Caldo Intervallo. I parte.
di
Sir Wilfred
genere
etero
TUTTI AL MARE!
Dopo un silenzio, forse eccessivamente lungo, dovuto, anche, a ragioni tecniche inerenti questo sito, ho l'onore di fare ritorno ai miei Lettori.
Spero, vivissimamente, di non essere stato collocato nel dimenticatoio:
diversamente, auspico di emergervi con questo mio scritto.
* * *
Nell'estate del 1982, potevo tranquillamente, seppur col "senno del poi", definirmi come "in mezzo ad un guado".
La "Signora Dina" si era "chiamata fuori" già da due anni, ed i miei rapporti con "Donna Rebecca" si limitavano, al momento, al più formale "buongiorno e buonasera".
"In cauda venenum", non avevo trovato, ancora, il coraggio di domandare, a chicchessia, informazioni circa l'ubicazione di una qualsiasi "casa allegra".
Per tanto, sotto il mio ombrellone, accomodato sulla mia sedia a sdraio, con una bottiglietta di fresca gazosa a portata di mano e con lo sguardo ottimamente schermato dal berretto a visiera e dagli occhiali da sole, passavo in rassegna, con la più totale discrezione, il "cote' femminile" dello "Stabilimento Balneare ***".
Scartai gli "esemplari" più o meno coetanei: dopo il "noviziato" con la Signora Dina, dopo le prime esperienze "mercenarie" a Roma, una qualsivoglia insipida "discotecomane", per quanto potesse essere stata "sexy" e "calda", ma, ovviamente, priva della necessaria "esperienza", sarebbe stata quanto di più sideralmente opposto alla mia personalità, ed alle mie esigenze.
Il mio sguardo si appunto', dunque, su di una donna, all'incirca di un dieci - quindici anni più grande di me che, ad onor del vero, già da qualche anno frequentava il mio stesso stabilimento balneare.
L'abbronzatura conferiva alla sua pelle un colore come di miele ed i suoi capelli erano biondo scuri.
Era alta sul metro e settanta, seni "a coppa di Champagne", un "lato b" decisamente "birichino".
Era sposata con un funzionario di banca e madre di due bambini "leggermente effervescenti".
Mi resi subito conto, a tutta prima, che l'"impresa" sarebbe stata tutt'altro che "facile", avendo notato un rilevante rigonfiamento sporgente dal costume da bagno del marito, un distinto signore di corporatura magra, alto una buona ventina di centimetri più di lei.
"Audaces fortuna adiuvat" e, la "scala reale", mi venne servita di lì a poco quando, trovandomi di fronte al bancone di mescita dello chalet, udii la donna dire ad una sua amica:
- Lunedì prossimo, Sergio partirà per un giro di ispezione in Veneto...
Era di martedì: mancava, dunque, una settimana al "giorno X".
Iniziai un "corteggiamento silenzioso", fatto di sguardi, furtivamente e rapidissimamente incrociati, che rimase privo di riscontri sino al mercoledì successivo alla partenza del marito.
Quel giorno, accadde l'incredibile.
Avevo trascorso la mattinata girovagando in bicicletta, per cui mi ero recato in spiaggia soltanto a metà pomeriggio.
Seduto sulla sedia a sdraio, avevo appena portato a termine la lettura di un romanzo poliziesco di discreta fattura, quando, nel voltarmi per poggiare il volume sulla mensola posta intorno al fusto dell'ombrellone, incrociammo, per un'ennesima volta, gli sguardi.
Fu allora che ebbi la rivelazione: dietro l'apparenza della "mogliettina - mammina" alquanto frigidina, si celava, pronta a prorompere al momento opportuno, una vera e propria "regina del letto".
Un vero e proprio vulcano di libidine, una super femmina, ben disposta ad essere posseduta per possedere a sua volta, una "dea del sesso" pronta ad essere sottomessa per sottomettere, a sua volta, con tutta la sua potenza sessuale, il maschio di turno.
Istintivamente, mi leccai le labbra e, per tutta risposta, ricevetti uno smagliante, ed "invitante", sorriso.
Passò, all'incirca, un quarto d'ora e la bagnante si alzò dalla sua sdraio per dirigersi alla "toilette"; quando giunse in prossimità del mio ombrellone incrociammo, di nuovo, gli sguardi.
Fu allora che potei vedere, chiaramente, la sua piccola lingua rosa muoversi, orizzontalmente, sull'orlo delle sue labbra.
Contai, lentamente, sino a dieci: poi mossi, favorito dal particolare che lo stabilimento era pressoché deserto.
La "toilette" era ubicata in una cabina all'uopo modificata. Presentava un antibagno, con due lavandini muniti di specchio, e due ritirate: una per i "maschietti" ed una per le "femminucce".
La donna mi attendeva sulla porta della ritirata femminile; entrammo, chiusi la porta e, senza por tempo in mezzo, si inginocchiò, mi sfilò il costume ed inizio' una "fellatio": unica, indimenticabile.
Ancor oggi ne serbo il ricordo, non cancellato da alcuna delle successive esperienze, per quanto assolutamente memorabili.
Nessuna delle donne con le quali, in seguito, ebbi rapporti sessuali, mi fece raggiungere una così alta vetta di piacere.
Non vorrei sembrare blasfemo, ma il mio scettro veniva trattato "religiosamente", come se, l'atto sessuale fosse stato una cosa sacra.
Mentre le sue labbra circondavano, per intero, l'organo, percorrendolo in tutta la sua lunghezza, la sua lingua lo accarezzava, attorcigliandolo con le sue spire, quasi fosse stata piccolo, ma ben vispo, serpente.
Posso dire che, pur essendo rimasto in piedi, la mia mente avesse raggiunto uno stato di quasi totale incoscienza: non vedevo e non udivo e tutto girava attorno a me, vorticosamente.
Temetti, veramente, di soccombere;
paradossalmente, fu l'esplosione di sperma, violentissima, a farmi riavere. Gli occhi ripresero a trasmettere immagini al cervello e, di nuovo, udii i suoni provenienti dall'esterno.
Potei, dunque, vedere la donna che, lentamente, si slacciava i due componenti del costume; poi, voltatasi di spalle mi disse:
- Dai, prendimi.
E, subito, afferrò il mio scettro, con la sua elegante mano dalle unghie color rosa, e lo introdusse nella sua vagina.
Trovai la "grotta d'amore" di già ben lubrificata e, tirato un sospiro, poggiate entrambe le mani sui suoi fianchi, iniziai a muovermi.
Come al solito, alternavo un coitare rapido ad un coitare estremamente veloce, mentre le mie mani erano risalite sino ai suoi seni che, nonostante le due gravidanze, si erano conservati ben sodi.
La donna, dal canto suo, aveva poggiato entrambe le mani sulla porta, quasi artigliandola, tenendo, nel contempo, la testa poggiata sulle braccia, digrignando i denti e mantenendosi sulle punte dei piedi.
Sferrati i primi "colpi di assaggio", il medio della mia mano destra si impadronì del suo clitoride, decisamente sviluppato e già abbondantemente lubrificato dalle sue secrezioni.
Nonostante la non eccessiva illuminazione, potevo, tranquillamente, vedere il suo corpo imperlarsi di un sudore, il cui odore di femmina in calore era tutt'altro che sgradevole, e sentivo il suo ansimare soffocato.
Quando il mio scettro fu lubrificato a dovere, non esitai a violare la sua intimità più segreta facendole emettere un prolungato "ooooh".
Il tempo non esisteva: i nostri sensi, in totale delirio, ne avevano, in tutto e per tutto, preso prepotentemente il posto.
Quando, entrambi sentimmo che si avvicinava l'esplosione, la donna si staccò da me e tornò ad inginocchiarsi ed a fagocitare il mio organo che, dopo soltanto due passaggi della sua lingua sul mio meato, si produsse in una secrezione di sperma la cui abbondanza non esitai ad ascrivere solo in minima parte alla mia giovane età ed in massima parte al suo "essere femmina".
Quando le bianche folate si esaurirono, ci ritrovammo, ansimanti, l'uno di fronte all'altra.
Potei, allora, notare, come un quasi impercettibile residuo del mio seme si potesse notare all'angolo destro della sua bocca.
Ci guardammo negli occhi, in silenzio, poi, la donna tornò ad indossare il costume da bagno.
Le sue movenze mi apparvero, allora, quelle di una regina di una società matriarcale che, soddisfatti i suoi desideri, a lungo repressi ed a lungo celati sotto le vesti regali,torni ai suoi compiti istituzionali.
Quando fece per aprire la porta,
La bloccai e, dopo averla, ancora una volta, guardata nei suoi occhi azzurro chiari, le circondai i fianchi col braccio destro, traendola a me, e la baciai; mentre la baciavo, la mia mano destra né approfittava per scendere ad omaggiare, un'ultima volta, le sue natiche, di adolescenziale consistenza.
In quel bacio, ritrovai il sapore, salato, del mio piacere
La donna, non solo non si ritrasse, ma partecipò col massimo impegno, facendo duellare la sua piccola lingua con la mia, e questo per un tempo che mi parve tutt'altro che breve.
Quando, una volta distaccati, uscimmo all'aperto, ci guardammo, per un'ultima, fuggevole volta negli occhi ed, al fine, mormorando, le dissi:
- E pensare che neanche conosco il tuo nome...
- Luisa - bisbigliò; e con un passo leggero, quasi danzante, fece rotta verso il suo ombrellone.
Dopo un silenzio, forse eccessivamente lungo, dovuto, anche, a ragioni tecniche inerenti questo sito, ho l'onore di fare ritorno ai miei Lettori.
Spero, vivissimamente, di non essere stato collocato nel dimenticatoio:
diversamente, auspico di emergervi con questo mio scritto.
* * *
Nell'estate del 1982, potevo tranquillamente, seppur col "senno del poi", definirmi come "in mezzo ad un guado".
La "Signora Dina" si era "chiamata fuori" già da due anni, ed i miei rapporti con "Donna Rebecca" si limitavano, al momento, al più formale "buongiorno e buonasera".
"In cauda venenum", non avevo trovato, ancora, il coraggio di domandare, a chicchessia, informazioni circa l'ubicazione di una qualsiasi "casa allegra".
Per tanto, sotto il mio ombrellone, accomodato sulla mia sedia a sdraio, con una bottiglietta di fresca gazosa a portata di mano e con lo sguardo ottimamente schermato dal berretto a visiera e dagli occhiali da sole, passavo in rassegna, con la più totale discrezione, il "cote' femminile" dello "Stabilimento Balneare ***".
Scartai gli "esemplari" più o meno coetanei: dopo il "noviziato" con la Signora Dina, dopo le prime esperienze "mercenarie" a Roma, una qualsivoglia insipida "discotecomane", per quanto potesse essere stata "sexy" e "calda", ma, ovviamente, priva della necessaria "esperienza", sarebbe stata quanto di più sideralmente opposto alla mia personalità, ed alle mie esigenze.
Il mio sguardo si appunto', dunque, su di una donna, all'incirca di un dieci - quindici anni più grande di me che, ad onor del vero, già da qualche anno frequentava il mio stesso stabilimento balneare.
L'abbronzatura conferiva alla sua pelle un colore come di miele ed i suoi capelli erano biondo scuri.
Era alta sul metro e settanta, seni "a coppa di Champagne", un "lato b" decisamente "birichino".
Era sposata con un funzionario di banca e madre di due bambini "leggermente effervescenti".
Mi resi subito conto, a tutta prima, che l'"impresa" sarebbe stata tutt'altro che "facile", avendo notato un rilevante rigonfiamento sporgente dal costume da bagno del marito, un distinto signore di corporatura magra, alto una buona ventina di centimetri più di lei.
"Audaces fortuna adiuvat" e, la "scala reale", mi venne servita di lì a poco quando, trovandomi di fronte al bancone di mescita dello chalet, udii la donna dire ad una sua amica:
- Lunedì prossimo, Sergio partirà per un giro di ispezione in Veneto...
Era di martedì: mancava, dunque, una settimana al "giorno X".
Iniziai un "corteggiamento silenzioso", fatto di sguardi, furtivamente e rapidissimamente incrociati, che rimase privo di riscontri sino al mercoledì successivo alla partenza del marito.
Quel giorno, accadde l'incredibile.
Avevo trascorso la mattinata girovagando in bicicletta, per cui mi ero recato in spiaggia soltanto a metà pomeriggio.
Seduto sulla sedia a sdraio, avevo appena portato a termine la lettura di un romanzo poliziesco di discreta fattura, quando, nel voltarmi per poggiare il volume sulla mensola posta intorno al fusto dell'ombrellone, incrociammo, per un'ennesima volta, gli sguardi.
Fu allora che ebbi la rivelazione: dietro l'apparenza della "mogliettina - mammina" alquanto frigidina, si celava, pronta a prorompere al momento opportuno, una vera e propria "regina del letto".
Un vero e proprio vulcano di libidine, una super femmina, ben disposta ad essere posseduta per possedere a sua volta, una "dea del sesso" pronta ad essere sottomessa per sottomettere, a sua volta, con tutta la sua potenza sessuale, il maschio di turno.
Istintivamente, mi leccai le labbra e, per tutta risposta, ricevetti uno smagliante, ed "invitante", sorriso.
Passò, all'incirca, un quarto d'ora e la bagnante si alzò dalla sua sdraio per dirigersi alla "toilette"; quando giunse in prossimità del mio ombrellone incrociammo, di nuovo, gli sguardi.
Fu allora che potei vedere, chiaramente, la sua piccola lingua rosa muoversi, orizzontalmente, sull'orlo delle sue labbra.
Contai, lentamente, sino a dieci: poi mossi, favorito dal particolare che lo stabilimento era pressoché deserto.
La "toilette" era ubicata in una cabina all'uopo modificata. Presentava un antibagno, con due lavandini muniti di specchio, e due ritirate: una per i "maschietti" ed una per le "femminucce".
La donna mi attendeva sulla porta della ritirata femminile; entrammo, chiusi la porta e, senza por tempo in mezzo, si inginocchiò, mi sfilò il costume ed inizio' una "fellatio": unica, indimenticabile.
Ancor oggi ne serbo il ricordo, non cancellato da alcuna delle successive esperienze, per quanto assolutamente memorabili.
Nessuna delle donne con le quali, in seguito, ebbi rapporti sessuali, mi fece raggiungere una così alta vetta di piacere.
Non vorrei sembrare blasfemo, ma il mio scettro veniva trattato "religiosamente", come se, l'atto sessuale fosse stato una cosa sacra.
Mentre le sue labbra circondavano, per intero, l'organo, percorrendolo in tutta la sua lunghezza, la sua lingua lo accarezzava, attorcigliandolo con le sue spire, quasi fosse stata piccolo, ma ben vispo, serpente.
Posso dire che, pur essendo rimasto in piedi, la mia mente avesse raggiunto uno stato di quasi totale incoscienza: non vedevo e non udivo e tutto girava attorno a me, vorticosamente.
Temetti, veramente, di soccombere;
paradossalmente, fu l'esplosione di sperma, violentissima, a farmi riavere. Gli occhi ripresero a trasmettere immagini al cervello e, di nuovo, udii i suoni provenienti dall'esterno.
Potei, dunque, vedere la donna che, lentamente, si slacciava i due componenti del costume; poi, voltatasi di spalle mi disse:
- Dai, prendimi.
E, subito, afferrò il mio scettro, con la sua elegante mano dalle unghie color rosa, e lo introdusse nella sua vagina.
Trovai la "grotta d'amore" di già ben lubrificata e, tirato un sospiro, poggiate entrambe le mani sui suoi fianchi, iniziai a muovermi.
Come al solito, alternavo un coitare rapido ad un coitare estremamente veloce, mentre le mie mani erano risalite sino ai suoi seni che, nonostante le due gravidanze, si erano conservati ben sodi.
La donna, dal canto suo, aveva poggiato entrambe le mani sulla porta, quasi artigliandola, tenendo, nel contempo, la testa poggiata sulle braccia, digrignando i denti e mantenendosi sulle punte dei piedi.
Sferrati i primi "colpi di assaggio", il medio della mia mano destra si impadronì del suo clitoride, decisamente sviluppato e già abbondantemente lubrificato dalle sue secrezioni.
Nonostante la non eccessiva illuminazione, potevo, tranquillamente, vedere il suo corpo imperlarsi di un sudore, il cui odore di femmina in calore era tutt'altro che sgradevole, e sentivo il suo ansimare soffocato.
Quando il mio scettro fu lubrificato a dovere, non esitai a violare la sua intimità più segreta facendole emettere un prolungato "ooooh".
Il tempo non esisteva: i nostri sensi, in totale delirio, ne avevano, in tutto e per tutto, preso prepotentemente il posto.
Quando, entrambi sentimmo che si avvicinava l'esplosione, la donna si staccò da me e tornò ad inginocchiarsi ed a fagocitare il mio organo che, dopo soltanto due passaggi della sua lingua sul mio meato, si produsse in una secrezione di sperma la cui abbondanza non esitai ad ascrivere solo in minima parte alla mia giovane età ed in massima parte al suo "essere femmina".
Quando le bianche folate si esaurirono, ci ritrovammo, ansimanti, l'uno di fronte all'altra.
Potei, allora, notare, come un quasi impercettibile residuo del mio seme si potesse notare all'angolo destro della sua bocca.
Ci guardammo negli occhi, in silenzio, poi, la donna tornò ad indossare il costume da bagno.
Le sue movenze mi apparvero, allora, quelle di una regina di una società matriarcale che, soddisfatti i suoi desideri, a lungo repressi ed a lungo celati sotto le vesti regali,torni ai suoi compiti istituzionali.
Quando fece per aprire la porta,
La bloccai e, dopo averla, ancora una volta, guardata nei suoi occhi azzurro chiari, le circondai i fianchi col braccio destro, traendola a me, e la baciai; mentre la baciavo, la mia mano destra né approfittava per scendere ad omaggiare, un'ultima volta, le sue natiche, di adolescenziale consistenza.
In quel bacio, ritrovai il sapore, salato, del mio piacere
La donna, non solo non si ritrasse, ma partecipò col massimo impegno, facendo duellare la sua piccola lingua con la mia, e questo per un tempo che mi parve tutt'altro che breve.
Quando, una volta distaccati, uscimmo all'aperto, ci guardammo, per un'ultima, fuggevole volta negli occhi ed, al fine, mormorando, le dissi:
- E pensare che neanche conosco il tuo nome...
- Luisa - bisbigliò; e con un passo leggero, quasi danzante, fece rotta verso il suo ombrellone.
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