa si trattava e se ne accorse ben presto anche il mio antico persecutore
“ E’ sicuramente la batteria. Provo a vedere. Può darsi che si tratti di una sciocchezza” Ma come era premuroso di fronte a una donna bellissima! Sembrava un’altra persona rispetto al maledetto che mi aveva bullizzata ma non per questo la mia vendetta non si sarebbe completata. Vidi che aprì il cofano ed esultò “Era come avevo immaginato signorina. Si tratta semplicemente del morsetto della batteria che si era scollegato. Provi a vedere se adesso si mette in moto” Gli sorrisi fingendo riconoscenza. Naturalmente ero stata io a scollegare il morsetto e la mia bella macchina si mise immediatamente in moto. Scesi e lo raggiunsi”
“ Io non so come ringraziarla” cinguettai aspettando che lui mi invitasse ma era talmente imbambolato a guardarmi e a concupirmi che riuscì solo a balbettare
“ Ecco io… Non si preoccupi, non ho fatto nulla” Il bulletto di dieci anni prima sembrava non esistere più. O forse era la mia sfrontata bellezza a metterlo in difficoltà. Mi avvicinai di più a lui quasi a sussurrare vicino al suo orecchio
“ Forse un modo ci sarebbe. Abito da sola. Che ne diresti di venire a casa mia?” Mai accettare caramelle da uno sconosciuto e mai accettare inviti da qualcuno che non si conosce, nemmeno se si trattava di una donna bellissima quale ormai io ero
“ A casa sua… Cioè tua?” Lo afferrai per il mento
“ Cosa c’è? Sei timido?”
“ No cioè… Io…Sì vengo”
“ E allora non perdiamo tempo. Monta sulla mia macchina” Non si fece ripetere il mio invito. Tutto stava andando come avevo previsto e ormai era solo questione di minuti e la mia vendetta sarebbe finalmente diventata realtà.
Per commenti scrivete e
jonathan1957@tiscali.it
“ Oh Dio sia lodato, finalmente qualcuno. La prego, mi aiuti, la mia macchina non parte e a quest’ora di sera non so come fare per tornare a casa” Appena mi vide sgranò gli occhi. Ero sicura che non mi avrebbe riconosciuta. Ero troppo diversa da quel ragazzo che lui aveva più volte bullizzato
“ Non si preoccupi, in qualche modo faremo. Mi faccia vedere dove ha la macchina” Sorrisi compiaciuta. Anche Gianluca, come tutti gli altri, non poteva sapere che non fossi una donna biologica. Nessuno se ne accorgeva. Sculettai fino alla mia macchina che avevo lasciato ovviamente nei paraggi
“ Eccola qui, non ne vuole sapere di partire” Si trattava di una macchina molto costosa e del resto la mia professione mi permetteva di vivere una vita anche molto dispendiosa. Diedi le chiavi a Gianluca che aprì la macchina e provò a metterla in moto senza riuscirci. Io sapevo naturalmente di cosa si trattava e se ne accorse ben presto anche il mio antico persecutore
“ E’ sicuramente la batteria. Provo a vedere. Può darsi che si tratti di una sciocchezza” Ma come era premuroso di fronte a una donna bellissima! Sembrava un’altra persona rispetto al maledetto che mi aveva bullizzata ma non per questo la mia vendetta non si sarebbe completata. Vidi che aprì il cofano ed esultò “Era come avevo immaginato signorina. Si tratta semplicemente del morsetto della batteria che si era scollegato. Provi a vedere se adesso si mette in moto” Gli sorrisi fingendo riconoscenza. Naturalmente ero stata io a scollegare il morsetto e la mia bella macchina si mise immediatamente in moto. Scesi e lo raggiunsi”
“ Io non so come ringraziarla” cinguettai aspettando che lui mi invitasse ma era talmente imbambolato a guardarmi e a concupirmi che riuscì solo a balbettare
“ Ecco io… Non si preoccupi, non ho fatto nulla” Il bulletto di dieci anni prima sembrava non esistere più. O forse era la mia sfrontata bellezza a metterlo in difficoltà. Mi avvicinai di più a lui quasi a sussurrare vicino al suo orecchio
“ Forse un modo ci sarebbe. Abito da sola. Che ne diresti di venire a casa mia?” Mai accettare caramelle da uno sconosciuto e mai accettare inviti da qualcuno che non si conosce, nemmeno se si trattava di una donna bellissima quale ormai io ero
“ A casa sua… Cioè tua?” Lo afferrai per il mento
“ Cosa c’è? Sei timido?”
“ No cioè… Io…Sì vengo”
“ E allora non perdiamo tempo. Monta sulla mia macchina” Non si fece ripetere il mio invito. Tutto stava andando come avevo previsto e ormai era solo questione di minuti e la mia vendetta sarebbe finalmente diventata realtà.
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