Odore di sesso

di
genere
etero

Mentre era seduta, a casa, in bagno, con gli slip abbassati, si era accorta di sentirlo, quell’odore. Forte e chiaro. Non era il suo profumo. Era qualcosa di diverso. Era l’odore del loro sesso, dei loro fluidi che si erano incontrati, dei loro corpi compenetrati.
E con una scusa, lei era andata a dormire da sola, nell'altra stanza. Voleva dormire con quell’odore addosso, per tutta la notte. E assaporarlo ancora, stringerlo tra le gambe, tenerlo dentro, come avrebbe voluto fare con lui.

Nulla più di un odore, di un profumo, evoca ricordi in maniera così intensa e dettagliata, portando alla mente sensazioni ed emozioni vissute.
E’ un legame diretto con il cervello.
E chiudendo gli occhi, sola nella stanza, lei riviveva quanto accaduto in quel caldo pomeriggio.

Sorrideva, pensando ai venti minuti trascorsi sotto il tavolo mentre lui era collegato al PC per una riunione.
Sorrideva, perché lei giocava con il suo sesso. Lo stuzzicava e lo succhiava come un lecca lecca e guardava le sue espressioni, da sotto, mentre lui parlava con il cliente. Era una situazione intrigante che le piaceva molto.

Lui ricordava che era una fantasia che lei gli aveva confessato. E come in altre cose, aveva deciso di assecondarla.

Il suo sesso rispondeva agli stimoli della lingua e della bocca di lei, magnificamente. Più lei lo teneva in bocca, più imparava a conoscere le sue reazioni ad ogni stimolo.

Le piaceva aspirarlo, appoggiarselo sulle labbra e usarlo come un rossetto.
Adorava stringere tra le labbra, inizialmente solo la punta, e poi affondare e ingoiarlo interamente fino a sentirlo sbattere sul fondo della gola. E più lo ingoiava, più aveva voglia di essere penetrata da quel corpo che si ingrossava e si induriva nella sua bocca.

E lui, talvolta, parlava, e lei rallentava per consentire al sangue di arrivare… lento… al cervello.
Ogni tanto, gli dava tregua, usciva da sotto il tavolo e a quattro zampe si spostava nell’altra stanza. Lui la guardava, sorridendo, pensando a come l’avrebbe penetrata, volentieri, in quella posizione.

E poi, terminata la riunione, senza nemmeno avere il tempo di mangiare, lui aveva deciso di prenderla. O meglio, all’inizio, di farsi prendere.

Steso supino, si faceva cavalcare sempre volentieri.
Lei adorava questa posizione, ma soprattutto amava sentire le sue dita che le stuzzicavano i capezzoli, facendola eccitare intensamente. E mentre lei, finalmente, sentiva penetrarle le grandi labbra, si rendeva conto che non avrebbe voluto farlo uscire.

La penetrazione, magnifica invenzione di madre natura, inserimento perfetto tra due esseri complementari, e’ l’incastro di due pezzi di puzzle.

E mentre lui saliva sopra di lei, dominandola, lei lo implorava di farla sua. Di farla godere sentendosi sua…

E lui, come spesso accadeva, di nuovo, esaudiva i suoi desideri.
scritto il
2024-07-19
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