La sorpresa.
di
Sir Wilfred
genere
etero
Il lunedì successivo, di buon mattino, telefonai alla Signora "Tiziana", con la quale concordai una visita, presso la sua dimora, da effettuarsi quello stesso giorno, nel pomeriggio, subito dopo un evento formativo.
Bisognerebbe condurre uno studio statistico, sul ruolo degli "eventi formativi" nell'incremento degli adulterii nei liberi professionisti.
Chissà quanti colleghi - ma anche colleghe, per carità - hanno usato, e continuano ad usare, gli "eventi formativi" per mimetizzare le "glossae extravagantes" ai rispettivi matrimoni, convivenze od unioni civili...
Erano le 15.00 quando suonai al campanello della porta dell'appartamento ove era ospitata la Signora "Tiziana"; questa venne aperta sul buio più completo.
Chiusa che ebbi la porta, due voci di donna, all' unisono, dissero:
- Benvenuto, "Sir Wilfred"...
Fu allora che la luce fu accesa, e potei vedere, di fronte a me la Signora "Tiziana" e "Donna Rebecca".
Truccate in modo sofisticato, ma sobrio, indossavano, entrambe, un completino mutandine, reggiseno a balconcino, nero e trasparente come un paio di calze, e reggicalze. Anche le loro splendide gambe erano velate di nero e le loro estremità calzavano gli immancabili sandaletti con tacchi a spillo.
Letteralmente, rimasi a bocca aperta ma, ciò che mi sorprese maggiormente, fu l'aspetto di "Donna Rebecca".
Aveva, quell'anno, compiuto sessantadue anni ma, nel suo intero insieme di volto e di corpo, ne dimostrava, al massimo, quarantacinque.
Mi venne fatto di pensare alla mia povera nonna la quale, quando nacqui, aveva appunto sessantadue anni, ed il suo aspetto era distante anni luce da quello di "Donna Rebecca".
"Quelle surprise charmante" esclamai.
- Ti dissi che ti avrei fatto una sorpresa - disse "Tiziana" con un tono di voce basso che rivelava l'incipiente orgasmo.
- E voi, "Donna Rebecca", dimostrate, al massimo trent'anni...
(Esempio di uso "al positivo" dell'ipocrisia).
- Adulatore - rispose - comunque, secondo quanto sostiene l'attrice statunitense Joan Collins, l'attività sessuale contribuisce a mantenere giovani...
- E voi due la praticate "maxima cum diligentia", a quanto vedo...
Scoppiammo, tutti e tre, a ridere.
Fu allora che le due donne mi dissero di entrare in camera, di denudarmi e di sdraiarmi sul letto.
Ciò fatto, mi raggiunsero.
Si misero in piedi, l'una di fronte all'altra poi, accesero un registratore.
Una musica molto sensuale, dal sapore orientale, inizio' a spandersi tutt'attorno; fu allora che le due donne, reciprocamente, si slacciarono i reggiseni, si sfilarono mutandine, reggicalze e calze, rimanendo completamente nude.
Iniziarono, quindi a baciarsi le bocche, per poi passare, alternativamente e reciprocamente, ai seni, agli addomi e, per finire, ai due fiori di carne.
In quel mentre, il mio scettro era così eretto, da fare sì che, il "frenulum" in trazione, mi dolesse non poco.
Subito dopo entrò in scena un "godemichet", doppio, che le due donne introdussero, dapprima, nelle loro vagine.
Iniziarono a contorcersi come serpenti, eccitate, senza dubbio, anche dalla musica; dopo circa un quarto d'ora, "Tiziana" e "Donna Rebecca" passarono alla reciproca penetrazione anale.
Lentamente, ma inesorabilmente, i corpi delle due si coprirono di sudore che rifletteva la luce dando loro l'aspetto di due dee: due dee del sesso giunte dall'Iperuranio per darmi piacere.
Ad un certo punto, all'unisono, le loro voci iniziarono a dire:
- Vieni...vieni...
mentre la danza continuava.
Mi alzai in piedi, e subito, entrambe, contemporaneamente, quasi fossero state istruite da un espertissimo coreografo, sedettero sui talloni, formando un angolo di quarantacinque gradi.
Senza por tempo in mezzo, "Donna Rebecca" prese tra le sue labbra il mio glande, iniziando ad eccitarlo passando la sua lingua sul meato e tutt'intorno.
Dal suo canto, "Tiziana" sfarfalleggiava, con professionalità da grande encomio, lungo il corpo dell'organo.
Si scambiarono i ruoli per due o tre volte fino a quando non esplosi.
Credetti, allora, che il diluvio di piacere che il mio scettro, a mo'
di scarica elettrica,trasmetteva al cervello, mi sarebbe stato fatale e che, alla fine, uscita dal mio corpo anche l'ultima goccia di sperma, la mia materia grigia sarebbe, puramente e semplicemente, esplosa, lasciando, le mie adamitiche spoglie mortali, sul freddo pavimento della stanza.
Fortunatamente sopravvissi; anzi, ricordo perfettamente di aver potuto vedere come, durante la mia prolungata eiaculazione, le due donne si stessero baciando, mantenendo il mio glande in mezzo a alle loro labbra.
Crollai sul letto, mantenendo, appieno, l'erezione; fu allora che "Donna Rebecca" assunse la "posizione di Andromaca" impalandosi sul mio scettro, mentre la "Signora Tiziana", penetratasi col "godemichet", si introduceva nel suo ano.
Iniziò allora, da parte delle due femmine, una sorta di balletto, assai simile ad un attacco epilettico, in cui, entrambe, avevano perso ogni parvenza di umanità.
Sembravano, infatti, essersi mutate in due animali, interamente invasate dalla loro libidine o, per meglio scrivere, in due guerriere Amazzoni del tutto disposte a giungere al più totale annichilimento, od alla morte, per loro piacere, del nemico catturato.
Si scambiarono di posto e, quando "Donna Rebecca" penetrò il corpo della "Signora Tiziana", vidi chiaramente, nelle azzurre iridi della prima, un lampo malvagio, come una manifestazione di un implacabile odio lungamente, ed abilmente, occultato, cui si univa un senso di trionfo sull'amante.
Dopo diversi minuti, toccò a "Donna Rebecca" assumere la posizione supina, mentre io mi beavo del garofanino anale della "Signora Tiziana" omaggiandole, nel contempo, la turgida gemma.
La donna iniziò, allora, una lunga sequela di ululati, dei quali, i più prolungati, annunziavano il sopraggiungere dell'orgasmo.
Si scambiarono, ancora una volta, di posto ed io potei, finalmente, sodomizzare "Donna Rebecca" la quale partecipava alla fornicazione con l'energia di una ninfomane diciottenne.
Quando sentii che stavo per esplodere, gridando, avvertii le due donne; esse, con insospettabile rapidità, scesero dal letto sedendosi, sul pavimento, sui talloni.
Restai basito dalla quantità di seme che riuscii a secernere, il quale fu raccolto dalle loro bramose bocche, che suggellarono, con un lunghissimo bacio, l'omaggio a loro tributato dalla mia prostata e dai miei testicoli.
Quando tornai in me, dopo circa un ora di un sonno profondissimo, sentii, per prima cosa, lo scorrere dell'acqua della doccia nell'attigua "toilette".
Sentivo le palpebre essersi fatte di piombo: nonostante tutto, aprii gli occhi.
La stanza era immersa nella tenue luce dell'"abat - jour"; accanto a me, "Donna Rebecca", nuda, mi sorrideva, incredibilmente materna.
Il guardarla negli occhi, azzurri, come quelli della mia adorata "Lady Rowena", mi strinse, e non poco, il cuore.
Ero, innegabilmente, colpevole: e su tutti i punti.
Avevo sposato, avevo voluto, fortissimamente sposare, un angelo, un essere la cui immensa spiritualità, catalizzata, al massimo, da un educazione a dir poco vittoriana, e, per questo, radicalmente sbagliata, aveva da sempre, prevalso sulla corporeità, sino ad annullare, quasi del tutto, gli aspetti "fisici" della vita coniugale.
Così, a quarant'anni suonati, mi vedevo costretto ad avvilenti "avventure" o, peggio ancora, a bussare a "certe" porte.
"Donna Rebecca" ruppe il silenzio:
- Erano mesi che...
- Allora sono stato bravo...
- Ti dovrebbero dare il Nobel del c...o...
Questa espressione "da bordello", in bocca a "Donna Rebecca" poi, urtò le mie orecchie ed il mio spirito... Pensai:
- Chi va al mulino si infarina...
La donna riprese:
- Sai, ho a lungo riconsiderato la mia avversione per la prostituzione.
Tra pochi anni andrò in pensione e, se il corpo non mi tradisce, potrei "esercitare" per qualche anno.
Del resto, "pecunia non olet"...
- Ma...
- Basta tapparsi il naso!
Del resto, come tu ben sai, sono molto portata pel sesso...
- Già...- dissi annuendo, e sorridendo amaramente.
Fu allora che la "Signora Tiziana" uscì dalla "toilette", completamente vestita e truccata.
- Scusatemi, ho un appuntamento tra tre quarti d'ora e temo di essere in ritardo...
E si diresse verso l'uscio.
Sentimmo la porta sbattere; fu allora che "Donna Rebecca" mi disse:
- Sta andando in un'altra..."casa"...- poi aggiunse:
- Dai, prendiamo una doccia...
Fu l'acqua calda, e le sue mani, invero fatate, armate di spugna, a "richiamare in servizio", dal più che meritato riposo, il mio scettro.
Voltai di schiena la donna e, tenendole ferme le mani sulla parete, penetrai il suo ano, di un colpo solo, con quel disprezzo e con quella brutalità di cui, con le parole di poco prima, la donna si era resa ben meritevole.
Avevo sempre visto, in "Donna Rebecca", la donna libera, e liberata, che gestiva a suo piacimento la propria vita sessuale:
anche se, sul suo "modus gerendi", avrei potuto esprimere "qualche" riserva.
Ma ora, aveva espresso il proposito di scendere nella più totale degradazione, nel più totale abbrutimento, presumevo senza che ce ne fosse stata la benché minima "necessità".
Chiusi l'acqua e continuai il martellamento, beninteso omaggiando anche il suo petalo di carne.
Quando sentii che l'esplosione si stava avvicinando, aumentai al massimo la velocità, per uscire da lei pochissimi secondi prima.
La donna comprese, e si sedette sui talloni; fu allora, che dalle chiuse del mio corpo, uscì una lunghissima folata di sperma che la colpì in pieno viso e sui suoi capelli, mentre dalla mia gola proruppe un grido, come di trionfo.
Finimmo di lavarci, ci vestimmo, e prendemmo una tazza di ottimo caffè nel cucinino dell'appartamento.
Quando, giunti sulla porta, ci accomiatammo, "Donna Rebecca" mi disse:
- Sei sempre il meraviglioso stallone che eri vent'anni fa...ma molto più "esperto", più "uomo"...: complimenti!
Poi, incredibilmente, mi abbracciò e mi baciò, in modo rovente, sulle labbra.
Bisognerebbe condurre uno studio statistico, sul ruolo degli "eventi formativi" nell'incremento degli adulterii nei liberi professionisti.
Chissà quanti colleghi - ma anche colleghe, per carità - hanno usato, e continuano ad usare, gli "eventi formativi" per mimetizzare le "glossae extravagantes" ai rispettivi matrimoni, convivenze od unioni civili...
Erano le 15.00 quando suonai al campanello della porta dell'appartamento ove era ospitata la Signora "Tiziana"; questa venne aperta sul buio più completo.
Chiusa che ebbi la porta, due voci di donna, all' unisono, dissero:
- Benvenuto, "Sir Wilfred"...
Fu allora che la luce fu accesa, e potei vedere, di fronte a me la Signora "Tiziana" e "Donna Rebecca".
Truccate in modo sofisticato, ma sobrio, indossavano, entrambe, un completino mutandine, reggiseno a balconcino, nero e trasparente come un paio di calze, e reggicalze. Anche le loro splendide gambe erano velate di nero e le loro estremità calzavano gli immancabili sandaletti con tacchi a spillo.
Letteralmente, rimasi a bocca aperta ma, ciò che mi sorprese maggiormente, fu l'aspetto di "Donna Rebecca".
Aveva, quell'anno, compiuto sessantadue anni ma, nel suo intero insieme di volto e di corpo, ne dimostrava, al massimo, quarantacinque.
Mi venne fatto di pensare alla mia povera nonna la quale, quando nacqui, aveva appunto sessantadue anni, ed il suo aspetto era distante anni luce da quello di "Donna Rebecca".
"Quelle surprise charmante" esclamai.
- Ti dissi che ti avrei fatto una sorpresa - disse "Tiziana" con un tono di voce basso che rivelava l'incipiente orgasmo.
- E voi, "Donna Rebecca", dimostrate, al massimo trent'anni...
(Esempio di uso "al positivo" dell'ipocrisia).
- Adulatore - rispose - comunque, secondo quanto sostiene l'attrice statunitense Joan Collins, l'attività sessuale contribuisce a mantenere giovani...
- E voi due la praticate "maxima cum diligentia", a quanto vedo...
Scoppiammo, tutti e tre, a ridere.
Fu allora che le due donne mi dissero di entrare in camera, di denudarmi e di sdraiarmi sul letto.
Ciò fatto, mi raggiunsero.
Si misero in piedi, l'una di fronte all'altra poi, accesero un registratore.
Una musica molto sensuale, dal sapore orientale, inizio' a spandersi tutt'attorno; fu allora che le due donne, reciprocamente, si slacciarono i reggiseni, si sfilarono mutandine, reggicalze e calze, rimanendo completamente nude.
Iniziarono, quindi a baciarsi le bocche, per poi passare, alternativamente e reciprocamente, ai seni, agli addomi e, per finire, ai due fiori di carne.
In quel mentre, il mio scettro era così eretto, da fare sì che, il "frenulum" in trazione, mi dolesse non poco.
Subito dopo entrò in scena un "godemichet", doppio, che le due donne introdussero, dapprima, nelle loro vagine.
Iniziarono a contorcersi come serpenti, eccitate, senza dubbio, anche dalla musica; dopo circa un quarto d'ora, "Tiziana" e "Donna Rebecca" passarono alla reciproca penetrazione anale.
Lentamente, ma inesorabilmente, i corpi delle due si coprirono di sudore che rifletteva la luce dando loro l'aspetto di due dee: due dee del sesso giunte dall'Iperuranio per darmi piacere.
Ad un certo punto, all'unisono, le loro voci iniziarono a dire:
- Vieni...vieni...
mentre la danza continuava.
Mi alzai in piedi, e subito, entrambe, contemporaneamente, quasi fossero state istruite da un espertissimo coreografo, sedettero sui talloni, formando un angolo di quarantacinque gradi.
Senza por tempo in mezzo, "Donna Rebecca" prese tra le sue labbra il mio glande, iniziando ad eccitarlo passando la sua lingua sul meato e tutt'intorno.
Dal suo canto, "Tiziana" sfarfalleggiava, con professionalità da grande encomio, lungo il corpo dell'organo.
Si scambiarono i ruoli per due o tre volte fino a quando non esplosi.
Credetti, allora, che il diluvio di piacere che il mio scettro, a mo'
di scarica elettrica,trasmetteva al cervello, mi sarebbe stato fatale e che, alla fine, uscita dal mio corpo anche l'ultima goccia di sperma, la mia materia grigia sarebbe, puramente e semplicemente, esplosa, lasciando, le mie adamitiche spoglie mortali, sul freddo pavimento della stanza.
Fortunatamente sopravvissi; anzi, ricordo perfettamente di aver potuto vedere come, durante la mia prolungata eiaculazione, le due donne si stessero baciando, mantenendo il mio glande in mezzo a alle loro labbra.
Crollai sul letto, mantenendo, appieno, l'erezione; fu allora che "Donna Rebecca" assunse la "posizione di Andromaca" impalandosi sul mio scettro, mentre la "Signora Tiziana", penetratasi col "godemichet", si introduceva nel suo ano.
Iniziò allora, da parte delle due femmine, una sorta di balletto, assai simile ad un attacco epilettico, in cui, entrambe, avevano perso ogni parvenza di umanità.
Sembravano, infatti, essersi mutate in due animali, interamente invasate dalla loro libidine o, per meglio scrivere, in due guerriere Amazzoni del tutto disposte a giungere al più totale annichilimento, od alla morte, per loro piacere, del nemico catturato.
Si scambiarono di posto e, quando "Donna Rebecca" penetrò il corpo della "Signora Tiziana", vidi chiaramente, nelle azzurre iridi della prima, un lampo malvagio, come una manifestazione di un implacabile odio lungamente, ed abilmente, occultato, cui si univa un senso di trionfo sull'amante.
Dopo diversi minuti, toccò a "Donna Rebecca" assumere la posizione supina, mentre io mi beavo del garofanino anale della "Signora Tiziana" omaggiandole, nel contempo, la turgida gemma.
La donna iniziò, allora, una lunga sequela di ululati, dei quali, i più prolungati, annunziavano il sopraggiungere dell'orgasmo.
Si scambiarono, ancora una volta, di posto ed io potei, finalmente, sodomizzare "Donna Rebecca" la quale partecipava alla fornicazione con l'energia di una ninfomane diciottenne.
Quando sentii che stavo per esplodere, gridando, avvertii le due donne; esse, con insospettabile rapidità, scesero dal letto sedendosi, sul pavimento, sui talloni.
Restai basito dalla quantità di seme che riuscii a secernere, il quale fu raccolto dalle loro bramose bocche, che suggellarono, con un lunghissimo bacio, l'omaggio a loro tributato dalla mia prostata e dai miei testicoli.
Quando tornai in me, dopo circa un ora di un sonno profondissimo, sentii, per prima cosa, lo scorrere dell'acqua della doccia nell'attigua "toilette".
Sentivo le palpebre essersi fatte di piombo: nonostante tutto, aprii gli occhi.
La stanza era immersa nella tenue luce dell'"abat - jour"; accanto a me, "Donna Rebecca", nuda, mi sorrideva, incredibilmente materna.
Il guardarla negli occhi, azzurri, come quelli della mia adorata "Lady Rowena", mi strinse, e non poco, il cuore.
Ero, innegabilmente, colpevole: e su tutti i punti.
Avevo sposato, avevo voluto, fortissimamente sposare, un angelo, un essere la cui immensa spiritualità, catalizzata, al massimo, da un educazione a dir poco vittoriana, e, per questo, radicalmente sbagliata, aveva da sempre, prevalso sulla corporeità, sino ad annullare, quasi del tutto, gli aspetti "fisici" della vita coniugale.
Così, a quarant'anni suonati, mi vedevo costretto ad avvilenti "avventure" o, peggio ancora, a bussare a "certe" porte.
"Donna Rebecca" ruppe il silenzio:
- Erano mesi che...
- Allora sono stato bravo...
- Ti dovrebbero dare il Nobel del c...o...
Questa espressione "da bordello", in bocca a "Donna Rebecca" poi, urtò le mie orecchie ed il mio spirito... Pensai:
- Chi va al mulino si infarina...
La donna riprese:
- Sai, ho a lungo riconsiderato la mia avversione per la prostituzione.
Tra pochi anni andrò in pensione e, se il corpo non mi tradisce, potrei "esercitare" per qualche anno.
Del resto, "pecunia non olet"...
- Ma...
- Basta tapparsi il naso!
Del resto, come tu ben sai, sono molto portata pel sesso...
- Già...- dissi annuendo, e sorridendo amaramente.
Fu allora che la "Signora Tiziana" uscì dalla "toilette", completamente vestita e truccata.
- Scusatemi, ho un appuntamento tra tre quarti d'ora e temo di essere in ritardo...
E si diresse verso l'uscio.
Sentimmo la porta sbattere; fu allora che "Donna Rebecca" mi disse:
- Sta andando in un'altra..."casa"...- poi aggiunse:
- Dai, prendiamo una doccia...
Fu l'acqua calda, e le sue mani, invero fatate, armate di spugna, a "richiamare in servizio", dal più che meritato riposo, il mio scettro.
Voltai di schiena la donna e, tenendole ferme le mani sulla parete, penetrai il suo ano, di un colpo solo, con quel disprezzo e con quella brutalità di cui, con le parole di poco prima, la donna si era resa ben meritevole.
Avevo sempre visto, in "Donna Rebecca", la donna libera, e liberata, che gestiva a suo piacimento la propria vita sessuale:
anche se, sul suo "modus gerendi", avrei potuto esprimere "qualche" riserva.
Ma ora, aveva espresso il proposito di scendere nella più totale degradazione, nel più totale abbrutimento, presumevo senza che ce ne fosse stata la benché minima "necessità".
Chiusi l'acqua e continuai il martellamento, beninteso omaggiando anche il suo petalo di carne.
Quando sentii che l'esplosione si stava avvicinando, aumentai al massimo la velocità, per uscire da lei pochissimi secondi prima.
La donna comprese, e si sedette sui talloni; fu allora, che dalle chiuse del mio corpo, uscì una lunghissima folata di sperma che la colpì in pieno viso e sui suoi capelli, mentre dalla mia gola proruppe un grido, come di trionfo.
Finimmo di lavarci, ci vestimmo, e prendemmo una tazza di ottimo caffè nel cucinino dell'appartamento.
Quando, giunti sulla porta, ci accomiatammo, "Donna Rebecca" mi disse:
- Sei sempre il meraviglioso stallone che eri vent'anni fa...ma molto più "esperto", più "uomo"...: complimenti!
Poi, incredibilmente, mi abbracciò e mi baciò, in modo rovente, sulle labbra.
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