La vendetta Secondo episodio
di
Valerio sissy
genere
dominazione
Era nervosissimo e più lo vedevo nervoso e più io mi sentivo a mio agio. Mi disse come si chiamava, cosa che naturalmente io già sapevo e naturalmente io gli dissi che mi chiamavo Francesca e parlammo durante il tragitto di cose banali fino a che arrivammo nella mia splendida villetta nella zona residenziale della città. Una casa che costava un occhio della testa ma io ero ben pagata dagli schiavi che facevano la fila per fare una sessione con me. Ed era l’ideale per ciò che avevo intenzione di fare perché abbastanza isolata.
Quando entrammo in casa, osservai le sue reazioni emotive. Continuava ad essere nervoso. Non era certo brutto Gianluca. Non particolarmente alto, sul metro e 70, ma ben proporzionato e sapevo che nel suo passato aveva avuto anche ragazze carine. Ma io ero fuori dal suo standard e questo lo portava a non essere disinvolto. Conoscevo bene questa sensazione degli uomini nei miei confronti in quanto l’avevo vissuta tantissime volte, nella vita e nel lavoro. Era proprio questa sensazione di inferiorità nei miei confronti che mi avevano spinto a diventare una mistress, facendomi sentire una vera dea scesa in terra. Ad ogni modo, lo osservai e mi veniva da ridere. Quel bastardo non si sentiva adeguato con la persona che aveva cercato di annientare, fisicamente e psicologicamente. Mi avvicinai quindi a lui
“ Allora Gianluca, cosa vorresti fare adesso?” Malgrado il suo nervosismo sempre più evidente cercò di baciarmi ma io girai la faccia “No caro, non essere così precipitoso. Oggi si gioca a modo mio”
“ Ok, come vuoi Francesca. Sei bellissima e farei qualsiasi cosa per te. Non mi è mai capitata una donna così bella”
“ Ok. Allora io ti espongo il mio gioco. Adesso ti picchierò a sangue. Quando avrò terminato te la farai sotto dalla paura, striscerai come un verme chiedendo la mia pietà e poi… Beh, lo scoprirai in seguito” Lo vidi sbiancare
“ Ma che cazzo stai dicendo? Sei pazza?” Non risposi ma vidi che lui indietreggiava “Facciamola finita qui, Me ne vado” Lo afferrai per un braccio
“ Tu non vai da nessuna parte” Provò prima a divincolarsi senza riuscirci e poi tentò di colpirmi ma per me fu un gioco da ragazzi schivare il suo colpo. Mi ero allenata per dieci anni. Ne avevo 19 quando ero scappata di casa per non sentire più gli insulti nei miei confronti e per rifarmi una vita e adesso ne avevo 29, proprio la stessa età del mio persecutore. Dieci anni in cui avevo imparato a difendermi e a contrattaccare proprio per arrivare a questo momento. Lo colpii con violenza con due pugni perfetti che gli ruppero il naso e un labbro e che lo mandarono a terra. Mi guardò con paura. Stava cominciando a capire anche se probabilmente non riusciva a comprendere come una donna bellissima vestita in abiti succinti potesse fare certe cose
“ No aspetta. Ho capito, sei brava. Dimmi cosa vuoi”
“ Cosa voglio?” Niente. Voglio solo picchiarti e tu non potrai fare niente per evitarlo” Cercò di rialzarsi ma non poteva andare da nessuna parte perché davanti a lui c’ero io e alle sue spalle il muro. Provò quindi ad attaccare. In fondo, ero pur sempre una donna. O almeno era ciò che lui pensava. Ci provò diverse volte sempre mancando il bersaglio. Malgrado i miei tacchi, sapevo muovermi agilmente e il mio contrattacco fu tremendo. Lo colpii con due calci tremendi dati con il mio stile perfetto che lo mandarono al tappeto. Gli montai sopra la mano col mio tacco facendolo urlare dal dolore
“ Basta ti prego. Cosa vuoi da me? Non ho molti soldi ma ti do tutto quello che ho in tasca” Scoppiai a ridere
“ Sei più idiota di quanto immaginassi. Cosa vuoi che mi importi dei soldi. L’hai vista questa villa? E’ mia. L’hai vista la mia macchina? Posso permettermi quello che voglio, cosa vuoi che possano interessarmi quei quattro spiccioli che hai in tasca?” Gli tolsi il tacco dalla sua mano facendolo rifiatare un po’
“ E allora che cosa vuoi?”
“ Intanto voglio che tu strisci. Sei un verme e mi aspetto che tu, invece di camminare strisci al mio cospetto” Mi allontanai di qualche metro “Avanti, striscia” Malgrado la lezione che aveva appena subito, ancora pensava di riuscire a sopraffarmi. Si rialzò all’improvviso e cercò di attaccarmi
“ Fanculo, adesso ti ammazzo puttanella” Era veramente infuriato ma per me fu un gioco da ragazzi neutralizzarlo. Schivai abilmente i suoi colpi e poi agii. Sapevo come colpire e i miei pugni furono micidiali e ancora una volta cadde a terra. Stavolta non mi accontentai. Lo tirai su come un sacco di patate e strinsi il suo collo con il mio braccio destro. Non era muscoloso il mio braccio. Oh no! Non avrei barattato la mia prorompente femminilità per avere qualche muscolo in più ma sapevo come prendere un uomo e ridurlo all’impotenza
“ Mi basterebbe stringere un po’ di più e per te sarebbe la fine, coglione. Ancora non hai capito che io posso disporre di te come meglio credo?” Sentivo che iniziava a mancargli l’aria. Tossicchiava miseramente
“ Basta, ti prego. Farò quello che vuoi” Lo lasciai ma solo per colpirlo con due schiaffi tremendi che prima lo fecero barcollare e poi cadere a terra miseramente
“ Cominciamo a dettare le regole. Qui sono io che comando. E come ci si rivolge alla persona che comanda?”
“ Non lo so” balbettò. Gli diedi un calcetto sul fianco
“ Innanzi tutto ci si rivolge con il massimo della reverenza. Quindi, quando parli con me mi dai del lei. Non lo trovi giusto?” gli chiesi ironicamente
“ Ok, va bene”
“ Perfetto! Vedo che cominciamo ad intenderci. E poi, considerando che tu dovrai fare tutto quello che ti ordino, cosa sei tu per me?” Ancora una volta mi guardò senza capire. Lo afferrai per la camicia tirandolo su e preparando un pugno. Mise le mani davanti al viso. Aveva paura e quella sua paura era per me eccitante
“ No, no, la prego” Lo lasciai andare
“ Sei solo un povero coglione incapace di intendere. Ti aiuto io. Tu sei il mio schiavo e ogni disobbedienza verrà punita. Ti è più chiaro adesso?” Annuì e io proseguii “Pertanto se tu sei il mio schiavo io sono la tua padrona. E dovrai rivolgerti a me in questo modo” Era silenzioso, rannicchiato addosso al muro. Oh, quante volte avevo sognato quel momento!
“ Che cosa vuole che faccia? Mi vuole uccidere?” Sorrisi
“ Dipenderà da te. Se ti comporterai come io voglio non ti ucciderò. E credimi, posso farlo a mani nude senza nemmeno impegnarmi troppo”
“ Me ne sono accorto. E’ incredibile come una donna possa fare quello che ha fatto lei”
“ Non vuoi sapere perché io abbia scelto te?”
“ Sì, vorrei saperlo”
“ Bene Gianluca. Torniamo indietro nel tempo. A oltre dieci anni fa. Te li ricordi quei tempi? Eri un ragazzo ma eri soprattutto uno stronzo, un bastardo”
“ Io non capisco. Non ho mai fatto male a nessuno” Gli diedi un calcio sulla coscia facendolo di nuovo urlare
“ Puoi gridare quanto vuoi. La mia casa è isolata e nessuno ti sentirà. E quindi tu affermi di non aver mai fatto male a nessuno?”
“ Io… Non mi ricordo, non credo”
“ E te lo ricordi Francesco?” I suoi occhi sembrarono illuminarsi”
“ Oddio! Tu… Lei è sua sorella?”
“ No tesoro. Io sono Francesco” Lo vidi scuotere la testa violentemente
“ Non è possibile. Lei è una donna e…” Si illuminò “No, non può essere Francesco”
“ Già, sono una donna. E anche molto bella, non è vero?”
“ Bellissima. Non ho mai visto una donna bella come lei” ammise
“ Oh grazie del complimento” gli risposi ironicamente “Beh, lo scopriremo insieme. Adesso striscia. E cerca di farlo bene se non vuoi farmi incazzare” Si sdraiò sul pavimento e iniziò a venire verso di me mentre io indietreggiavo fino a mettermi seduta su una poltrone
“ Va bene così?”
“ Strisci bene. Se ti metto a fianco a un verme non ti saprei riconoscere. Adesso lecca le mie scarpe” Mi guardò quasi implorante ma gli misi il mio tacco in bocca “Leccalo bene. Dai retta a me, ti conviene perché la prossima volta che ti metto le mani addosso lo farò per farti male” Vidi la sua faccia schifata ma ormai aveva capito chi comandava. Ciucciò il mio tacco per poi passare a leccare la parte superiore delle mie splendide decolleté tacco 12 ma quando gli misi la suola sotto il mento tentennò
“ No, la prego, sono sporche” Mi alzai e lo afferrai per i capelli costringendolo ad alzarsi lo spinsi a circa un metro di distanza e poi feci partire un calcio al volto di rara efficacia. Gianluca stramazzò al suolo e iniziò a piangere come un bambino
“ Lo faccio, lo faccio” mi disse infatti tra i singhiozzi. Mi rimisi seduta e lo feci strisciare di nuovo davanti a me e stavolta non osò dire nulla. Posò la sua lingua sulle mie suole sporche leccandole. Poi passai all’altra scarpa. Gianluca non osava più smettere e io assistevo con soddisfazione alla sua sottomissione. Ma era solo l’inizio.
Gli tolsi il piede dalla faccia. Era ancora inginocchiato dinanzi a me incapace di comprendere esattamente ciò che stava accadendo. Gli avevo detto di essere Francesco ma era difficile riconoscere nella bellissima donna che ero diventata il ragazzo che ero stato. Con gesti lenti mi tolsi la mia minigonna inguinale per poi sfoderare il mio membro che i miei schiavi facevano a gara per succhiare. Mi voltai poi verso di lui sorridendo
“ Allora Gianluca? Ci credi che ero Francesco? Hai capito cosa voglio da te?” No disse nulla e mi costrinse a prenderlo di nuovo per i capelli “Quando ti faccio una domanda esigo una risposta”
“ Sì, ho capito. Vuole vendicarsi” Gli mollai un altro violento ceffone
“ Non ho sentito la parola . Rispondi come si deve”
“ Ho capito, padrona” disse infine
“ Bene! E hai capito cosa devi fare adesso?”
“ Per favore, no, non ce la faccio” Sorrisi sadicamente
“ Ti spiego come stanno le cose. Adesso tu mi farai un pompino. Lo farai con le buone o con le cattive. Lascio a te la scelta. Se provi a mordermelo giuro che ti spezzo le ossa una ad una. Sono stata chiara?” Stava ancora tentennando e decisi di ricorrere alle maniere forti. Lo afferrai di nuovo per la camicia costringendolo a rialzarsi. Indietreggiava ma non poteva scapparmi. Il mio calcio al volto fu tremendo e Gianluca cadde per l’ennesima volta
“ Per favore…” Era disteso a terra e mi supplicava. Proprio quello che cercavo. Mi avvicinai a lui e gli presi la testa per spingerla sul mio membro
“ Adesso ti metti in bocca il mio cazzo. O vuoi che io prosegua nella mia opera di annientamento?” Scosse la testa
“ No padrona, lo faccio” rispose tra i singhiozzi. Glie lo misi in bocca e notai la sua faccia schifata. Lo afferrai anche per il collo dirigendo i suoi movimenti. Ben presto il mio cazzo divenne turgido e quando succedeva era quasi impossibile trovare una bocca in grado di contenerlo. Sentivo le sue forze di stomaco ma proseguii imperterrita a farglielo succhiare
“ Lecca anche l’asta, coglione” gli ordinai e lui dovette obbedire. Continuò a farmi quel pompino per diversi minuti fino a quando il mio cazzo sussultò nella sua bocca “Ingoia fino all’ultima goccia o me la pagherai” Ovviamente lo fece anche perché ormai aveva capito che con me non doveva scherzare. Continuai a dirigere la sua testa per altri secondi fino a che le mie palle erano ormai del tutto svuotate. Sospirai con soddisfazione e fui costretta a sedermi togliendogli il cazzo dalla bocca. Mi guardava con timore. Ormai sembrava aver riposto le sue velleità di ribellione
“ Va bene così?”
“ Puoi fare di meglio. Adesso spogliati completamente” Obbedì e pochi secondi dopo era nudo di fronte a me. Scoppiai a ridere
“ E quello lo chiami cazzo?” gli dissi per umiliarlo. In realtà non era proprio un mini dotato e il suo membro doveva essere intorno ai 12/13 centimetri ma a confronto col mio scompariva letteralmente
“ Io…Io…”
“ Tu non sei in grado di soddisfare una donna. Forse è per questo che sei diventato un bulletto che umiliava gli altri. Per nascondere a te stesso le tue problematiche sessuali” Era ormai completamente affranto ma io non avevo certo completato l’opera. Lo afferrai per un braccio. Stavo attenta che non provasse qualche sortita ma non ce ne fu bisogno. Gianluca sembrava ormai completamente addomesticato. Aveva visto cosa fossi in grado di fare e che ero in grado di picchiarlo con estrema facilità e si fece trasportare in silenzio fino in bagno. Avevo il cazzo ancora semi turgido e sorrisi sadicamente “ Dopo un pompino mi viene sempre voglia di pisciare e ho deciso che tu da adesso sarai il mio cesso personale” Ricominciò a piangere
“ No, la prego, non lo faccia” Gli misi il mio piede armato dal bel tacco 12 sulla gola
“ Tu pensi ancora che io stia scherzando? Adesso aprirai la bocca e ingoierai tutto e se mi accorgo che lasci cadere una sola goccia volontariamente ti riempio di botte” Lo feci sdraiare a terra e poi iniziai a orinare dirigendo il flusso dell’orina dentro la sua bocca. Provò a bere ma inevitabilmente alcune gocce uscirono dalla bocca e gli ordinai di leccare tutto ciò che non era riuscito a bere dopodiché gli feci fare la doccia perché il puzzo che emanava era quasi insormontabile. Quando fu di nuovo presentabile mi venne di fronte. Chinò la testa. Ormai aveva capito che ero io a comandare
“ Adesso che farà di me, padrona?”
“ Adesso? Sono stanca e voglio dormire. Quanto a te… Non so se riuscirai a prendere sonno” Lo presi per un braccio e lo trascinai fino al corridoio principale della mia villa. Sopra un termosifone avevo già messo delle manette che gli misi ad un polso mentre l’altra estremità la infilai proprio al termosifone. Avevo già preparato tutto e sapevo che sarebbe stato impossibile per lui divellere quel termosifone. Gianluca mi guardò implorante
“ Mi lascia così?” Gli sorrisi sadicamente
“ Ringrazia Dio che sei ancora tutto integro. Ma non è detto che quando io avrò terminato tu lo sarai ancora. Ti conviene stare zitto e accettare tutto quello che ti farò. Vedrai che ci divertiremo molto. Tanti uomini pagano un sacco di soldi per vivere certe sensazioni e tu le stai vivendo gratis. Ci vediamo domani mattina. Sogni d’oro Gianluca” Andai nella mia camera e mi spogliai. Mi misi davanti allo specchio per struccarmi e mi rimirai soddisfatta. Anche senza trucco sembravo una donna. Era incredibile. Il mio corpo non aveva nulla del maschio. Mi guardai nuda. Le mie tette erano splendide e quella grossa protuberanza che tanto avevo odiato era diventata la mia miniera d’oro. E adesso era il momento della mia vendetta che era appena iniziata.
Se volete commentare, scrivete a jonathan1957@tiscali.it
Quando entrammo in casa, osservai le sue reazioni emotive. Continuava ad essere nervoso. Non era certo brutto Gianluca. Non particolarmente alto, sul metro e 70, ma ben proporzionato e sapevo che nel suo passato aveva avuto anche ragazze carine. Ma io ero fuori dal suo standard e questo lo portava a non essere disinvolto. Conoscevo bene questa sensazione degli uomini nei miei confronti in quanto l’avevo vissuta tantissime volte, nella vita e nel lavoro. Era proprio questa sensazione di inferiorità nei miei confronti che mi avevano spinto a diventare una mistress, facendomi sentire una vera dea scesa in terra. Ad ogni modo, lo osservai e mi veniva da ridere. Quel bastardo non si sentiva adeguato con la persona che aveva cercato di annientare, fisicamente e psicologicamente. Mi avvicinai quindi a lui
“ Allora Gianluca, cosa vorresti fare adesso?” Malgrado il suo nervosismo sempre più evidente cercò di baciarmi ma io girai la faccia “No caro, non essere così precipitoso. Oggi si gioca a modo mio”
“ Ok, come vuoi Francesca. Sei bellissima e farei qualsiasi cosa per te. Non mi è mai capitata una donna così bella”
“ Ok. Allora io ti espongo il mio gioco. Adesso ti picchierò a sangue. Quando avrò terminato te la farai sotto dalla paura, striscerai come un verme chiedendo la mia pietà e poi… Beh, lo scoprirai in seguito” Lo vidi sbiancare
“ Ma che cazzo stai dicendo? Sei pazza?” Non risposi ma vidi che lui indietreggiava “Facciamola finita qui, Me ne vado” Lo afferrai per un braccio
“ Tu non vai da nessuna parte” Provò prima a divincolarsi senza riuscirci e poi tentò di colpirmi ma per me fu un gioco da ragazzi schivare il suo colpo. Mi ero allenata per dieci anni. Ne avevo 19 quando ero scappata di casa per non sentire più gli insulti nei miei confronti e per rifarmi una vita e adesso ne avevo 29, proprio la stessa età del mio persecutore. Dieci anni in cui avevo imparato a difendermi e a contrattaccare proprio per arrivare a questo momento. Lo colpii con violenza con due pugni perfetti che gli ruppero il naso e un labbro e che lo mandarono a terra. Mi guardò con paura. Stava cominciando a capire anche se probabilmente non riusciva a comprendere come una donna bellissima vestita in abiti succinti potesse fare certe cose
“ No aspetta. Ho capito, sei brava. Dimmi cosa vuoi”
“ Cosa voglio?” Niente. Voglio solo picchiarti e tu non potrai fare niente per evitarlo” Cercò di rialzarsi ma non poteva andare da nessuna parte perché davanti a lui c’ero io e alle sue spalle il muro. Provò quindi ad attaccare. In fondo, ero pur sempre una donna. O almeno era ciò che lui pensava. Ci provò diverse volte sempre mancando il bersaglio. Malgrado i miei tacchi, sapevo muovermi agilmente e il mio contrattacco fu tremendo. Lo colpii con due calci tremendi dati con il mio stile perfetto che lo mandarono al tappeto. Gli montai sopra la mano col mio tacco facendolo urlare dal dolore
“ Basta ti prego. Cosa vuoi da me? Non ho molti soldi ma ti do tutto quello che ho in tasca” Scoppiai a ridere
“ Sei più idiota di quanto immaginassi. Cosa vuoi che mi importi dei soldi. L’hai vista questa villa? E’ mia. L’hai vista la mia macchina? Posso permettermi quello che voglio, cosa vuoi che possano interessarmi quei quattro spiccioli che hai in tasca?” Gli tolsi il tacco dalla sua mano facendolo rifiatare un po’
“ E allora che cosa vuoi?”
“ Intanto voglio che tu strisci. Sei un verme e mi aspetto che tu, invece di camminare strisci al mio cospetto” Mi allontanai di qualche metro “Avanti, striscia” Malgrado la lezione che aveva appena subito, ancora pensava di riuscire a sopraffarmi. Si rialzò all’improvviso e cercò di attaccarmi
“ Fanculo, adesso ti ammazzo puttanella” Era veramente infuriato ma per me fu un gioco da ragazzi neutralizzarlo. Schivai abilmente i suoi colpi e poi agii. Sapevo come colpire e i miei pugni furono micidiali e ancora una volta cadde a terra. Stavolta non mi accontentai. Lo tirai su come un sacco di patate e strinsi il suo collo con il mio braccio destro. Non era muscoloso il mio braccio. Oh no! Non avrei barattato la mia prorompente femminilità per avere qualche muscolo in più ma sapevo come prendere un uomo e ridurlo all’impotenza
“ Mi basterebbe stringere un po’ di più e per te sarebbe la fine, coglione. Ancora non hai capito che io posso disporre di te come meglio credo?” Sentivo che iniziava a mancargli l’aria. Tossicchiava miseramente
“ Basta, ti prego. Farò quello che vuoi” Lo lasciai ma solo per colpirlo con due schiaffi tremendi che prima lo fecero barcollare e poi cadere a terra miseramente
“ Cominciamo a dettare le regole. Qui sono io che comando. E come ci si rivolge alla persona che comanda?”
“ Non lo so” balbettò. Gli diedi un calcetto sul fianco
“ Innanzi tutto ci si rivolge con il massimo della reverenza. Quindi, quando parli con me mi dai del lei. Non lo trovi giusto?” gli chiesi ironicamente
“ Ok, va bene”
“ Perfetto! Vedo che cominciamo ad intenderci. E poi, considerando che tu dovrai fare tutto quello che ti ordino, cosa sei tu per me?” Ancora una volta mi guardò senza capire. Lo afferrai per la camicia tirandolo su e preparando un pugno. Mise le mani davanti al viso. Aveva paura e quella sua paura era per me eccitante
“ No, no, la prego” Lo lasciai andare
“ Sei solo un povero coglione incapace di intendere. Ti aiuto io. Tu sei il mio schiavo e ogni disobbedienza verrà punita. Ti è più chiaro adesso?” Annuì e io proseguii “Pertanto se tu sei il mio schiavo io sono la tua padrona. E dovrai rivolgerti a me in questo modo” Era silenzioso, rannicchiato addosso al muro. Oh, quante volte avevo sognato quel momento!
“ Che cosa vuole che faccia? Mi vuole uccidere?” Sorrisi
“ Dipenderà da te. Se ti comporterai come io voglio non ti ucciderò. E credimi, posso farlo a mani nude senza nemmeno impegnarmi troppo”
“ Me ne sono accorto. E’ incredibile come una donna possa fare quello che ha fatto lei”
“ Non vuoi sapere perché io abbia scelto te?”
“ Sì, vorrei saperlo”
“ Bene Gianluca. Torniamo indietro nel tempo. A oltre dieci anni fa. Te li ricordi quei tempi? Eri un ragazzo ma eri soprattutto uno stronzo, un bastardo”
“ Io non capisco. Non ho mai fatto male a nessuno” Gli diedi un calcio sulla coscia facendolo di nuovo urlare
“ Puoi gridare quanto vuoi. La mia casa è isolata e nessuno ti sentirà. E quindi tu affermi di non aver mai fatto male a nessuno?”
“ Io… Non mi ricordo, non credo”
“ E te lo ricordi Francesco?” I suoi occhi sembrarono illuminarsi”
“ Oddio! Tu… Lei è sua sorella?”
“ No tesoro. Io sono Francesco” Lo vidi scuotere la testa violentemente
“ Non è possibile. Lei è una donna e…” Si illuminò “No, non può essere Francesco”
“ Già, sono una donna. E anche molto bella, non è vero?”
“ Bellissima. Non ho mai visto una donna bella come lei” ammise
“ Oh grazie del complimento” gli risposi ironicamente “Beh, lo scopriremo insieme. Adesso striscia. E cerca di farlo bene se non vuoi farmi incazzare” Si sdraiò sul pavimento e iniziò a venire verso di me mentre io indietreggiavo fino a mettermi seduta su una poltrone
“ Va bene così?”
“ Strisci bene. Se ti metto a fianco a un verme non ti saprei riconoscere. Adesso lecca le mie scarpe” Mi guardò quasi implorante ma gli misi il mio tacco in bocca “Leccalo bene. Dai retta a me, ti conviene perché la prossima volta che ti metto le mani addosso lo farò per farti male” Vidi la sua faccia schifata ma ormai aveva capito chi comandava. Ciucciò il mio tacco per poi passare a leccare la parte superiore delle mie splendide decolleté tacco 12 ma quando gli misi la suola sotto il mento tentennò
“ No, la prego, sono sporche” Mi alzai e lo afferrai per i capelli costringendolo ad alzarsi lo spinsi a circa un metro di distanza e poi feci partire un calcio al volto di rara efficacia. Gianluca stramazzò al suolo e iniziò a piangere come un bambino
“ Lo faccio, lo faccio” mi disse infatti tra i singhiozzi. Mi rimisi seduta e lo feci strisciare di nuovo davanti a me e stavolta non osò dire nulla. Posò la sua lingua sulle mie suole sporche leccandole. Poi passai all’altra scarpa. Gianluca non osava più smettere e io assistevo con soddisfazione alla sua sottomissione. Ma era solo l’inizio.
Gli tolsi il piede dalla faccia. Era ancora inginocchiato dinanzi a me incapace di comprendere esattamente ciò che stava accadendo. Gli avevo detto di essere Francesco ma era difficile riconoscere nella bellissima donna che ero diventata il ragazzo che ero stato. Con gesti lenti mi tolsi la mia minigonna inguinale per poi sfoderare il mio membro che i miei schiavi facevano a gara per succhiare. Mi voltai poi verso di lui sorridendo
“ Allora Gianluca? Ci credi che ero Francesco? Hai capito cosa voglio da te?” No disse nulla e mi costrinse a prenderlo di nuovo per i capelli “Quando ti faccio una domanda esigo una risposta”
“ Sì, ho capito. Vuole vendicarsi” Gli mollai un altro violento ceffone
“ Non ho sentito la parola . Rispondi come si deve”
“ Ho capito, padrona” disse infine
“ Bene! E hai capito cosa devi fare adesso?”
“ Per favore, no, non ce la faccio” Sorrisi sadicamente
“ Ti spiego come stanno le cose. Adesso tu mi farai un pompino. Lo farai con le buone o con le cattive. Lascio a te la scelta. Se provi a mordermelo giuro che ti spezzo le ossa una ad una. Sono stata chiara?” Stava ancora tentennando e decisi di ricorrere alle maniere forti. Lo afferrai di nuovo per la camicia costringendolo a rialzarsi. Indietreggiava ma non poteva scapparmi. Il mio calcio al volto fu tremendo e Gianluca cadde per l’ennesima volta
“ Per favore…” Era disteso a terra e mi supplicava. Proprio quello che cercavo. Mi avvicinai a lui e gli presi la testa per spingerla sul mio membro
“ Adesso ti metti in bocca il mio cazzo. O vuoi che io prosegua nella mia opera di annientamento?” Scosse la testa
“ No padrona, lo faccio” rispose tra i singhiozzi. Glie lo misi in bocca e notai la sua faccia schifata. Lo afferrai anche per il collo dirigendo i suoi movimenti. Ben presto il mio cazzo divenne turgido e quando succedeva era quasi impossibile trovare una bocca in grado di contenerlo. Sentivo le sue forze di stomaco ma proseguii imperterrita a farglielo succhiare
“ Lecca anche l’asta, coglione” gli ordinai e lui dovette obbedire. Continuò a farmi quel pompino per diversi minuti fino a quando il mio cazzo sussultò nella sua bocca “Ingoia fino all’ultima goccia o me la pagherai” Ovviamente lo fece anche perché ormai aveva capito che con me non doveva scherzare. Continuai a dirigere la sua testa per altri secondi fino a che le mie palle erano ormai del tutto svuotate. Sospirai con soddisfazione e fui costretta a sedermi togliendogli il cazzo dalla bocca. Mi guardava con timore. Ormai sembrava aver riposto le sue velleità di ribellione
“ Va bene così?”
“ Puoi fare di meglio. Adesso spogliati completamente” Obbedì e pochi secondi dopo era nudo di fronte a me. Scoppiai a ridere
“ E quello lo chiami cazzo?” gli dissi per umiliarlo. In realtà non era proprio un mini dotato e il suo membro doveva essere intorno ai 12/13 centimetri ma a confronto col mio scompariva letteralmente
“ Io…Io…”
“ Tu non sei in grado di soddisfare una donna. Forse è per questo che sei diventato un bulletto che umiliava gli altri. Per nascondere a te stesso le tue problematiche sessuali” Era ormai completamente affranto ma io non avevo certo completato l’opera. Lo afferrai per un braccio. Stavo attenta che non provasse qualche sortita ma non ce ne fu bisogno. Gianluca sembrava ormai completamente addomesticato. Aveva visto cosa fossi in grado di fare e che ero in grado di picchiarlo con estrema facilità e si fece trasportare in silenzio fino in bagno. Avevo il cazzo ancora semi turgido e sorrisi sadicamente “ Dopo un pompino mi viene sempre voglia di pisciare e ho deciso che tu da adesso sarai il mio cesso personale” Ricominciò a piangere
“ No, la prego, non lo faccia” Gli misi il mio piede armato dal bel tacco 12 sulla gola
“ Tu pensi ancora che io stia scherzando? Adesso aprirai la bocca e ingoierai tutto e se mi accorgo che lasci cadere una sola goccia volontariamente ti riempio di botte” Lo feci sdraiare a terra e poi iniziai a orinare dirigendo il flusso dell’orina dentro la sua bocca. Provò a bere ma inevitabilmente alcune gocce uscirono dalla bocca e gli ordinai di leccare tutto ciò che non era riuscito a bere dopodiché gli feci fare la doccia perché il puzzo che emanava era quasi insormontabile. Quando fu di nuovo presentabile mi venne di fronte. Chinò la testa. Ormai aveva capito che ero io a comandare
“ Adesso che farà di me, padrona?”
“ Adesso? Sono stanca e voglio dormire. Quanto a te… Non so se riuscirai a prendere sonno” Lo presi per un braccio e lo trascinai fino al corridoio principale della mia villa. Sopra un termosifone avevo già messo delle manette che gli misi ad un polso mentre l’altra estremità la infilai proprio al termosifone. Avevo già preparato tutto e sapevo che sarebbe stato impossibile per lui divellere quel termosifone. Gianluca mi guardò implorante
“ Mi lascia così?” Gli sorrisi sadicamente
“ Ringrazia Dio che sei ancora tutto integro. Ma non è detto che quando io avrò terminato tu lo sarai ancora. Ti conviene stare zitto e accettare tutto quello che ti farò. Vedrai che ci divertiremo molto. Tanti uomini pagano un sacco di soldi per vivere certe sensazioni e tu le stai vivendo gratis. Ci vediamo domani mattina. Sogni d’oro Gianluca” Andai nella mia camera e mi spogliai. Mi misi davanti allo specchio per struccarmi e mi rimirai soddisfatta. Anche senza trucco sembravo una donna. Era incredibile. Il mio corpo non aveva nulla del maschio. Mi guardai nuda. Le mie tette erano splendide e quella grossa protuberanza che tanto avevo odiato era diventata la mia miniera d’oro. E adesso era il momento della mia vendetta che era appena iniziata.
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