Scommettiamo?

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Sono in macchina, sto andando in spiaggia, dove troverò mio figlio con i suoi amici.
Sono quasi le 18 e fa ancora molto caldo. Ho il climatizzatore acceso ma, nei primi minuti, tengo i finestrini abbassati per far girare un po’ di aria.
Vedo nello specchietto retrovisore un ragazzo in moto che cerca di superarmi. Mi sposto a destra. Si affianca e mi dice “Guarda che hai lo sportellino della ricarica aperto”. “Grazie mille. Sei molto gentile”. “Ci mancherebbe. Per una bella donna come te, questo ed altro”. Urca, spiazzata. Sorrido come una adolescente... e penso "questo da dove esce? Ma soprattutto cosa fa, lo splendido, dandomi peraltro del tu?" Credo di essere in grado di resistere veramente a molte cose, ma fatico a non rispondere alle provocazioni. Mi attraggono come gli orsi al miele. E' più forte di me. Abbocco come un pesce. E mentre guardo la strada, sorrido pensando al significato del verbo abboccare: afferrare con la bocca, prendere con la bocca, attaccarsi con le labbra. Che buffo. Chissà perchè mi vengono in mente certe cose...
Il semaforo è rosso. Mi fermo. Lui mi aspetta e si avvicina al mio finestrino. “Certo che potresti offrirmi un aperitivo” mi dice. Lo guardo meglio e noto che ha un sorriso molto intrigante e degli occhi azzurro turchese come riesce ad essere solo il mare di alcune isole. Sarà l'abbronzatura, saranno i ricci biondi che gli escono dal casco, ma ha veramente uno sguardo che lascia senza parole. Peccato abbia 35 anni o forse qualcuno di più. Tesoro - penso - sei un po' troppo giovane per la mia età e io non sono più tanto abituata a queste splendide schermaglie. Meglio lasciar perdere. E qui accade ciò che mi succede spesso ultimamente. Qualcosa che avevo tenuto sopito in questi ultimi anni. Esce l'altra metà di me e mi dice "Perchè no, poi? Chi l'ha detto che non è consentito giocare dopo i 50? Non fai male a nessuno, anzi, potresti fargli del gran bene." Sorrido tra me e me, pensando a come potrei fargli del bene, al pesce che abbocca e alle mie labbra che afferrano vogliose qualcosa, senza volersi staccare. “Volentieri. Quando e dove?” rispondo. Mi stupisco di me stessa. E queste parole da dove mi sono uscite? Santo Cielo, Gioia, ma sei impazzita? Ma no, dai, non è nulla di grave. Se il ragazzo ha voglia di giocare, giochiamo. E' tanto che non lo facciamo. Vediamo se ci ricordiao ancora come si fa.
“Ci vediamo tra un’oretta al chiosco in fondo all’isola, vicino all'areoporto?”. Ottimo - penso - un posto poco frequentato, almeno non così di passaggio come il centro. ”Ok. Bene per me. A dopo.” Proseguo per la mia direzione, arrivo in spiaggia da mio figlio. Scendo e vado a parlargli un secondo. "Potrei fare tardi per cena. Puoi organizzarti con i tuoi amici?". Felice come non mai, mi saluta “Certo. Ti voglio bene mamma”. “Anche io tesoro”.
Nel frattempo, il mio cervello continua a pensare a quanto accaduto. Sono nervosa e agitata. Il cuore mi batte più velocemente del solito. Non so bene perchè. Mi fermo e cerco di analizzare. Sono agitata per un incontro fuori dallo standard, eccitata per un gioco nuovo o ...
Per evitare le paranoie mentali, penso se andare a cambiarmi per l'aperitivo o se rimanere vestita così. Avrà visto cosa indossavo? Se capisce che mi sono cambiata solo per lui, potrebbe pensare chissà cosa. No no, rimango vestita così. Mi faccio solo una doccia al volo, inserisco il mio plug preferito, e via verso il luogo di incontro. Parcheggio in un posto abbastanza riservato, lontano da sguardi indiscreti, e mentre scendo dall'auto, il mio cervello mi fa mille domande. Mi chiede se sono stupida o idiota a fermarmi a bere l'aperitivo in spiaggia, con un ragazzo, giovane, che nemmeno conosco. Decido di non ascoltare il grillo parlante e mi avvicino ai tavolini. Per fortuna non c’è molta gente. Lo vedo, sorridente che mi guarda. “Te l'ho già detto prima, ma te lo ripeto. Sei veramente bellissima”. Sorrido come una scema… “Grazie. Io sono Gioia.” “Andrea, molto piacere”. Deve essere scritto qualcosa nel mio libro della vita per cui gli uomini che si chiamano Andrea mi fanno sempre un certo effetto. “ Toglimi una curiosità - rispondo - e come avresti fatto a vedermi prima mentre ero seduta, in un auto con i vetri oscurati?” Cominciamo a mettere le cose in chiaro, tesoro. Se vuoi giocare, giochiamo per bene e il ritmo lo detto io. “Ti ho notato prima che tu salissi in macchina. Sei uscita dal cancello di viale Roma, al civico 12.” Sorrido ancora. Penserà che sono cretina… Questo ragazzo mi stupisce. E non è così facile stupirmi. "Ah, dico." E intanto prendo tempo per pensare e per ribilanciare la situazione. “E quindi, Andrea, tu inviti fuori una donna più grande di te che non conosci e ti fai offrire da bere? Funziona così tra voi giovani? “ Bene Gioia, brava così - mi carico da sola - con distacco esplicito la differenza di età e di stile e così il ragazzo dovrebbe tornare al suo posto. “In realtà non lo farei mai, ma se ti avessi chiesto di venire a bere l’aperitivo con me, non so se avresti accettato. Così non avevo dubbi”. Questo giovane è sveglio e sa gestirmi. Mi piace. Mi piace molto. Più lo guardo e più mi perdo nel colore dei suoi occhi. Mentre sorseggio il mio aperitivo, gli sguardi si incrociano e dicono molto di più di mille parole. Ha uno sguardo malizioso, intenso e diretto. Lo sento che mi sfiora. Ho la sensazione di sentire le sue mani su di me. Ho voglia di lui. Non so cosa mi stia succedendo, ma ho voglia di sentirlo dentro di me. "Gioia, ti ricordi l'altro giorno, forse era venerdì, quando hai indossato il vestito giallo, quello intrecciato sul seno? Passavo davanti a casa tua in bici e sentivo due uomini dietro di te che ti guardavano. Dicevano che ti avrebbero messo volentieri a quattro zampe, che avrebbero abusato di te prendendoti ripetutamente da dietro, guardando il tuo generoso seno sbattere avanti e indietro. E mentre loro parlavano, io ti immaginavo, per strada, appoggiata con le mani sul cofano della tua auto nera. E io dietro di te, una mano sul tuo clitoride, e l'altra sulla spalla, per darti il ritmo. E poi sopra al cofano, a gambe aperte, penetrandoti mentre tu ammiravi il cielo stellato della notte di San Lorenzo. Cosa ne dici?" Deglutisco, a fatica. Mi sembra di avere accumulato la saliva per un numero interminabile di secondi. Così però mi fai morire, penso... "Penso che tu sia romantico a farmi guardare le stelle. Penso anche che i due uomini non mi hanno guardato con attenzione. Con il vestito giallo, quando mi piego, anche leggermente, in avanti, si intravede il cuore rosa che quella mattina ho infilato nella mia "back door", come dicono gli americani." Lui mi guarda e mi sorride. Le labbra sono carnose e di un colore particolare. Mi perdo mentre lo guardo e penso a cosa mi piacerebbe che mi facesse con quella bocca, che nel frattempo inizia a muoversi. "Oggi indossi questo splendido vestito a portafoglio. Mi piace perchè basta tirare questo lato della cintura e cade a terra. Non voglio che tu mi dica nulla. Se indovino e ti dico se indossi o meno il plug, finito il tuo calice, vieni a casa con me." Deglutisco di nuovo. Non è una domanda. E' una affermazione. Nemmeno quando facevo i tornei di scacchi, ero così agitata. Era la fine degli anni 80 e in quegli anni c'erano pochissime ragazze che giocavano a scacchi ed era un vero divertimento per me andare in giro per la regione a fare i tornei. Pullman di ragazzi in piena tempesta ormonale...
Torno sulla terra e penso alla mia situazione. Forse l'alcol comincia a fare effetto. "Va bene Andrea, a patto che tu sappia dirmi se c'è e, in caso affermativo, la forma o il colore del plug". "Ci sto". Prendo il calice, mi incammino verso il mare. Il vento mi porta via dalle mani il tovagliolo, che vola sulla sabbia. Lo inseguo per qualche passo e poi mi piego in avanti per prenderlo. Il lembo inferiore del vestito sale. So che così facendo faccio intravedere la biancheria intima. Mi rialzo e mi giro a guardarlo. Mi sorride. Ha un sorriso, che solo i giovani riescono ad avere. Sembra un bambino la mattina di Natale. Mi guarda e con le labbra, senza emettere suono, mi dice " Cuore, rosso. Andiamo?". Lo guardo e sorrido anche io. E' arrivato il momento di pagare la scommessa. Lascio il calice sul tavolino e mi avvio verso l'auto. La brezza marina muove il mio vestito e sento "il calore del vento d'agosto" (cit.Notorius) insinuarsi tra le mie gambe.
scritto il
2023-08-16
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