L'Infermiera. II Parte.

di
genere
etero

RACCONTO COMPLETATO, PREGASI CONSERVARE.
I giorni successivi trascorsero, incredibilmente, nella "tranquillità" - e nella noia - più assolute, con mattinate assorbite da esami clinici, pomeriggi assorbiti dalle letture e serate con poca televisione, un'oretta di lettura e, "dulcis in fundo", il sonno ristoratore.
Chiunque abbia vissuto un ricovero ospedaliero, concorderà sul particolare che, il coricarsi dopo le ventitré, sia, quanto meno, sconsigliabile.
Ciò in quanto, la ripresa dell'attività, che fa emergere la struttura dal totale silenzio notturno, trasformandola in un ronzante alveare, avviene, al più tardi, intorno alle sette.
Per tanto, se i pazienti volessero godere di una salutare dormita di otto ore, dovranno, necessariamente,
spegnere la luce un'ora prima della mezzanotte.
Due notti prima delle agognate dimissioni, spenta la luce alle ventitré, ero sprofondato in un sonno di piombo, sino al momento in cui, la mia vescica non cominciò a reclamare i suoi sacrosanti diritti.
Mi alzai, entrai nel corridoio e mi diressi alla "toilette", adiacente alla quale si trova la medicheria.
Espletate le mie funzioni fisiologiche, nel rientrare nella mia stanza, passai, nuovamente, di fronte alla medicheria.
Inaspettatamente, la porta si aprì e la Signora Floriana apparve nel riquadro.
Sorrise, poi bisbigliò:
- Dai, vieni...
Entrai. Subito, la donna chiuse a chiave la porta e mi disse, sempre a voce bassissima:
- Ho una gran voglia di te...
E, messemi entrambe le braccia al collo mi baciò.
Non dimenticherò mai quel bacio, con il quale la Signora Floriana mi comunicava tutto il suo desiderio di essere posseduta e, con esso, tutta la sua libidine di vita. Un bacio alla francese, lungo, profondo e velato da una remota disperazione. Una disperazione che, se regredita, fin quasi ad estinguersi, negli anni del suo matrimonio, era, con la vedovanza, tornata ad emergere prorompente, accompagnata, quel ch'è peggio, dai fantasmi della solitudine e della appropinquante senilità.
Mi eressi: subitaneamente, dolorosamente.
In modo del tutto inaspettato, la donna si staccò da me e mi disse:
- Vai a spogliarti di la' - e mi indicò un minuscolo gabinetto.
Quando, indossato il "costume di Adamo", rientrai nella medicheria, trovai la Signora Floriana completamente nuda, seduta sui talloni, accanto ad un lettino da visita.
Subito mi prese in bocca lo scettro ed iniziò a succhiarmelo con un'inusitata avidità frammista, tuttavia, ad un evidente desiderio di donare piacere, un sereno piacere.
Persi, ovviamente, la cognizione del tempo e dello spazio; neanche mi resi conto che la donna aveva, con le sue braccia, circondato il mio bacino.
La Signora Floriana, come al solito, era passata ad alternare la suzione vera e propria con il percorrere l'intero corpo dell'organo con la sua lingua sfarfallegiante, indugiando a lungo, in quest'ultimo caso, sul meato.
Fu allora che, seppur in preda all'orgasmo, trovai la forza di domandarLe:
- Sei proprio brava: una vera artista...
- Forse non sai che sono bolognese da parte di madre...
Fu allora che, digrignando i denti, esplosi in un'eiaculazione, oceanica nella quantità, ma continua e senza interruzioni.
Lo sperma proruppe dal mio corpo nel momento in cui la donna si trovava a bocca aperta ed il glande ad un paio di centimetri dalle sue labbra, mentre la sua lingua mi estasiava il meato.
Potrei vedere così che, alle prime gocce, Floriana aveva ritratto la lingua abbassandola; contemplai il mio getto biancastro entrare nella sua bocca e schiantarsi in fondo alle sue fauci, accolto dalla donna con ferina avidità.
Floriana rimase per qualche minuto sul pavimento per poi iniziare ad alzarsi, con la sensuale lentezza del serpente che esca dalla cesta sedotto dalle note del flauto.
Fu quando la donna fu completamente in piedi che, riavutomi, ne potei contemplare il corpo, finalmente in piena luce.
Floriana aveva una corporatura slanciata, con gambe decisamente lunghe ed un seno piccolo, all'insù, da araba, assai simile a quello della Signora Dina.
Immediatamente sotto ad un dolcissimo "monte di Venere", faceva bella mostra di sé un ciuffetto castano, alla cui regolarità delle dimensioni appariva non estranea l'opera del rasoio.
Non nascondo che, quest'ultimo particolare, mi sembrò decisamente strano, in quanto la donna, nei nostri due "incontri ravvicinati", non aveva indossato capi di "lingerie" eccessivamente seducenti e, per questo, eccessivamente ridotti.
Floriana salì con le natiche sul bordo del lettino, per poi allargare le gambe ed appoggiarvi anche i talloni.
Entrai in lei, e subito sollevò le gambe a V ed io le posi le mani sui fianchi mentre le sue mani si intrecciavano sulla mia nuca.
Iniziai a coitarla "a velocità variabile" notando, dopo diversi minuti, che, a differenza della totalità delle mie precedenti esperienze, le sue secrezioni vaginali, benché presenti, erano di quantità tale da non consentirmi, a tutta prima, di commutare sul "secondo canale" tanto presto.
Decisi, dunque, di farle assumere la posizione "a la levrette" e di "attaccare" la sua "turgida gemma" alla massima intensità e velocità.
Floriana si lasciò andare ad un soffocato urlo gutturale, scuotendo la testa in tutte le direzioni.
Dopo diversi minuti, potei constatare che il mio scettro era lubrificato a dovere, per cui uscii dalla sua "grotta d'amore" per premere, con il mio glande, sul suo garofanino, senza dimenticare il clitoride.
- No, no, ti prego...non l'ho mai fatto... neanche con mio marito...mi fai male... - disse Floriana senza, tuttavia, opporre resistenza alcuna.
Non desistetti, e continuai la penetrazione. Una volta superato lo sfintere,il mio scettro avanzò in lei con la più totale tranquillità.
Mi arrestai, feci due profondi respiri, ed iniziai la corsa, ben conscio della "quasi verginitas" del suo ano.
Passarono alcuni minuti e la donna cominciò a bisbigliare, digrignando i denti:
- Si, si, vai avanti, non ti fermare, sei molto grosso, dai, dai, sfondami tutta...
Quando sentii che stavo per esplodere di nuovo, uscii da lei che, con incredibile rapidità, sedutasi, nuovamente, sui talloni, tornò ad inghiottire il mio scettro.
Pochi minuti, ed un vero e proprio "tsunami" di sperma uscì dalle chiuse del mio corpo per riversarsi nella sua gola.
La quantità fu tale che, dalle sue labbra ne colo' una rilevante parte sul collo di Floriana, lungo il "décolleté", fin quasi al seno.
La presi per mano, delicatissimamente, e la condussi nella minuscola "toilette". La donna, spontaneamente, entrò nella doccia e, spontaneamente, tornò a sedersi sui talloni.
Fu allora che le irrorai, abbondantemente, il corpo con la mia "pioggia dorata".
Quando torno' ad alzarsi in piedi, mi baciò nuovamente e, staccatasi dalle mie labbra, mormorò:
- Grazie, mio giovane, insaziabile stallone...
Mi rivestii e, raggiunto il corridoio, mi trascinai sino alla mia camera.
Salito sul letto, prima di addormentarmi, guardai l'orologio:
erano quasi le tre; avrei potuto usufruire di un quattro ore buone di sonno.
Due giorni dopo, venni dimesso.
scritto il
2023-03-09
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