La vendetta Terzo episodio
di
Valerio sissy
genere
dominazione
Avevo dormito profondamente come non mi capitava da tantissimo tempo, come se quello che stavo mettendo in pratica mi avesse regalato una pace interiore che raramente avevo avuto in passato. Mi alzai quindi di ottimo umore. Avevo indosso solamente un paio di mutandine elastiche e mi affrettai a vedere come se la passava il mio prigioniero. Era sveglio e appena sentì il rumore dei miei passi alzò la testa
“ Finalmente! La prego, mi liberi. Ho sete, ho fame e devo fare la pipì”
“ Oh povero caro. Ancora non è il momento. Adesso scendo, vado a fare una bella colazione e poi soddisferai i tuoi bisogni”
“ No, per favore, noooo” Non lo sentii nemmeno. Entrai in bagno e mi feci una bella doccia ristoratrice dopodiché mi vestii e mi truccai. Non mi era mai piaciuto scendere da casa sciatta, anche solo per fare colazione al bar e anche quella volta mi feci bella e sexy. Adoravo gli sguardi degli uomini che si posavano su di me senza nemmeno immaginare che io non fossi una donna biologica. Presi la mia bella macchina e dovetti percorrere circa un chilometro in quanto nei paraggi della mia abitazione non c’erano negozi, parcheggiai ed entrai nel bar dove con tranquillità feci il primo pasto della giornata. Spesso facevo colazione a casa, servita e riverita da uno dei miei tanti schiavi che facevano a gara per essere a mia disposizione ma a volte mi piaceva sedermi al bar e fare colazione con tranquillità mentre i maschi sbavavano nel guardare le mie gambe, le mie tette sempre generosamente lasciate alla concupiscenza dei maschietti. Adoravo provocarli coi miei gesti femminili e studiati alla perfezione e anche quella volta fu così. Gli uomini sembravano quasi ipnotizzati dalle mie movenze e dalla mia bellezza. E pensare che oltre dieci anni prima mi vergognavo di ciò che ero. Ma poi avevo scoperto che quelle come me avevano armi molto affilate a disposizione e avevo cominciato a usarle. Naturalmente avevo dovuto cambiare qualcosa di me ma il risultato era stupefacente. Terminai con calma la colazione e presi anche un cappuccino e un paio di cornetti per Gianluca. Non era certo mia intenzione farlo morire di fame e tornai a casa. Lui era ancora legato al termosifone e quando sentì il rumore dei miei tacchi ascoltai la sua voce afflitta
“ Padrona, la prego, mi liberi” Arrivai davanti a lui
“ Dormito bene?” gli chiesi ironicamente
“ Non ho chiuso occhio. Sono distrutto. La prego, mi liberi” Presi la chiave delle manette che avevo messo in tasca e lo liberai stando attenta che non provasse ad attaccarmi ma evidentemente le mie dimostrazioni di superiorità gli erano bastate e non tentò di ribellarsi. Gli porsi il cappuccino e lui lo bevve tutto d’un fiato anche se era diventato tiepido. Poi presi le due brioches e iniziai a sgretolarle gettandole sul pavimento
“ Quella è la tua colazione. Mangia tutto senza usare le mani” Mi guardò con le lacrime agli occhi ma non disse nulla e iniziò a mangiare e, malgrado la difficoltà, terminò in pochi secondi. Era evidente che fosse affamato. Mi guardò
“ Posso… Posso andare al bagno?”
“ Ok, vieni perché anche io ho lo stimolo” Lo portai in bagno sempre seguendo con attenzione i suoi movimenti ma Gianluca sembrava ormai domato. D’altronde la sua faccia era ridotta piuttosto male grazie ai miei calci e ai miei pugni. Osservai che orinava e poi anche io lasciai libero il mio cazzo enorme. Aveva capito ciò che volevo
“ Devo…”
“ Esatto mio caro. Devo pisciare e tu ormai sei il mio cesso personale. Apri la bocca” Con le lacrime agli occhi obbedì senza fare troppe storie e ancora una volta gli feci bere la mia urina “Allora? Com’è? Lo sai che tanti uomini mi pagano per berla?”
“ Meno peggio di quanto avessi potuto immaginare” Sorrisi
“ Un po’ salata ma ha delle ottime qualità nutritive grazie ai sali minerali. Bene, adesso leccami il culo” gli ordinai alzando il tono della mia voce. Vidi Gianluca rimanere di sasso e lo afferrai per un braccio torcendoglielo. Sentii il suo urlo di dolore che non mi impietosì affatto. Era piegato in due e lo colpii con tre o quattro schiaffi dati con tutta la mia forza e che contribuirono a riaprire le ferite che gli avevo inferto la sera prima
“ Lo faccio, lo faccio. La prego padrona, mi sta spezzando il braccio”
“ Quando ti do un ordine devi scattare immediatamente. Hai capito?”
“ Sì, ho capito. La imploro, non ce la faccio più a resistere. Ho capito che lei è più forte di me” Scoppiò in un pianto irrefrenabile. Avevo scardinato tutte le sue resistenze e cominciavo a vedere che tremava di paura al mio cospetto. Proprio quello che volevo. Gli misi il mio meraviglioso culetto sulla sua bocca e subito dopo la sua lingua iniziò ad esplorare il mio buchetto. Non era male. Per paura di farmi arrabbiare mi stava leccando il culo con molta cura tanto che il mio enorme membro iniziò a svettare. Cominciai anche a mugolare di piacere. Un po’ per una questione fisica ma molto dipendeva anche dal piacere psicologico. Mi eccitavo nel dominare i maschi e a maggior ragione mi stavo eccitando per aver completamente sottomesso Gianluca, il mio persecutore. Lo lasciai a leccarmi il culo per diversi minuti e ormai il mio cazzo era diventato enorme. Mi voltai e glie lo misi in faccia
“ Completa l’opera” gli ordinai. Questa volta non tentennò nemmeno un istante e lo afferrò con le due mani per leccarmi prima la cappella e per poi scendere lungo l’asta. Infine se lo mise in bocca e mi portò rapidamente sull’orlo dell’eiaculazione ma quella volta decisi di non venirmene in bocca. Lo tolsi e poi gli sborrai in faccia riempiendogliela del mio sperma. Infine scoppiai a ridere nel vederlo con la faccia impiastricciata “Sei patetico. Sei un misero coglione che mi può fare solo da schiavo” Lo mandai a farsi una doccia attendendolo in salone. Tanto non poteva scappare. Sia la porta che le finestre avevano l’antifurto inserito e se avesse provato a fuggire me ne sarei subito resa conto. Davanti a me poi non avrebbe osato tentare la fuga ben sapendo che lo avrei ridotto male. Mi misi seduta su una poltrona e mi rilassai attendendo il suo ritorno.
Per i vostri commenti, scrivete a
jonathan1957@tiscali.it
“ Finalmente! La prego, mi liberi. Ho sete, ho fame e devo fare la pipì”
“ Oh povero caro. Ancora non è il momento. Adesso scendo, vado a fare una bella colazione e poi soddisferai i tuoi bisogni”
“ No, per favore, noooo” Non lo sentii nemmeno. Entrai in bagno e mi feci una bella doccia ristoratrice dopodiché mi vestii e mi truccai. Non mi era mai piaciuto scendere da casa sciatta, anche solo per fare colazione al bar e anche quella volta mi feci bella e sexy. Adoravo gli sguardi degli uomini che si posavano su di me senza nemmeno immaginare che io non fossi una donna biologica. Presi la mia bella macchina e dovetti percorrere circa un chilometro in quanto nei paraggi della mia abitazione non c’erano negozi, parcheggiai ed entrai nel bar dove con tranquillità feci il primo pasto della giornata. Spesso facevo colazione a casa, servita e riverita da uno dei miei tanti schiavi che facevano a gara per essere a mia disposizione ma a volte mi piaceva sedermi al bar e fare colazione con tranquillità mentre i maschi sbavavano nel guardare le mie gambe, le mie tette sempre generosamente lasciate alla concupiscenza dei maschietti. Adoravo provocarli coi miei gesti femminili e studiati alla perfezione e anche quella volta fu così. Gli uomini sembravano quasi ipnotizzati dalle mie movenze e dalla mia bellezza. E pensare che oltre dieci anni prima mi vergognavo di ciò che ero. Ma poi avevo scoperto che quelle come me avevano armi molto affilate a disposizione e avevo cominciato a usarle. Naturalmente avevo dovuto cambiare qualcosa di me ma il risultato era stupefacente. Terminai con calma la colazione e presi anche un cappuccino e un paio di cornetti per Gianluca. Non era certo mia intenzione farlo morire di fame e tornai a casa. Lui era ancora legato al termosifone e quando sentì il rumore dei miei tacchi ascoltai la sua voce afflitta
“ Padrona, la prego, mi liberi” Arrivai davanti a lui
“ Dormito bene?” gli chiesi ironicamente
“ Non ho chiuso occhio. Sono distrutto. La prego, mi liberi” Presi la chiave delle manette che avevo messo in tasca e lo liberai stando attenta che non provasse ad attaccarmi ma evidentemente le mie dimostrazioni di superiorità gli erano bastate e non tentò di ribellarsi. Gli porsi il cappuccino e lui lo bevve tutto d’un fiato anche se era diventato tiepido. Poi presi le due brioches e iniziai a sgretolarle gettandole sul pavimento
“ Quella è la tua colazione. Mangia tutto senza usare le mani” Mi guardò con le lacrime agli occhi ma non disse nulla e iniziò a mangiare e, malgrado la difficoltà, terminò in pochi secondi. Era evidente che fosse affamato. Mi guardò
“ Posso… Posso andare al bagno?”
“ Ok, vieni perché anche io ho lo stimolo” Lo portai in bagno sempre seguendo con attenzione i suoi movimenti ma Gianluca sembrava ormai domato. D’altronde la sua faccia era ridotta piuttosto male grazie ai miei calci e ai miei pugni. Osservai che orinava e poi anche io lasciai libero il mio cazzo enorme. Aveva capito ciò che volevo
“ Devo…”
“ Esatto mio caro. Devo pisciare e tu ormai sei il mio cesso personale. Apri la bocca” Con le lacrime agli occhi obbedì senza fare troppe storie e ancora una volta gli feci bere la mia urina “Allora? Com’è? Lo sai che tanti uomini mi pagano per berla?”
“ Meno peggio di quanto avessi potuto immaginare” Sorrisi
“ Un po’ salata ma ha delle ottime qualità nutritive grazie ai sali minerali. Bene, adesso leccami il culo” gli ordinai alzando il tono della mia voce. Vidi Gianluca rimanere di sasso e lo afferrai per un braccio torcendoglielo. Sentii il suo urlo di dolore che non mi impietosì affatto. Era piegato in due e lo colpii con tre o quattro schiaffi dati con tutta la mia forza e che contribuirono a riaprire le ferite che gli avevo inferto la sera prima
“ Lo faccio, lo faccio. La prego padrona, mi sta spezzando il braccio”
“ Quando ti do un ordine devi scattare immediatamente. Hai capito?”
“ Sì, ho capito. La imploro, non ce la faccio più a resistere. Ho capito che lei è più forte di me” Scoppiò in un pianto irrefrenabile. Avevo scardinato tutte le sue resistenze e cominciavo a vedere che tremava di paura al mio cospetto. Proprio quello che volevo. Gli misi il mio meraviglioso culetto sulla sua bocca e subito dopo la sua lingua iniziò ad esplorare il mio buchetto. Non era male. Per paura di farmi arrabbiare mi stava leccando il culo con molta cura tanto che il mio enorme membro iniziò a svettare. Cominciai anche a mugolare di piacere. Un po’ per una questione fisica ma molto dipendeva anche dal piacere psicologico. Mi eccitavo nel dominare i maschi e a maggior ragione mi stavo eccitando per aver completamente sottomesso Gianluca, il mio persecutore. Lo lasciai a leccarmi il culo per diversi minuti e ormai il mio cazzo era diventato enorme. Mi voltai e glie lo misi in faccia
“ Completa l’opera” gli ordinai. Questa volta non tentennò nemmeno un istante e lo afferrò con le due mani per leccarmi prima la cappella e per poi scendere lungo l’asta. Infine se lo mise in bocca e mi portò rapidamente sull’orlo dell’eiaculazione ma quella volta decisi di non venirmene in bocca. Lo tolsi e poi gli sborrai in faccia riempiendogliela del mio sperma. Infine scoppiai a ridere nel vederlo con la faccia impiastricciata “Sei patetico. Sei un misero coglione che mi può fare solo da schiavo” Lo mandai a farsi una doccia attendendolo in salone. Tanto non poteva scappare. Sia la porta che le finestre avevano l’antifurto inserito e se avesse provato a fuggire me ne sarei subito resa conto. Davanti a me poi non avrebbe osato tentare la fuga ben sapendo che lo avrei ridotto male. Mi misi seduta su una poltrona e mi rilassai attendendo il suo ritorno.
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