Il...Capotreno.

di
genere
etero


Dopo oltre trent'anni di carriera forense, e di più che approfondite meditazioni, sono giunto ad una conclusione, oggettivamente, ed onninamente, incontrovertibile.
In base ad essa, il Legislatore ha istituito l'"applicazione della pena su richiesta" ex art. 444 e seguenti c. p. p. - "vulgo" patteggiamento - quale "nemesi" nei confronti di tutti coloro che, come me, scelsero gli studi giuridici anche, se non addirittura, soprattutto, in grazia della loro "allergia" per tutto ciò che è numero, calcolo.
Se è vero, come è vero, che "qualcuno" ebbe a proclamare che "Il numero è potenza", è ancor più vero che l' "allergia" per aritmetica e matematica trova ragion d'essere nel "modus docendi": da sempre radicalissimamente erroneo.
Un professore di disegno, mai pretenderebbe di forgiare intere classi composte, "en bloc", di Michelangeli o di Artemisie Gentileschi.
Parallelamente, un professore di canto mai potrebbe pretendere di forgiare intere classi a loro volta composte, sempre "en bloc", di Pavarotti o di Marie Callas.
Diversamente, "lor signori" troverebbero, desolatamente, ad attenderli la camicia di forza ed il manicomio.
Ciò, in quanto, per le materie c. d. artistiche, è necessaria, innanzi tutto, una predisposizione naturale.
A riprova di quanto da me testé affermato, sta, appunto, l'istituzione del liceo artistico, tradizionale o ad indirizzo musicale che sia, ove vanno ad iscriversi quegli studenti effettivamente "portati" per le materie ivi insegnate.
Lo stesso può ben dirsi per la matematica, con la differenza, decisamente "antipatica", in base alla quale, i relativi insegnanti pretendono, con punte, o poche, possibilità di obiezione, che ogni alunno si riveli essere un Cantor od un Gauss od un Levi Civita.
Ciò avrebbe - il condizionale è, assolutamente, d'obbligo - una notevole percentuale di plausibilità per quanto concerne il liceo scientifico e gli istituti tecnici di qualsiasi tipo.
Situazione di gran lunga peggiore si rileva, in parte, negli istituti magistrali e, maggiormente, nei licei classici.
Qui, il più delle volte, il professore di matematica è, per forza di cose, condannato a quel ruolo di secondo piano, causa di quelle oggettive frustrazioni poi sfogate, immancabilmente, sui malcapitati studenti.
Così fu nel "maledetto istituto"; così fu, "Deo gratias" in forma vistosissimamente attenuata, data la ragionevolezza del docente, nella scuola pubblica.
In conseguenza di quanto sino ad ora scritto, anche quel giorno, sbagliai i calcoli.
Infatti, mi trovai a suonare al campanello di quell'appartamento ove avevo, pochi giorni addietro, incontrate "Donna Rebecca" e la "Signora Tiziana", esattamente il giorno seguente a quello in cui, le medesime, avevano fatto ritorno ai "patrii lidi".
Tuttavia, la porta si aprì; rimasi non poco basito nel trovarmi di fronte ad una donna la cui età era, invero, di non facilissima individuazione.
A tutta prima, le si poteva dare, una ventina d'anni, massimo venticinque tante erano, sul suo viso, le vestigia dell'adolescenza.
Indossava un pagliaccetto da ginnastica, di colore nero, sgambato, senza tuttavia giungere a mostrare, sia pure in parte, il suo giardino intimo; ai suoi piedi un paio di scarpe, pure da ginnastica.
Le sue gambe, lunghe e decisamente affusolate, presentavano una muscolatura tonica, così come le sue braccia, anch'esse lunghe.
Pur essendo in pieno autunno, la sua carnagione era, incredibilmente, abbronzata.
I suoi capelli erano lunghissimi, scuri ed ondulati; dalle sue iridi, castane, si spandeva uno sguardo da Bamby, lo sguardo di una personalità bisognosa di oceani di affetto che, tuttavia, celava un'insospettabile volontà di ferro, alla quale, dedussi, purtroppo esattamente, si accompagnava la piena disposizione a qualunque compromesso, anche ai peggiori, per poter raggiungere i prefissati obiettivi.
- Sono venuto per salutare "Donna Rebecca" e la "Signora Tiziana"...
- Veramente, sono partite ieri...
- "Quel dommage" - dissi a mezza voce.
- Ma lei è il Signor...
- Mi perdoni, non mi sono presentato: sono Sir Wilfred ***...
Fu allora che la donna ebbe la più sorprendente delle reazioni.
- Sir Wilfred!...- esclamò quasi gridando e con un tono di voce che esternava la più viva, e lieta, sorpresa.
- Ma lo sa che Rebecca e Tiziana mi hanno detto un "graaaaan" bene di lei?
Entri, si accomodi pure.
Chiusi la porta e seguii la donna nell'appartamento. Quando fummo di fronte alla specchiera posta nel vestibolo rettangolare, guardammo l'uno negli occhi dell'altra riflessi nel vetro argentato, rimanendo in silenzio.
Nel contempo, la donna si passò per ben due volte la lingua sul labbro superiore poi, messa la sua mano destra nella mia mano sinistra, disse:
- Andiamo di là...
Non potei non notare il cambiamento del suo tono di voce: il tono squillante del primo impatto aveva lasciato il posto ad uno più basso, potrei scrivere più cupo e leggermente più roco, segno evidente di incipiente orgasmo.
- Su, spogliati, mentre vado un attimo in bagno...
Obbedii: quando ritornò, spalancai la bocca per la sorpresa.
Pur non potendosi definire come un corpo da "body builder", le sue membra rivelavano una quotidiana pratica di esercizi ginnici, interrotta, per l'occasione, dalla mia visita.
Inoltre, la leggera sudorazione, dava alla sua pelle, integralmente abbronzata, un'eccitantissima luminescenza.
Nei pochi minuti che era stata in bagno, non si era truccata e, liberatasi del pagliaccetto e delle scarpe da ginnastica, completamente nuda ed incedendo sulle punte dei piedi, quasi stesse danzando, aveva fatto ritorno nella camera.
Non potei non notare la fortissima rassomiglianza della donna con la protagonista di un qualche quadro preraffaelita
Subito mi collocai alle sue spalle e presi ad accarezzarle le braccia con entrambi i medi.
- Hai il corpo di una ninfa, di una giovane dea...
La donna si lasciò andare ad un lungo mugolio mentre io la gratificavo di una lunga leccata all'orecchio destro cui fece seguito un succhiotto di alta scuola, ancora più lungo.
- Dai, prendimi...- bisbigliò.
Fu allora che la girai verso di me, l'addossai alla parete accanto al cassettone e, vista la sua altezza, assunta la posizione "del cigno", schiantai il mio scettro nel suo corpo, iniziando a martellarla.
La donna, dopo un primo, prolungato, gutturale "Ooooh", aveva iniziato a collaborare attivamente alzandosi sulle punte dei piedi per poi discendere sulle piante.
Dopo circa un quarto d'ora, intrecciò entrambe le mani dietro la mia nuca e, nel contempo, dopo aver sollevato le gambe, agganciò i piedi dietro le mie reni.
Fu allora che, giratomi di novanta gradi, la deposi sulla sponda anteriore del letto, restando in piedi sul pavimento.
Spontaneamente, la donna alzò le gambe al cielo, quasi a formare una "V", protendendo in avanti le punte dei piedi.
Subito ripresi l'assalto, passando, alternativamente, le mie mani dai suoi fianchi ai suoi seni.
Questi ultimi erano, sicuramente, di un'adolescenziale, scarsa, seconda misura, con aureole di medio diametro, rivolti all'insù.
Pur avendo i sensi abbastanza obnubilati dall'amplesso, potei vedere che, grazie all'aumentata sudorazione, il suo corpo aveva assunto un aspetto che trascendeva, alla grandissima, il suo essere umana.
Riflettendosi sulla sua pelle, già luminescente, la luce della piccola "abat - jour", la rendeva del tutto simile ad una creatura venuta da un altro mondo, da un'altra dimensione, per insegnare a noi, primitivi terrestri, le più raffinate tecniche del piacere.
Mentre la possedevo, la donna, ora gridando ora a bassa voce, quasi stesse pregando, diceva:
- Dai, non fermarti...prendimi, fammi tua...sfondami...sono la tua insaziabile puttana...
Ed io, di rimando:
- Ti sfonderò, maledetta zoccola di fogna, ti sfonderò...farò di te la mia schiava addetta al piacere...vivrai nel lusso, si,...ma poi, quando mi sarò stancato di te, ti venderò alla tenutaria di quel bordello per africani...
Il Lettore ben conosce la mia avversione pel "dirty talking", ma il comportamento del soggetto e, vieppiù, il suo frasario, lo ispirava, e lo ispirava alquanto.
Inaspettatamente, la donna partecipò all'atmosfera da me evocata e, con un tono quasi di preghiera, disse:
- No, no, voglio essere sempre tua...quando diverrò vecchia, sarò la tua serva, pulirò i tuoi cessi, se vorrai, ma non vendermi alla tenutaria...
- Ma come, credevo ti solleticasse l'idea di essere presa da una torma di stalloni affamati di sesso?
- No, no, ti prego, no!...Dappertutto, ma non là...
Confesso che rimasi più che stupito. Fino ad un secondo prima, ero perfettamente convinto che quella donna altro non fosse che un animale da letto, forse una ninfomane, la quale, puramente e semplicemente, badava, più che altro, a fare sesso.
Ora, invece, il mio giudizio stava iniziando a cambiare...
Fu dopo altri venti minuti che iniziai a sentire lo sperma iniziare a salire all'interno del mio scettro; allora, pur trattenendomi al massimo, detti una robusta accelerata al coito...
Il mio cervello, ed il mio sesso, esplosero contemporaneamente: il primo dandomi una sensazione di disintegrazione, di annullamento, tanto simile alla morte; il secondo riversando sul suo corpo, una sola, lunghissima, emissione, di sperma, di quantità animalesca.
Incredibilmente, mi riebbi quasi subito e, rimasto in piedi, contemplai il suo corpo, immobile, supino sul letto. Unico indizio di vita, era il suo ansimare, divenuto, infine, un placido respiro di dormiente che innalzava, ed abbassava, il suo petto da fanciulla.
La sua gamba destra era piegata verso l'alto ed il suo piede destro poggiava sul letto, parallelo al ginocchio sinistro.
La sua testa giaceva sul cuscino, circondata dall'aureola dei suoi capelli, e dava, a chi, in quel momento, la stesse contemplando, un' incredibile sensazione, pressoché mistica, del tutto opposta all'assoluta - e perché no? - anche volgare, carnalità di poco prima.
Non ricordo per quanto tempo rimasi in silente contemplazione del corpo della donna.
Ricordo che, ad un certo punto, la donna si desto', si stiracchio' per diversi minuti e, piantate le sue pupille nelle mie, sorridendo mi disse:
- Rebecca e Tiziana mi descrissero, ad un puntino, le tue prodezze di maschio...ma a viverle è, decisamente, tutt'altra cosa...
Poi aggiunse:
- Erano mesi che non mi lasciavo andare così...dalla fine dell'inverno scorso...da quando mi imbattei in un viaggiatore clandestino sul mio treno...
Sai, io sono capotreno nelle Ferrovie dello Stato...Mi capitò un negro, un watusso, probabilmente, senza biglietto, sul treno notturno da Pescara.
Lo chiusi in uno scompartimento vuoto e, quando il convoglio fu ben avviato, andai a fargli visita...
Fu inesauribile: è ben vero che, ad ogni fermata dovevo rientrare nel mio "ruolo istituzionale"...ma trascorremmo, comunque, una notte di fuoco.
Tant'è vero che, giunti a Roma, scese sul marciapiede e li resto': svenuto!...
- Spero di essere stato, e di continuare ad essere, all'altezza del watusso - dissi atteggiando la bocca ad un leggero sogghigno, mentre iniziavo a sfiorarle la pelle della schiena.
Salii sul letto, continuando ad omaggiare le sue membra.
Subito dopo, contemporaneamente, l'indice ed il medio della mia mano destra, entravano per la "porta posteriore", mentre le nostre labbra si saldavano in un bacio, al calor bianco.
Anche le nostre lingue si unirono, in una sorta di lotta greco - romana.
Il "match" durò sino a quando mi staccai del tutto da lei, scesi di nuovo sul pavimento, e le feci assumere la posizione "a la levrette".
Penetrai, nuovamente, il suo corpo schiantandovi dentro il mio scettro, tornato "pronto al dovere".
Coitando coitando, istintivamente, mi accorsi che, fin dai primissimi attimi della nostra conoscenza, avevo nutrito, per quella donna, il più profondo e totale disprezzo senza che fossi stato in grado di spiegarmene, a tutta prima, il motivo.
Eppure, perdoni il Lettore l'immodestia, posso dire di essere abbastanza addentro alla fisiologia
ed alla psicologia femminile.
Dalla "Signora Dina" a Patrizia, dalla "Signora Fernanda" alla "Innominata", per tacer di mia madre, di varie altri componenti della mia famiglia e, "last but not least", della mia adorata "Lady Rowena", oso presumere di avere una più che sufficiente conoscenza della "topografia" degli algoritmi mentali dell'"altra metà del cielo".
Eppure, quella donna, per dirla alla toscana, inconsciamente, non mi "garbava": e non ne comprendevo, minimamente, il perché!
Lo avrei capito pochissimo tempo dopo, quando, finita la partita di sesso, la donna si sarebbe lasciata andare a ricordi "autobiografici".
Mentre ragionavo in tal guisa, galoppavo nel suo corpo, senza dimenticare il suo clitoride.
Il suo sfintere, ovviamente ben dilatato, cedette al primo assalto, con un, invero non eccessivo, sottofondo di gridolini e mugolii.
Quando sentii che, ancora una volta, stavo per esplodere , uscii dal suo corpo, la feci sedere sui talloni sul pavimento, le strinsi le tempie ed entrai nella sua bocca...
Uno, due, tre minuti, poi l'ondata di sperma: bollente, densa, tanto lunga da sembrare quasi inesauribile, che riversai, fino all' ultima goccia, in fondo alla sua gola: insaziabile.
"More solito", mi assopii, profondamente.
Quando mi riebbi, la prima cosa che vidi era il sorriso della donna: fendeva la penombra della stanza quasi fosse stato una lama di luce.
- Sei stato fantastico - bisbigliò stiracchiandosi.
- Anche tu non sei stata da meno: una vera dea del sesso...ma lo sai che nemmeno conosco il tuo nome?
- Mi chiamo Isabella...
- Nome bellissimo...regale, pienamente degno di te...Senti vorrei domandarti una cosa: lesbo?...
La donna rise: una risata breve, ma cristallina... potrei scrivere infantilmente innocente.
- Devi sapere che, sia io che Tiziana, siamo state entrambe sessualizzate dalla nostra professoressa di Italiano. Fu lei ad insegnarci che, nell'antica Grecia, l'amore omosessuale tra donne era una forma di iniziazione per la futura vita matrimoniale e di preparazione all'amore eterosessuale.
- Ed i tuo primo uomo?
- Uno stupido stallone palestrato: non val la pena di ricordarlo...
Disse con un tono da cui traspariva, tutto intero, il suo fastidioso disgusto.
Iniziai, allora, a capire.
- Toglimi una curiosità: come mai sei finita a fare il capotreno?
- Semplicissimo: subito dopo il diploma, uscì il concorso; lo vinsi, grazie anche agli "insegnamenti" della professoressa di cui sopra...ed eccomi qua...
- Sei mai stata sposata?...
. No. - rispose in un tono improntato alla più totale recisione - voglio essere libera di vivere la mia vita...Del resto, se andiamo a analizzare i matrimoni di Tiziana e di Rebecca...
- Due catastrofi...a quanto mi risulta...
- Già...ma lo sai che il marito di Tiziana era, anzi è, una specie di pedofilo? Seduceva, col suo fascino professorale, le ragazze, poi ci faceva i comodi propri...
- E quelle...zitte?
- Il soggetto era tutt'altro che stupido: si dedicava alle neo maggiorenni, il bastardo...
- Ho capito: il consenso dell'avente diritto lo metteva in una botte di ferro...e la gravidanza di Tiziana potrebbe considerarsi come...un puro e semplice "incidente di percorso"...
- Proprio così...
Inaspettatamente, troncò la discussione e, scesa dal letto ed alzatasi in piedi, mi invitò ad prendere una doccia.
Quando fummo nel bagno, prima di entrare nella cabina della doccia, le domandai ancora:
- Ma..."Donna Rebecca"...com'è entrata nel vostro..."club""?...
- Un giorno, rincasando, Rebecca trovò il marito mentre stava "intrattenendo" Tiziana.
Si spogliò, in fretta e furia, e prese parte alla "festicciola".
Fu allora, quando la vide per la prima volta nuda, che Rebecca e Tiziana si innamorarono...l'una dell'altra...
Rebecca accettava appieno la relazione "a trois", del resto, Tiziana era già separata...ma era il marito che stava sempre "a caccia"...mi spiego?
- Alla grande!
Così, anche Rebecca si separò, Tiziana si trovò un altro uomo ed il trio si ricompose, sia pure con un altro stallone...lo hai mai collaudato?...
- Si...ma niente di eccezionale...tu vali molto di più...
A queste parole, entrammo nella cabina della doccia ed aprimmo l'acqua.
Fu nel vedere Isabella insaponare le sue membra che, memore delle scene di doccia di prammatica nei film di Gloria Guida, il mio scettro si eresse di nuovo, dolorosamente, repentinamente: ancor più repentinamente, e dolorosamente che durante la mia adolescenza.
Subito misi le mani sulle sue spalle e, come all'inizio, iniziai un succhiotto al calor bianco.
- Maledetta zoccola!
Mi sei entrata nel sangue, come una malattia - le bisbigliai nelle orecchie.
- E che cosa aspetti a scoparmi ancora - mormorò la donna.
Subito allargò le gambe, ed io entrai in lei, da dietro. L'assaltai, rimanendo, nel contempo, sorpreso della veemenza delle mie forze virili. Con la parte del mio cervello rimasta "vigile", mi rendevo conto che, quello che stavo mettendo in atto, altro non era che uno, assolutamente paradossale, stupro col consenso, pienissimo, dell'avente diritto...ma tant'era!
Mentre la martellavo, la mia bocca succhiava, vampirescamente, la pelle del suo collo e delle sue spalle, mentre la sua voce levava al soffitto ululati di piacere misti ad implorazioni del tipo:
- Dai...dai...annientami...fammi scoppiare il cervello...te l'ho detto: sarò la tua schiava addetta al piacere...la tua schiava...per sempre...
Fu a queste parole, che il medio della mia mano destra raggiunse il suo petalo di carne.
Dalla sua bocca non uscivano che grida inconsulte, che culminarono in un gutturalissimo "Aaaagh!" quando "commutai" sul "secondo canale".
Continuavo a cavalcarla, selvaggiamente; fu allora che decisi di inondare il suo viso con il mio liquore di maschio.
Quando sentii che stavo per esplodere, uscii da lei.
"Isabella", volontariamente, quasi prevedendo il suo "destino", non andò a sedersi sui talloni ma, letteralmente, si inginocchiò, ingoiando, letteralmente, il mio scettro.
La sua lingua assaltò il meato e le sue labbra "cinsero d'assedio" il glande. Uno, due, tre, quattro secondi poi, il mio organo uscì, di nuovo, "allo scoperto", proprio quando le primissime, bollenti gocce di seme, stavano eruttando dal mio corpo per andare a finire nella zona tra il naso ed il labbro superiore...per poi terminare più in basso.
Quando tornai in me, vidi che "Isabella" giaceva, assolutamente immobile, sul pavimento del box doccia, in una posizione assai simile a quella finale della "Morte del Cigno" ne "Il Lago dei Cigni" di Tchaikowski.
I suoi lunghi capelli, erano sparsi a coprire, interamente, le sue spalle, quasi fossero stati un lenzuolo funebre, un sudario.
Fu allora che, in pochissimi minuti di riflessione, compresi il carattere - conflittuale - della donna.
In lei, l'aspirazione alla più totale libertà, conviveva, e confliggeva alquanto, con quel dannunziano "bisogno sfrenato di schiavitù" nel quale ella concretizzava la realizzazione delle proprie libidini.
In altre parole, "Isabella" voleva vivere senza alcun rapporto sentimentale di tipo "platonico" che, opinava, l'avrebbe privata del suo "regale diritto" a "cacciare" il maschio.
Dall'altra, una volta "catturata la preda", accettava di trasformarsi, egli stessa, in preda, al fine di tenere legato a sé, il più a lungo possibile, il malcapitato.
Il tutto, fatto salvo il suo diritto a disfarsene quando le fosse venuto a noia.
Il tutto, temendo, come la peste l'abbandono da parte del "partner".
La sua implorazione a tenerla meco, anche accettando mansioni abbrutenti, la diceva, decisamente, lunga.
Con tutta probabilità, dovrebbe aver subito, in gioventù, se non, addirittura, nell'adolescenza, un "lachage" che, definire "crudele" sarebbe un pietosissimo eufemismo.
Tutt'altro che peregrina sarebbe, altresì, l'ipotesi secondo la quale il mascalzone potrebbe aver "fatto i bagagli" dopo aver ritrattato una promessa di matrimonio o qualcosa di molto peggio.
Concluso questo ragionamento, provai un autentico senso di schifo per "quel gentiluomo" e, soprattutto, per me stesso.
Mi inchinai, presi entrambe le sue mani nelle mie e la feci alzare.
- Dai, finiamo di lavarci...
La donna annuì.
Ci asciugammo e ci rivestimmo.
Incredibilmente,"Isabella" aveva indossato una gonna plissettata, color ruggine, lunga ben sotto il ginocchio, ed un "twin set" azzurro.
Quando ci trovammo di fronte alla porta, "Isabella" mi chiese:
- Quando ci rivedremo?
- Mai più, temo...
- Ma...
- Io sono sposato, ed adoro mia moglie...
- La...nobildonna...vero?...Me ne hanno parlato "Rebecca" e "Tiziana"...per cui una...una come me...
- Che cosa vuoi dire?
Tu non sei "una di quelle": sei solo una povera creatura che ha bisogno di trovare un brav'uomo che la ami,...e che l'aiuti a far guarire le piaghe del suo animo...
- E dove...
- Cerca, e non ti stancare di cercare, sono sicuro che lo troverai.
Anch'io ho fatto così: ed ho trovato "Lady Rowena"...
Fu allora che le presi il volto con entrambe le mani, e le baciai la fronte.
- Addio, bambina mia...
Dieci minuti dopo, ero su di un taxi che "a tutta birra" si dirigeva verso la mia casa, verso "Lady Rowena", la "Regina dalle chiome di scoiattolo".




scritto il
2023-07-06
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