Caldo Intervallo. III parte.
di
Sir Wilfred
genere
etero
LE DUE AMAZZONI.
Il successivo venerdì, puntuale come una cambiale, mi vide entrare nel medesimo villino che, solo pochi giorni addietro, era stato teatro di un "match" erotico assolutamente indimenticabile.
Come accennato nel precedente racconto, quando, a vent'anni, si ha la fortuna di avere a disposizione una "milf" rovente come la Signora Luisa, non si perde, minimamente, tempo a maltrattare le proprie meningi per dedurre il perché ed il percome della fortuna che ci è capitata.
Dannunzianamente parlando, si "arma la prora", e si salpa verso quel mondo di delizie rappresentato dalla camera da letto della signora "de qua".
Di contro, alla nostra ormai "veneranda" età, ogni ragionamento volto a dedurre le motivazioni, tanto immediate che mediate, dei narrati atteggiamenti, rappresenta, beninteso, un ottimo esercizio di prevenzione dell'invecchiamento neuronale, ma risulta privo di qualsivoglia utilità pratica.
A ciò, è altamente d'uopo aggiungere che, al giorno d'oggi, per qualsiasi "vir bonus juris peritus", l'incompatibilità tra il diritto alla propria libertà sessuale e l'obbligo di fedeltà coniugale, si è, e di moltissimo, assottigliata.
Certamente, quella remotissima mattina dell'estate del 1982, ero ben lontano dal pormi un qualsiasi scrupolo circa l'"avventura" che mi stavo accingendo a vivere...meglio così!
Fu quando, passando dalla veranda, entrai nel salone del villino che ebbi la prima sorpresa: una fresca penombra, ed un assoluto silenzio, occupavano, per intero, l'ambiente.
Passarono alcuni secondi, poi, proveniente dalla cucina entrò la Signora Luisa.
Indossava un "bikini" color ruggine, di dimensioni decisamente ridotte, ornato di frange, sia sulle coppe del reggiseno sia sulla parte anteriore del minislip.
Alle sue splendide gambe, due sandali con l' ortopedico rivestito di spago e muniti di legacci in cotone beige chiaro che giungevano a mezza gamba.
Le guardai il volto, e trasecolai: un'espressione mai vista prima sul volto della donna, l'espressione della cacciatrice che avesse, finalmente, catturato la preda, aveva, nel mio animo, destato la più viva sorpresa.
- Silvia, oggi Diana, Dea della caccia, ci ha voluto omaggiare di una splendida preda: un giovane stallone grazie al quale concludere il lungo periodo di castità dovuto alla guerra...
- Grazie, oh Dea!...
Mi voltai di scatto e vidi, in corrispondenza della seconda porta del salone, quella che dava sul piccolo disimpegno posteriore, un'altra donna che, a dirla tutta, conoscevo di vista, anche lei quale frequentatrice dello "Stabilimento Balneare ***".
Aveva una corporatura assai simile a quella della Signora Luisa, con la differenza dei capelli castani crespi, raggruppati a coda di cavallo, e degli occhi marroni.
Lì per lì, mi parve di ricordare come le due donne fossero state, in qualche modo, imparentate tra di loro.
Indossava, anche lei, i sandali con i legacci beige ed un "bikini" frangiato, tuttavia, quest'ultimo era di colore nero.
Due amazzoni, due donne guerriere, stavano di fronte a me, ansiose di scatenare, nuovamente, la loro selvaggia femminilità, annichilita dal lungo periodo di sublimazione dovuto alla guerra.
- Avanti, giovane uomo, - disse Silvia con tono di sfida - denudati, e mostraci il tuo orgoglio maschile...
Volli stare al giuoco - sono sempre stato affascinato dal mito delle Amazzoni - anche se, viste le espressioni, ascoltate le loro voci e, soprattutto, analizzati gli sguardi delle due femmine, confesso di aver provato qualche attimo di paura: tuttavia, obbedii.
Quando fui completamente nudo, Silvia mi osservò a lungo ed, alla fine disse:
- Bel maschio ma... quanto a dimensioni, avrei preferito, di gran lunga, un bel negretto...
Inaspettatamente, Luisa replicò:
- Non lungo che tocchi, non largo che turi, ma duro che duri...
Non nascondo che, l'udire tali parole, fosse stato, per me, un vero e proprio un fulmine a ciel sereno, anzi, per meglio scrivere, un vero e proprio secchio di acqua gelata.
Per la verità, tale frase mi era per nulla ignota, ma mi urge sottolineare come l'avessi potuta ascoltare, solo ed esclusivamente, in qualche "casa allegra", e di rango tutt'altro che alto, per giunta.
Con movenze feline, le due donne iniziarono a sfiorare tutta la mia pelle con le unghie delle loro mani, laccate di rosso scuro, provocandomi una subitanea, dolorosa, erezione.
Il "frenulum", infatti, mi doleva non poco e dal meato, aperto come la bocca di un pesce, aveva fatto capolino una goccia di presperma.
Senza por tempo in mezzo, Silvia la raccolse nell'incavo dell'unghia del medio della sua mano destra e lo portò alle labbra.
Subito, Luisa corse a baciarla e potei vedere, chiaramente, le loro due lingue sfiorarsi, diverse volte.
- Uhm... il tuo liquore di maschio è ottimo...- disse Silvia mentre entrambe continuavano a vellicare la mia pelle.
Decisi, allora, di dare un "colpetto di acceleratore" all'intera faccenda e dissi:
- Così facendo, però, correte il rischio di sprecare il mio nettare... non mi fate eiaculare invano...
A queste parole, le due donne si scambiarono un'occhiata d'intesa e si inginocchiarono, contemporaneamente, di fronte al mio scettro, iniziando a sfarfalleggiarlo con le loro due lingue: Donna Luisa si era applicata al corpo dell'organo mentre Silvia si dedicava - maxima cun diligentia - al glande e, vieppiù, al meato.
Dopo qualche minuto, si scambiarono i ruoli; dal mio canto, rimanevo in piedi, con entrambe le mani aggrappate allo schienale di una sedia, mentre la stanza girava, vorticosamente tutt'attorno.
- Aaagh! - gridai digrignando i denti, per aggiungere ansimando:
- Maledette, mi state facendo morire: il cervello, od il cuore, mi scoppieranno presto... Aaagh!
Fu allora che le loro labbra si unirono in un bacio, nel cui mezzo stava il mio scettro, in preda ad un'erezione trionfale...
La cosa durò per due minuti abbondanti ed, alla fine, esplosi!
Un lungo fiotto di sperma, bollente e salato ad un tempo, si precipitò fuori dal mio corpo per inondare le loro due bocche, ferinamente avide.
Quando il bianco "tsunami" si esauri', e la mia vista riprese a funzionare appieno, potei vedere le due femmine sdraiate sul pavimento, intente, ancora, a scambiarsi baci roventi.
Due lunghi filamenti di sperma biancastro, quasi rappreso, facevano bella mostra di sé ai lati di entrambe le loro bocche.
Si alzarono, più o meno contemporaneamente, e mi presero ognuna per una mano.
Luisa disse:
- Uomo, vieni con noi in camera da letto...
E Silvia aggiunse:
- Andiamo, il bello deve ancora venire.
Giunti che fummo nella medesima camera da letto che era stata teatro del precedente "incontro ravvicinato" con la Signora Luisa, Silvia, con un tono di voce che non ammetteva obiezioni, disse:
- Siediti lì, maschio...
Ed indicò una poltroncina di vimini.
Nen potei non notare, nella voce della donna, una nota di ascoso disprezzo per genere maschile dello "homo sapiens sapiens", il che, mi portò a dedurre come la stessa praticasse il lesbismo non solo pel mero piacere fisico ma, soprattutto, con il più risoluto convincimento mentale.
Eppure era sposata: evviva l'ipocrisia!
Mi sedetti, mentre le due "amazzoni" si collocarono di fronte a me, all'impiedi.
Subito, Luisa sciolse i legacci delle mutandine e del reggiseno del "bikini" di Silvia, per poi fare altrettanto col proprio.
Rimasi di sasso, letteralmente!
Due splendide femmine, nel fiore della loro bellezza, assolutamente autentiche - vale a dire senza che avessero subito, in precedenza, alcun "ritocco" - stavano di fronte a me.
Raggiunsero il letto, ed iniziarono a baciarsi, per poi scendere l'una ad adorare il corpo dell'altra.
Ho ancora, nelle orecchie, il rumore delle due lingue che leccavano i due clitoridi: se non fosse stato per i sordi mugolii mi sarebbe sembrato di udire due gatti lappare un piattino di latte tiepido.
Lentamente, i loro corpi - dalla carnagione color miele quello della Signora Luisa, leggermente più olivastro quello di Silvia - si andavano imperlando di sudore.
La luce del sole, che passando per le persiane andava a carezzare la loro pelle, conferiva, ad entrambe, l'aspetto di due dee, di due creature extraterrestri, specialmente alla Signora Luisa,
Trascorse, all'incirca, un quarto d'ora, ritmato dal loro ansimante respiro; poi, entrambe si alzarono per andare ad aprire uno dei cassetti del comò.
Silvia, quasi stesse maneggiando un oggetto sacro, ne trasse un "godemichet" doppio: subito, ne introdusse la prima parte nella sua vagina per poi penetrare nella Signora Luisa che, nel frattempo, aveva, di nuovo, raggiunto il letto, mettendosi in posizione supina.
- Tieni, schiava - disse Silvia, per poi continuare:
- Ti piace farti scopare da me, come se io fossi un maschio... tieni, tieni... maledetta zoccola.
- Si, si, si... sono la tua zoccola, la tua schiava... dai, sfondami tutta...
Mentre assistevo a questa scena, il mio organo si era eretto all' inverosimile, tanto che cominciai a temere che mi si potesse lacerare il "frenulum". Nel contempo, stavo pensando a come vendicarmi di entrambe ed, in special modo di Silvia: anche un cieco avrebbe visto, seppur in filigrana, che proprio quest' ultima, con una notevole dose di sadismo, mi aveva fatto invitare al solo scopo, pel momento, di "reggere le candele"
Pertanto, mi alzai in piedi, con l'intenzione di andarmi a collocare alle spalle di Silvia certo che, entrambe, "in tutt'altre faccende affaccendate" non avessero badato a me: e così feci.
Giunsi "a destinazione" proprio quando Silvia si era flessa in avanti per andare a baciare Donna Luisa.
Fu allora che, con serpigna rapidità, mi umettai il glande ed andai a forzare la più segreta intimità di Silvia abbrancandole, nel contempo i fianchi.
- Maledetto, cosa fai - urlò la donna...
- È che mi ero stufato di fare tappezzeria - risposi, iniziando a "stantuffarla" col massimo impegno.
Riflesso nello specchio del cassettone, potei vedere il volto di Silvia, deformato dal suo digrignare i denti in una espressione di sofferente piacere.
Nel frattempo, mi beavo di stringere tra le mie mani le sue natiche, ben sode.
Continuavo il "coitum in vase indebito" tenendo ben fermo il corpo della donna; benché fossi stato ancora giovane, l'esperienza sino ad allora acquisita mi fece rendere conto, senza alcuna difficoltà o dubbio, di avere, sotto di me, una vera femmina, caldissima alla quale, forse soltanto "Lady D.", poteva essere paragonata.
Il medio della mia mano destra, si era, dopo aver scaldato per benino i suoi sensi, impadronito, decisamente del suo clitoride e lo stimolava con movimenti circolari.
Non potei non notare come, le mani di Silvia avessero artigliato, letteralmente, gli avambracci di Donna Luisa la quale, a sua volta, traeva un più che evidente piacere dalla raddoppiata forza della penetrazione.
Passarono diversi minuti, fino al momento in cui, con un tono che non ammetteva repliche, comandai alle due donne di scambiarsi di posizione: obbedirono e, mentre veniva effettuata l'operazione, notai, nello sguardo di Donna Luisa una dose di libidine mai vista prima.
Una volta entrato in lei, iniziai il martellamento per poi passare dopo diversi minuti, ad omaggiare il suo petalo di carne.
La donna, dopo un primo, prolungato ululato, si lasciò andare ad una sequela di "Si, si, non ti fermare, dai, dai, sfondami, sfondami tutta, non ti fermare...".
Obbedii con il più totale piacere, sino al momento in cui sentii avvicinarsi la seconda esplosione.
"Sto per venire... sto per venire", dissi digrignando i denti e le due donne, immediatamente, si staccarono per andarsi a sedere, ancora una volta, sui talloni, di fronte al mio scettro.
Con un urlo degno di Tarzan, mi svuotai sulle loro lingue, sulle loro labbra, sui loro volti, rimanendo in erezione.
Fu allora che Silvia si mise sul letto, in posizione supina, e Donna Luisa impugnò il mio scettro e lo introdusse nella vagina della sua amante; ciò fatto, si coricò con la testa sulla zona soprapubica di Silvia.
Iniziai il coito, contando cinque assalti per volta, dopo i quali, uscito da Silvia, entravo nelle roventi fauci di Donna Luisa.
Passarono ancora diversi minuti e le due amazzoni si scambiarono, di nuovo, la posizione.
Fu allora che potei notare come Silvia tendesse più ad una suzione dell'organo, mentre Donna Luisa tendeva maggiorante ad eccitarlo sfarfalleggiandovi sopra le sue labbra fatate.
Quando, per la terza volta, sentii avvicinarsi l'eiaculazione, misi entrambe le mani dietro alle nuche delle due donne; entrambe compresero, e tornarono a sedersi sui talloni tenendo il mio glande serrato tra le loro labbra.
Un lampo di luce accecante, che si propagò per un tempo che mi parve eterno, mi obnubilò la vista mentre con rapida gradualità, sentivo le forze abbandonarmi le gambe.
Nel contempo, mi parve che il basso ventre, il cui gonfiore avevo sentito aumentare gradatamente nei lunghi minuti precedenti, fosse, letteralmente, esploso, spargendo tutt'attorno un oceano di sperma misto a brandelli delle mie carni.
Quando mi riebbi, trovai Donna Luisa sdraiata al mio fianco, sempre nuda, e prodiga di sguardi materni.
La casa era immersa nel silenzio, rotto soltanto dal nostro respirare e dal cinguettio degli uccellini.
- Erano anni che non mi scatenavo così...- disse Donna Luisa.
- Hai superato te stessa - dissi - non mi sarei mai aspettato che, sotto al tuo essere donna, avesse covato una femmina così... così rovente...ecco...
- Se ti dicessi che giunsi vergine al matrimonio tu che mi risponderesti?
- Ci crederei - risposi - ci crederei sino a prova contraria, beninteso...
Evidentemente, le "deformazioni professionali" stavano cominciando a formarsi.
Ripresi:
- Ma allora come mai...
- Come mai sono così..."calda"?
Te lo spiego subito: mio marito è stato un ottimo maestro...ci siamo dati veramente alla "pazza gioia", anche dopo la nascita dei nostri figli...Pensa, ogni weekend, li mandavamo dai nonni e noi ci scatenavamo, in una breve, rovente, luna di miele...
Poi venni a sapere delle sue amanti, persino la vicina di pianerottolo...beninteso si incontravano "in campo neutro"... così anch'io presi a farmi gli affari miei...
- Ed il lesbismo?
- Fu Silvia, che è una mia terza cugina ad iniziarmi...
- Capisco - dissi sorridendo con amarezza - a proposito: dove si è andata a ficcare?
- Sarà andata in spiaggia - rispose.
Fu allora che, del tutto inaspettatamente, il mio scettro tornò, prepotentemente, ad erigersi.
Donna Luisa tornò a sedersi sui talloni, riprendendo a suggerlo col massimo impegno, e con la massima arte.
Fui io ad uscire dalla rovente morsa delle sue labbra: la feci alzare all'impiedi e, sollevatala con entrambe le braccia, la feci ricadere sul mio organo.
- Aaaargh - gridò Donna Luisa quando tornai a penetrare le sue carni.
La deposi sulla sponda del letto ed iniziai a martellarla con tutta la forza, selvaggia, dei miei vent'anni.
Uno, due, cinque, dieci minuti di galoppo sfrenato durante il quale la gratificavo di tutti quegli epiteti che, a mio avviso, si meritava ampiamente.
In ultimo, fattala di nuovo sedere sui talloni, le esplosi sul viso, tra il naso ed il labbro superiore.
Quando ebbi finito di svuotarmi mi disse:
- Erano mesi che non venivo presa così...quasi con disprezzo, come una prostituta...grazie...
Quando rivestito, con le giunture cigolanti, raggiunsi la porta, fu lei a darmi un lungo bacio, alla francese, velato di un'accorata disperazione.
Il successivo venerdì, puntuale come una cambiale, mi vide entrare nel medesimo villino che, solo pochi giorni addietro, era stato teatro di un "match" erotico assolutamente indimenticabile.
Come accennato nel precedente racconto, quando, a vent'anni, si ha la fortuna di avere a disposizione una "milf" rovente come la Signora Luisa, non si perde, minimamente, tempo a maltrattare le proprie meningi per dedurre il perché ed il percome della fortuna che ci è capitata.
Dannunzianamente parlando, si "arma la prora", e si salpa verso quel mondo di delizie rappresentato dalla camera da letto della signora "de qua".
Di contro, alla nostra ormai "veneranda" età, ogni ragionamento volto a dedurre le motivazioni, tanto immediate che mediate, dei narrati atteggiamenti, rappresenta, beninteso, un ottimo esercizio di prevenzione dell'invecchiamento neuronale, ma risulta privo di qualsivoglia utilità pratica.
A ciò, è altamente d'uopo aggiungere che, al giorno d'oggi, per qualsiasi "vir bonus juris peritus", l'incompatibilità tra il diritto alla propria libertà sessuale e l'obbligo di fedeltà coniugale, si è, e di moltissimo, assottigliata.
Certamente, quella remotissima mattina dell'estate del 1982, ero ben lontano dal pormi un qualsiasi scrupolo circa l'"avventura" che mi stavo accingendo a vivere...meglio così!
Fu quando, passando dalla veranda, entrai nel salone del villino che ebbi la prima sorpresa: una fresca penombra, ed un assoluto silenzio, occupavano, per intero, l'ambiente.
Passarono alcuni secondi, poi, proveniente dalla cucina entrò la Signora Luisa.
Indossava un "bikini" color ruggine, di dimensioni decisamente ridotte, ornato di frange, sia sulle coppe del reggiseno sia sulla parte anteriore del minislip.
Alle sue splendide gambe, due sandali con l' ortopedico rivestito di spago e muniti di legacci in cotone beige chiaro che giungevano a mezza gamba.
Le guardai il volto, e trasecolai: un'espressione mai vista prima sul volto della donna, l'espressione della cacciatrice che avesse, finalmente, catturato la preda, aveva, nel mio animo, destato la più viva sorpresa.
- Silvia, oggi Diana, Dea della caccia, ci ha voluto omaggiare di una splendida preda: un giovane stallone grazie al quale concludere il lungo periodo di castità dovuto alla guerra...
- Grazie, oh Dea!...
Mi voltai di scatto e vidi, in corrispondenza della seconda porta del salone, quella che dava sul piccolo disimpegno posteriore, un'altra donna che, a dirla tutta, conoscevo di vista, anche lei quale frequentatrice dello "Stabilimento Balneare ***".
Aveva una corporatura assai simile a quella della Signora Luisa, con la differenza dei capelli castani crespi, raggruppati a coda di cavallo, e degli occhi marroni.
Lì per lì, mi parve di ricordare come le due donne fossero state, in qualche modo, imparentate tra di loro.
Indossava, anche lei, i sandali con i legacci beige ed un "bikini" frangiato, tuttavia, quest'ultimo era di colore nero.
Due amazzoni, due donne guerriere, stavano di fronte a me, ansiose di scatenare, nuovamente, la loro selvaggia femminilità, annichilita dal lungo periodo di sublimazione dovuto alla guerra.
- Avanti, giovane uomo, - disse Silvia con tono di sfida - denudati, e mostraci il tuo orgoglio maschile...
Volli stare al giuoco - sono sempre stato affascinato dal mito delle Amazzoni - anche se, viste le espressioni, ascoltate le loro voci e, soprattutto, analizzati gli sguardi delle due femmine, confesso di aver provato qualche attimo di paura: tuttavia, obbedii.
Quando fui completamente nudo, Silvia mi osservò a lungo ed, alla fine disse:
- Bel maschio ma... quanto a dimensioni, avrei preferito, di gran lunga, un bel negretto...
Inaspettatamente, Luisa replicò:
- Non lungo che tocchi, non largo che turi, ma duro che duri...
Non nascondo che, l'udire tali parole, fosse stato, per me, un vero e proprio un fulmine a ciel sereno, anzi, per meglio scrivere, un vero e proprio secchio di acqua gelata.
Per la verità, tale frase mi era per nulla ignota, ma mi urge sottolineare come l'avessi potuta ascoltare, solo ed esclusivamente, in qualche "casa allegra", e di rango tutt'altro che alto, per giunta.
Con movenze feline, le due donne iniziarono a sfiorare tutta la mia pelle con le unghie delle loro mani, laccate di rosso scuro, provocandomi una subitanea, dolorosa, erezione.
Il "frenulum", infatti, mi doleva non poco e dal meato, aperto come la bocca di un pesce, aveva fatto capolino una goccia di presperma.
Senza por tempo in mezzo, Silvia la raccolse nell'incavo dell'unghia del medio della sua mano destra e lo portò alle labbra.
Subito, Luisa corse a baciarla e potei vedere, chiaramente, le loro due lingue sfiorarsi, diverse volte.
- Uhm... il tuo liquore di maschio è ottimo...- disse Silvia mentre entrambe continuavano a vellicare la mia pelle.
Decisi, allora, di dare un "colpetto di acceleratore" all'intera faccenda e dissi:
- Così facendo, però, correte il rischio di sprecare il mio nettare... non mi fate eiaculare invano...
A queste parole, le due donne si scambiarono un'occhiata d'intesa e si inginocchiarono, contemporaneamente, di fronte al mio scettro, iniziando a sfarfalleggiarlo con le loro due lingue: Donna Luisa si era applicata al corpo dell'organo mentre Silvia si dedicava - maxima cun diligentia - al glande e, vieppiù, al meato.
Dopo qualche minuto, si scambiarono i ruoli; dal mio canto, rimanevo in piedi, con entrambe le mani aggrappate allo schienale di una sedia, mentre la stanza girava, vorticosamente tutt'attorno.
- Aaagh! - gridai digrignando i denti, per aggiungere ansimando:
- Maledette, mi state facendo morire: il cervello, od il cuore, mi scoppieranno presto... Aaagh!
Fu allora che le loro labbra si unirono in un bacio, nel cui mezzo stava il mio scettro, in preda ad un'erezione trionfale...
La cosa durò per due minuti abbondanti ed, alla fine, esplosi!
Un lungo fiotto di sperma, bollente e salato ad un tempo, si precipitò fuori dal mio corpo per inondare le loro due bocche, ferinamente avide.
Quando il bianco "tsunami" si esauri', e la mia vista riprese a funzionare appieno, potei vedere le due femmine sdraiate sul pavimento, intente, ancora, a scambiarsi baci roventi.
Due lunghi filamenti di sperma biancastro, quasi rappreso, facevano bella mostra di sé ai lati di entrambe le loro bocche.
Si alzarono, più o meno contemporaneamente, e mi presero ognuna per una mano.
Luisa disse:
- Uomo, vieni con noi in camera da letto...
E Silvia aggiunse:
- Andiamo, il bello deve ancora venire.
Giunti che fummo nella medesima camera da letto che era stata teatro del precedente "incontro ravvicinato" con la Signora Luisa, Silvia, con un tono di voce che non ammetteva obiezioni, disse:
- Siediti lì, maschio...
Ed indicò una poltroncina di vimini.
Nen potei non notare, nella voce della donna, una nota di ascoso disprezzo per genere maschile dello "homo sapiens sapiens", il che, mi portò a dedurre come la stessa praticasse il lesbismo non solo pel mero piacere fisico ma, soprattutto, con il più risoluto convincimento mentale.
Eppure era sposata: evviva l'ipocrisia!
Mi sedetti, mentre le due "amazzoni" si collocarono di fronte a me, all'impiedi.
Subito, Luisa sciolse i legacci delle mutandine e del reggiseno del "bikini" di Silvia, per poi fare altrettanto col proprio.
Rimasi di sasso, letteralmente!
Due splendide femmine, nel fiore della loro bellezza, assolutamente autentiche - vale a dire senza che avessero subito, in precedenza, alcun "ritocco" - stavano di fronte a me.
Raggiunsero il letto, ed iniziarono a baciarsi, per poi scendere l'una ad adorare il corpo dell'altra.
Ho ancora, nelle orecchie, il rumore delle due lingue che leccavano i due clitoridi: se non fosse stato per i sordi mugolii mi sarebbe sembrato di udire due gatti lappare un piattino di latte tiepido.
Lentamente, i loro corpi - dalla carnagione color miele quello della Signora Luisa, leggermente più olivastro quello di Silvia - si andavano imperlando di sudore.
La luce del sole, che passando per le persiane andava a carezzare la loro pelle, conferiva, ad entrambe, l'aspetto di due dee, di due creature extraterrestri, specialmente alla Signora Luisa,
Trascorse, all'incirca, un quarto d'ora, ritmato dal loro ansimante respiro; poi, entrambe si alzarono per andare ad aprire uno dei cassetti del comò.
Silvia, quasi stesse maneggiando un oggetto sacro, ne trasse un "godemichet" doppio: subito, ne introdusse la prima parte nella sua vagina per poi penetrare nella Signora Luisa che, nel frattempo, aveva, di nuovo, raggiunto il letto, mettendosi in posizione supina.
- Tieni, schiava - disse Silvia, per poi continuare:
- Ti piace farti scopare da me, come se io fossi un maschio... tieni, tieni... maledetta zoccola.
- Si, si, si... sono la tua zoccola, la tua schiava... dai, sfondami tutta...
Mentre assistevo a questa scena, il mio organo si era eretto all' inverosimile, tanto che cominciai a temere che mi si potesse lacerare il "frenulum". Nel contempo, stavo pensando a come vendicarmi di entrambe ed, in special modo di Silvia: anche un cieco avrebbe visto, seppur in filigrana, che proprio quest' ultima, con una notevole dose di sadismo, mi aveva fatto invitare al solo scopo, pel momento, di "reggere le candele"
Pertanto, mi alzai in piedi, con l'intenzione di andarmi a collocare alle spalle di Silvia certo che, entrambe, "in tutt'altre faccende affaccendate" non avessero badato a me: e così feci.
Giunsi "a destinazione" proprio quando Silvia si era flessa in avanti per andare a baciare Donna Luisa.
Fu allora che, con serpigna rapidità, mi umettai il glande ed andai a forzare la più segreta intimità di Silvia abbrancandole, nel contempo i fianchi.
- Maledetto, cosa fai - urlò la donna...
- È che mi ero stufato di fare tappezzeria - risposi, iniziando a "stantuffarla" col massimo impegno.
Riflesso nello specchio del cassettone, potei vedere il volto di Silvia, deformato dal suo digrignare i denti in una espressione di sofferente piacere.
Nel frattempo, mi beavo di stringere tra le mie mani le sue natiche, ben sode.
Continuavo il "coitum in vase indebito" tenendo ben fermo il corpo della donna; benché fossi stato ancora giovane, l'esperienza sino ad allora acquisita mi fece rendere conto, senza alcuna difficoltà o dubbio, di avere, sotto di me, una vera femmina, caldissima alla quale, forse soltanto "Lady D.", poteva essere paragonata.
Il medio della mia mano destra, si era, dopo aver scaldato per benino i suoi sensi, impadronito, decisamente del suo clitoride e lo stimolava con movimenti circolari.
Non potei non notare come, le mani di Silvia avessero artigliato, letteralmente, gli avambracci di Donna Luisa la quale, a sua volta, traeva un più che evidente piacere dalla raddoppiata forza della penetrazione.
Passarono diversi minuti, fino al momento in cui, con un tono che non ammetteva repliche, comandai alle due donne di scambiarsi di posizione: obbedirono e, mentre veniva effettuata l'operazione, notai, nello sguardo di Donna Luisa una dose di libidine mai vista prima.
Una volta entrato in lei, iniziai il martellamento per poi passare dopo diversi minuti, ad omaggiare il suo petalo di carne.
La donna, dopo un primo, prolungato ululato, si lasciò andare ad una sequela di "Si, si, non ti fermare, dai, dai, sfondami, sfondami tutta, non ti fermare...".
Obbedii con il più totale piacere, sino al momento in cui sentii avvicinarsi la seconda esplosione.
"Sto per venire... sto per venire", dissi digrignando i denti e le due donne, immediatamente, si staccarono per andarsi a sedere, ancora una volta, sui talloni, di fronte al mio scettro.
Con un urlo degno di Tarzan, mi svuotai sulle loro lingue, sulle loro labbra, sui loro volti, rimanendo in erezione.
Fu allora che Silvia si mise sul letto, in posizione supina, e Donna Luisa impugnò il mio scettro e lo introdusse nella vagina della sua amante; ciò fatto, si coricò con la testa sulla zona soprapubica di Silvia.
Iniziai il coito, contando cinque assalti per volta, dopo i quali, uscito da Silvia, entravo nelle roventi fauci di Donna Luisa.
Passarono ancora diversi minuti e le due amazzoni si scambiarono, di nuovo, la posizione.
Fu allora che potei notare come Silvia tendesse più ad una suzione dell'organo, mentre Donna Luisa tendeva maggiorante ad eccitarlo sfarfalleggiandovi sopra le sue labbra fatate.
Quando, per la terza volta, sentii avvicinarsi l'eiaculazione, misi entrambe le mani dietro alle nuche delle due donne; entrambe compresero, e tornarono a sedersi sui talloni tenendo il mio glande serrato tra le loro labbra.
Un lampo di luce accecante, che si propagò per un tempo che mi parve eterno, mi obnubilò la vista mentre con rapida gradualità, sentivo le forze abbandonarmi le gambe.
Nel contempo, mi parve che il basso ventre, il cui gonfiore avevo sentito aumentare gradatamente nei lunghi minuti precedenti, fosse, letteralmente, esploso, spargendo tutt'attorno un oceano di sperma misto a brandelli delle mie carni.
Quando mi riebbi, trovai Donna Luisa sdraiata al mio fianco, sempre nuda, e prodiga di sguardi materni.
La casa era immersa nel silenzio, rotto soltanto dal nostro respirare e dal cinguettio degli uccellini.
- Erano anni che non mi scatenavo così...- disse Donna Luisa.
- Hai superato te stessa - dissi - non mi sarei mai aspettato che, sotto al tuo essere donna, avesse covato una femmina così... così rovente...ecco...
- Se ti dicessi che giunsi vergine al matrimonio tu che mi risponderesti?
- Ci crederei - risposi - ci crederei sino a prova contraria, beninteso...
Evidentemente, le "deformazioni professionali" stavano cominciando a formarsi.
Ripresi:
- Ma allora come mai...
- Come mai sono così..."calda"?
Te lo spiego subito: mio marito è stato un ottimo maestro...ci siamo dati veramente alla "pazza gioia", anche dopo la nascita dei nostri figli...Pensa, ogni weekend, li mandavamo dai nonni e noi ci scatenavamo, in una breve, rovente, luna di miele...
Poi venni a sapere delle sue amanti, persino la vicina di pianerottolo...beninteso si incontravano "in campo neutro"... così anch'io presi a farmi gli affari miei...
- Ed il lesbismo?
- Fu Silvia, che è una mia terza cugina ad iniziarmi...
- Capisco - dissi sorridendo con amarezza - a proposito: dove si è andata a ficcare?
- Sarà andata in spiaggia - rispose.
Fu allora che, del tutto inaspettatamente, il mio scettro tornò, prepotentemente, ad erigersi.
Donna Luisa tornò a sedersi sui talloni, riprendendo a suggerlo col massimo impegno, e con la massima arte.
Fui io ad uscire dalla rovente morsa delle sue labbra: la feci alzare all'impiedi e, sollevatala con entrambe le braccia, la feci ricadere sul mio organo.
- Aaaargh - gridò Donna Luisa quando tornai a penetrare le sue carni.
La deposi sulla sponda del letto ed iniziai a martellarla con tutta la forza, selvaggia, dei miei vent'anni.
Uno, due, cinque, dieci minuti di galoppo sfrenato durante il quale la gratificavo di tutti quegli epiteti che, a mio avviso, si meritava ampiamente.
In ultimo, fattala di nuovo sedere sui talloni, le esplosi sul viso, tra il naso ed il labbro superiore.
Quando ebbi finito di svuotarmi mi disse:
- Erano mesi che non venivo presa così...quasi con disprezzo, come una prostituta...grazie...
Quando rivestito, con le giunture cigolanti, raggiunsi la porta, fu lei a darmi un lungo bacio, alla francese, velato di un'accorata disperazione.
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