Venti anni dopo.
di
Sir Wilfred
genere
etero
Il ventunesimo secolo si era ben insediato, la professione andava a gonfie vele e, da ben due anni, avevo coronato il mio sogno d'amore con "Lady Rowena".
Come i Lettori avranno appreso dai miei precedenti racconti, la mia dolcissima metà è tutto tranne che una "femmina".
Lei è una donna, innamoratissima, gelosissima, ma è quanto di più sideralmente lontano vi possa essere da una Semiramide, da una Cleopatra, da una Messalina e, per giungere ai giorni nostri, da una "Lady D.", laddove, per "Lady D.", deve intendersi quella narrata nei miei scritti.
"Ex hoc, et ergo, propter hoc", continuavo, tristemente, a frequentare "certi ambienti", scegliendo, tuttavia, quelli migliori e, soprattutto, quelli più "discreti".
In un pomeriggio dell'autunno del 2005, ero reduce da un soporifero "evento formativo", quando vidi salire, sull'autobus che mi stava riportando a casa...la Signora "Tiziana".
Come i Lettori ricorderanno certamente, avevo avuto, con la suddetta, un rovente "incontro ravvicinato", da me narrato sotto il titolo "Quell'estate del 1985".
Ci riconoscemmo subito, a vicenda, quando la donna venne a sedermi accanto.
Iniziammo a parlare e, giunti ad una "certa fermata", la Signora "Tiziana" mi invitò a casa sua.
Quando fummo sul marciapiede, mi accorsi che, curiosamente, ci trovavamo molto vicini al "boudoir" di Wendy.
Durante il tragitto in autobus, la donna mi aveva informato di trovarsi in città, per seguire un corso abilitante della durata di un mese, ed era ospite di una sua amica.
- Ma è sicura che non disturbiamo? La sua amica...
- Tranquillo: la mia amica è capotreno nelle Ferrovie dello Stato e, ad esempio, stanotte non rientrerà che dopo le 24.00...
Quando giungemmo nel salottino d'ingresso dell'appartamento, la Signora "Tiziana" si tolse il soprabito, la giacca del tailleur, ed andò a riporle in quella che, mi fu facile dedurre, essere la sua stanza, per poi tornare indietro.
Fu solo allora che potei notare come, sotto la camicetta leggermente trasparente, avesse indossato un reggiseno nero, a sua volta "molto" trasparente.
Non mi fu difficile dedurre che tipo di "lingerie" completava l'insieme.
La donna si collocò, allora, di fronte allo specchio, e guardatomi, attraverso lo specchio stesso, negli occhi, si lecco', ripetutamente, le labbra.
Le misi, allora, le mani su entrambe le spalle e, a voce bassa, le dissi:
- Non mi dire che ricordi ancora quel pomeriggio dell'estate 1985...
- Puoi dirlo forte...non ho più ricevuto una così abbondante doccia di sperma...sai, adoro il "cum on body"...
- Se è per questo anch'io...ma tuo marito?...
- Mio marito è un vero uomo, d'accordo, ma...in quanto a secrezioni...
- Vogliamo dire che, da questo punto, è un po' carente?...
- Si...ma...curiosamente, non sempre...ad esempio, quando ospitiamo anche "Donna Rebecca"...allora dà il "meglio di sé"...
- "Donna Rebecca"!... -
Non credevo alle mie orecchie!
- Già: un pomeriggio rientrando a casa, ci ha sorprese mente lesbicavamo "a tutta manetta".
Si è spogliato e ci ha annientate, inondandoci entrambe.
Ma poi, "Donna Rebecca" si è vendicata: ha indossato il suo "godemichet" e lo ha fatto suo...
Ci crederesti? Altro Vajont di sperma: stavolta nella mia bocca...
- Beh...vedrò di tenere alta la bandiera...anche se non ho più ventitré anni...Vogliamo... accomodarci?
Poi aggiunsi, per concludere:
- Niente "godemichet", intesi?
- Intesi. Vai prima tu: spogliati e mettiti sul letto...
Obbedii. Quando fui sul letto, a due piazze, mi guardai attorno, e dedussi, tranquillamente, che la "Signora Tiziana" si dava buon tempo anche con la sua amica capotreno.
Notai, anche, un "godemichet" doppio ed una frusta, che penzolavano dall'attaccapanni, destinati ad un melanconico pomeriggio di inattività.
Passarono diversi minuti e la donna fece il suo trionfale ingresso. Indossava un completo mutandine, reggiseno e reggicalze, nero, con calze velate, pure nere, e sandaletti con tacchi a spillo.
Fu allora che provai un' erezione violentissima: così violenta che temetti che mi si potesse lacerare il "frenulum".
La guardai di nuovo negli occhi e le dissi:
- Vedo che fai ancora tesoro delle tue esperienze giovanili...
- Quello sempre - rispose, quasi con fierezza.
Scesi dal letto e mi collocai alle sue spalle, onde denudarla.
Inaspettatamente, la donna fece in modo di sottrarsi alle mie "attenzioni".
"Ma scusa"...le dissi. E lei, con un tono di voce dolcemente autoritario disse:
- Torna a letto...
Obbedii.
Fu allora che "Tiziana" improvviso' uno spogliarello, sia pure senza musica. Portata la mano destra al centro del reggiseno, e la sinistra sul lato delle mutandine, girò su sé stessa, rimanendo, soltanto, con il reggicalze e le calze.
Non potei non applaudirla!
Concluso lo spettacolino, finalmente venne a sdraiarsi vicino a me ed io la liberai degli ultimi indumenti e dei sandaletti.
Immediatamente ci baciammo!
Era un bacio che, finalmente, univa due corpi, due menti, due anime, dopo millenni di siderale lontananza.
Nel mio precedente racconto, intitolato "Quell'estate del 1985", narrai di come, tra me e la Signora Tiziana, si sarebbe potuta venire a creare un'intesa sessuale, paragonabile all'intesa spirituale che, anni dopo, sarebbe nata con "Lady Rowena".
Il tutto se non avessi avuto due genitori, una zia ed una nonna materna, del tutto sbagliati.
Era, dunque, giunto il tempo di cogliere quelle rose, per nulla sfiorite, che, "temporibus", non avevo potuto cogliere: lo avrei fatto venti anni dopo, e con un retroterra infinitamente più favorevole, per giunta.
Condita la minestra della vita con il dovuto pizzico di cinismo, e messo da parte il "cote' parenti, bastava pensare che, paradossalmente, essendo entrambi felicemente sposati, sarebbe stata piuttosto difficile l'insorgenza di complicazioni sentimentali, altamente possibile venti anni prima.
Era evidentissimo, che "Tiziana" ed il marito formavano una coppia "decisamente aperta", ed io, beninteso insieme a chissà quante altre persone, di entrambi i sessi, ne approfittavo.
Il tutto anche, e soprattutto, in grazia della personalità, "monacale", della pur adorata "Lady Rowena".
Pertanto: "carpe diem, quam minimum, querula postero".
Iniziai a sfiorarla con i polpastrelli adoranti: la sua pelle, assolutamente serica, era per me come una cosa rara e preziosa, da toccarsi "religiosamente".
Ad un tempo, le introdussi l'indice ed il medio della mano destra nel suo orifizio anale ed iniziai a baciarla.
La donna rispose al bacio in modo del tutto inaspettato. Sembrava, infatti, di volermi suggere, attraverso la bocca, fino all'ultima stilla di forza vitale: ci stavamo baciando, si, ma quell'espressione d'amore, veniva trasformata, dalla libidine di "Tiziana", in una sopraffazione, anzi: in un duello all'ultimo sangue.
Dall'altra, "Tiziana" univa, alla sua volontà di annientamento di "femmina guerriera", un'evidente, ma incredibile, disperazione, quasi avesse temuto che, una volta venuta ad esaurirsi la forza dirompente dell'"esplosione nucleare" dell'amplesso, si sarebbe trovata, ancora una volta, sola, assolutamente sola, di fronte alla sua stessa coscienza, da sempre eretta a giudice, implacabile, dell'intera sua esistenza.
Finalmente, riuscii a staccarmi dalle sue labbra e scesi ad adorare il suo corpo.
Attraverso il suo collo, di cigno, giunsi ai suoi seni opulenti, dai turgidi capezzoli.
Il suo addome era tonico, così come le sue cosce.
Tralasciai, pel momento, ed a bella posta, il suo pube, completamente glabro. Volevo scaldarla a dovere: volevo portarla ad implorare, non ad impormi, il "cunnilingus" adoratore.
E così accadde: passarono alcuni minuti e "Tiziana" cominciò a dire, a voce bassa, come di preghiera:
- No, basta, ti prego, sto soffrendo, sto soffrendo da morire...
Subito le mie mani, con tutta la delicatezza del caso, andarono ad allargare le sue grandi labbra e la mia lingua si tuffò, a mo' di gabbiano, sul suo petalo di carne.
Fu al primo contatto che la donna lanciò un urlo gutturale e, subito dopo, iniziò a contorcersi come un serpente.
Intanto, la mia lingua, implacabile, si beava del sapore, dolciastro, del suo miele di donna, mentre le mie labbra sfioravano i petali della sua "rosa" con infiniti, lievissimi, bacini.
Tutto ciò durò per un bel po' di minuti, sino a quando "Tiziana" tornò ad implorare, questa volta il coito.
Ratto mi staccai dal suo corpo, scesi sul pavimento e, dopo averle fatto assumere la posizione "a sponda", schiantai il mio scettro nel suo corpo.
La donna tornò a gridare mentre io, dopo essermi fermato in lei per un paio di secondi, iniziai a cavalcare nel suo corpo.
Non l'adoravo più: la possedevo brutalmente, con quel disprezzo, che, nel segreto più profondo del suo cuore, lei stessa anelava.
Ero giunto a tale conclusione meditando sul piacere che provava, e che ricordava di aver provato, sempre, nel ricevere il seme maschile sul suo corpo.
Così facendo, abbassandosi al livello della più infima prostituta, puniva sé stessa, una volta riconosciutasi colpevole di una libertà sessuale.
Questa, era del tutto incompatibile con la sua educazione, con la sua formazione e, soprattutto, con la sua immagine pubblica di maestrina, deamicisianamente irreprensibile.
Le feci assumere la posizione "a la levrette" e continuai, riprendendo ad omaggiarle il clitoride.
Quando mi accorsi che, le sue secrezioni, avevano lubrificato, a dovere, il mio scettro, poggiai il glande sul suo orifizio anale ed entrai di nuovo in lei.
Ai due o tre "no", di prammatica, fece seguito un urlo, ancora più gutturale del precedente, che si estinse in una serie di "si".
Neanche per un secondo, avevo abbandonato la sua gemma ove, il medio della mia mano destra, roteava vorticosamente.
Passarono diversi minuti e quando sentii il mio sperma iniziare a salire, uscii da lei, le feci assumere la posizione supina e, finalmente, esplosi su di lei.
Una sola, lunghissima, emissione di sperma uscì dal mio corpo per irrorarle il seno, sin quasi al pube.
Avevo poco più di quarant'anni e mai avrei ipotizzato una simile "performance" sessuale.
Rimasi eretto e, nel contempo, "ordinai" alla Signora "Tiziana" di di scendere dal letto e di sedersi sui talloni sul pavimento.
Ciò fatto, ben conscia di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, la donna prese in bocca il mio scettro ed iniziò a suggerlo con una maestria inenarrabile.
Il piacere mi aveva completamente anestetizzato: non sapevo più chi ero, dove fossi... più nulla.
Fu solo quando sentii approssimarsi l'eiaculazione che ripresi, per così dire conoscenza.
Le prime gocce di sperma caddero sulle sue labbra: tutto il resto sul collo e sul "décolleté" per raggiungere poi, ancora una volta i suoi seni.
Quando mi ridestai, trovai la Signora "Tiziana" sdraiata accanto a me. La luce, proveniente da una piccola "abat-jour" poggiata sul comodino posto sul suo lato, si rifletteva sul suo corpo, madido di sudore e di sperma, dandole l'aspetto di un essere quasi soprannaturale.
Mi sorrise e, mormorando, mi disse:
- Erano mesi che non godevo così... che non mi lasciavo andare così...
- E tuo marito?...E Donna Rebecca?
- Mio marito è, certamente, un insaziabile stallone, così come potrei, tranquillamente, definire Donna Rebecca come una "gourmet" del sesso.
Ma io avevo bisogno di "qualcos'altro", di uscire dalla "maledetta routine": mi capisci?
Annuii, poi, la donna mi prese la mano e mi condusse nella "toilette":
- Dai, prendiamo una doccia...
Non appena l'acqua iniziò a scorrere, si dette ad insaponarmi, disegnando larghi cerchi di schiuma sul mio torace e sul mio addome.
Subito, il mio scettro scattò, pronto al dovere; fu allora che la feci girare di spalle tenendole entrambe le mani sulla parete.
Grazie al bagnoschiuma, la sodomizzai, all'istante, brutalmente.
Mi resi conto, a distanza di tempo, del disprezzo che nutrivo per quella donna: aveva a disposizione un vero uomo, che "usufruiva", largamente ed a proprio vantaggio, della di lei bisessualità.
Ma, tutto ciò, non le bastava: aveva anche bisogno di "qualcos'altro".
Giorno dopo giorno, mi stavo rendendo conto che il mondo stava diventando un vero e proprio bordello a cielo aperto.
Come già scritto, in quanto "avventore" di detto bordello, anch'io ero, senza dubbio, tra i reprobi: tuttavia "est modus in rebus".
Dopo averla cavalcata per diversi minuti, il medio della mia mia mano destra, tornò ad occuparsi, con il massimo impegno, del suo clitoride.
Nel frattempo, dopo un primo, prolungato, gutturale ululato, "Tiziana" iniziò a bisbigliare frasi come
- Si, si, sfondami, sfondami tutta...sono una zoccola, una vacca infoiata...
Quando sentii approssimarsi l'esplosione, chiusi l'acqua, uscii dal suo corpo e la feci sedere sui talloni.
La sua lingua, vampirescamente avida, fece in tempo ad attorcigliarsi appena due o tre volte intorno al mio glande: poi esplosi.
Al piacere, al limite della follia, che provai mentre il mio liquore le si riversava sul viso, si unì il sadico godere nel vedere le sue affascinanti fattezze offuscate dal mio seme, che le ricopriva, quasi fosse stato un velo funebre.
La donna rimase diversi minuti riversa sul piatto doccia, mentre io portavo a termine le mie abluzioni evitando, diligentemente, di sfiorarla anche con una sola goccia d'acqua.
Quando fui per uscire dal box doccia, "Tiziana" alzò in piedi.
Il mio sperma, ormai in via di solidificazione, le distorceva, i lineamenti, facendoli apparire, stavolta, molto simili a quelli di una grottesca maschera di carnevale.
- Aspetta, aspetta...
- Non mi muovo, mi vestiro' soltanto...
La donna portò a termine la sua doccia mentre mi vestivo.
Quando uscì dalla "toilette", indossava un accappatoio bianco, corto e, soprattutto, molto scollato.
La guardai di nuovo in volto: incredibilmente, l'assenza assoluta di cosmesi, aveva fatto emergere, con decisione, le rilevanti vestigia di quelli che erano stati i suoi lineamenti adolescenziali.
Senza dubbio, dovrebbe essere stata una ragazza bellissima, anche quando, con un viso "acqua e sapone", indossava abiti stile "Il tempo delle mele".
- Ti accompagno alla porta...
Quando fummo sull'uscio, mi disse:
- Questo pomeriggio, mi hai condotto sull'orlo della follia...
Poi, messomi in mano un foglietto di carta, aggiunse:
- Telefonami! Lunedì: ci potrebbe essere una bella sorpresa...
E, scambiato un ultimo bacio, uscii.
Come i Lettori avranno appreso dai miei precedenti racconti, la mia dolcissima metà è tutto tranne che una "femmina".
Lei è una donna, innamoratissima, gelosissima, ma è quanto di più sideralmente lontano vi possa essere da una Semiramide, da una Cleopatra, da una Messalina e, per giungere ai giorni nostri, da una "Lady D.", laddove, per "Lady D.", deve intendersi quella narrata nei miei scritti.
"Ex hoc, et ergo, propter hoc", continuavo, tristemente, a frequentare "certi ambienti", scegliendo, tuttavia, quelli migliori e, soprattutto, quelli più "discreti".
In un pomeriggio dell'autunno del 2005, ero reduce da un soporifero "evento formativo", quando vidi salire, sull'autobus che mi stava riportando a casa...la Signora "Tiziana".
Come i Lettori ricorderanno certamente, avevo avuto, con la suddetta, un rovente "incontro ravvicinato", da me narrato sotto il titolo "Quell'estate del 1985".
Ci riconoscemmo subito, a vicenda, quando la donna venne a sedermi accanto.
Iniziammo a parlare e, giunti ad una "certa fermata", la Signora "Tiziana" mi invitò a casa sua.
Quando fummo sul marciapiede, mi accorsi che, curiosamente, ci trovavamo molto vicini al "boudoir" di Wendy.
Durante il tragitto in autobus, la donna mi aveva informato di trovarsi in città, per seguire un corso abilitante della durata di un mese, ed era ospite di una sua amica.
- Ma è sicura che non disturbiamo? La sua amica...
- Tranquillo: la mia amica è capotreno nelle Ferrovie dello Stato e, ad esempio, stanotte non rientrerà che dopo le 24.00...
Quando giungemmo nel salottino d'ingresso dell'appartamento, la Signora "Tiziana" si tolse il soprabito, la giacca del tailleur, ed andò a riporle in quella che, mi fu facile dedurre, essere la sua stanza, per poi tornare indietro.
Fu solo allora che potei notare come, sotto la camicetta leggermente trasparente, avesse indossato un reggiseno nero, a sua volta "molto" trasparente.
Non mi fu difficile dedurre che tipo di "lingerie" completava l'insieme.
La donna si collocò, allora, di fronte allo specchio, e guardatomi, attraverso lo specchio stesso, negli occhi, si lecco', ripetutamente, le labbra.
Le misi, allora, le mani su entrambe le spalle e, a voce bassa, le dissi:
- Non mi dire che ricordi ancora quel pomeriggio dell'estate 1985...
- Puoi dirlo forte...non ho più ricevuto una così abbondante doccia di sperma...sai, adoro il "cum on body"...
- Se è per questo anch'io...ma tuo marito?...
- Mio marito è un vero uomo, d'accordo, ma...in quanto a secrezioni...
- Vogliamo dire che, da questo punto, è un po' carente?...
- Si...ma...curiosamente, non sempre...ad esempio, quando ospitiamo anche "Donna Rebecca"...allora dà il "meglio di sé"...
- "Donna Rebecca"!... -
Non credevo alle mie orecchie!
- Già: un pomeriggio rientrando a casa, ci ha sorprese mente lesbicavamo "a tutta manetta".
Si è spogliato e ci ha annientate, inondandoci entrambe.
Ma poi, "Donna Rebecca" si è vendicata: ha indossato il suo "godemichet" e lo ha fatto suo...
Ci crederesti? Altro Vajont di sperma: stavolta nella mia bocca...
- Beh...vedrò di tenere alta la bandiera...anche se non ho più ventitré anni...Vogliamo... accomodarci?
Poi aggiunsi, per concludere:
- Niente "godemichet", intesi?
- Intesi. Vai prima tu: spogliati e mettiti sul letto...
Obbedii. Quando fui sul letto, a due piazze, mi guardai attorno, e dedussi, tranquillamente, che la "Signora Tiziana" si dava buon tempo anche con la sua amica capotreno.
Notai, anche, un "godemichet" doppio ed una frusta, che penzolavano dall'attaccapanni, destinati ad un melanconico pomeriggio di inattività.
Passarono diversi minuti e la donna fece il suo trionfale ingresso. Indossava un completo mutandine, reggiseno e reggicalze, nero, con calze velate, pure nere, e sandaletti con tacchi a spillo.
Fu allora che provai un' erezione violentissima: così violenta che temetti che mi si potesse lacerare il "frenulum".
La guardai di nuovo negli occhi e le dissi:
- Vedo che fai ancora tesoro delle tue esperienze giovanili...
- Quello sempre - rispose, quasi con fierezza.
Scesi dal letto e mi collocai alle sue spalle, onde denudarla.
Inaspettatamente, la donna fece in modo di sottrarsi alle mie "attenzioni".
"Ma scusa"...le dissi. E lei, con un tono di voce dolcemente autoritario disse:
- Torna a letto...
Obbedii.
Fu allora che "Tiziana" improvviso' uno spogliarello, sia pure senza musica. Portata la mano destra al centro del reggiseno, e la sinistra sul lato delle mutandine, girò su sé stessa, rimanendo, soltanto, con il reggicalze e le calze.
Non potei non applaudirla!
Concluso lo spettacolino, finalmente venne a sdraiarsi vicino a me ed io la liberai degli ultimi indumenti e dei sandaletti.
Immediatamente ci baciammo!
Era un bacio che, finalmente, univa due corpi, due menti, due anime, dopo millenni di siderale lontananza.
Nel mio precedente racconto, intitolato "Quell'estate del 1985", narrai di come, tra me e la Signora Tiziana, si sarebbe potuta venire a creare un'intesa sessuale, paragonabile all'intesa spirituale che, anni dopo, sarebbe nata con "Lady Rowena".
Il tutto se non avessi avuto due genitori, una zia ed una nonna materna, del tutto sbagliati.
Era, dunque, giunto il tempo di cogliere quelle rose, per nulla sfiorite, che, "temporibus", non avevo potuto cogliere: lo avrei fatto venti anni dopo, e con un retroterra infinitamente più favorevole, per giunta.
Condita la minestra della vita con il dovuto pizzico di cinismo, e messo da parte il "cote' parenti, bastava pensare che, paradossalmente, essendo entrambi felicemente sposati, sarebbe stata piuttosto difficile l'insorgenza di complicazioni sentimentali, altamente possibile venti anni prima.
Era evidentissimo, che "Tiziana" ed il marito formavano una coppia "decisamente aperta", ed io, beninteso insieme a chissà quante altre persone, di entrambi i sessi, ne approfittavo.
Il tutto anche, e soprattutto, in grazia della personalità, "monacale", della pur adorata "Lady Rowena".
Pertanto: "carpe diem, quam minimum, querula postero".
Iniziai a sfiorarla con i polpastrelli adoranti: la sua pelle, assolutamente serica, era per me come una cosa rara e preziosa, da toccarsi "religiosamente".
Ad un tempo, le introdussi l'indice ed il medio della mano destra nel suo orifizio anale ed iniziai a baciarla.
La donna rispose al bacio in modo del tutto inaspettato. Sembrava, infatti, di volermi suggere, attraverso la bocca, fino all'ultima stilla di forza vitale: ci stavamo baciando, si, ma quell'espressione d'amore, veniva trasformata, dalla libidine di "Tiziana", in una sopraffazione, anzi: in un duello all'ultimo sangue.
Dall'altra, "Tiziana" univa, alla sua volontà di annientamento di "femmina guerriera", un'evidente, ma incredibile, disperazione, quasi avesse temuto che, una volta venuta ad esaurirsi la forza dirompente dell'"esplosione nucleare" dell'amplesso, si sarebbe trovata, ancora una volta, sola, assolutamente sola, di fronte alla sua stessa coscienza, da sempre eretta a giudice, implacabile, dell'intera sua esistenza.
Finalmente, riuscii a staccarmi dalle sue labbra e scesi ad adorare il suo corpo.
Attraverso il suo collo, di cigno, giunsi ai suoi seni opulenti, dai turgidi capezzoli.
Il suo addome era tonico, così come le sue cosce.
Tralasciai, pel momento, ed a bella posta, il suo pube, completamente glabro. Volevo scaldarla a dovere: volevo portarla ad implorare, non ad impormi, il "cunnilingus" adoratore.
E così accadde: passarono alcuni minuti e "Tiziana" cominciò a dire, a voce bassa, come di preghiera:
- No, basta, ti prego, sto soffrendo, sto soffrendo da morire...
Subito le mie mani, con tutta la delicatezza del caso, andarono ad allargare le sue grandi labbra e la mia lingua si tuffò, a mo' di gabbiano, sul suo petalo di carne.
Fu al primo contatto che la donna lanciò un urlo gutturale e, subito dopo, iniziò a contorcersi come un serpente.
Intanto, la mia lingua, implacabile, si beava del sapore, dolciastro, del suo miele di donna, mentre le mie labbra sfioravano i petali della sua "rosa" con infiniti, lievissimi, bacini.
Tutto ciò durò per un bel po' di minuti, sino a quando "Tiziana" tornò ad implorare, questa volta il coito.
Ratto mi staccai dal suo corpo, scesi sul pavimento e, dopo averle fatto assumere la posizione "a sponda", schiantai il mio scettro nel suo corpo.
La donna tornò a gridare mentre io, dopo essermi fermato in lei per un paio di secondi, iniziai a cavalcare nel suo corpo.
Non l'adoravo più: la possedevo brutalmente, con quel disprezzo, che, nel segreto più profondo del suo cuore, lei stessa anelava.
Ero giunto a tale conclusione meditando sul piacere che provava, e che ricordava di aver provato, sempre, nel ricevere il seme maschile sul suo corpo.
Così facendo, abbassandosi al livello della più infima prostituta, puniva sé stessa, una volta riconosciutasi colpevole di una libertà sessuale.
Questa, era del tutto incompatibile con la sua educazione, con la sua formazione e, soprattutto, con la sua immagine pubblica di maestrina, deamicisianamente irreprensibile.
Le feci assumere la posizione "a la levrette" e continuai, riprendendo ad omaggiarle il clitoride.
Quando mi accorsi che, le sue secrezioni, avevano lubrificato, a dovere, il mio scettro, poggiai il glande sul suo orifizio anale ed entrai di nuovo in lei.
Ai due o tre "no", di prammatica, fece seguito un urlo, ancora più gutturale del precedente, che si estinse in una serie di "si".
Neanche per un secondo, avevo abbandonato la sua gemma ove, il medio della mia mano destra, roteava vorticosamente.
Passarono diversi minuti e quando sentii il mio sperma iniziare a salire, uscii da lei, le feci assumere la posizione supina e, finalmente, esplosi su di lei.
Una sola, lunghissima, emissione di sperma uscì dal mio corpo per irrorarle il seno, sin quasi al pube.
Avevo poco più di quarant'anni e mai avrei ipotizzato una simile "performance" sessuale.
Rimasi eretto e, nel contempo, "ordinai" alla Signora "Tiziana" di di scendere dal letto e di sedersi sui talloni sul pavimento.
Ciò fatto, ben conscia di ciò che sarebbe accaduto di lì a poco, la donna prese in bocca il mio scettro ed iniziò a suggerlo con una maestria inenarrabile.
Il piacere mi aveva completamente anestetizzato: non sapevo più chi ero, dove fossi... più nulla.
Fu solo quando sentii approssimarsi l'eiaculazione che ripresi, per così dire conoscenza.
Le prime gocce di sperma caddero sulle sue labbra: tutto il resto sul collo e sul "décolleté" per raggiungere poi, ancora una volta i suoi seni.
Quando mi ridestai, trovai la Signora "Tiziana" sdraiata accanto a me. La luce, proveniente da una piccola "abat-jour" poggiata sul comodino posto sul suo lato, si rifletteva sul suo corpo, madido di sudore e di sperma, dandole l'aspetto di un essere quasi soprannaturale.
Mi sorrise e, mormorando, mi disse:
- Erano mesi che non godevo così... che non mi lasciavo andare così...
- E tuo marito?...E Donna Rebecca?
- Mio marito è, certamente, un insaziabile stallone, così come potrei, tranquillamente, definire Donna Rebecca come una "gourmet" del sesso.
Ma io avevo bisogno di "qualcos'altro", di uscire dalla "maledetta routine": mi capisci?
Annuii, poi, la donna mi prese la mano e mi condusse nella "toilette":
- Dai, prendiamo una doccia...
Non appena l'acqua iniziò a scorrere, si dette ad insaponarmi, disegnando larghi cerchi di schiuma sul mio torace e sul mio addome.
Subito, il mio scettro scattò, pronto al dovere; fu allora che la feci girare di spalle tenendole entrambe le mani sulla parete.
Grazie al bagnoschiuma, la sodomizzai, all'istante, brutalmente.
Mi resi conto, a distanza di tempo, del disprezzo che nutrivo per quella donna: aveva a disposizione un vero uomo, che "usufruiva", largamente ed a proprio vantaggio, della di lei bisessualità.
Ma, tutto ciò, non le bastava: aveva anche bisogno di "qualcos'altro".
Giorno dopo giorno, mi stavo rendendo conto che il mondo stava diventando un vero e proprio bordello a cielo aperto.
Come già scritto, in quanto "avventore" di detto bordello, anch'io ero, senza dubbio, tra i reprobi: tuttavia "est modus in rebus".
Dopo averla cavalcata per diversi minuti, il medio della mia mia mano destra, tornò ad occuparsi, con il massimo impegno, del suo clitoride.
Nel frattempo, dopo un primo, prolungato, gutturale ululato, "Tiziana" iniziò a bisbigliare frasi come
- Si, si, sfondami, sfondami tutta...sono una zoccola, una vacca infoiata...
Quando sentii approssimarsi l'esplosione, chiusi l'acqua, uscii dal suo corpo e la feci sedere sui talloni.
La sua lingua, vampirescamente avida, fece in tempo ad attorcigliarsi appena due o tre volte intorno al mio glande: poi esplosi.
Al piacere, al limite della follia, che provai mentre il mio liquore le si riversava sul viso, si unì il sadico godere nel vedere le sue affascinanti fattezze offuscate dal mio seme, che le ricopriva, quasi fosse stato un velo funebre.
La donna rimase diversi minuti riversa sul piatto doccia, mentre io portavo a termine le mie abluzioni evitando, diligentemente, di sfiorarla anche con una sola goccia d'acqua.
Quando fui per uscire dal box doccia, "Tiziana" alzò in piedi.
Il mio sperma, ormai in via di solidificazione, le distorceva, i lineamenti, facendoli apparire, stavolta, molto simili a quelli di una grottesca maschera di carnevale.
- Aspetta, aspetta...
- Non mi muovo, mi vestiro' soltanto...
La donna portò a termine la sua doccia mentre mi vestivo.
Quando uscì dalla "toilette", indossava un accappatoio bianco, corto e, soprattutto, molto scollato.
La guardai di nuovo in volto: incredibilmente, l'assenza assoluta di cosmesi, aveva fatto emergere, con decisione, le rilevanti vestigia di quelli che erano stati i suoi lineamenti adolescenziali.
Senza dubbio, dovrebbe essere stata una ragazza bellissima, anche quando, con un viso "acqua e sapone", indossava abiti stile "Il tempo delle mele".
- Ti accompagno alla porta...
Quando fummo sull'uscio, mi disse:
- Questo pomeriggio, mi hai condotto sull'orlo della follia...
Poi, messomi in mano un foglietto di carta, aggiunse:
- Telefonami! Lunedì: ci potrebbe essere una bella sorpresa...
E, scambiato un ultimo bacio, uscii.
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